3.
E L I S A B E T H
Bendò i miei occhi color nocciola con una bandana nera a pois bianchi e mi guidò prendendomi e stringendomi il braccio, in un posto ancora non noto. Una volta arrivate, la tolse con cura. Era tutto buio qui, non capivo nulla, avevo paura, quando all'improvviso lampeggiarono tantissime piccole luci colorate, simili a delle decorazioni natalizie, erano bellissime. Dai tavoli saltarono fuori tutti i miei amici: Cristina, Luca, Tomas, Alice, Sofia e tanti altri. Rimasi senza parole, non sapevo cosa dire. Ormai stavo quasi piangendo, sì, n'ero sicurissima, le lacrime mi rigavano il viso.
A lei dovevo tutto, dovevo le risate dal vuoto, dovevo le migliori giornate d'estate, la forza di volare senza ali, dovevo il colore più acceso ai miei giorni, il suo bel sorriso unito al mio. Dovevo soprattutto il coraggio di affrontare la vita, la nostra bella amicizia, la stessa aria, che ora mi stava mancando.
Dove sarò? Di sicuro in una città dove non conoscerò nessuno, nella camera di una casa che non ho mai visto, mentre Ashley riderà con una sua nuova amica, già pronta a prendere il mio posto. Sentii le voci dei miei genitori che mi stavano chiamando per partire, per quel posto che ormai avevo già scordato il suo stupido nome. Ripassai mentalmente tutto ciò che doveva essere presente nei miei bagagli, ad occhi chiusi, sfogliando un elenco immaginario di tutte le cose indispensabili. Poi feci un bel respiro, provando a ritrovare una calma momentanea. Guardai la macchina un'ultima volta e sentii gli occhi riempirsi di lacrime. Strinsi le labbra. Questo sarà lo zaino che porterò con me. Lo usavo già da un po', era nero con motivi bianchi stile mandala. All'interno misi l'iPhone con le cuffiette per ascoltare la musica, perché dopotutto non andavo mai in giro senza, una piccola trousse color argento con il mio lip gloss preferito, una matita e un mascara nero per far risaltare i miei occhi, un quaderno dalle pagine colorate e il mio libricino di quando ero piccola "Tutta colpa di un cane" che mi leggeva ogni sera mia madre. Volevo sempre quella storia, era la mia preferita, non l'avrei mai lasciato!
Sentivo l'aria scompigliarmi i capelli. Mio padre tamburellò eccitato sul volante della vettura canticchiando una vecchia canzone che stavano trasmettendo alla radio. Nonostante fossi vestita leggera, il caldo dell'estate si fece sentire. Misi le cuffie nelle orecchie e cliccai "play" per ascoltare tutte le mie canzoni preferite nella playlist. Ci voleva qualcosa che mi rendesse felice dopo tutta questa malinconia, così per distrarmi guardai fuori dal finestrino. Osservavo la città scorrere velocemente, ammiravo i grandi palazzi e le case, i luoghi in cui avevo passato gran parte del mio tempo e quelli in cui ero stata poche volte. Mi mancherà tanto.
Mi appoggiai al sedile, poi il sonno arrivò, d'altronde ero sveglia da prestissimo.
Mi risvegliai poco dopo, ero emozionata, in fondo ero sempre stata così, non mi accorgevo delle cose fino a un minuto prima che accadevano, mi sentivo come se stessi guardando il tramonto. Riguardai per qualche secondo il navigatore per capire quanto mancasse per arrivare nella mia nuova città. Non vedevo l'ora di vedere la nuova casa, come sarà, chi saranno i miei vicini, come mi troverò, tutte queste piccole e banalissime domande che mi stavano mandando in pallone la mia mente. Chiusi gli occhi, nel frattempo una piccola lacrima rigò la mia guancia. Riuscii a percepire il sapore salato sulla pelle pallida e fredda, il tremolio della mano, il mio cuore che accelerava fino a bloccarsi per poi riprendere a battere a ritmo della musica che mi suonava nelle orecchie.
Mi svegliai di soprassalto quando mia madre iniziò a scuotermi il braccio. Tolsi le cuffie e la guardai con aria interrogativa. Odiavo essere svegliata in quel modo, soprattutto se la notte prima avevo dormito poco.
≪Siamo arrivati tesoro.≫ Sussurrò lei con tono dolce.
≪Okay.≫ Risposi cercando di non sbraitare. Appena mi alzai vidi un posto a dir poco unico e magnifico, quando ad un certo punto mio padre urlò compiaciuto: ≪Eccoci arrivati!≫
Scesi lentamente dalla macchina trascinando con me il mio bagaglio, che fece un leggero rumore quando le ruote girarono sull'asfalto. Una via puntellata di case tutte uguali si ergevano dinanzi i miei occhi. La tranquillità di quella cittadina era molto diversa da Milano, ma nonostante ciò mi sentivo a casa. Tirai i ciottoli di pietra che incontravo lungo il cammino e svoltai l'angolo, abbandonandomi un vecchio edificio. Mi fermai davanti alla lunga strada deserta e chiusi gli occhi.
≪Mamma! Ma dov'è questa casa? È da più di un quarto d'ora che stiamo camminando e girando a vuoto. Non ce la faccio più!≫ Esclamai stanchissima e abbastanza scocciata.
Non volevo girare ulteriormente senza una meta precisa, soprattutto se a piedi.
≪Eccola qui!≫ Rispose mia madre meravigliata.
Entro breve tempo mi trovai davanti alla mia nuova, dolce dimora. Presi un profondo respiro prima ti farmi avanti. Vidi una grande casa dai mattoncini bianchi con un piccolo giardino sia all'entrata che al retro. Comprammo questo appartamento perché era uno dei pochi già arredato della zona, mi era piaciuto sin dal primo istante. Presi dalla tasca un mazzo di chiavi e impugnai quella giusta. Rimasi incantata, quando all'improvviso si aprì un grande cancello.
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Angolo autrice:
Ecco il terzo capitolo. Volevo avvisarvi che questa è la mia prima storia quindi portate pazienza se ci sono parecchi errori o non è fantastica, ma intendo migliore. Nel caso non vi abbia convinto spero con tutto il cuore che decidiate di andare avanti e vedere se può prendervi nei prossimi capitoli.
/pianetadidelusioni
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