Capitolo 10
Alex.
Sono le 9.30 e quella ragazza ancora non è arrivata.
Ora mi trovo appostato in angolo della casa, davanti l'entrata, a parlare con i miei amici.
-ehi Brooks, Morgan non è ancora arrivata, sicuro che non si sia persa o abbia paura di venire?- mi chiese Giorgio.
-no, ti posso assicurare che, testarda com'è, verrà sicuramente. Forse indossando qualche mantello alla Harry Potter o qualche tuta.- dissi ridendo, seguito dai miei amici.
Improvvisamente vidi la porta aprirsi ed entrò Martina con il suo ragazzo.
-ehi, Martina, dov'è la tua amichetta?- chiese Nathaniel, sghignozzando.
Strano che non si sia fatta vedere.
-Vedilo con i tuoi occhi- rispose con un sorrisino, per poi aprire la porta.
Il mio cuore improvvisamente si fermò.
Non sentivo più nessuna voce o nessun suono.
Vedevo solamente una ragazza, dai capelli, boccolati, il vestito estremamente grazioso e le gambe da mozzare il fiato.
Quella non può essere Virginia.
Quando lei incrociò il mio sguardo arrosì subito, mostrando così un aspetto tra l'adorabile e il seducente.
-Pss amico, mi sembra che ti si sono ristretti i pantaloni- mi fece notare un mio amico, bisbigliandomi all'orecchio.
Quando abbassai lo sguardo notai subito l'enorme "evidenza" e mi andai a nascondere nell'altra sala per calmarmi.
Merda come fa il mio corpo a reagire così, davanti una persona come Virginia?
In questo momento mi trovavo in cucina, che era completamente deserta e piena di bevande alcoliche.
Decisi di prendere un sorso da una bottiglia, ma sputai subito il liquido.
-Da quando esistono certe schifezze alle feste?- chiesi, parlando da solo.
-bhe, da quando l'hanno inventata gli scienziati, no?- mi rispose una voce dolce alle mie spalle.
Quando mi girai vidi Virginia appoggiata alla porta, aperta, della cucina.
Mo che la vedo meglio.....si è messa del trucco?
-ti sei truccata?- le chiesi stupito.
-Martina ha insistito tanto- mi rispose, con le sue labbra rosse.
-Allora? Vedi che non sono rigida? Lo sai che per venire in questo accumulo di persone ubriache e sudate, ho rinunciato ad una maratona di Harry Potter!- mi dissi, sconsolata.
Lo sapevo, sotto tutto quello splendore c'è una ragazza dalle buone maniere.
-Comunque ancora non mi hai dimostrato niente. Devi rimanere qui fino alle 2.- dissi sfidandola.
-seee io verso 11 sono già morta.- mi rispose lei, appoggiandosi, sui gomiti, sul bancone.
-bhe, ora sono le 10,30 e ti vedo ancora bella sveglia- risposi, facendo finta di non aver visto la scollatura, della parte superiore, del vestito.
-Ehi ragazzi, mi dispiace interrompere la vostra conversazione, ma stiamo iniziando a giocare a obbligo o verità...vi unite?- ci chiese
Martina dalla porta, per poi andarsene.
-Facciamo così, se riesci ad eseguire tutte le domande o le sfide che ti fanno...vuol dire che vincerai questa scommessa- proposi a Virginia, tendendogli la mano.
-affare fatto- mi rispose ridendo, trascinandomi in salotto.
-Eccovi piccioncini! Allora, ci siete andati forte?- chiese un mio amico.
-Non rompere e iniziamo- risposi per poi sedermi vicino a Luca e a Morgan.
Eravamo: alcuni miei amici, Martina, il suo fidanzato e tre ragazze(di cui, con due ci sono andato a letto).
-iniziamo, allora, Nathaniel obbligo o verità?- chiese una delle ragazze.
-Obbligo ovvio-.
-Devi andare da quella ragazza e chiederle il numero di telefono- disse, per poi indicare un gruppetto di adolescenti.
-Chi? Quella strafica bionda?-.
-No quella mora con la maglietta gialla- lo sfidò ridendo.
