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27


Pov.Brian

Lo ammettevo. Mi faceva impazzire quella donna, in tutti i sensi possibili ed immaginabili. Ma non riuscivo a non pensarla. la cosa più bella era litigare per poi fare pace, non avevamo mai tregua e mi divertivo a stuzzicarla. Sopratutto perché al contrario delle altre sapeva stare al gioco ed istigarmi.

Sapevo che avremmo risolto. Perciò prenotai un giro sulla mongolfiera. Si era appisolata durante il tragitto in macchina, in modo che avrebbe avuto la sorpresa appena arrivati.

Parcheggiai la macchina in uno spiazzato, vedendo il campo d'erba estendersi mentre alcuni volavano sul deltaplano.

Mi chinai su di lei accarezzandogli la guancia.
"Svegliati, dolce bollitore" la vidi mugolare come era il suo solito, per poi strofinarsi gli occhi ed aprirli, rivelando il suo verde chiaro che m'ipnotizzava.

Mi fece un sorriso tenero, per poi drizzarsi con la schiena sul sedile, guardando fuori come spaesata.
"Dove siamo?" Chiese continuando a guardare fuori come se cercasse qualcosa.

"Ti ho detto che ti avrei portata in un posto. Ed eccoci" le rivelai uscendo dalla macchina per andare ad aprirgli lo sportello.

"In un campo? Era questa la tua grande idea?" Replicò sbattendo le folte ciglia, corrugando la fronte in disapprovazione, scendendo sbuffando come arresa.

Risi per poi indicargli con il dito la sorpresa.
"È quella la mia grandiosa idea" affermai modesto, vedendola sgranare le sue gemme, ed esultare.

"Cazzo Brian. Volevo dire...cavolo. Una mongolfiera" mi sorrise, buttandosi addosso a me, cingendomi le braccia al collo.
"Tu sei completamente geniale" sussurrò a fior di labbra.

"Solo perché ho una come te al mio fianco" rivelai, intrecciando le dita tra i suoi morbidi capelli, prendendo in possesso quelle labbra dolci che mi mandavano in delirio. Quando le schiuse lasciai scivolare la lingua contro la sua delicata. Per poi staccarci poggiando la fronte contro la sua, guardandoci negli occhi.

"Dai andiamo" le presi la mano, vedendola saltare contenta, dirigendoci verso la mongolfiera dove ci aspettava un uomo.

Pov. Maggie

Dire che aveva avuto un'idea mozzafiato era riduttivo. Era pazzo. Lo adoravo. Lo ammettevo finalmente.

"Salve" salutammo l'uomo, vedendolo che ricambiò sorridente, mentre i capelli brizzolati ricci venivano mossi da un filo di vento.

"Le ho già preparato la mongolfiera circa mezz'ora fa. È pronta per decollare. Durerà un'ora. Sapete che l'aria calda viene introdotta con l'ausilio dei bruciatori. È già in posizione. Sorvolerete sulle fantastiche colline del Chianti. Spero vi divertiate" ci spiegò, aprendo la finestrina della mongolfiera, richiudendola.

Quando lo vidii sganciare il filo dove era tenuta legata, e muoversi leggermente, lanciai un gridolino misto tra emozione e preoccupazione.

Brian mi cinse da dietro la vita, con le braccia, dandomi piccoli baci sulla nuca. Vedendo la mongolfiera inalzarsi piano. Puntai gli occhi al cielo, vedendo la distesa di nuvole chiare.

Volare era il mio mestiere, ma essere lì, saper di poter toccare il cielo, sentire l'aria fresca accarezzarmi il viso dolcemente, la rendeva una cosa unica e speciale.
"È bellissimo" rivelai ammirando le case e i campi sotto di noi che diventavano mano mano più piccoli, come delle formiche.

Girai il viso verso di lui, quando mi girò per stare davanti alla sua figura. Mi scrutava con quegli occhi cristallini, sentendo le nostre emozioni fondersi insieme.
"È perfetto questo momento" ammise, stringendomi forte. E credevo di non essere mai stata così bene tra le braccia di un uomo come in quel momento.

