26
Avevo passato buona parte del pomeriggio, a chiedermi perché non me l'avesse detto. Ed anche se ero con Brian ed Anthony, ero presente fisicamente ma non mentalmente.
Forse aveva solo paura che se l'avessi scoperto, l'avrei licenziata. Per quanto ce l'avevo con lei per avermi omesso una cosa così rilevante, ero contento di averla ritrovata. Anche se il cognome non mi tornava ancora. Avrei dovuto parlarci.
Le ragazze avevano detto che mangiavano a casa di Anny, mentre noi ci dirigevamo al locale per aspettarle direttamente lì.
Bevemmo qualche drink nell'attesa, mentre Brian ed Anthony avevano preso postazione su i divani rossi di pelle, avevo preferito rimanere un po' al bancone, vedendo una Band suonare.
Quando sentii una voce, ed una mano toccarmi l'avambraccio, sentendo il tintinnio di bracciali scontrarsi tra loro.
"Tutto solo?" Chiese con voce seducente, girandomi verso la ragazza. Aveva i capelli corti Fin sopra le spalle neri ed una frangia piena a ricoprire la fronte. Due occhi verdi ed una bocca contornata da un rossetto rosso. Avvolta in un tubino di pelle. Dire che era sexy era dire poco. Si portò una mano sull'anca, aspettando una risposta.
Ma non potevo spingermi oltre, non solo perché pensavo a Cristhina, ma perché Anthony e Brian avrebbero potuto scoprire che flirtavo con un'altra in assenza della mia finta fidanzata.
"Ti vuoi unire ad un lupo solitario?" Innalzai il sopracciglio, vedendola fare un cenno con la testa, poggiando i palmi sul bancone lucido, mettendosi a sedere con grazia sul panchetto.
"Con piacere" confermò sorridendo con lo sguardo, mentre ordinai due shot di tequila.
"Quindi anche te sei una...solitaria" chiesi curioso, finendo lo shot in una sorsata, sentendo il liquido bruciare infondo alla gola.
Vedendola fare lo stesso, scuotendo la testa per il sapore forte, girando il viso nella mia direzione.
"No" dissentì
"una cornuta ad essere sincera. Comunque mi presento. Michela" tese la mano ingioiellata verso di me, sorridendomi debolmente, per la confessione appena fatta, ad un perfetto sconosciuto.
"Mark piacere. E comunque è un coglione. Ha perso lui. Eri troppo bella forse e si è sentito intimorito" sciolsi la tensione, vedendola portarsi una mano davanti alla bocca e ridere di gusto, scuotendo la testa.
"Sicuro, deve essere stato per quello. Ti andrebbe di lasciarmi il tuo numero. Così...non ho intenzioni malvagie" alzò le mani in aria, mentre sorridi verso i suoi occhi chiari dal taglio sensuale.
Presi una penna, scrivendolo su di un tovagliolo, porgendoglielo.
"Ci vediamo Michela" la salutai alzandomi dalla panca, prendendo i drink in mano per tornare verso i miei amici, sentendola salutarmi, guardandomi.
Quando tornai la vidii, bella e perfetta. Era una boccata di aria fresca. Si era tagliata i capelli, ed aveva un trucco che la rendeva irresistibile, altamente desiderabile ai miei occhi famelici, che la volevano sentire centimetro per centimetro.
Si tolse la cinghia del cappotto, sotto il mio sguardo, ed era tutto troppo sensuale, era troppo il bacio che le avevo dato nell'angolo del locale, sentendola ansimare, mentre leccavo delicatamente la sua pelle e assorbivo il suo odore di cannella. Mi fotteva e mi lasciavo fottere.
La portai via da lì, chiedendo le chiavi ad Anthony che corrugò la fronte, in un misto tra stupore e curiosità, mentre gl'intimai con lo sguardo di non essere così coglione da non capire, congedandolo, mentre rise, lanciandomi le chiavi annuendo.
Salimmo in macchina vedendola serrare le gambe per contenere l'emozione, mentre stringevo il volante, in trepida attesa di farla sentire mia, di scacciare via ogni traccia di Trevor che c'era ancora in lei, di cercarmi di ricordare ogni singolo dettaglio.
Era bella in carne, era bella ora più magra e formosa, era sempre bella, sempre desiderata ai miei occhi che da coglione non ho mai rischiato andando oltre e facendomi soggiogare dalla massa, perché era troppo per stare con uno stronzo come me. Ma stasera era mia.
Guardava fuori dal finestrino, lanciandomi occhiate fugaci, mentre i nostri respiri ed il
Silenzio padroneggiavano per regalarci una sinfonia calma, una sinfonia solo per i nostri cuori ritrovati.
