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22


Pov. Brian

Era stata una notte perfetta, magica.
Nessuna donna mi aveva mai fatto infuriare e allo stesso tempo eccitare come Maggie. Lei era diversa. C'era qualcosa in lei che gridava voglia di essere amata con passione vera e focosa.
Non era tipa da film strappalacrime e peluche. No lei era semplicemente splendida così.

Il suo mondo delle regole stava cadendo piano e tutto questo mi rendeva felice anche se c'era ancora in ballo la mia scommessa.
Non dovevo innamorarmi di lei eppure ogni istante che passavamo insieme mi rendevo sempre più conto che mi fotteva il cervello.
Cambiava umore in modo impressionante, ribaltava le carte in tavola e mi sconvolgeva.

Mi ero ficcato in un bellissimo e grandissimo casino. Se sarebbe venuta a saperlo era certo che l'avrei persa e non avrei avuto una seconda chance, neanche le sue regole lo prevedevano.

Regola numero 10:
-Mai dare Seconde opportunità. Il lupo perde il pelo ma non il vizio. Se vi ha tradito una volta non puoi essere certa che non lo rifaccia. Quindi perché vivere con quel patema d'animo diventando una donna petulante e vivendo una storia d'amore con mille pensieri. Accantonate e cambiate pagina. Non mancheranno pianti e forse anche rimpianti ma dopo del tempo il vostro cuore si ricucirà e riprenderete il controllo delle vostre azioni pensando allo star bene per voi stesse.

Cazzo. Era una donna che sapeva il fatto suo, leggeva e scavava nelle menti delle altre e lo sapeva fare bene.

Io ero il lupo, ma lei non era Cappuccetto rosso.

La sentii mugolare come il suo solito, girandosi dalla mia parte, stiracchiandosi. Quando aprii piano le sue bellissime gemme, sorridendomi lievemente, scostandosi i capelli biondi illuminati dalla luce del giorno che filtrava dalla finestra. Era bella, davvero.

"Buongiorno bollitore" la salutai, attirandola contro il mio petto, mentre la mia erezione spingeva nel tessuto dei boxer. Credo che non mi sarebbe mai bastata la dose di Maggie.

La vidi sorridere per poi accigliarsi, prendendo un cuscino al suo lato, tirandomelo contro, con poca potenza, ancora tra la sonnolenza.
"Taci. Non ho russato" canzonò fingendo un tono d'offesa, affondando il viso nel cuscino morbido.

Era vero non aveva russato, ma dio se adoravo prenderla in giro, perché al contrario delle altre lei mi ridava la stessa medicina, portandomi ad impazzire.

"Se dormivi come fai a dirlo. Ti ho sentito. Non ho chiuso occhio tutta la notte. Ti toccherà comprarmi dei tappi per le notti a seguire" le accarezzai il collo della nuca, vedendola girarsi con lo sguardo verso di me tenendo premuta la guancia sul cuscino.

"Vuoi dirmi che ti dovrò sopportare tutte le notti?" Chiese, mordendosi il labbro delicatamente per poi rilasciarlo.

"Immagino il tuo sforzo" mi beffeggiai di lei, quando si rizzò in piedi piegandosi sulle ginocchia, poggiando i palmi sopra esse.

"Già. E dato che mi sforzo, adesso preparami la colazione. Piccolo Chef" aggiunse con sguardo malizioso ricordandosi del mio grembiule. Me l'aveva regalato mia madre quando ero un ragazzino. L'unico regalo che mi era rimasto di lei prima di morire. Voleva che imparassi a cucinare e la verità era che ero un perfetto disastro. Mio padre non ha mai perso tempo per queste cose. Avevamo una domestica che si prendeva cura della casa e di me e mio fratello. Lui era sempre rintanato in ufficio. Era il suo mondo, la sua vita, e noi forse non facevamo parte di essa.

"Stai rischiando la tua vita" le intimai, drizzandomi dal letto, facendo il giro, cingendogli i fianchi mentre era ancora seduta sulle ginocchia premute sul materasso.

