21
Pov. Cristy
C'era bisogno di dire quanto l'agitazione mi comprimeva il petto? Non credo. Non era solo per il volo, poiché avevo davvero paura. Era un'insieme di emozioni che mi riusciva a scaturire lui. Ma Mark mi aveva tranquillizzato, ed anche se non volevo ammetterlo, era stato carino. Forse era solo un film che mi stavo facendo io. Infondo ero la segretaria-finta fidanzata che stava per partecipare al battesimo della figlia della sua ex ragazza quasi moglie.
Perché mai dovevo essere in ansia e subbuglio?!.
Sentii una mano sfiorarmi debolmente la guancia destra, provocandomi un formicolio piacevole, strusciando l'altra guancia contro...oh cavolo. Contro la sua maglia calda, oppure era il suo corpo, o forse solo io che stavo avvampando come un termosifone.
Aprii gli occhi e mi raddrizzai subito, sentendo la testa girare, per la velocità con cui mi ero staccata dalla posizione che avevo assunto per tutto il viaggio.
"Siamo arrivati" mi confessò debolmente, sorridendomi. Dio ecco quella fossetta che appariva, ed era più che una virgola accennata sta volta.
"Uhm...si" affermai, cercando di rifarmi la coda, che si era allentata.
Alzandoci dai posti.
Vidii Paul venirci incontro.
"Allora ci vediamo stasera alla cena" c'informò squillante, mentre se avevo messo da parte l'ansia, ecco che ritornava a farmi presente che lei era la mia compagna da una vita.
"Si ci saremo stasera. Ciao Paul" lo salutò calorosamente Mark, dandogli un bacio sulla guancia.
"Ciao Paul" dissi di rimando, vedendolo sporgersi per darmi due baci sulle rispettive guance.
"Cara diventeremo amici in meno che non si dica" mi riprese strizzandomi l'occhiolino, vedendo i suoi occhi azzurri luminosi che infondevano sicurezza e spensieratezza pura. Accennai un sorriso sincero, per poi reggermi alle inferriate per scendere dall'aereo, tornando finalmente sulla terra ferma.
Ci avviammo dentro l'aeroporto, andando a ritirare subito i bagagli dal nastro trasportatore, che per fortuna individuammo subito. Avevo bisogno di aria fresca, anche se a Firenze era meno freddo, ed un lieve sole riscaldava quanto bastava, per non farmi sentire l'intorpidimento che avevo ancora addosso, compreso un lieve mal di schiena.
"Sei pronta a conoscere tutti i miei amici?" Mi riprese Mark, scacciando via i pensieri che stavano nascendo dentro di me, guardandomi con un sopracciglio innalzato in attesa di una risposta.
Guardai a giro spaesata, vedendo la gente che correva, e affollava l'aeroporto.
"Credo di sì" affermai incerta, mordendomi il labbro, vedendolo sorridere, facendomi cenno con la testa di andare.
Appena uscimmo fuori, guardammo difronte a noi, delle persone con un cartello in mano, con su affisso "piccioncini americani". Non capivo bene il termine, ma di sicuro voleva dire qualcosa come "coppia di fidanzati". Quando Mark si girò verso di me che mettevo a fuoco quelle persone.
"Sono loro" confermò la mia supposizione, volendo scomparire piano, aprire un varco e venire risucchiata.
Gl'intimai un sorriso stirato male, avviandoci verso di loro.
"Ciao. Che bello vedervi" esultò Anny, abbracciandomi calorosamente. Era davvero una ragazza dolcissima.
Così anche suo marito Anthony.
Finché non si fece spazio una ragazza dai capelli biondi mossi che ricordava un po' la mia amica Kitty.
"Fatemi spazio, devo salutare prima questa splendida ragazza" elargii sorridente, dandomi un bacio sulla guancia e porgendomi la mano.