Parcheggiai la macchina, facendo una manovra veloce, per andare ad aprirgli lo sportello, porgendole la mano, che accettò, stringendola nella sua.
Si alzò dal sedile, vedendo il vestito che le era salito quel tanto da farmi impazzire.
Non ebbi il tempo di chiudere lo
Sportello che pressai il mio corpo sul suo, baciandola con passione e desiderio lussurioso, sentendola ansimare, scivolando con la lingua dentro la sua bocca vogliosa di accogliermi. Stringendomi delicatamente i capelli della nuca, alzando una gamba, portandola sul mio bacino, salendo con la mano a toccarle la coscia scoperta, stringendola avidamente a me come se fosse un appiglio, per paura di lasciarla andare.
Finché non ci staccammo in affanno, vedendola rilasciare un sospiro, passandosi la lingua sul labbro inferiore delicatamente, sorridendomi con le labbra arrossate, dove ogni traccia di rossetto era stata cancellata, poggiando la fronte contro la mia, ed un palmo sul mio petto.
"Che dici se entriamo in casa. Sto gelando" ammise, sbattendo le ciglia, sorridente, mentre annuii intrecciando le nostre dita, aprendo la porta di casa.
Si portò l'indice sulle labbra come per indicarmi di fare silenzio, perché stavano dormendo, salendo in punta di piedi le scale, vedendola poggiarsi al muro per togliersi i tacchi, stringendole tra le dita, salendo, facendo cenno con il dito di seguirla, buttando la testa all'indietro divertita. Era la sua genuinità a farmi diventare matto.
Aprì la porta della mia camera, lasciandomi entrare, per richiuderla alle mie spalle, andando verso di lei, che alzò una mano, per dirmi di aspettare, mettendo una traccia sul telefonino. Era la canzone che riecheggiava nel locale, quella che stavano ballando ed avevamo interrotto.
"Voglio riprendere da qui. Potresti farmi vedere le tue doti da ballerino fallito" si beffeggiò mentre il cantante iniziò a cantare sopra un ritmo latino, vedendola ancheggiare, scalza, salendo su con i lembi del vestito.
"Mi stai istigando. Sono un ballerino nato, saprei sedurti con soli due passi" la ricalcai, vedendola divertita mordendosi il labbro.
"Fammi vedere allora" alzò il mento in segno di sfida, mentre si girò, la presi per i fianchi sentendola sussultare, portandola a girarsi nella mia direzione, trovandoci ad un palmo.
Guardavo i suoi occhi azzurri accendersi come fiammelle, divorandoci.
Le cinsi la vita con il braccio, ondeggiando con lei, che sembrava sorpresa dal vedermi così.
"Anni di allenamento per le feste di beneficienza hanno giovato" le confessai seducente all'orecchio, lasciandola, reggendola con la mano, per poi attirare di nuovo la sua schiena contro il mio petto, mentre si strusciava in modo sensuale.
Alzò le mani in aria, facendo scivolare le mia piano, dalla sua spalla sentendola sospirare debolmente, per poi intrecciare le nostre dita in aria. Buttò la testa indietro sull'incavo del mio collo.
"Mi sto ricredendo. Non sei un tronco" mi accarezzò con le dita la ricrescita, facendo un verso di apprezzamento, mentre le feci un sorrisetto vittorioso, vedendola scuotere la testa, continuando a strusciarsi.
Portai le mani su i suoi fianco, attirandola ancora di più, sentendola sussultare al sentire il mio membro duro premere tra le sue natiche sode. Gli sollevai il vestito, portando una mano ad accarezzare i suoi fianchi fino al ventre, e all'elastico delle mutandine di pizzo. Le accarezzai le labbra con due dita, attraverso la stoffa delle mutandine, sentendola sospirare pesantemente, accasciandosi su di me, gustandomi ogni suo ansimo, ogni respiro. La sua pelle diafana che risplendeva attraverso la poca luce di qualche lampione fuori che illuminava la stanza attraverso la finestra.
Quando la canzone finii, la riportai a girarsi, tirandole i capelli all'indietro, mentre avevamo i respiri corti, combaciando le mie labbra con le sua, facendo scendere la zip del suo vestito, dietro, sfilandoglielo dalle spalle, scoprendo il suo seno pieno, racchiuso nelle coppe di pizzo, notandola morderai le labbra, sganciandomi la camicia con le sue dita, sfilandomela senza staccare mai lo sguardo da me, arretrando fino al letto.
Mi tolsi la cintura dei jeans, e mi sfilai i pantaloni, mentre si distendeva sulle lenzuola, ed era così che volevo vederla sempre. Distesa e trepida di attendermi. Eravamo emozionati, di fondere le nostre emozioni.
