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11.

E L I S A B E T H

Fissai il soffitto, era mattina presto ma io non avevo dormito tutta la notte. Senza pensarci mi tirai un pizzicotto al braccio, chissà, magari miracolosamente mi sveglierò e tutto questo sarà solo un incubo da dimenticare.

Quella mattina mi svegliai con una forza indescrivibile, ero felice senza alcun motivo apparente. Non guardai neanche il telefono e iniziai a preparare la colazione. Mi piaceva mangiare in modo salutare quindi presi ogni genere di frutta che avevo comprato e iniziai ad affettarla in modo da creare piccoli cubetti. Cinque fragole, una banana, un kiwi, una mela e dei mirtilli. Inutile dire che la divorai in pochi minuti. Era comunque presto, quindi decisi di prepararmi con calma. Era da parecchio tempo che non sentivo più la mia migliore amica e mi mancava tanto. Mi affrettai a prendere il cellulare e digitai velocemente il suo numero.

≪Elisabeth, tutto bene?≫ Domandò.

≪Sì Ashley, sì.≫ Risposi.

≪Che è successo? Comunque tutto bene grazie.≫ Rise.

≪Mirko. Mi ha baciata e ora stiamo insieme.≫ Urlai.

≪Sì! Sì! Sono contentissima per voi. Davvero.≫ Rispose sorpresa.

≪Grazie Ashly. Secondo te dovrei raccontare tutto a James?≫ Chiesi preoccupata.

≪Certo! Ovvio! Tu invece cosa faresti?≫ Chiese.

≪Sì sì, anche io la penso così. Non so cosa farei di preciso però in qualche modo cercherei di parlargli.≫ Dissi.

≪Perfetto. Magari chiamalo no?≫ Propose.

≪Giusto. Allora lo chiamo adesso. Ci sentiamo dopo?≫ Tagliai corto.

≪Certo, a dopo.≫ Si interruppe.

≪Aspetta! Aspetta!≫ Mi fermò.

≪Cosa?≫ Domandai intimorita.

≪Buona fortuna.≫ Riprese.

≪Grazie Ashly.≫ Riattaccai.

Ciao

Elisabeth!

James!

Come stai?

Bene, tu?
Io pure

Puoi venire un attimo a casa mia?

È successo qualcosa?

Niente di particolare tranquillo

Sicura?

Certo, devo solo parlarti

Arrivo subito

**

≪Ciao Eli.≫ Guardò per terra quasi imbarazzato, giocando con le stringhe delle scarpe, che strofinava divertito sul tappeto.

≪Ciao James.≫ Risposi con i pugni serrati.

≪Cosa dovevi dirmi?≫ Disse guardandomi dritto negli occhi cercando di arrivare subito al dunque. Era teso.

≪Ecco v-vedi.≫ Balbettai.

≪Allora?≫ Chiese insistente.

≪Volevo solamente dirti che mi sono fidanzata con Mirko.≫ Annunciai.

≪Okay.≫ Rispose secco con voce roca, come se fosse sorpreso e allo stesso tempo triste.

≪Io volevo solo dirtelo.≫ Iniziai.

≪Certo. Hai fatto bene. Io vado, ciao.≫ Concluse sbattendo con forza la porta.

Il suo volto, la sua espressione d'un tratto cambiarono, come quando in una giornata di sole iniziava a piovere. Eh sì, caddi in uno dei miei patetici momenti di chiusura. Spesso, come gli esseri umani, buoni o cattivi, i miei sensi semplicemente si staccavano, si stancavano, insomma lasciavano perdere. Caddi, feci segno di sì. Questa era la debolezza che mi procurò guai. Cercai di essere più gentile con gli altri e spesso mi ritrovai con l'anima a fette, ridotta. Ma non importava, il mio cervello d'un tratto si chiuse, ascoltai, risposi. E loro erano troppo ottusi per rendersi conto che io in realtà non c'ero più.

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