Forse allora non tutti erano uguali a mio padre. Forse qualcosa di vero esisteva. Dovevo solo dar voce alle mie sensazioni di pancia e lasciare tutto al fato. Ci sono cose che non possiamo prevedere, regole che non possiamo controllare. Ed in quel momento l'unica cosa che m'importava era lì, sulle nuvole con me.

Lo attirai, stringendo le dita sul collo della maglietta, baciandolo vogliosa. Delle sue labbra carnose, dei sentimenti che mi suscitava.
"Ti voglio" gl'intimai stringendo di più, sussurrandolo, accostandomi al suo orecchio.

Lo sentii irrigidirsi, per poi spostare gli occhi verso i miei, pieni di desiderio, rimanendo con il viso verso il punto di prima, fissandomi le labbra, gonfie ed arrossate.

Mi portai l'indice a toccarle, vedendolo seguire il mio gesto, in modo smanioso.
Avvertii la sua presa farsi più salda, stringendo il mio fianco, e la voglia crescere a dismisura.

La sua erezione premeva attraverso il tessuto dei jeans, sentendo quanto mi volesse e quanto volevo lui.
"Qui tra le nuvole?" Chiese lascivo, rivelando la sua fossetta, passandosi la lingua sulle labbra, mentre un refolo di vento muoveva le mie ciocche ribelli, e i suoi capelli perfettamente tirati indietro, illuminato dai raggi caldi del sole, dove i suoi occhi si erano ridotti a due fessure mostrando quell'azzurro oceano che ora sembrava limpido come il cielo dove navigavamo.

Annuii debolmente, sentendolo sospirare pesantemente, quando mi sfilò la maglietta, buttandomi giù con lui.
"Potrei perdermi anche il panorama con le nuvole, e non me ne frega un cazzo. Perché l'unico panorama che voglio vedere sono i tuoi occhi incollati ai miei mentre godi" a quelle parole, sentii le palpitazioni aumentare, e vibrare dentro.

Gli sganciai i jeans, liberando la sua erezione, stringendolo delicatamente tra le mani che tremavano, vedendolo chiudere gli occhi e gemere.
Quando li riaprii mostrandomi il suo fiume in piena, mi sollevò la gonna, tirandomi giù le mutandine, sfilandole dai piedi. Prendendo un preservativo, sfilandolo lungo l'erezione, per poi stendersi sopra di me, accarezzandomi dolcemente la fronte.
"È la prima volta che lo faccio, tra le nuvole" ammisi, mordendomi il labbro, abbassando lo sguardo imbarazzata.

Mi sollevò il mento con due dita, riportandomi verso il suo volto perfetto, con quel filo di barba che mi piaceva da morire.
"È la nostra prima volta allora" replicò dolcemente, per poi scivolare dentro di me.

Mi sentivo letteralmente in paradiso. I miei occhi guardavano il cielo, ansimando dolcemente. Ed era perfetto. Un palcoscenico bellissimo. Il vento ci avvolgeva dolcemente come un mantello i nostri corpi che si scaldavano a contatto.
Sentivo le sue spinte farsi più decise, scendendo con la testa a succhiarmi dolcemente un capezzolo, facendomi contorcere dal piacere che mi procurava.

Intrecciai le dita tra i suoi capelli, per scendere sulle sue scapole, sentendo i muscoli guizzare ad ogni movimento, affondando le unghie.

Lo fermai, per ribaltare la situazione. Lo vidii rivolgermi un sorriso sornione. Montando a cavalcioni su di lui, spingendo la sua erezione di nuovo dentro di me, piegandomi su di lui, sentendolo mordermi i capezzoli, portandomi a schiudere le labbra ed ansimare forte, spingendo entrambi, avvertendo le mie pareti vibrare e il corpo farsi più leggero, quando sentii i nostri corpi scossi da spasmi, fondendo le sensazioni insieme.

