Uscii di casa, ammirai per la prima volta il piccolo paese. Osservai la gente, le loro espressioni, immaginai i loro sogni, le loro storie e paure. Mentre camminai, la pioggia cominciò a scendere. Cadde con forza crescente coprendo ogni altro rumore. L'acqua scorreva sulle mani, sui polsi. Il vento la spinse di traverso e i suoi fili erano come frecce di vetro scagliate obliquamente dall'alto. L'orizzonte si perse in una nebbia folta, cieca.

≪Non ho nemmeno il cappuccio.≫ Pensai tra me e me. Così corsi, i miei piedi fecero rumore sul terreno bagnato, schizzando.

Sentii una mano afferrarmi, mi girai di scatto e mi trovai sotto l'ombrello accanto a Mirko, arrossii, ammirai i suoi ricci scompigliati che gli ricadevano sul viso.

≪Ti amo.≫ Sussurrò.

≪Ti amo anche io.≫ Risposi.

Certo, ti amo era una grande parola, per due ragazzi giovani come noi. Però in questo caso serve, quando l'avevo visto per la prima volta ero nervosa, ma avevo sentito come una scossa dentro di me, non sapevo bene spiegare di preciso cosa fosse, come, perché. Sapevo solo con certezza che senza di lui io non potevo vivere. Il sapore di un bacio, metteva i brividi, non lo dimenticavi se era una vita che lo aspettavi, arrivava dritto al cuore, accendeva la notte, era il raggio di sole, era la pennellata di bianco su una parete nera, era come un'onda che ti pervadeva, ti lasciava sospeso tra la luna e le stelle.

≪Grazie per avermi fatto scoprire cos'è realmente l'amore.≫ Sorrise, di un bel sorriso.

Uno di quelli che ti riscaldavano l'anima e non ti facevano capire più niente. Sorrisi anch'io. I sorrisi che avevo fatto a lui non li avevo mai fatti a nessun altro, l'amore che provavo per lui non l'avevo mai provato per nessun altro. Ed era così pazzesco amare qualcuno, sapere di essere la fine del mondo di una persona. Mi piaceva sorridergli, era qualcosa di naturale, di giusto. Mi faceva star bene, anche lì sotto la pioggia.