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Pov. Cristy

"So tell me what you want, what you really, really want. I wanna, i wanna". Cantai, sotto la doccia, strofinandomi la spugna sul corpo, muovendomi in modo seducente, mentre l'acqua calda scivolava sul mio corpo esile rinvigorendomi.

Certo non ero una donna da copertina ma la mia terza era fiera di essere tale, e dei glutei rotondi e sodi non mi mancavano, sopratutto la cellulite ancora non era parte integrante di me.

Uscii dalla doccia avvolgendomi con un telo, continuando a cantare, scuotendo la testa.
"Sono una donna in gamba, sicura di se stessa, perspicace" mi guardai allo specchio. I capelli castani ondulati che ricadevano sulle spalle, e dei grandi occhi azzurri ad incorniciare un naso alla francese ed una bocca carnosa, poggiando i palmi sul marmo del lavandino. Mi convincevo con quelle parole, cambiando tonalità di voce ed espressione, ma la frase era sempre la solita. Come se stessi facendo delle prove per una recita dell'elementari. Ed a dire la verità, facevo schifo anche in quelle battute, benché facessi solo la parte dell'albero e dovevo mimare il fruscio delle foglie che cadevano.

"Ah. Ma vaffanculo" lanciai accigliata, la spazzola contro lo specchio, vedendolo scheggiarsi proprio dove puntava il mio occhio, sembrando capitan uncino.
Sbattei i piedi per terra, imprecando mentalmente, seguendo la regola di Karen.

"Ohmm, ohmm" sussurrai, inspirando ed espirando, aria negativa sostituendola con quella positiva. Per aprire un occhio, mentre l'altro era strizzato, convincendomi che lo yoga non era decisamente un metodo adatto a me.

Sinceramente non sapevo neanche che metodi funzionavano con me.
Il caffè mi faceva addormentare. Il the mi faceva diventare irascibile. Ero una ragazza al contrario, dovevi vedermi dalla mia stessa angolazione per capirmi.

Ed ora qui stesa di nuovo su questo letto, con addosso una tuta di pile a forma di mucca, con tanto di orecchie, la mia scatolina di Kleenex, stringendone uno in un pugno della mano, mentre con l'altra affondavo il cucchiaio nella ciotola piena di latte e cereali al cioccolato, ed un film melenso al contornare il tutto, con baci e parole di perdono che venivano accolte, mi sentivo una perfetta, completa, fallita.

4 giorni prima

"Cristy il capo ti vuole. Sento aria di aumento" disse emozionata, scuotendo il bacino, Margaret.
Mentre le strizzai l'occhio, alzandomi dalla sedia, ricomponendomi, come meglio potevo, la camicetta azzurra.

Mi avviai a passo spedito verso la sua porta, alzando una mano stretta a pugno, battendo con le nocche. Quando sentii la sua voce roca invitarmi ad entrare, con il cuore in gola.

"Cristy vieni" m'intimò gentilmente, facendomi cenno con la mano di sedermi, allungando la gonna a matita, poggiando i palmi su i ginocchi che tremavano per l'emozione. Erano 3 anni che lavoravo come segretaria, 3 anni che aspettavo un'avanzamento di livello, mostrandomi sempre disponibile anche nei giorni festivi. Poiché non avevo una vita sentimentale molto movimentata, anzi per nulla, lo facevo con piacere.

Ticchettò la penna sul tavolo nero, passandosi una mano tra quei capelli neri che mi mandavano in delirio, puntando i suoi occhi grigi verso di me.
"Vedi Cristy sei una ragazza laboriosa, gentile, affidabile, generosa" iniziò ad elencare tutte le mie qualità aumentando il mio piccolo ego da donna beta. Forse voleva chiedermi di uscire. Cavolo quanto sognavo quel momento.

Piegai la testa lateralmente, sentendomi intimidita da quest'uomo che era il principe dei miei sogni proibiti, sorridendogli raggiante.
"Ma purtroppo" si fermò allentandosi la cravatta, guardando il timbro sul tavolo, che improvvisamente era interessante anche per me, sentendo l'ansia correre dentro di me, a quelle parole.
"Devo chiederti di liberare la tua scrivania. Sei una ragazza in gamba, ma il tuo look non è più consono per la nostra rivista che vorrebbe fare un salto di qualità" aggiunse, come se potesse farmi sentire meglio, come se volesse consolarmi. Mentre gli occhi iniziavano a diventarmi umidi.

"Che vuol dire non è consono? Posso cambiare. Posso accorciare la gonna si, la maglia sbottonata si" mi alzai in piedi, sbottonandomi la camicetta di tre bottoni, vedendolo deglutire, per poi tornare serio sul mio sguardo supplichevole. Ed un cane bastonato avrebbe avuto più orgoglio, mentre il mio era stato calpestato sotto quelle sue scarpe classiche di vernice nere, probabilmente italiane.

"No Cristy. Mi dispiace ma è così. Ti ho messo in contatto con un'agenzia elencando i tuoi pregi, inviando il tuo curriculum. Sono sicuro che troverai un altro impiego in men che non si dica" continuò imperterrito ad elogiarmi, mente volevo urlargli contro, e sbattergli il suo ferma carte di metallo dritto in faccia.

