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20


Mi stavo preparando per il pomeriggio. Più che fisicamente facendomi una doccia e vestendomi con un abito rosso corto, mi stavo preparando mentalmente.

La donna delle regole si stava per piegare, chiedendo scusa. Non potevo credere alla mia vocina interiore che mi rimbeccava.
Insomma tutti abbiamo un passato, ed io di certo non sono stata una santa, quindi perché non dargli una minima possibilità?!

Ero in cucina a bermi il sesto caffè della giornata, ed ancora non era neanche finita. Dire che ero elettrizzata era un eufemismo.

Quando mi arrivò un messaggio, corsi in camera da letto, staccando il cellulare dal caricabatterie, vedendo chi fosse il mittente.

Per poco non mi affogavo con la saliva quando lessi Brian.

'Sono giù se non ti sbrighi ti lascio a piedi'

Il solito arrogante impertinente. Feci una smorfia contenendo un sorriso raggiante che evidentemente voleva venir fuori prepotentemente. Non davo soddisfazione neanche a me stessa.

Mi guardai allo specchio ovale, aggiustandomi i capelli mossi davanti alle spalle, sussurrando un "vai Maggie, puoi farcela". Ed uscii dalla stanza.

Il tragitto in ascensore sembrava non finire mai, o forse era solo la mia agitazione smisurata a far sembrare tutto più lento ed estenuante.

Uscii dalla hall vedendolo ticchettare i polpastrelli sul volante, gettandomi un'occhiata fugace, per riportare l'attenzione su quel povero volante che si sarebbe rotto per la forza con cui lo teneva. Quando entrai in macchina, innestò la prima senza degnarmi di uno sguardo. Mi sentivo in subbuglio. Tutta quella indifferenza mi dava fastidio. E anche con il cipiglio in viso era sempre bellissimo, ed il suo portamento non peccava mai.

Si allentò il collo della cravatta come se stesse soffocando, e quel gesto per me era la cosa più sexy che potessi vedere. Fremevo lo ammettevo, ma lo nascondevo bene, anche se il seggiolino mi era scomodo in quell'esatto momento.

Parcheggiò la macchina senza aprirmi la portiera come era solito fare, lasciandomi fare da sola. Chiudendo la macchina con un clic come faceva il mio cuore.

Ci avviammo dentro il magazzino, senza rivolgermi parola. Non ne potevo più. Il silenzio mi urtava i nervi. Certo parlavo proprio io che avevo detto che era stato un'errore e che fosse stato vero o no era stato il più bell'errore che potessi commettere da 26 anni a questa parte.

Andammo nella zona degli elettrodomestici, mentre guardava a giro come se non si raccapezzasse, grattandosi la nuca.

Guardava i frullatori come se non sapesse a che cosa servissero.

"Lo sai cosa sono?" Gli chiesi prendendomi gioco di lui. Volevo alleviare la tensione che opprimeva anche me

Si voltò dalla mia parte sorridendomi. Mi sorprese. Forse allora non tutto era andato perso. Forse l'avermi accanto lo aveva fatto riflettere.

Si passò la lingua su quelle labbra peccaminose, portandomi ad inspirare.
"Non tutti sono come te" rispose, rabbuiandosi subito, prezzando il frullatore per aggiungerlo alla lista.

"Che vorresti dire?" Replicai con un tono più acido. Avvicinandomi al reparto tessuti. Mentre camminava davanti a me.

"Al contrario di ciò che pensi me la sono sempre cavata da solo. Mentre tu Miss perfettina hai avuto la governante a prepararti i frullati con la frutta fresca" mi rimbeccò con tono di astio e pungente. Cavolo se faceva male.

"Ah ma davvero Lord. Sei solo un presuntuoso" mi accigliai, guardando i tappeti persiani ma senza prestare molta attenzione, evitavo solo di guardare i suoi maledetti occhi che mi scioglievano.

"Io sarei un presuntuoso?" Domandò gelido, prendendomi il polso, staccando la mia mano dal tappeto che stavo toccando, facendomi girare dalla sua parte scontrandomi contro il suo petto caldo.
"Dimmi e guardami quando ti parlo. Sono un presuntuoso?" Buttai un'occhiata alla sua mano stretta attorno al mio polso deglutendo, per poi risalire piano incontrando i suoi occhi in fiamme.

"Brian" sussurrai non sapendo bene cosa dire. In un altro momento avrei avuto la mia battuta irriverente pronta, mi sarei beffeggiata di lui. Ed invece ora non ci riuscivo.

"Ti ho fatto una domanda a cui non sai rispondere" affermò il vero. Trascinandomi in un angolo del magazzino, in mezzo agli scaffali, nascosti ed oscurati.
Ma riuscivo ancora a vedere la luce che m'illuminava il volto, i suoi occhi.

"Invece si" replicai, rendendomi conto della cazzata detta. Mi picchiai mentalmente. Non sapevo rispondere. Tentai di staccare il braccio dalla sua presa che si fece più salda.

"Allora dimmi" inarcò il sopracciglio pronto a sentire cosa avessi da dire.

Abbassai lo sguardo, serrando le labbra, per poi riportarlo su di lui.

"Sei presuntuoso come tutti gli uomini" ribadì, senza sapere in realtà di non aver risposto alla sua domanda.

Chiuse gli occhi sospirando, ridendo in modo finto.
"Che cazzo di risposta è" asserì tornando serio, avvicinando il viso al mio. Troppo per restare lucida, anche se forse non lo ero da un bel po'. Mi causava sbalzi d'umore peggio del ciclo.

