34
Era arrivata la mattina. Il grande giorno della mia migliore amica finalmente. Non mi sembrava vero. Ero felice ma al contempo sentivo lo stomaco in subbuglio perché sapevo che non avrei più rivisto Brian, i suoi occhi cristallini, il suo corpo girovagare per questa stanza che ho odiato, ho amato ed ho maledetto. Questa stanza che adesso sembrava così buia, senza sentire più i suoi baci famelici lungo il mio corpo che vibrava al contatto con il suo. Il modo in cui riusciva a trasportarmi in un'altra dimensione. Non ci sarebbe stato più nulla, ancora meno di adesso.
Mi alzai scostando le lenzuola, ripiegando tutti i vestiti nella valigia, piegandoli sul letto, per poi tirare fuori un vestitino per andare a casa di Anny a prepararmi insieme alle damigelle.
Aprii la porta scorrevole, poggiando la valigia sul letto, chiudendola a fatica, imprecando contro quella maledetta zip che s'inceppava, quando vidii Brian venire verso di me, mentre si agganciava i bottoni della camicia azzurra.
"Ti serve una mano?" Chiese dolcemente, alzando un sopracciglio, guardando la valigia contro qui lottavo e poi i miei occhi che si scioglievano. Non puoi più cedere a lui ormai Maggie, mi rimbeccai mentalmente.
"No. Me ne servono due" affermai ridendo, vedendolo scuotere la testa per venire ad aiutarmi. Premendo due palmi sulla valigia mentre chiuse la zip.
Mi strofinai i palmi per poi alzare gli occhi verso di lui, che mi fissava intensamente. Deglutii sentendo un magone serrarmi la gola.
"Grazie. Vado a prepararmi da Anny, sai testimone, damigelle, capelli, trucco...eh vabbè." Tentai di parlare inceppandomi nelle parole, come se avessi la lingua arrotolata, toccandomi il collo come se mi fossero rimaste bloccate lì.
"Ci vediamo al matrimonio Maggie" affermò vedendolo avvicinarsi per abbracciarmi, quando mi scansai, tirandogli una pacca amichevole sulla schiena, sentendolo sospirare pesantemente, abbassando la testa, passandosi una mano su i capelli in modo agitato. Uscii dalla porta, appoggiandomi contro di essa, sentendo il cuore tamburellare, portandomi una mano sul cuore per calmarlo. La sua vicinanza non mi faceva bene, e il suo sguardo dolce mi mancava come il respiro in quel momento.
Mi avviai all'ascensore, muovendo le gambe per l'ansia che mi attanagliava dentro, quando lo sentii chiamarmi. Mi voltai scivolando con lo sguardo dal pavimento fino ai suoi occhi in cui naufragavo, vedendolo avvicinarsi sempre di più.
"Maggie" chiamò in affanno, mentre gettai un'occhiata all'ascensore che se prima avrei voluto che arrivasse in fretta al piano, ora speravo proprio di no. Vedevo la luce che segnava i numeri, per riportare lo sguardo su di lui.
"Si..." Sussurrai titubante, mordendomi il labbro, tenendo la presa salda sul manico della borsa, anche se il palmo iniziava a sudare.
Muoviti Brian. Mi ripeteva la mia vocina.
"Ti..." Iniziò, girovagando con lo sguardo, portandosi una mano dietro la nuca.
"Mi..." Lo aiutai, alzando un sopracciglio, piegando il viso di lato come se non capissi.
Estrasse il braccialetto portafortuna che comprai ad Anny. Mentre il trillo dell'ascensore mi riportò al presente.
"Te lo sei dimenticato" rivelò, lasciando che lo prendessi tra le dita, mettendolo nella borsa.
Gli feci un cenno della testa come per dire un grazie, che in quel momento mi costava oro. Avevo le labbra screpolate e la delusione spezzava le mie parole di gratitudine. Mi ero aspettata una cosa molto diversa. Che lui mi venisse in contro, e mi dicesse come in tutti quei stramaledetti film melensi.
-Mi sono scordato una cosa.
-che cosa?!
Le prende il viso tra le mani e si baciano intensamente, assaporando il loro amore.
Mentre gettai un'occhiata al bracciale multicolore, sbuffando. Almeno era vero, i gatti della signora Tulli sarebbero rimasti ad aspettarmi in eterno.
Arrivai davanti casa di Anny, vedendo tutti gli addobbi nel giardino, sicuramente era opera di suo padre, adorava abbellirlo. Un arco pieno di fiori colorati contornava la porta d'entrata, e lo stesso ghirlande di fori, calavano morbidi come drappeggi dal tetto. Alzai gli occhi al cielo, vedendolo splendere. Almeno sarebbe stata una bella giornata.
