15
Pov.Brian
Stava per cedere, e se non fosse arrivato Anthony non so se mi sarei fermato, non so se sarei andato oltre ad un semplice bacio. In quella stanza sapeva tutto di lei, il suo profumo inebriava i miei sensi in quei pochi metri quadri, mischiandosi al mio.
Sarei andato oltre, lo sapevo. Non ero capace di controllarmi, non con lei.
Vedevo le sue gemme splendere, il respiro pesante a contatto con la mia mano calda premuta su i suoi fianchi freschi e morbidi. Come schiudeva le labbra, lasciandomi il dono di poter assaggiarla di nuovo, ancora, meglio.
Fottuta scommessa. Non sapevo se dovevo andare avanti, ci rimuginavo. Non volevo perderla, ma dio se mi ero fregato con le mie stesse mani. Non poteva essere una cozza?! Sarebbe stato più semplice.
Ed invece era bellissima, testarda, cocciuta, odiosa, permalosa. Era ciò che non volevo eppure la volevo, sul serio. Non sapevo spiegarmi il perché. Io usavo le donne, mi piaceva scoparle e basta, ed il pensiero di usarla e poi fregarla in modo meschino, mi faceva sentire un pezzo di merda.
Ma dovevo andare avanti.
Il fatto che non mi aveva calcolato per due giorni m'imbestialiva, avrei voluto chiedere spiegazioni, ma in quel momento avevo solo un pensiero in testa. Le mie mani che percorrevano le sue curve sinuose. Cazzo.
Eravamo nel camioncino affittato, facendo il giro di Firenze, mentre due ragazze, giravano intorno ai pali. Era spazioso, c'era champagne poggiato su tavolini ai lati dei divanetti in pelle neri, dove eravamo seduti.
Anthony era già alticcio, rideva guardando una bionda dai capelli lunghi fino alle spalle e lisci, piegarsi, strusciando le natiche coperte solo da un perizoma, al palo posto in mezzo al camioncino. Mentre l'altra dai capelli castani si arrampicava sull'altro palo, allargando le gambe. I corpetti di pelle che strizzavano i loro seni generosi, gli autoreggenti, i reggicalze, i tacchi.
Era tutto estremamente eccitante. Ma in quel momento immaginavo solo Maggie, mostrarsi in tutta la sua bellezza. Immaginavo che fosse lei a ballare su quel palo. Ed ora che gli occhi neri di questa ragazza bionda mi guardavano lussuriosi, pensavo fossero i suoi.
Ora che si stava avvicinando, credevo fosse lei.
Si mise a cavalcioni su di me, mentre l'altra si mise su Anthony che si divertiva, ma senza fare nulla oltre a scherzare e farsi ballare addosso.
"Non sei uno di grande compagnia" mi sussurrò all'orecchio, con voce accaldata, spostandosi i capelli di lato, strusciando il petto su di me, muovendo il bacino, avanti e indietro, come se stessimo facendo sesso.
"Non ho niente da dire" asserii serio, sentendo la sua mano, insinuarsi in mezzo alle sue gambe, toccandomi la patta dei jeans.
"Mi eccitano i tipi silenziosi" rivelò sorridendomi, mordendomi il lobo dell'orecchio. Devo ammettere che ci sapeva fare. Chiusi gli occhi al pensiero che fosse lei, attirandola per la nuca baciandola, mentre le nostre lingue giocavano senza dolcezza.
Quando il camioncino si fermò, davanti ad un locale, facendoci scendere, con le ragazze, che si coprirono con un vestito succinto.
Avevano prenotato un tavolo, dove ci aspettavano altri due colleghi di Anthony e mio fratello Carl.
Scortammo le ragazze al tavolo, che si presentarono felici, mettendosi a sedere, accavallando le loro gambe, scherzando, provocandoli.
"Ti stai divertendo?" Chiese curioso Anthony, mentre appoggiò i gomiti al bancone, per ritirare le bottiglie prenotate.
Mi girai verso di lui lentamente, intento a guardare la vodka che veniva versata nei bicchieri.
"Una bella serata" rivelai sincero. Infondo ero con il mio amico. Ne avevamo combinate di tutti i colori ai nostri tempi, con la differenza che lui era cambiato, mentre io forse ero rimasto radicato ad un eterno Peter Pan.
"Pensa. L'ultima serata da uomo 'libero'" si passò una mano tra i capelli, annuendo da solo, come se solo ora se ne rendesse conto, sorridendomi.
"Sei fortunato Tony" affermai, tirandogli una pacca amichevole sulla spalla, aiutandolo a portare le bibite al tavolino, mentre mio fratello si divertiva con la castana.
Mi misi a sedere prendendo un drink al rum e coca, quando Carl si accostò al mio orecchio, con la musica che sovrastava la sua voce, mentre la castana continuava a ballare su di lui, portandosi in alto i capelli con entrambe le mani.
"Come sta andando con la tua amica?" Si sforzò di domandare, per far sì che lo sentissi.
Che cazzo. Proprio adesso dovevamo pensare a lei. In realtà non volevo dirgli che non sapevo se andare avanti.
"Non lo so Carl" confessai, sospirando forte.
Quando fece scendere la ragazza dalle sue gambe spazientito, fulminandomi.
"Che vuol dire? Abbandoni la scommessa?" Mi chiese scuro, portando una bottiglia di birra fresca alle labbra.
"Non so se sia giusto continuare" replicai, massaggiandomi le meningi, tra la musica forte e le sue domande incessanti.
"Hai perso, se cedi. Il posto come capo nell'azienda editoriale di papà spetterà a me" tuonò, aggiustandosi il colletto della camicia con aria superiore. E se non fosse stato mio fratello, il suo naso non se la sarebbe passata bene.
"Mai. Sappilo" dissentii vedendolo ridere soddisfatto, mimandomi un ok con il pollice, attirando di nuovo la ragazza castana su di lui.
Così feci anche io, attirando la bionda per i fianchi, posizionandosi su di me, baciandola per scordarmi di lei, per non pensare a quanto fossi bastardo, per convincermi che una scommessa è una scommessa.
Pov. Maggie
Ero ancora turbata. Ero andata in bagno, poggiando le mani sul marmo del lavandino, guardando i miei occhi lucidi allo specchio, tracciando il contorno delle mie labbra con l'indice, scuotendo la testa come una stupida, abbassando lo sguardo, girandomi verso il muro, fissando le piastrelle azzurre come se mi potessero aiutare.
Non cedevo mai. Almeno non per prima, non così, tenevo sempre io le redini del gioco. Abbandonarmi a lui. Come cavolo mi era passato per la testa?! Forse stavo invecchiando, forse...oh miseria, ero ridotta male.
Ripensavo a tutto, ritornando in camera, vedendo il punto dove era lui prima. Maledizione.
Il telefono vibrò sul comodino. L'afferrai senza vedere chi fosse, portandolo all'orecchio, sbuffando.
"Pronto" risposi quasi malinconica. Che straccio di ragazza che ero, pensai.
"Tesoro, che allegria" canzonò con la sua voce pimpante.
"Dio Paul, mio amore. Dove sei?" Mi ripresi sentendo la sua voce che sprizzava felicità.
"Ti ricordo che domani è l'addio al nubilato di Anny, non puoi capire cosa ho comprato per la nostra amichetta. Sono a Firenze" rivelò con voce eccitata per Anny.
"Già quasi dimenticavo" mi toccai la fronte, battendomi un palmo, come per darmi di Idiota, anzi lo ero.
"Io ti vedo. Tesoro ti vedo e non mi piace per niente" il tono di voce preoccupato, mi fece cadere in stato ansioso.
"Cosa vedi?" Chiesi preoccupata, anche se mi conosceva benissimo, dopo Anny e mia madre era la terza persona.
"Letto, coperta, thè ai lamponi caldo, televisione..." Lo bloccai iniziando a dire.
"Si, si, si, si..." Una serie di affermazioni senza fine, dondolandomi sul letto, stringendo il lembo delle lenzuola, guardandomi intorno, come persa e osservata.
"Anche il pile scommetto" tirò ad indovinare, sapendo la risposta, con tono più che preoccupato. Già immaginavo la sua faccia sconvolta, un colpo al cuore ad ogni parola che pronunciava e ad ogni mia affermazione.
"Oddio la situazione è grave. Ora te signorina ti vesti, e mi raggiungi al Domino, Via Lenzi 52/b. Ti aspetto lì davanti" sentì che non risposi. m'informò serio, sapendo che non avrebbe ammesso una replica.
"Ok. A tra poco Paul" sospirai, scostando le lenzuola dal letto, guardandomi allo specchio ovale del comò, tirandomi su i capelli, girando la testa a destra e sinistra, toccandomi il collo, facendo il giro su me stessa, girando la testa sul mio fondoschiena.
Ero bella, giovane, sexy, simpatica. Dai Maggie fai vedere chi sei.
Accesi lo stereo andando in sala, sentendo la musica spandersi per la stanza, iniziando a ballare, imitando Michael Jackson, con il cappello di Brian. Oh ma che cavolo.
Mi vestii di fretta, indossando un pantalone nero stretto, ed un top argentato che si allacciava dietro al collo.
Uscendo di casa.
Chiesi alla ragazza della Hall un taxi, che arrivò in meno di cinque minuti.
Gli diedi la via salendo, aggiustandomi il top, guardando la bellissima Firenze, che anche se pur piccola, sapeva incantare.
Arrivai davanti al locale, dove intravidi subito in mezzo alla folla Paul. Era impossibile non riconoscerlo con i suoi pantaloni blu, la maglia rosa con scritto "I'm Sexy". Mi misi a ridere, scuotendo la testa.
Gli andai in contro, vedendolo saltellare verso di me, abbracciandomi.
"Tesoro sei divina" mi prese la mano, facendomi fare il giro su me stessa.
"Potrei dire lo stesso di te" replicai, dandogli un bacio sulla guancia, vedendolo spiegare una mano, per farmi entrare.
Ci sedemmo ad un tavolino. Paul andò a prendere due drink, mentre sentivo la musica, ondeggiando sulla sedia, guardandomi intorno. Quando, lo vidi. Bellissimo, inconfondibile. Un rossore ed un formicolio si propagò dentro di me, mentre m'impietrii sul posto, serrando le gambe.
Non mi aveva visto per fortuna. Stronzo. Ballava con una ragazza bionda con un vestitino succinto. Strinsi le palpebre, riaprendoli. No non mi ero immaginata nulla, lui ballava con quella specie di stuzzicadenti con due palloncini gonfiabili al posto del seno.
Si stava per girare, quando girando la testa a destra e sinistra decisi di scivolare sotto al tavolo. Osservandolo guardare verso la direzione dove ero seduta poco prima, per poi riportare i suoi occhi mare sul corpo della ragazza, ridendo vicino al suo viso.
Che sciocca che ero a pensare che potessi piacergli davvero. Facevo bene a non fidarmi degli uomini e ad usarli.
Sentii Paul parlare, poggiando i drink sul tavolino.
"Maggie...mag...aah" urlò quando lo tirai giù, afferrandogli il lembo della maglia.
Stavo ancora incollata a guardarlo, quando Paul si girò verso di me sconcertato, sgranando gli occhi, spalancando la bocca incredulo.
"Gesù Maggie, che diavolo ci fai sotto al tavolo?" Chiese, visibilmente preoccupato per il
Mio stato mentale. I miei occhi schizzavano ad ogni suo movimento, come una stalker psicopatica.
Mi girai un secondo verso Paul portandomi un dito sulle labbra, dicendogli di fare silenzio.
"Mi puoi spiegare?" Continuò ancora, mentre i miei ginocchi si stavano indolenzendo.
"Lo vedi. Lo vedi. Lo vedi" ripetei sotto una crisi isterica. Si ero isterica.
"Ma chi?" Domandò, toccandomi una spalla.
Spostai la sedia davanti a noi indicandoglielo.
Spalancò gli occhi azzurri, annuendo.
"Quel dio greco, biondo, occhi blu oceano, maglia bianca attillata con scollo alla coreana, e jeans attillati che sembrano cuciti addosso apposta per lui?" Fece una descrizione dettagliata più per lui che per me che purtroppo non mi sfuggiva nessun particolare.
"Si lui" affermai con la voce spezzata, quasi sussurrando, lasciandomi uscire un sospiro, rassegnato.
"È il ragazzo dell'aereo, quello con cui mi sono baciata, quello che ha pubblicato il mio manuale, l'amico di Anthony, il testimone del loro matrimonio, quello che è in stanza con me perché Anny gli ha detto alla signorina dell'hotel che siamo fidanzati, perché non c'erano più posti liberi e nessun hotel nelle vicinanze, fattibile almeno, e quello che dopo quel viaggio non avrei più dovuto rivedere" sbottai tutta d'un fiato rendendomi conto che il destino aveva giocato fin troppo con me.
Lo vidii portarsi una mano alla bocca, scuotendo la testa.
"Oh cacchiolina Maggie" esultò quando lo fermai con la mano.
"In questi momenti Paul, direi un Oh merda" enfatizzai, vedendolo annuire, serrando le labbra, come per darmi pienamente ragione. E cavolo se l'avevo.
"Che intenzioni hai? Ti piace si vede" m'intimò l'ovvio che non volevo che fosse così ovvio.
"Non lo so" sussurrai, girandomi dalla sua parte, poggiando i palmi sulle ginocchia piegate che stavano iniziando davvero a farmi male.
"Buttati Maggie, cosa vuoi che sia, Tesoro se c'è una cosa che so di te è che sei una donna forte, indipendente, che non si lascia sopraffare e calpestare da nessuno. Fagli vedere chi è Maggie O' Connell" affermò quasi esultando, alzando la mano, ritraendola scuotendo il pugno che aveva alzato per averlo tirato sotto il tavolo facendosi male.
Risi sotto i baffi, mordendomi il labbro.
Gettai un'occhiata all'uomo più odioso del mondo, guardando di nuovo Paul.
"Lo sai? Hai ragione. Io ho pieno controllo di me stessa, e adesso andrò a fargli vedere, contro chi si è messo" ero pronta per alzarmi, e convinta. Quando mi tirò di nuovo giù, facendomi quasi imprecare, sbattendo la testa al tavolo, fulminandolo con lo sguardo.
"Non ora tesoro, quando sarete soli. La tua regola numero 19" affermò risoluto.
Non fare scenate di gelosia, quando non è il tuo ragazzo e quando gli hai lasciato capire che per te è indifferente con chi esce. Lasciandoti desiderare.
Aveva ragione, annuii, trovando un modo per uscire di soppiatto da quel locale.
Mio caro Brian, ti farò vedere di che pasta sono fatta. È ora che Maggie riprenda in mano le redini.
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