"Sono Maggie, la migliore amica di Anny, e già mi piaci, ci sarà feeling tra noi cara. Ma dimmi chi ti ha fatto fare di metterti con questa specie di energumeno" guardò in direzione di Mark, facendo un sorrisino insolente, strizzandomi l'occhiolino, finché non scoppiai a ridere. Era senz'altro simpatica.
"Cristhina piacere. E a dirti la verità me lo domando anche io" tenevo gli occhi puntati in quelli di Mark come se fossimo tenuti da un solo filo e staccandoci si spezzava. Vedendo il suo sorriso affascinante apparire, per venire verso di noi, prima di dare una pacca amichevole ad Anthony.
"È sempre un dispiacere vederti Maggie. Brian?" Affermò beffeggiatore Mark, mettendomi un braccio intorno alla spalla, fissandomi più serio ora, sentendo qualcosa farsi strada dentro di me, una scossa che mi faceva vibrare.
Abbassai lo sguardo per non fargli capire che fossi imbarazzata, mentre Maggie interruppe fortunatamente il nostro gioco di sguardi. Finendo di applicarsi il lip-gloss, lanciandolo dentro la borsa che teneva sul braccio.
"È in mezzo ai suoi simili. I bambini, li sta guardando lui." Rivelò sorridente, mentre i suoi occhi s'illuminarono. Doveva amarlo molto se il solo parlare di lui gli faceva assumere quell'aria sognante.
E mi chiedevo se anche io quando parlavo di Trevor avessi quell'aspetto da ebete innamorata. Ma la paura che s'insinuava era che se parlavo di Mark poteva succedere, e non doveva, non in questa vita.
"Tutti in macchina" batté le mani in aria Anny, mentre Anthony aiutava Mark a depositare le valigie nel bagagliaio.
Salendo dietro.
Finché Anthony non parcheggiò la macchina in un vialetto ben curato, davanti ad un garage.
Sembrava una di quelle case in cui abitavano i miei.
Scendemmo, mentre Anny mi fece un sorriso così Maggie, avviandoci alla porta, mentre Anthony e Mark recuperavano le valigie.
Appena entrammo sentii un'odore di torta farsi spazio nelle mie narici, gustandomene beatamente. Finché una donna che somigliava ad Anny non ci venne in contro. Sicuramente era la madre, avevano gli stessi occhi ambrati che sprizzavano gioia.
"Benvenuta cara" mi salutò dandomi un bacio sulla guancia, intimandomi di togliermi il cappotto, lasciandolo a lei che lo appese all'attaccapanni.
Era una casa confortevole. Era tutto rivestito da parquet. Delle scale che conducevano al piano di sopra con il corrimano di legno lucido. Cucina in legno ciliegio, con faretti applicati al soffitto, un divano in pelle beige con un tappeto persiano, un tavolino di vetro nel centro ed un mobile con la TV, e vari libri a contornare il tutto, con alcune foto di famiglia e souvenir, di vari paesi.
"Grazie signora" la ringraziai, avviandomi in cucina.
"Non essere timida Cristhina. Fai come se fosse casa tua" m'intimo Anny poggiandomi una mano sulla spalla, in modo affettuoso, mentre feci un sorriso.
Finché non sentii dei passi, e subito dopo una Maggie alzarsi dalla sedia, per andare in contro a quello che doveva essere suo marito.
"Piacere Brian. Finalmente i bambini dormono" mi venne a salutare, scusandosi dell'orsacchiotto a sonagli che teneva in mano.
"Piacere Cristhina" sorrisi senza pensieri. E se avevo l'ansia prima, ora sembrava fosse scomparsa del tutto. Erano persone alla mano, e mi sarei trovata a mio agio.
Quando dalla porta entrarono anche Mark ad Anthony, che andò a posare le valigie su. Mentre Mark salutò la madre di Anny.
"Non mi hai detto di avere una fidanzata così bella" lo rimproverò bonariamente, guardandomi in modo dolce.