Non credevo al detto "sposa bagnata, sposa fortunata" era solo un detto per farti dimenticare che il tuo vestito bianco immacolato era zuppo d'acqua e fango.
Suonai, aspettando 5 minuti, alternando le gambe, ondeggiando la borsa che tenevo in mano, quando vidii dalla finestra la mamma di Anny venire ad aprirmi.
"Salve signora Mancini" sorrisi cordialmente, vedendo quanto fosse emozionata su quel viso così simile a sua figlia, ed il suo stesso ambrato risplendere di pura gioia.
"Entra cara" m'invitò, sorpassando la porta, vedendola richiudere. Per scortarmi nella camera di sopra di Anny.
"Come sta la sposa?" Le chiesi mentre salivamo le scale, portando una mano sul corrimano di legno, non nascondendo un sorriso che mi nasceva spontaneo.
"Oh, emozionata ed agitata. Non ha chiuso occhio" mi rivelò la madre, sventolando una mano davanti, trattenendo una risatina, vedendo le sue guance divenire rosse.
Aprii piano la porta, vedendo la mamma di Anny farmi il cenno di entrare, intimandomi con il dito, che sarebbe andata al piano di sotto. Superai la soglia, vedendola sul panchetto di pelle bianco, guardarsi allo specchio, toccandosi le guance arrossate e calde. Era agitata, e lo notavo. Quando si accorse della mia presenza attraverso lo specchio, si alzò allacciandomi le braccia al collo, lasciandogli un bacio sulla guancia.
"Sarai bellissima Anny" le rivelai sincera, vedendola scostarsi, portandosi il pollice sotto l'occhio scacciando una lacrima, tra le mille emozioni che girovagavano dentro di lei, mettendola in subbuglio.
"Tu dici?" Chiese, tirando su con il naso, mentre gli passai un fazzolettino preso dal pacchetto sul comò bianco.
La presi per le spalle, portandola davanti allo specchio, mostrandogli la sua figura, accarezzandogli i capelli mogano.
"Darlin, Anthony non potrebbe essere più fortunato. Sei un'amica fantastica, sarai una moglie splendida, ed una madre meravigliosa. Credimi. Io non ci penserei due volte a sposarti ma credo di essere ancora attratta dal sesso maschile" le rivelai dolcemente, per poi scherzare alleviando la sua agitazione, vedendola scoppiare in una fragorosa risata di cuore, annuendo con la testa.
"Già" mi riprese, dandomi ragione, portando le mani sulle mia poggiate sulle sue spalle.
"Ti voglio bene" affermò sentendomi riempire di un'emozione indescrivibile, baciandogli la nuca.
"Forza prepariamoci" battei le mani, vedendola annuire e scattare.
Dopo pochi minuti arrivò la truccatrice, posando la valigia di metallo sul comò, vedendola aprire, mentre le mie gemme luccicavano vedendo tutti quei prodotti. Prendendo il mento di Anny tra l'indice ed il pollice iniziandola a truccare. M'infilai il vestito, aggiustandomi, guardandomi allo specchio soddisfatta. Se non altro sarei stata una testimone degna di nota. Infilandomi le scarpe con il tacco. Mentre Anny si faceva acconciare i capelli da una ragazza, che portava le sue ciocche mogano, arrotolandole sulla piastra tonda, per poi lasciarle ricadere formandosi dei boccoli morbidi, che scendevano sulle spalle esili.
La truccatrice m'intimò di andare da lei, per sistemare il mio trucco, applicandomi dell'ombretto d'orato sfumandolo con un bianco perla, ed una riga sottile d'eye-liner. Passando alle labbra, contornandole con un rossetto color carne ed un lucido per non essere troppo appariscente. Ringraziandola con un sorriso che ricambiò. Mi feci uno chignon morbido, dov'è alcune ciocche le lasciavo libere a solleticarmi il collo, allacciandomi una collana di perle, un regalo di mia madre per i miei 18 anni. Era arrivato il momento di mettere un oggetto di valore, per un evento per me importantissimo.
Mi sedei sul letto, vedendo Ilaria aprire la porta, venendomi a salutare, portando dentro il piccolino.
"Ma ciao" le presi la manina piccola, mentre Ilaria lo poggiò sulle ginocchia muovendole per farlo ridere.
"È bellissimo" rivelai sincera, vedendola guardarmi con una luce speciale negli occhi.
