Capitolo 81 : Restare
Se avessi mai creduto che un giorno mi sarei conceduta all'uomo che in passato avrei dovuto uccidere? Penso conosciate già la risposta. Rick non era mai stato il mio focus, il mio salvagente o la mia piccola zona sicura. Era sempre rimasto una figura di contorno, una certezza affettiva e niente di più. Avrei ucciso per lui. Mi sarei buttata in un branco di putridi per salvargli il culo e avrei fatto tanto altro, ma per rispetto, stima e lealtà. Eppure, io credo che sotto sotto qualcosa ci fosse sempre stato. Una sorta di complicità silente. Nonostante un inizio incerto, il nostro percorso aveva creato un legame decisamente solido. Un legame che, tuttavia, avevo ignorato. C'era qualcosa di diverso rispetto ai baci, alle carezze e alle attenzioni di Daryl. Non che avessi una certa esperienza alle spalle con quest'ultimo. Avevamo ceduto al piacere soltanto due volte, una grazie all'alcool ed una merito della rabbia repressa. In realtà, anche adesso sono ubriaca, il che dovrebbe farmi riflettere, ma sono soltanto piccoli e insignificanti dettagli. Almeno per il momento.
Rick mi avvolse con le sue braccia ferree. La presa era salda, come se avesse il timore di vedermi fuggire. Ma il pensiero non mi era nemmeno sfiorato. Contraccambiai quella stretta, avvolgendo le sue spalle fino ad intrecciare le dita in quell'ammasso di riccioli corti e spettinati. Le sue labbra a forma di cuore erano morbide e tanto invitanti. Nella mia testolina bacata continuavano ad emergere le immagini di Daryl, il mio cervello stava comparando ogni diavolo di sciocchezza. Ma io non volevo affatto pensare a lui, nel bene o nel male, Dixon sarebbe rimasto un ricordo, soprattutto dopo le sue ultime parole. Sarebbe stato da folli provare a creare nuovamente una sottospecie di rapporto.
Basta, dovevo annebbiarmi la materia grigia. Non potevo perdermi nei meandri dei miei pensieri, non in questo momento. Volevo godermi la serata, senza attendere un minuto di più. Al diavolo i preliminari, le carezze, i baci spinti, volevo tutto e subito. Rick sarebbe stata la mia svolta, il mio cambio di marcia. Non si sarebbe limitato tutto ad una semplice scopata. Da questa notte avrei agito e pensato diversamente, basta pippe mentali e paranoie futili. Se Kendra voleva una cosa, Kendra se la sarebbe presa.
Lo sceriffo slacciò la cintura e ciò mi fece intendere che anch'egli era della stessa opinione. Seguii i suoi gesti, puntando le mie iridi sulle sue, e sbottonai i pantaloni, facendoli scivolare lungo le gambe. Stavo per passare alla maglia, ma Rick mi afferrò per le natiche, sollevandomi per posizionarmi con uno scatto fulmineo sul bancone della cucina. Il cuore pompava ad una velocità impressionante, rendendo il mio respiro già affannato. Ero eccitata. Più guardavo la sua figura e più mi eccitavo. Era qualcosa di ineccepibile per me, qualcosa che mai avrei creduto possibile, ma in quel momento, ai miei occhi, Rick appariva esageratamente sexy. Sarà stato il suo sguardo sicuro, il suo atteggiamento da alfa, ma pendevo letteralmente dalle sue labbra. Spinse via i jeans e mi aggrappai alla fascia elastica dei suoi boxer. Io, io non riuscivo a capirmi, ma lo desideravo, come se un'ondata di ormoni mi avesse investita, ed egli non aveva alcuna intenzione di perdere altro tempo. Circondò le mie mani, abbassando quell'unico pezzo di stoffa ed ecco che l'erezione fu libera. Avvolsi all'istante il suo bacino con le gambe nude, in modo d'avvicinarlo a me, ed egli affondò la sua lingua fra le mie labbra, smorzando un gemito di piacere. Con il pollice percorse la mia intimità, facendo la giusta pressione. Sussultai, quando rimarcò con forza sul clitoride.
Non mi sfilò gli slip, li spostò semplicemente di lato con due dita prima di invadermi. Inarcai la schiena, accogliendolo. La prima spinta fu lenta e delicata, come se avesse voluto farmi assaporare ogni centimetro di sè, ma fu appunto un caso unico.
Non c'era amore, solo desiderio. Anzi, c'era un po' di tutto. Rancore, rabbia, affetto, timori e paure. Era un amplesso da sfogo, se così può essere definito. Ci stavamo liberando. Ogni bacio bramoso, ogni carezza graffiante, non erano altro che passate di cimosa. Stavamo cancellando il passato, tutto ciò che eravamo e non eravamo riusciti a fare, a dire. Aggrappata al suo collo, con le unghie premute nella sua carne bollente, mi lasciavo andare al ritmo scandito dallo sceriffo. Le sue grandi mani mi tenevano per i fianchi, impedendomi di arretrare o fuggire, non che lo volessi.