"Dimmi che non provi niente quando ti sono vicino" si accostò al mio orecchio, sussurrando proprio sopra il lobo quelle parole che mi facevano morire. Cavolo se provavo.
"Dimmi che non senti niente quando ti tocco" mi sfiorò il collo con due dita, accarezzandomi dolcemente, scendendo verso la spalla scoperta e lungo tutto il braccio sentendomi avvampare.
"Dimmi che non provi nulla quando ti bacio" mi fece arretrare contro lo scaffale che traballò come le mie emozioni che stavano crollando.
Appoggiò le labbra sulle mie lasciandogli fare, guardandomi dentro, scavando in profondità di una Maggie che non conoscevo neanche io.

È facile capire la mente degli altri, ma quando devi capire cosa hai nella tua è la cosa più complicata del mondo. Un po' come i miei consigli e le mie regole. Era facile dispensarle ma usarle un po' meno, eppure le seguivo alla lettera ma con Brian era come se perdessero il loro potere perché possedeva una magia più grande. Quella di farmi battere il cuore ad un ritmo insostenibile, di causarmi mille sfarfallii e sensazioni di pancia.

"Dimmelo e solo allora accetterò di essere un presuntuoso come tutti" mormorò sulle mie labbra improvvisamente aride. Quel sapore che aveva sapeva trasportarmi in paradiso.

Lo volevo? Non lo volevo? DIAMINE.

Schiusi le mie labbra sulle sue automaticamente, iniziando il gioco che mi portava alla distruzione completa.
Sentii la sua lingua vellutata scivolare dentro di me, in modo urgente, passionale. Giocando con la mia come se fossero complici da sempre, volendo quello che neanche noi due sapevamo, facevano tutto loro aiutandoci a completare il tutto.

Scivolò la mano dal mio polso, scendendo verso la mia coscia, alzandomi di qualche centimetro il vestito, portandomi a sospirare e ridere su quelle labbra che mi facevano impazzire. Ricambiò il mio sorriso mordendomi delicatamente il labbro inferiore, spostando l'elastico delle mutandine dietro, accarezzandomi le natiche, attaccandomi di più al suo petto come uno scudo.
Salendo verso il fondoschiena fino al centro, sostenendomi come se avesse avuto paura che sarei crollata o mi sarei smaterializzata da un momento all'altro.

La verità è che non c'era nessun posto in cui sarei voluta stare se non tra le sue braccia in quel preciso istante.

Ansimai tra le sue labbra, accarezzandogli la nuca. Sentivo la sua erezione spingere contro il mio basso ventre, aumentando l'impeto di volerlo.

Quando sentimmo una voce al nostro lato.
"Ehi voi due" aprimmo gli occhi in contemporanea, senza staccare i visi, girandoci lentamente verso la direzione da dove proveniva la voce.

Vedendo la guardia del magazzino avanzare verso di noi.
Mi scambiai un'occhiata divertita con Brian, che agganciò le sue dita alle mie facendo combaciare i nostri palmi, correndo dalla parte opposta per uscire.

Mentre lo sentivamo urlarci dietro.
"Non è un hotel scostumati" ridevamo come dei bambini, correndo fino alla macchina entrando dentro come per paura di essere rincorsi ed acchiappati.
Come quando sei piccola e fai una marachella ed hai paura che tua madre scopri il disastro che hai combinato e ti rincorra andandoti a nascondere.

Ci calmammo come i nostri battiti accelerati, appoggiando la schiena al sedile, ridendo ancora, mentre mi paravo con il palmo la bocca, ed una sul cuore per quietarlo.

Avvertii gli occhi di Brian su di me, quando mi spostai la mano da sopra le labbra girandomi verso quel mare calmo, mordendomi il labbro, spostandomi una ciocca di capelli da davanti il viso.

"Credo che dovremmo cambiare negozio" affermò sorridendomi, facendomi propagare un fremito all'interno.

"Tu dici?!" Ironizzai sulla sua affermazione mentre buttò la testa all'indietro ridendo di cuore, annuendo.

Quando si sbilanciò verso di me, poggiandomi un palmo sulle ginocchia, accarezzandomi lievemente, bruciandomi. Portandomi a concentrare l'attenzione su quel gesto innocuo ma che in quel momento mi sembrava più di qualsiasi preliminare.

"Sono ancora un presuntuoso, arrogante, saccente saputello, Lord?" Domandò divertito mostrandomi la sua bellissima fossetta in mezzo al mento, piegando il sorriso all'insù, per poi mordersi il labbro in modo terribilmente sexy.

Ci pensai un po' su. Era meglio lasciarlo sulle spine?! O forse regalargli quell'attimo di gioia. Sarei potuta essere buona per una volta.

Mi girai verso di lui, toccandomi il collo in modo provocante sorridendogli ingenuamente.
"Oh sì che lo sei" inarcai il sopracciglio sentendolo ridere, per mettere in moto la macchina innestando la prima.

"Dove vuole che la porti Miss perfettina?" Chiese concentrando l'attenzione sulla strada, uscendo dal parcheggio dove ancora la guardia ci guardava male da dietro la vetrata del negozio, facendomi sorgere un risatina silenziosa.

"Un uomo sa sempre dove portare una donna" replicai, alzandomi i capelli per fargli capire dove volessi andare a parare e dove mi sarei voluta trovare nell'arco di poco tempo, vedendolo ridere soddisfatto.

Ero felice di aver accantonato le mie regole. Ora solo una volevo mantenere. Godermi Brian in tutti i modi possibili.


lucadepippo ti dedico il capitolo perché so che sei un amante dei posti più indecenti dove fare le marachelle ahahahah.

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