Mi raddrizzai stizzita, sollevando le spalle, cacciando indietro le lacrime che tra non molto avrebbero sciolto il poco mascara che usavo.
"Bene" replicai inacidita, con quel poco orgoglio rimasto, se c'era ancora un briciola.

Prima di poggiare la mano sulla maniglia d'ottone, talmente forte che mi sarebbe potuta rimanere in mano staccandosi, abbassandola.
"Mi dispiace" sussurrò debolmente, mentre mi voltai alzando il dito medio, per poi sorridergli, sbattendo la porta alle mie spalle, vedendo gli occhi di tutti i miei colleghi puntati addosso.

"Che cazzo avete da guardare. Impiccioni" sbraitai, vedendoli tornare alle loro mansioni, sentendo i loro pettegolezzi, scaraventati addosso, come grandine.

Quando tornai in ufficio, vedendo Margaret rabbuiarsi.
"Non ti ha dato l'aumento?" Chiese, come se sospettasse qualcosa vedendo il mio volto rosso di rabbia.

"Oh, non c'è stato bisogno. Mi ha ufficialmente licenziata" replicai fingendo un sorriso tirato, scaraventando tutto dentro la scatola, compresa la mia spillatrice. Perché era mia.

"Mi mancherai Cry" si avvicinò abbracciandomi, mentre le diedi un bacio sulla guancia, tranquillizzandola.
Prima di pigiare di fretta e furia il bottone dell'ascensore, uscendo da quell'ufficio e dalla vita che mi ero abituata a fare.

**********
Sentii bussare, prepotentemente alla porta, prendendo il telecomando, spegnendo la TV, dove non prestavo neanche più attenzione, tirando su con il naso, soffiandolo con il fazzoletto, aprendo la porta, girandomi subito, sapendo già chi era.

E la sua voce dietro le mie spalle era la conferma, come il suo profumo floreale.
"Cry, pensi di rimanere in gatta buia ancora per molto?" Mi accusò Kitty come la chiamavo io, anche se il suo vero nome era Karen. La conoscevo dalle medie. Era la mia migliore amica da 15 anni. Conosceva tutto di me. Anche il mio passato da ragazza impacciata, ed il mio presente da fallita su ogni punto di vista.

"Guardati. Sono solo le nove di mattina e sei di nuovo in pigiama" mi rimbeccò di nuovo, rabbrividendo alla vista dei fazzoletti che ricoprivano il mio piumone, e dei giornali della Star magazine, spillati e scarabocchiati, fulminandola con un'occhiataccia, vedendola portare le mani in alto.

"Il mio pigiama è comodo. E sono soddisfatta della vita che sto facendo. Finalmente dopo 3 anni di duro lavoro, comprese le domeniche, posso assaporare l'odore della libertà" affermai raggiante, inserendo il CD di Just Dance dentro la console.

La guardai sgranare i grandi occhi a mandorla Verdi, scivolando con lo sguardo sulla mia mano che teneva impugnato il telecomando bianco del gioco.
"Qui l'unico odore che sento è la tua vita che si sta bruciando" replicò mettendosi a sedere sul letto, mentre ballavo sulle note di Katy Perry, muovendo le braccia a cerchio, scuotendo le anche.

Quando mi ricordai del the nel bollitore.
"Oh ma vaffanculo" imprecai, correndo a spegnerlo, vedendo il bollitore bruciato e il the sparsi lungo tutto il piano cottura.

Sentii Kitty correre verso di me.
"Ricordati le fasi della respirazione, per calmarti" m'intimò facendolo con me, come sostegno morale.

"Ohm, ohm, inspira ed espira. Esci negatività entra positività. Ohm, o..." La bloccai urlando, girandomi con la pezza bagnata.

"Ohm un cazzo. Inspira, positività. Non so se te ne sei accorta Kitty, ma ultimamente mi stanno girando come un carillon, quindi ti pregherei di non usare più questo metodo in mia presenza" gridai imbestialita, vedendola chinare la testa, attorcigliandosi il lembo nella maglia.
Mi sentii stringere il cuore, andandole incontro, abbracciandola.
"Scusa Kitty." Affermai sinceramente dispiaciuta, vedendola scuotere la testa sorridendomi. Quando squillò il telefono ci staccammo, correndo verso la cornetta, rispondendo in tempo prima che scattasse la segreteria.

"P...pronto" balbettai confusa, e speranzosa.

"Salve. Abbiamo visto il suo curriculum spedito dalla star magazine. Avremmo bisogno di una segretaria. Inizierà domani, puntuale mi raccomando, le farò recapitare l'indirizzo entro il pomeriggio" una voce squillante giovanile, ad accendere una luce, una nuova opportunità.

"G...grazie, ver..." Tentai di dire quando sentii il rumore continuo del 'Bip' avendo riattaccato senza lasciarmi finire. Ma poco importava. Avevo un nuovo impiego.

Mi girai verso Kitty urlando, saltando in aria scuotendo le mani, vedendola esultare insieme a me.

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