Mi alzai, poggiando i palmi al lato della sua testa, spostandomi i capelli che mi ricadevano in avanti solleticandogli la mascella.
"Una prima esperienza niente male, anche se potevi fare di meglio" lo stuzzicai, sentendolo stringermi una natica forte, portandomi a gridare divertita.

"Non mi sembrava" ricalcò per difendersi, minando il mio verso, quando mi alzai, rivestendoci.

"Scemo" lo ripresi, sentendolo ridere divertito.

Portai le braccia in alto, urlando, vedendo le case ormai come dei puntini, quando mi strinse fra le sue braccia, finendo di ammirare insieme quel magnifico paesaggio prima di tornare con i piedi per terra.

Pov. Brian

Era stata una giornata perfetta. Stare con lei rendeva tutto migliore.
Avevo paura ad addentrarmi in un sentimento a me sconosciuto, ma lo rendeva così facile s naturale che non riuscivo a controllarmi.

"Grazie della bella sorpresa" mi sorrise, girandosi con il viso verso di me, spostandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio, mentre eravamo in macchina.

Le poggiai una mano sul ginocchio, prima di cambiare marcia.
"Hai fame?" Domandai, sentendo lo stomaco iniziare a rimproverarmi.

"Da lupi" esclamò appoggiandosi al sedile.

Quando fermai la macchina davanti ad un Fast-food. La guardai trattenendo una risata, vedendo che non ci fece caso uscendo.

"Non ti lamenti di questo posto?" Chiesi sapendo il suo carattere da perfettina.

Si girò dalla mia parte, camminando davanti a me.
"Ho una fame che mangerei anche la tua macchina, pensi che possa importarmi dove mi porti?" Affermò l'ovvio vedendola aprire la porta del locale, prendendo posto su dei divanetti in pelle Rossi.

Vidii arrivare una cameriera su i pattini, piantandosi di colpo al nostro tavolo, estraendo un mini tablet in mano per segnare l'ordinazione.
"Un panino e delle patatine fritte e ketchup" ordinò Maggie facendomi rimanere stupiti e basito.

"Un panino" affermai vedendola sorridermi per poi andare via.

"La stavi guardando" mi accusò cercando di mantenere un tono normale, ma vedevo i suoi occhi bruciate di rabbia. Sorrisi per la Maggie gelosa.

"Gli occhi sono fatti per guardare. E comunque se lo sapevo, ti portavo in un bar trasandato per i camionisti" rivelai, vedendola fulminarmi con lo sguardo, prima di sentire un calcio sul polpaccio, guardandola mettere su un sorrisino compiaciuto.

"Per tutte e due le tue affermazioni, presuntuoso" proruppe, quando scoppiammo a ridere.

Ritornammo in albergo, prendendo le chiavi, aspettando palpitanti di salire ed arrivare in camera.
Chiusi la porta. Vedendola correre e lanciarsi sul letto, quando presi una scatolina.

La vidii arretrare spalancando gli occhi preoccupata.
"Non farti strane idee Miss. Nessun anello" esclamai vedendola rilasciare un sospiro di liberazione, portandosi una mano sul cuore, borbottando un "menomale".

Era completamente stramba ed adorabile.
La guardai intenta a sciogliere il fiocco rosa ed aprirla, rivelando un ciondolo a forma del suo manuale, fatto apposta per lei.

Mi guardò vedendo le sue gemme velarsi.
Portandosi il ciondolo vicino al cuore stringendolo nel pugno della mano.
"È bellissimo Brian" rivelò sincera, sentendomi felice, prima di buttarsi su di me, baciandomi.

"Sono contento che ti piaccia, Miss" confermai, ridendo insieme, vedendola annuire contenta ammirando il ciondolo.

Se c'era una cosa che sapevo era che non sempre delle regole aiutano, ma in questa scommessa stavo perdendo, e per qualche motivo non avevo paura di perdere.

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