La barba accennata, il mento ispido, mi pizzicavano ogni qual volta che tentava di esplorare il mio corpo con la punta della sua lingua avvolgente. Ma non c'era assolutamente niente di spiacevole nel suo tocco. Sarei rimasta in balia del suo volere in eterno.
Non ci dicemmo nulla, non prese il volo alcuna parola in quella stanza. Ci guardavamo e basta, con convinzione, come se volessimo sottolineare il fatto che fosse giusto, che quello che stavamo facendo non fosse sbagliato. Dopotutto, se lo volevamo entrambi, perché doveva essere qualcosa di proibito?
Per Daryl? Per Michonne?
Li stavo tradendo.
Li stavo tradendo e non mi importava.
In realtà, mi sarebbe importato eccome, ma solo più tardi, a mente lucida.
In quel momento, ero troppo presa dalle sensazioni orgasmatiche che lo sceriffo mi stava scatenando.
Ci baciammo, ancora. Un po' per rimediare a tutto quel tempo che avevamo sprecato negli anni, un po' per sentirci ancora più vicini. Non mi ero mai resa conto di quanto fossi coinvolta da Rick, non l'avevo mai capito. Troppo occupata forse a conquistare il cuore di qualcuno che non voleva essere catturato.
Ma adesso, era diverso. Non c'era preda o cacciatore, eravamo entrambi consapevoli delle nostre azioni. Nonostante la gran quantità d'alcool nel sangue, sapevamo chiaramente quello che stavamo facendo. Il liquore ci aveva fornito forse un pizzico di coraggio in più, la spinta che ci serviva. Ed ora eravamo in balia del nostro stesso irrefrenabile istinto. Non c'era ragione nei nostri movimenti, la testa era completamente sgombra da qualsiasi tipo di barriera che poteva precluderci ogni sorta di piacere. Un'unione spontanea la nostra, un qualcosa di sentito e voluto da molto più di quanto avessimo potuto immaginare.
Ero all'apice del piacere, e a giudicare dai suoi gemiti rauchi, non mancava molto. Il ritmo divenne più incalzante finché non tentò di liberarsi, di uscire da me per implodere all'esterno. Glielo impedii. Tanto, a causa del mio simpatico incidente, non ci sarebbero state conseguenze. Fu così che venne, che accolsi il culmine del nostro legame carnale. Le fronti sudate si sfiorarono, così come le nostre labbra ancora affamate. Restammo per qualche secondo immobili, come a voler godere di quel piacevole silenzio e dei nostri corpi sotto i polpastrelli. Poi, esattamente come avevo temuto, Rick si allontanò a recuperare i propri abiti e i nostri sguardi fecero molta fatica prima di potersi incrociare nuovamente. E ciò significava soltanto qualcosa. Uno di noi si era pentito.
*
Chiusi gli occhi di fronte al riflesso nello specchio, cercando di fare mente locale, per quanto difficile fosse. Avvertivo ancora le sue mani ruvide sulle mie gambe, il suo sapore di rum sulle labbra. Sebbene mi fossi rinfrescata e vestita, mi sentivo ancora nuda. In qualche modo, avevo concesso molto allo sceriffo, senza che forse se ne accorgesse. Il senso di colpa salì tutto assieme, come un conato di vomito. Io ero stata bene, mi ero sentita libera e, più di tutto, felice. Stranamente felice, dopo molto tempo. Ma Rick aveva costruito qualcosa con Michonne nei giorni di mia assenza. Non avevo idea di cosa fosse successo fra i due, se si trattava semplicemente di un avvicinamento innocente o se avessero già spiegazzato le coperte del matrimoniale al primo piano, ma restava il fatto che avevo appena tradito l'unica donna che potevo considerare a tutti gli effetti un'amica sincera. E, per quanto volessi convincermi di aver messo un punto alla storia con Daryl, sentivo comunque di aver sbagliato, di avergli tirato uno schiaffo gratuito. Non se lo meritavano, nessuno dei due. E se io ero in questa condizione, Rick doveva sentirsi ancora peggio. Sospirai, mentre uscivo dal bagno per ricongiungermi a lui. Lo sceriffo era appoggiato allo schienale del divano in pelle, braccia conserte e sguardo fisso sull'angolo della cucina dove avevamo consumato, come se stesse rivivendo la scena passo per passo. I miei passi lo distrassero, cambiando così il soggetto della sua attenzione.
-Ha qualche significato? - domandò rauco - Ho bisogno di sapere se per te ha significato qualcosa o se è stato soltanto un momento.. non so, una parentesi da dimenticare.