Inspirò, poggiando la testa sul mio petto, lasciandosi cullare dalle mie mani che accarezzavano i suoi fianchi morbidi e sensuali.
Si girò piano verso di me, cingendomi il collo con le braccia, strusciando la punta del naso freddo, contro il mio.

"Vorrà dire che rischierò" sussurrò a fior di labbra, osservandomi lussuriosa.

"Ti piace il rischio Miss perfettina" la beffeggiai passando il mio indice sul suo labbro inferiore, portando a schiuderle.

"Più di quanto pensi" rispose sicura. Fermando il mio dito, portandoselo in bocca, leccandolo, fissandomi negli occhi. Dio mi avrebbe ucciso questa pazza. Per poi sentire i suoi denti affondare nella mia carne, ritraendolo.

La guardai con le pupille dilatate, mentre rideva, allontanandosi piano da me, strusciando le ginocchia sul materasso per scendere dal lato opposto.

"Pensi di nuovo di potermi sfuggire Maggie?" La incalzai, vedendola annuire mordendosi il labbro, continuando a ridere.

Mi avviai verso di lei, mentre con un balzo scese dal letto, aprendo la porta scorrevole, richiudendola per scappare.
Oh se pensava di sfuggirmi avrebbe proprio sbagliato alla grande.

Aprii la porta, vedendola dietro l'isola della cucina, con la scatola di uova in mano. Cazzo.

"Vuoi farmi l'omelette. Sei già così premurosa" scherzai inarcando il sopracciglio, vedendola deglutire. Sapevo l'effetto che gli facevo, era lo stesso effetto che faceva lei a me.

Prese un uovo, scagliandomelo contro, mentre mi spostai, vedendo l'uovo aprirsi sul pavimento.
Era pazza, era assodato.
"Dai vieni Lord" mi stava istigando con i suoi occhi da gatta.

Feci la finta di andare di là, vedendo il suo petto alzarsi ed abbassarsi, scrutarmi per paura che l'avrei presa. Quando si calmò girandosi per posare le uova nel frigo.
Le andai incontro piano, prendendola da dietro di peso.

Cacciò un urlo, divincolando le gambe in aria, mentre la sua schiena premeva sul mio petto.
"No fermo. Ti prego. Mi arrendo, faccio la brava." Mi pregò, ridendo come un matto.

"Neanche te sai che ti farei ora" le sussurrai sull'orecchio, spostandogli i capelli sulla spalla, poggiandola a terra, ma tenendola salda tra le mie braccia.

La sentii irrigidirsi, ed ero sicuro che il suo cuore galoppava alla stessa velocità del mio.
"Dimmelo. Magari le nostre idee combaciano" sussurrò melensa ma con quel tono malizioso.

Le sganciai i bottoni della mia camicia, che si era messa per dormire. Scorrendo con i palmi sul suo corpo, stringendo tra le dita il suo capezzolo turgido, vedendola perdersi, trattenendo un ansimo.

Inspiravo il suo profumo di ciliegio, tra quei capelli dorati. Scorrendo sempre più giù, vedendola ridursi in burro tra le mie mani.

Infilai la mano nell'elastico delle mutandine sentendola sospirare, quando le infilai dolcemente due diti dentro la sua intimità calda e morbida. Cazzo se avevo voglia di sentirla. Volevo sentirla venire per me.

Inarcò la schiena mentre le gambe le tremavano, ansimando dolcemente, portandomi a spingere le dita più in profondità.

Quando un bussare alla porta, mi bloccò, vedendola irrigidirsi.
Estrassi le dita, ancora con il suo sapore, mentre si girò dalla mia parte ancora scossa è con quelle gemme lucide.

"V...vado a vedere, chi..." Si mangiava le parole, indicando con il dito la porta, mentre sospirai frustato, andando in camera. Si abbottonò la camicia, infilandosi un pantaloncino, gridando un
"Arrivo"

Cazzo. Dovevano proprio ora interrompermi.

Pov.Maggie

Non sapevo più nulla. Mi faceva perdere ogni rigore logico.

