Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

39




Erano passati 4 giorni da quando ero tornata a New York. Mi era mancata. La gente sempre indaffarata, i negozi addobbati, e non c'era una vera e propria ragione, ma sai che quando torni nella tua città tutto è più bello di prima.

Sentii suonare alla porta, mentre mi guardavo allo specchio, mettendomi gli orecchini di perla, per illuminare il volto. Lo ammettevo ero spenta ultimamente, e sapevo anche il motivo, che cercavo di tenere racchiuso, pensando ad altre regole e ad elencare le -Sfighe di Maggie O'Connel-.

"Arrivo" Pronuncia a voce alta, sistemandomi i capelli in avanti, che ricadevano sulle spalle coperte solo da delle bretelline fini, per avviarmi ad aprire, poggiando un palmo al muro per infilarmi le scarpe nude con il tacco. Abbassai la maniglia d'ottone, ritrovandomi Paul in tutto il suo splendore.

"Tesoro, come sei chic" esordì con un sorrisetto sghembo, prendendomi la mano, facendomi fare il giro su me stessa.

"Non mi posso lamentare" replicai soddisfatta, anche se il viso mostrava un sorriso, sapevo che ormai quello zotico riempiva la mia testa dove prima l'unico pensiero era fare festa e come liberarmi dal letto di un ragazzo conosciuto la sera prima.

Presi la pochette, chiudendo la porta a chiave, attraversando il vialetto ghiaioso, che scricchiolava sotto i miei tacchi, pregando di non inciampare in un sassolino. Anche se sapevo che la fortuna ultimamente non passava dalla mia via, o semplicemente da casa mia.

Aprii la portiera del passeggero, ed entrai dentro, guardando Paul metter in moto il suo "Super Maggiolino" come lo definiva lui, mentre per me sembrava più una carcassa ammaccata, ma gli lasciai credere che per una mostra di auto da rottamare sarebbe stata perfetta, ma stasera speravo solo che ci portasse a destinazione.

Ammirai la mia stupenda città illuminata, mentre piccole gocce iniziavano a picchiettare sul parabrezza. Le fissai ammaliata, come se fosse una scena eclatante, che non avevo mai visto in vita mia. Solo che quelle gocce mi ricordavano Brian. Il nostro addio avvenuto 4 giorni fa. I suoi capelli scompigliati, e la giacca bagnata.

"A cosa pensi?" Mi risollevò dai miei pensieri catastrofici, mentre scossi la testa guardando fuori dal finestrino.

"Che se azionassi i tergicristalli avresti più visibilità" Ammisi tentando di avere un tono di voce convincente, che non faccesse trapelare le mie emozioni.

Mi guardò con la coda dell'occhio annuendo, azionandole, quando si fermarono a metà.
"Credo che non funzionano" Rivelò l'ovvio, come se non me ne fossi accorta.

Pigiò il pulsante più volte, quando iniziarono a rimettersi in moto.
"Oh magari si" Ribattei puntualmente, vedendolo alzare le spalle soddisfatto che il suo piccolo rottame funzionasse ancora.

Arrivammo davanti al locale, parcheggiando la macchina in uno spiazzato, affollato da altre.
Scendendo per entrare dentro.

"Tesoro ti vedo strana" Affermò Paul, facendomi sgranare gli occhi. Non poteva essersi accorto che mi mancava quell'arrogante, bugiardo.

Lo guardai mordendomi il labbro.
"Ho solo sete" Rivelai facendo spallucce, strattonandolo per la mano, sorridendo.

Prendemmo postazione ad un tavolino. Quando venne il cameriere per prendere le ordinazioni, sentii Paul tirarmi una gomitata, emettendo un urlo debole.
"Ahi" esclamai, scioccata, massaggiandomi la parte dolorante.

"L'hai riconosciuto?" M'intimò piegandosi in avanti, sussurrandolo vicino al viso.

Spostai lo sguardo sul cameriere che era ad un passo da noi, prendendo carta e penna dal grembiule.
Era il ragazzo del treno dagli occhi azzurri. Quello con cui si scontrò Paul con il mio povero trolley.

"Chiedigli il numero" affermai non curante, guardando le mie unghie che ad un tratto sembravano interessanti.

"Allora cosa vi porto?" Chiese il ragazzo, pigiando il tappo della penna.

"Il suo numero?!" Replicò a voce troppo alta, non accorgendosi del ragazzo, pensando ancora che fossimo da soli.
Quando si girò lentamente, sotto il mio sguardo che gli mimava "è qui", vedendolo sorridergli.

Lo vidii abbassare lo sguardo diventando rosso, imprecando mentalmente.
"Scusami" sussurrò fievole, evidentemente in imbarazzo mentre mi gustavo la scena e dei pop-corn sarebbero stati graditi in quel momento.

"Figurati. Nessuno mi aveva chiesto come ordinazione il mio numero di telefono. Ma dato che sei stato così coraggioso...eccotelo" esordì, scrivendo il numero, strappando il foglietto, poggiandolo sul tavolo, mentre lo ringraziò ancora stralunato, con gli occhi che lampeggiavano a forma di cuore.

Risi sotto i baffi.
"Due Martini" affermai, guardando il ragazzo che annui, lanciando un'occhiata a Paul per avviarsi dietro al bancone.