-ma quella li peserà più di me! Perché non posso con la biondina?- rispose, con una smorfia.
-Perché si! E ora buttati tigre!-.
Nathaniel si alzò dal suo posto e si incamminò verso la misteriosa ragazza.
Rimasero a parlare per un pò di tempo, però dopo ritornò trionfante con un pezzetto di carta, con su scritto delle parole.
-Ecco a voi il nuovo rubba-cuori gente!- esclamò la ragazza battendo le mani.
-Ok, ok, ora tocca a me...allora, Virginia obbligo o verità?- chiese Nathaniel alla ragazza di fianco a me.
-Ma che domande sono? Certo che scegliere verità, fifona com'è.- dissi io mettendomi a ridere.
-Vuoi vedere? Obbligo!- rispose lei, in modo sicuro.
Cosa? Ha scelto obbligo? Non ci posso credere.
-Wow, coraggiosa la ragazza. Ti obbligo a giocare ad una partita di "beer-pong" con loro.- disse.
-Beer-pong? Cos'è?- chiese Virginia.
-Ma daiii non puoi chiederle una cosa del genere, se non sa neanche cosa sia! È sempre stata riunchiusa dentro casa a studiare- dissi io canzonandola, ma dopo qualche secondo mi accorsi di aver rivelato, quello che faccio quando le sue luci sono accese.
-Mi spii per caso? Comunque, Nathaniel insegnami questo gioco, non mi voglio far mettere i piedi in testa da questo individuo.- disse per poi squadrarmi.
Uhh qualcuno è in cavolata.
-Allora le regole sono queste: tu starai in squadra con Christian e gareggerai contro quei due ragazzi li- disse per poi indicare, prima l'amico coglione del fidanzato di Martina e poi due ubriachi del cazzo. -davanti a te c'è un gruppo di bicchieri divisi a metà, la parte a destra è tua (perché gli sta difronte) la parte a sinistra è loro, quindi il campo che devi riuscire a penetrare. Se riuscirai, lanciando questa pallina, a prendere dei bicchieri, te li dovrai bere e se riesci a finire tutti i bicchieri del campo nemico hai vinto.-.
-a bere tutti quei bicchieri? Ma non posso bere tutti questi alcolici- disse l'ingenua ragazza, indicando i bicchieri pieni di birra.
-Non ti preoccupare, la parte che dovrai sconfiggere è piena di bicchieri con il rum alla ciliegia- spiegò Christian sorridendole.
Merda quanto me sta antipatico quel tizio.
-Ok stracciamoli!- esclamò Virginia, per poi iniziare la partita.
Dopo qualche minuto, Morgan è riuscita a fare già 6 bicchieri di rum e a berli tutti.
-Vai Virginia sei forte!- urlò uno degli spettatori, perché si era già creato un grande gruppetto di persone intorno a loro...e come la guardavano, mi faceva venire il voltastomaco.
-Dai, altri 5 bicchieri e riusciremo a vincere la partita.- disse Christian dandole il cinque.
In risposta io diedi un pugno sul muro, non sapendo neanche il motivo....perché l'ha toccata?!
-ehi amico, ma le zanzare le vedi tutte tu?- mi chiese Giorgio, accennando all'episodio della mensa.
-si sono davvero fastidiose- ribattei io senza staccare gli occhi dal sorriso di Virginia.
La partita per fortuna è finita e lei ha vinto, il problema è che non la vedo molto stabile.
-Ehi Virgi, cosa succede?- le chiese Martina, aggrappandola per una spalla.
-Non lo so, non vedo tanto bene...mi gira la testa. Perché hai i capelli viola?- rispose lei, un pò intontita, scompigliandole i capelli biondi.
-ehi amico che ci hai messo veramente in quei bicchieri?- chiesi dirigendomi verso Nathaniel.
-Alcuni bicchieri erano pieni di rum alla ciliegia, altri invece erano pieni di vodka.- rispose lui, come se nulla fosse.
-Come?! Lo sai che quella non è abituata a bere certe cose! Mo non voglio che giri per la festa pensando di essere ad Hogwarts!- lo riproverai.
-Scusa amico! Volevo solo gasarla un pò- rispose lui, un pò rammaricato.
-Si vede infatti- dissi, per poi dirigermi verso l'ubrica.
-Virginia vieni qui. Riesci a toccarti la punta del naso?- le chiesi.
Lei provò a fare questo metodo, ma più volte si portava il dito nell'occhio oppure sulla mia faccia.
-Wow, che pelle liscia che hai e che capelli morbidi!- mi rispose lei, iniziandomi a toccare i capelli.
Per fortuna in questo momento nessuno faceva caso a noi, solamente Martina, che la reggeva ancora per un braccio.
-Devo portarla a casa, prima che dia di matto- dissi, rivolgendomi all'amica.
-ok però fai attenzione, se vengo a sapere che le farai qualcosa, giuro che domani non ti faccio arrivare a scuola- mi rispose, per poi portarsi un dito alla gola, come per dire che mi taglierà la testa.
-non ti preoccupare-.
Detto questo presi Virginia per le gambe e me la misi in braccio, come i principi fanno con le principesse...ed era molto imbarazzante.
Avevo le sue braccia intorno al collo e la sua testa appoggiata sulla mia spalla.
Anche se era alta, non era per niente pesante.
-Su andiamo principessa torniamo a casa- le dissi uscendo dalla villa e incamminandomi verso il nostro quartiere, che non distava tanto.
-Peeta sei tu?- bisbigliò ad occhi chiusi.
-No sono Alex- le risposi ridendo.
-Alexander? Vedi che sono venuta alla festa e che non ho un palo nel sedere?- mi disse sghignazzando.
-Lo vedo- le risposi.
-Quindi la scommessa l'ho vinta io? E non mi chiamerai più Morgan?- mi chiese sorridendo.
-Si l'hai vinta tu, ma comunque rimani il fatto che sei ubriaca fino al midollo- le risposi ghignandole.
A volte abbassavo lo sguardo per vedere cosa stesse facendo e la vedevo sempre con gli occhi abbassati, mentre giocherellava con il bottone della mia camicia.
-Ehi Alex, ti si vede un tuo tatuaggio, attraverso la camicia bianca. Ne hai altri?- mi chiese, iniziando a fare il contorno del tatuaggio, che ho su un lato di una spalla.
Non mi stava per niente piacendo quello che mi stava facendo...ogni suo tocco mi provocava dei brividi.
-Lo vuoi proprio sapere?- chiesi in modo malizioso.
-No grazie...- mi rispose nascondendosi con i suoi capelli...che carino questo suo lato infantile.
Per fortuna ricordavo dove teneva le chiavi di riserva (dentro un vaso li vicino) e aprii la porta senza fare rumore o svegliare nessuno.
Erano pure sempre le 2 di mattina.
Salii le scale piano piano e mi diressi verso la sua stanza.
Non era cambiata per niente...era la solita camera rosa, con arredamenti color bianco.
La distesi sul letto lentamente e poi le tolsi quei bellissimi tacchi a spillo.
Lei incominciò a muoversi e a stiracchiarsi sul letto, ma non sapeva che le stava fuori uscendo un pò di intimo dai vestiti.
Infatti nella parte inferiore potevo notare un pezzo di pizzo, delle mutandine e in quel momento "l'evidenza" di prima si stava rigenerando.
È meglio che vada, prima che mi ritrovi a scopare una Virginia ubriaca...però l'idea non mi sembra tanto male.
Mi dirigo subito verso la finestra per entrare in camera mia, ma sento una mano prendermi per un braccio.
-Dove vai? Non lasciarmi da sola- mi chiese con un espressione, che se avrebbe mostrato a qualcun altro lo avrei ucciso di botte.
-Non voglio fare niente di avventato contro la tua volontà, quindi è meglio che mi lasci ansare. Tanto domani non ricorderai niente- detto questo uscii dalla stanza ed entrai nella mia stanza, dopo aver dato un'ultima occhiata a quella persona tanto fragile, seduta sul letto.
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