Maggie stai perdendo la testa per un uomo. Mi faceva presente la mia mente.

No. Era solo, che dio, il sesso con lui era fantastico, le sue mani sembrava che conoscessero il mio corpo perfettamente come se fossi stata sempre sua, modellata apposta per lui.

Andai ad aprire la porta, mentre lui si chiuse in camera per vestirsi.

"Anny" esultaii anche se scossa vedendola sulla soglia della porta, per poi vedere anche Anthony girato di spalle.

"Sembri contenta di vedermi" canzonò per nulla convinta, facendomi un cenno della testa come per dirmi 'posso entrare'
Annuii con veemenza lasciandola entrare, mentre si girò verso Anthony tirandogli una pacca sul braccio, vedendo che guardava una ragazza agghindata, avvolta in un abito succinto, mentre si ridestò, scusandosi con la sua futura moglie ricevendo un'occhiataccia da quest'ultima.

"Ciao Maggie" mi salutò sorridente, andandosi a sedere sul divano.
"Bella camicia. È di Brian vero?" Mi scrutò gli occhi attentamente, per fissare la camicia. Avevo paura che avesse capito tutto.

"Io...questa...no...cioè si, ma...insomma storia lunga" m'inceppai nelle mie stesse parole, vedendolo inarcare il sopracciglio senza riuscire a capire.

Scivolai lo sguardo verso Anny, che mi fissava cercando di captare qualcosa. Stavo sudando freddo.
"Già perché hai la camicia di Brian?" Mi formulò quella domanda, quasi per farmi entrare nel panico. Trattenendo a stento una risatina di chi la sa lunga, senza farsi vedere da Anthony che accavallò la gamba poggiando la caviglia sul ginocchio, mettendo un braccio steso sullo schienale del divano.

"Perché ho la camicia di Brian" ripetei la domanda di Anny, guardandomi intorno in cerca di un aiuto. Dal pubblico? Da casa? Domanda successiva Grazie.

"Volete del caffè?" Mi recai in cucina mostrandogli la confezione del caffè.

"No grazie" rispose Anthony facendo capolino con la testa nella mia direzione con un gesto della mano.

"No" dissentì fredda Anny.

"Biscotti" presi il barattolo di vetro, alzandolo in alto per mostrarglieli.

"Si grazie" affermò Anthony, venendo verso di me. Quando Anny lo fermò.

"Non puoi mangiare i biscotti, dopo non ti entrerà più lo smoking" lo fulminò con uno sguardo, mentre ridevo esasperata sapendo ciò che mi sarebbe aspettato. Ovvero un terzo grado da Anny.

Si chinò su di lei, prendendogli il mento tra l'indice ed il pollice.
"Ci pensi te ragazzina a farmi smaltire" la congedò facendola diventare porpora, trattenendo una risata.

Si avvicinò a me Anny, prendendomi per il polso, trascinandomi via dalla visuale di Anthony, che prese un biscotto.
"Si può sapere che diamine è successo? Maggie ti conosco, sembri rimbambita oggi." Canzonò guardandomi, poggiandomi una mano sulla spalla.

Sospirai rassegnata. D'altronde era la mia migliore amica. Preferivo che lo sapesse lei in disparte senza Anthony che sicuramente se la sarebbe risa. Quell'insolente come il suo amichetto.

"Potrei, ecco...aver fatto..." Mi bloccai non sapendo come continuare, gesticolando.

Quando Anny spalancò la bocca, entusiasta vedendo i suoi occhi ambrati illuminarsi.
"Dio Maggie. Lo sapevo" disse sicura di se, come se si stesse congratulando con se stessa.
"Ed ora?" Aggiunse, mentre dentro il mio petto succedeva il finimondo.

La verità è che non lo sapevo. Non sapevo il casino in cui mi ero cacciata accantonando le mie regole, il mio porto sicuro, lasciandomi naufragare verso l'ignoto.
Se continuavo di questo passo al matrimonio di Anny il mio pranzo sarebbe stato Brian.

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