Presi un preservativo, tenendolo in mano, sovrastandola con il mio corpo.
"Sei perfetta Cristhina" le sussurrai a fior di labbra, mentre sbatté le ciglia più volte come ad aver paura che fosse un sogno, scostandogli delle ciocche dalla fronte.
"Ti voglio Mark" ammise timida, mentre rilasciai un sospiro, scendendole a baciare l'incavo dei seni, guardandola schiudere le labbra, inarcando la schiena, seguendo il tragitto, sul suo ventre caldo, fino alla sua intimità che pulsava nell'attesa, tirandole giù le mutandine, sfilandogliele dalle caviglie, gettandole a terra. Le sfiorai le natiche fresca con le mani, soffiando vicino alla sua intimità, vedendo che mi guardava con lussuria, mentre le sue labbra aspettavano per accogliermi. Le baciai l'interno coscia, vedendola aprirsi di più, scivolando con la lingua dentro la sua intimità, sentendola ansimare forte, portando una mano tra i miei capelli e l'altra a stringere il lenzuolo. Premei il pollice attraverso la fessura, muovendolo dolcemente per dargli più piacere, sentendola tremare.
Ritirandomi su, notando i suoi occhi brillare.
Si tirò su, lasciando che mi sfilasse i boxer con sguardo malizioso, lasciando che me lo togliesse con i piedi. Prendendola con la sua mano, stringendolo delicatamente mentre gemevo sotto il suo tocco delicato. Avevo sognato tante volte il mio membro tra le sue dita e mai era stato così perfetto.
Scese a leccare la mia cappella gonfia, con la lingua, in modo lento e sensuale che mi faceva ancora di più perdere il controllo, tenendo saldi i nostri sguardi e dio se era perfetta la sua bocca intorno.
Si scostò, mentre m'infilai il preservativo, attirandola contro di me, facendola montare a cavalcioni su di me, entrando piano dentro di lei, portando due mani a sorreggerle il fondoschiena, affondando dentro la sua intimità calda e stretta, bagnata dei suoi umori, vedendola gettare la testa all'indietro, sganciandole il reggiseno, leccandogli un capezzolo turgido, sentendola muoversi lentamente su di me, riprendendo possesso delle nostre labbra insieme, mentre mi tirava i capelli con delicatezza verso di lei. Le nostre pupille si dilatavano ad ogni spinta, ed era la cosa più bella da vedere. L'eccitamento sul suo volto.
Si aggrappò alle mie spalle, strusciando delicatamente le unghia per non farmi male. Ma in quel momento avrei assorbito tutto, il dolore sarebbe diventato piacere, ed i gemiti che fuoruscivano dalle nostre labbra ancora in sintonia tra loro, senza staccarle ne erano la prova.
La ribaltai sotto di me, spingendo più in profondità e più veloce, mentre le sue gambe cingevano la mia vita, e i suoi seni strusciavano sul mio petto.
Non stavamo parlando, ed era meglio così. Era bello il silenzio, era perfetto che i nostri occhi parlassero da soli. Finché non la sentii tremare del tutto come me, rilasciando le nostre emozioni fuoriuscire, vedendola sorridere, e coprirsi il volto con una mano, accaldata ed imbarazzata.
Le tolsi la mano, uscendo da lei, togliendomi il preservativo, per buttarlo.
"È stato bellissimo. Lo dici sul serio" le intimai vedendola annuire.
"È stato perfetto" si tirò su poggiando le ginocchia sul letto, cingendomi il collo con le braccia mentre stavo ai piedi del letto, in piedi.
"Vuoi rimanere con me stanotte?" Le chiesi strusciando il naso contro il suo.
"Si" affermò, baciandomi dolcemente.
"E il tuo pigiamino sexy?" Mi beffeggiai vedendola ridere di gusto.
"Ti dovrai accontentare della mia nudità" mi rimbeccò gattonando sul letto, scoprendolo, lasciandomi la visuale delle sue natiche scoperte.
"Stai istigando di nuovo il tuo capo Cristhina?" Le chiesi, andandole vicino, accarezzandogli la natica, e sapevo che si stava mordendo il labbro.
"Non potrei mai capo" affermò con voce sensuale, avvolgendosi tra le coperte, attirando la sua schiena contro il mio petto, coccolandole i capelli, addormentandoci piano, mentre la luce illuminava i lenzuolo.
E se fino ad oggi avevo dormito solo con Anny in un letto, adesso non avrei voluto dormire con nessun altro che non fosse Cristhina. Ma avremmo dovuto parlare.
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