"Già è stupenda" confermò lui, sorridendogli per poi spostarsi sul mio sguardo incredulo. Ed anche se era una falsa, quelle parole mi avevano provocato uno sfarfallio, e mi erano entrate dentro, con la paura di ricordarmele sempre, ripetendole dentro di me.
Finché non cambiai direzione, guardando Anny porgermi una fetta di torta alle mele.
"La fa mia madre. Se non assaggi si offende" imitò sua madre, mentre scoppiammo a ridere, prendendone un morso.
"Complimenti signora. È buonissima" ammisi, vedendola girarsi mentre lavava i piatti con un sorriso smagliante e pieno di gratitudine.
"Vi ho preparato la camera su. Starete comodi nel letto matrimoniale" mi ridestò dai pensieri e dalla torta Anny, mentre mi stavo strozzando, tossendo, vedendo una Maggie tirarmi una pacca, e guardarmi preoccupata come a dirmi se andava bene. E cacchiolina se non andava per niente bene.
Mark guizzò il suo sguardo sfacciato verso di me. Era soddisfatto. Mi avrebbe reso le nottate insopportabili, e maledettamente belle. Solo il pensiero che lui poteva sfiorare la mia gamba casualmente durante la notte mi mandava in fibrillazione.
Calma Cristhina Calma.
"Andrà benissimo" accennò Mark limpido, prendendo un sorso di birra che gli aveva porto gentilmente Brian.
Mi tessei un finto sorriso dolce, sul volto.
"Amore lo sai che fino al matrimonio, non possiamo..." lasciai intendere ciò che volevo che capissero, guardandolo tossire, posando la bottiglia di birra sul tavolo di legno.
Vidii Anny scuotere la testa, imbarazzata, mentre Maggie era allibita. Anthony e Brian cercarono di bere per non ridere.
"Quindi voi non avete..." prese parola Maggie, che sembrava l'unica più propensa ad iniziare il discorso e rompere la lastra di ghiaccio che si era formata intorno a noi.
Scossi la testa con veemenza, mentre Mark mi guardava truce ma divertito al contempo, alzando un sopracciglio. Già stava ingranando qualcosa nella sua testa. Oh no caro, non avrai vinta.
"Nessun problema. Ti preparo la camera di Ilaria. È libera" esordì Anny, con un sorriso, calando l'imbarazzo di prima, mentre la ringraziai.
Finché non andammo a disfare le valigie, io e Mark. La sua camera era affianco alla mia. Ma comunque era sempre meglio di dormire con lui. Anche se avrei voluto, sarebbe stato meglio così. Evitare ogni contatto fisico, ad alto tasso di rischio incendio.
Mi piegai ad aprire la valigia, che era adagiata sul letto, finché non sentii una presenza dietro di me, ed il suo profumo inconfondibile al mio olfatto a confermare tutto ciò.
"So cosa stai tentando di fare" mi rizzai vedendolo ad un palmo da me, passandosi una mano tra i capelli castani mentre l'altra era in tasca.
"No, non lo so" affermai con finto tono ignaro, alzando il mento come per sfidarlo.
Finché non si avvicinò di più, portandomi a sussultare.
"Ci vediamo dopo per cena. Vado a lavarmi" sussurrò quelle parole, soffiando il suo alito caldo sull'incavo del mio collo, portandomi ad immaginarlo nudo sotto la doccia. Oh mio Dio. Stava diventando un'ossessione pericolosa. Voleva sedurmi, e farmi lasciare Trevor. Solo perché lo riteneva un coglione. Certo non mi sarei messa con uno come lui. Bello da mozzare il fiato e stronzo come sempre.
Mentre si staccò avviandosi alla porta. Tirai fuori un baby doll, fermandolo con una scusa, sollevando l'indumento facendo finta di osservarlo. Finché si girò.
"Fai in fretta, ti aspetto, per mangiare" rivelai con tono seducente, vedendolo deglutire per poi farmi un sorriso insolente, battendo una mano sullo stipite, avviandosi di là.
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