Finché non arrivò Anny, mostrandoci sulla soglia la sua figura, con l'abito bianco. Vederla alle prove era stato bellissimo, ma ora sapere che era arrivato quel giorno, le guance arrossate, le mani che tremavano tenendo i lembi del vestito immacolato e i suoi occhi lucidi, era una esplosione di emozioni, sfarfallii nello stomaco, di pura felicità.
"Come sto?" Elargì insicura, gettandosi un'occhiata addosso per riportarla su noi due che sembravamo mute.
"Porco cazzo Anny" sbottò Ilaria, tappando le orecchie al figlio che anche se pur piccolo, era meglio che certe cose non le imparasse dalla madre, al massimo sarebbe andata la colpa al povero George.
"Credo che l'espressione fine di tua sorella, vale anche per me" Risi vedendole unirsi alla mia risata, per scendere al piano di sotto.
La madre di Anny ci venne in contro, porgendo il bouquet di rose bianche e lilla alla figlia, che prese prontamente. Osservando le perle e diamantini incastonati tra i fiori.
Aprimmo la porta, mentre rimasi esterrefatta. Una carrozza con un cavallo bianco, ed il cocchiere, pronto ad accogliere Anny che per poco non inciampava, presa dall'emozione immensa. Si girò verso di noi, stralunata, vedendo il sorriso più raggiante insieme al sole che si sprigionava prepotente su di noi.
Per poi andargli incontro, vedendo il cocchiere porgerle la mano per montare sopra, aiutandola a portare il vestito in alto, tenendolo tra le mani, sembrando un ammasso bianco, aggiustandosi il velo.
Guardai Ilaria andare in macchina con suo marito ed il figlio, mentre io andai in quella dei loro genitori, vedendo arrivare Clarissa e Federica che erano le damigelle, con un vestito lilla più lungo dietro, in tema con i colori del matrimonio.
Le salutai con un bacio sulla guancia, per poi salire in auto. Eravamo tutte eccitate, parlando del più e del meno, vedendo Anny ogni tanto girarsi verso di noi, dalla carrozza, salutandoci mentre gli buttavamo baci dal finestrino, cercando di stare al loro passo.
Finché non arrivammo in chiesa, vedendo tutti già dentro, entrando anche noi salutando gl'invitati con la mano. Dopo il ricevimento li avrei salutati a dovere.
Per poi lanciare uno sguardo verso Anthony, teso come la corda di un violino sull'altare, aggiustandosi la cravatta e le maniche della giacca che potevano sembrargli troppo piccole, ma era solo l'ansia che lo faceva sentire scomodo, mentre lo guardai sorridendogli, intimandogli un'occhiolino per rassicurarlo, vedendolo fare lo stesso, portando il pollice in alto per farmi capire che andava tutto bene anche se l'agitazione era dipinta sul suo volto, e l'attesa estenuante di vedere la sua sposa.
Guizzai lentamente con lo sguardo verso Brian, salendo l'ultimo scalino dell'altare mettendomi sulla destra, e dietro di me le damigelle.
Era impeccabile in quel vestito nero di sartoria. Le misure perfette che calzavano a pennello, la camicia aderente azzurra, e la cravatta in pendant. Era una visione. Lo guardai fissarmi, lasciandomi uno sguardo lento lungo tutta la mia figura, mentre si passò la lingua su quelle labbra carnose, per ritornare su i miei occhi, senza poterci staccare, quasi come una calamita che li tiene saldi, perché separati non riescono a stare.
Quando il rumore del portone di legno ci ridestò, facendo filtrare una luce potente, e la sagoma di Anny che avanzava, sublime e bellissima, solo come una sposa nel giorno più bello della sua vita può essere, sentendo la musica partire, mentre suo padre la teneva per braccetto, pulendosi gli occhi con il fazzolettino di seta bianco, per scacciare le lacrime. Guardando Anny stringere di più il suo braccio per non cascare nell'emozione, avendo gli occhi lucidi. Si sventolò una mano davanti alzando di appena gli occhi al cielo, per poi guardare Anthony ridendo, notando il bagliore che portavano su quelle iridi.
Erano come incantati, in una bolla tutta loro, ed il resto era solo un contorno. Erano lui, lei e le loro emozioni infinite.
Vidii Anny dare due baci sulla guancia al padre, che andò sulla panca accanto alla moglie. Tremando come una foglia, mentre la moglie poggiò la testa sulla spalla del marito. Vedevo quanto si amassero.
Gettai un'ultima occhiata verso Brian che mi guardò di conseguenza, intimandomi con il labiale "sei bellissima". Facendomi divenire le guance porpora, ed abbassare lo sguardo imbarazzata, mentre gli feci un cenno laterale con la testa come per rimandargli il complimento, sorridendoci dolcemente, finché il prete non cominciò.
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