Furono queste le sue prime parole.
Parole che arrivarono dritte al nocciolo della questione. Aveva un senso dare un nome alla nostra scopata? Non riuscivo a vedere nei suoi occhi un futuro per un noi. Vero però che non ero nemmeno riuscita ad intendere tutta la nostra carica sessuale.
-Sinceramente, non lo so. Continuo a pensare a Michonne, a Daryl. Mi sento in torto per loro, ma non mi pento di aver fatto ciò che ho fatto. Credi abbia un senso?
-Daryl, è come un fratello per me. - ammise, abbassando lo sguardo.
-E Michonne, credo sia la migliore amica.
-Quindi, siamo dei bastardi? - osservò ironico, avvicinandosi alle due bottiglie di liquore che erano rimaste vicine al lavabo.
-Probabilmente sì.
Ne prese una, passandosela nervosamente fra le mani.
-Vuoi tornare di là? - interrogò, senza guardarmi - Si staranno domandando che fine abbiamo fatto.
Era passato effettivamente un bel po' di tempo, ma non credo che a qualcuno fosse venuto il pensiero che potessimo esserci inebriati di piacere sessuale. Dopotutto, la festa non era finita.
-A quest'ora avranno già ripulito ogni bottiglia in quelle due stanze. Dubito che siano così coscienti da quantificare il tempo.
Abbozzò un sorriso. In fin dei conti, tornare alla festa significava bere con Michonne fingendo che niente fosse accaduto. E di Daryl, non parliamone proprio.
-Dirò che sei crollata.
Quell'affermazione mi fece intendere che aveva compreso il mio malessere. Non sarei mai riuscita a brindare e divertirmi, non volevo mettere piede in quella casa. Lui, al contrario, ci avrebbe provato.
-Puoi sempre restare.
Si voltò, costringendo le palpebre in una linea sottile.
-Non lo vuoi davvero.
Come poteva saperlo?
Il mio silenzio gli bastò. Mi lasciò una bottiglia di tequila, conoscendomi fin troppo bene, e se andò senza aggiungere altro. Il rumore della porta segnò la fine di quel magico sogno. Qualcosa mi diceva di rincorrerlo, di dirgli che avremmo potuto provarci, senza prenderla troppo sul serio. Insomma, vedere come sarebbero potute andare le cose fra noi. Probabilmente, però, era meglio così. Aggiungere drammi su drammi non avrebbe di certo aiutato la mia condizione psicologica recente. Oltretutto, se stavamo per entrare in guerra, o missione suicida che fosse, meno distrazioni avevo per la testa e più avrei reso.
Fanculo. Presi la tequila e mi ci attaccai come una disperata nomade che aveva vagato settimane nel deserto. Probabilmente dopo la sbornia colossale del giorno dopo, la tequila sarebbe diventata la mia nemesi. Forse avrei sconfitto l'alcolismo.
Ciondolai per casa, come un vagante senza meta in cerca di un qualche stimolo. Ma il silenzio totale era alquanto deprimente. Tutto cominciava a sembrarmi deprimente. Ciò voleva dire che il liquore me la stava facendo salire male, molto male. Di fatti, mi trovai a piangere. Inspiegabilmente, stavo piangendo senza motivo. In realtà, di spiegazioni ce n'erano eccome. Il senso di colpa era aumentato a dismisura. Mi odiavo perché, pur sapendo di aver sbagliato, era stato bello.
Azionai il getto della doccia, girando la manopola sul tratto azzurro, e mi sdraiai in vasca con la bottiglia stretta al petto. L'acqua gelida ci mise poco ad infradiciarmi gli abiti, ma era quello che volevo. La trovavo stranamente catartica come sensazione.
Stavo cercando di escludere ogni stupido pensiero, di trovare un punto piatto e innocuo, ma fu uno sforzo del tutto inutile, perché da lì a poco qualcuno avrebbe bussato a quella dannata porta, distruggendo i miei minuscoli passi avanti mentali, riportando il caos.
Non credo sia necessario dirvi chi fu a presentarsi in quel momento.
Un colpo.
Due colpi.
E rimpiansi di non essermi chiusa a chiave.
Angolo autrice
Scusate il capitolo corto, ma ultimamente ho sempre una marea di impegni e poco tempo per scrivere. Non volendo abbandonarvi per troppo tempo, ho preferito farlo corto che non farlo proprio 😂 E poi, insomma, è la nottata che tutti voi volevate leggere ahah Spero sia piaciuta, anche se non troppo dettagliata u.u
Direi che manca qualche altro capitoletto e poi siamo arrivati a Negan 😈
Anyway, fortunatamente The Walking Dead è iniziato. Non ne potevo più d'aspettare. Come vi è sembrata la puntata?
Un bacio💕
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