Non mi trattenni scoppiando a ridere, mentre Paul mi lanciava occhiate truci.
"Dovevi vederti, è stato esilarante" puntualizzai, mimando i suoi occhi che luccicavano, finché non mi diede un calcio sulla caviglia, portandomi a spalancare le labbra allibita.

"Questo era per il matrimonio di Anny" esordì soddisfatto, facendo spallucce.
Mentre mi rabbuiai, al ricordo del matrimonio, le parole di Carl, la delusione dipinta sul mio volto, l'ammissione che avevo rivelato a Brian ed i suoi muscoli tesi ad ogni mia singola parola, mentre il cuore soffocava nel petto.

Mi passai un pollice sotto l'occhio, per poi sentire la mano di Paul sulla mia.
"Scusami Maggie. Non rifletto prima di parlare" si scusò con voce pentita.

Sollevai lo sguardo tirando un sorriso debole, mentre poggiò il mio Martini sul tavolo, prendendone una lunga sorsata.
"Tranquillo va tutto bene. È un ricordo che diventerà sempre più lontano, restando niente" lo tranquillizzai, vedendolo annuire anche se poco convinto, come me del resto, ma ci speravo o forse speravo solo di rincontrarlo. E qualora fosse successo cosa gli avrei detto? Tutto ciò che pensavo di lui oppure perdermi dentro quegli occhi che cercavo tra i mille volti ma nessuno era lui.

Pov.Brian

Erano passati 4 giorni. Probabilmente gli unici giorni della mia vita a cui pensavo ad un'unica donna. Maggie O' Connel. Donna capace di farti perdere la ragione, di farti infuriare. Capace di farsi amare, di ammaliarti. E capace di distruggerti con delle parole. Mi aveva ceduto il suo cuore, solo che non sapeva che in realtà aveva vinto lei. Da quel giorno sull'aereo, ancor prima di sapere chi fosse, le sue regole avevano portato me verso di lei.

Avevo trovato il ciondolo che gli avevo regalato, sul letto, quel giorno che mi ha detto addio.
Ero salito in camera, imprecando. Ricordando tutti i suoi passi, le sue parole dentro quella maledetta stanza. Sentivo ancora il suo profumo, e Dio se la volevo lì. Avrei voluto ancora stringerla, farla arrabbiare, e farci l'amore tutto il giorno.

Tornai al presente scuotendo la testa, mentre portavo le mie cose in ufficio, riponendo tutte le fotografie sugli scaffali, vedendo il sorriso di mio padre in quelle foto, sorrisi finti, per nascondere la realtà, quella che per lui non eravamo nulla. Solo burattini da mettere in mostra, cercando di passare per ciò che non era.

Mi misi a sedere sulla poltrona imbottita, prendendo tra le mani il ciondolo, facendolo girare sul tavolo, spingendolo con l'indice ed il pollice, come facevo con le monetine da bambino, guardandolo girare per poi cadere sul piano, per scoprire testa o croce.

Quando il rumore della porta mi ridestò, vedendolo cadere dalla parte incisa. C'era una possibilità, era un segno. Stavo letteralmente impazzendo, diventato un perfetto cretino.

"Le serve qualcosa?" Chiese la nuova segretaria. Una ragazza dai capelli biondi, ma non gli stessi di lei, e occhi nocciola. Elargendo un sorriso seducente.

"No grazie ma se mi servirà sarà la prima ad essere avvisata" replicai con voce monotona. Come se non provassi nessun'emozione, mentre un mese fa, l'avrei presa su questa scrivania, scopandola. Ma ora il mio unico desiderio era assaporare ancora la pelle di Maggie.

La guardai annuire, per poi chiudere la porta, mentre mi rimisi a sedere.
Presi il telefono in mano, scorrendo la rubrica, guardando il suo numero con la foto accanto, zoomandola. Il suo sorriso, i suoi occhi da gatta. Era la perfezione nell'imperfezione, e mai nulla era stato più perfetto di così.

Quando vidii il numero di Paul. Era con lei quel giorno, e forse erano ancora insieme. Non mi preoccupavo. Ora sapevo che non poteva esserci nulla tra loro.

Pigiai la bustina per mandargli un messaggio, spinto da una necessità, quasi un bisogno impellente di sapere come stava e come trovarla.

Per Paul, da Brian.
-Paul, sono Brian. Lo so che non ho nessun cazzo di diritto, ma devo sapere come sta. Ho bisogno di lei, sono stato un perfetto cretino, ma devo rimediare, ti prego aiutami, se puoi.

Rilessi il messaggio, pregando che rispondesse, mentre tenevo stretto il ciondolo, nel palmo che stava sudando.
Quando sentii il 'bip' che mi rianimò come una scarica elettrica, rimbombando dentro, con le palpitazioni.

Per Brian, da Paul.
-più che cretino oserei coglione, è proprio perché lo sei ti dico, che sta da schifo. Pensa che ha depositato le sue Louboutin, e non l'ha mai fatto per nessun uomo.
10-11, fatti trovare al Madison Square Garden. Non ti dirò di più.

Fissai il messaggio per due minuti, incredulo che mi avesse dato un barlume di speranza, non badando al coglione. Aveva ragione, non poteva essere altrimenti. L'avrei ripresa. Mia dolce Maggie sarai di nuovo mia.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro