Capitolo 71 : Darci un taglio
La paura, quella bastarda, solo allora venne a farmi visita. La fobia di diventare uno dei mostri che cacciavamo, la fobia di dover essere uccisa dall'uomo che amavo. Iniziai a piangere senza motivo, forse come sfogo, forse come liberazione. Le lacrime solcavano il viso senza ombra di indugio, scivolando lente sul terreno. L'adrenalina si era appena consumata. Il dolore giungeva ad ogni secondo sempre più forte, sempre più asfissiante. Il destino ci aveva giocato proprio un bello scherzo. Stavolta, avevo la certezza che ne saremmo usciti devastati. Appena percepii la mia mano sollevarsi, temetti che un altro putrefatto volesse finire ciò che l'amica, ormai irriconoscibile, aveva iniziato.
-Kendra, Kendra dannazione. - l'arciera puliva la mano smaniosamente, privandola dei grumi della donna ormai morta definitivamente - Dimmi che non ti ha morsa, dimmi che l'hai uccisa prima.
-L'ha fatto, Daryl, l'ha fatto. - singhiozzavo, ma ero felice che fosse arrivato indenne.
Non era da me entrare in uno stato di panico. Dopotutto, avevo reagito prontamente, cercando di non farmi sbranare più del necessario. Eppure, per la prima volta avevo davvero temuto di poter morire.
-Merda, merda! Io, io non sono arrivato in tempo.. non mi sono accorto.. - biascicava sentenze una dietro l'altra.
Era più grave di quanto avessi immaginato? Non avevo ancora avuto il coraggio di guardare la mano. Speravo che i danni si fossero limitati al dito. Purtroppo, non potevo fare affidamento all'agonia che aveva preso possesso di me. Il dolore era ovunque, ne ero completamente invasa. Nonostante ciò, non c'era tempo per disperarsi, avevo ancora una possibilità, forse. Potevamo essere ancora in tempo.
-Taglia! Prendi il pugnale e taglia. - ordinai nel panico - Finché siamo in tempo, taglia ti prego.
Non sapevo il punto in cui la lama sarebbe affondata. Non sapevo se l'arciere avrebbe rischiato portandomi via qualche dito o se avrebbe scelto la via più sicura, privandomi dell'intera mano. Il mio cervello non riusciva a calcolare quanto tempo effettivo fosse passato dal morso, quanto fossi a rischio infezione.
Daryl afferrò prontamente il pugnale, avvicinando la mano a ciò che restava del dito, o meglio, a quell'accozzaglia di roba indistinta. Per un millesimo di secondo mi sentii sollevata. L'anulare, solo questo avrei perso. Aggrappai poi il suo panno rosso, sfilandolo dalla tasca dei suoi pantaloni sdruciti.
-Potrei urlare e non poco. - dissi, prima che la lama affondasse nella falange.
Pensavo di aver provato ogni genere d'intensità di dolore, pensavo di aver fatto l'abitudine ad ogni sorta di lesione, ma mi sbagliavo. Difficile poter spiegare a parole ciò che percepivo in quell'istante nel bosco. Ero soltanto grata di aver avuto l'accortezza di mettere fra i denti quel pezzo di stoffa. Non tanto per le grida che avrebbero potuto attirare qualunque cosa, morto o vivo che fosse, quanto per il fatto che avrei rischiato di mozzarmi la lingua. Il pugnale inveì su di me tre volte, prima che il dito fosse del tutto staccato. Non perché ve ne fosse bisogno, credo più perché Daryl tentasse disperatamente di non torturarmi eccessivamente. Probabilmente, se si fosse accanito con forza, un taglio netto avrebbe sicuramente funzionato. L'importante, tutto sommato, era che la parte infetta fosse stata asportata. Fu quando compresi che il dito se n'era andato, che percepii una copiosa fuoriuscita di sangue. Daryl recuperò il suo panno dalle mie labbra per avvolgerlo al moncone. Ormai non stringevo nemmeno più lo straccio, ormai non muovevo un muscolo. Per la seconda volta, distinsi le sottili labbra dell'arciere muoversi. Daryl stava dicendo qualcosa, ma io non riuscivo a concentrarmi sulle sue parole, sulla sua voce graffiante. Fissavo il cielo, le foglie e i rami degli alberi. Cercavo di salvare quella vergine immagine. Se fossi svenuta, se avessi perso i sensi, se fossi morta.. volevo che fosse quello il mio ultimo ricordo. La natura, l'unico dettaglio incontaminato dall'inferno. Proprio quando le palpebre si erano fatte pesanti e impossibili da controllare, Daryl apparve nel mio sbiadito campo visivo. Sorrisi, perché alla fine quello sarebbe stato il mio ultimo ricordo.
*
Quando ripresi conoscenza, la vegetazione di sfondo si muoveva. Non forte, non decisa. Lentamente, ma scorreva attorno. Un profumo, un profumo conosciuto mi stava invadendo le vie olfattive. Daryl. Il suo ineguagliabile odore di cane bagnato e muschio. Odore che avrei voluto racchiudere in una boccetta, quasi fosse un profumo costoso. Non capendo cosa stesse succedendo, rimasi immobile ad osservare la natura cambiare ad ogni mio battito di ciglia. Ogni volta che chiudevo gli occhi, il bosco mi mostrava un diverso angolo di sè. Probabilmente, non mi rendevo conto di alternare attimi di coscienza a minuti di inattività. Che fossero minuti od ore, erano soltanto momenti sospesi. Appena il cervello decise di restituirmi una leggera sensibilità a buona parte del corpo, abbracciai con più forza il collo dell'arciere.
-Sei sveglia? - domandò con fiato corto.
Daryl mi stava portando sulla schiena, sul suo corpo ferito ed affaticato. Annuii, adagiando la guancia alla sua, ed egli inclinò la testa per scrutarmi di sottecchi. Non disse nulla, limitandosi a rafforzare la presa sulle mie gambe.
-Credo di aver perso un bel po' di sangue. - biascicai, squadrando i passi strascicati di Daryl con la vista offuscata.
-Risparmia il fiato. - concluse.
La risposta arrivò come una replica, come se gli fossi di fastidio, ma, nonostante la condizione fisica affatto d'aiuto, avvertii dell'altro nel suo tono di voce. Ormai era diventato così scontato per me. Non per tutto, ma alcuni suoi atteggiamenti adesso riuscivo a comprenderli all'istante. Finalmente, oserei dire.
-Non dirmi che sei incazzato.
-Non lo sono.
-Lo sei e, per una buona volta, non con me.
Grugnì in un sibilo scocciato. Ce l'aveva a morte con se stesso, più del solito almeno.
-Puoi semplicemente stare zitta invece di sprecare energie? Sei cadaverica e le tue labbra si stanno scurendo.
D'istinto portai sulla bocca indice e medio della mano intera, come se sperassi di poter apprenderne il colore. Era ovvio che a breve avrei perso nuovamente conoscenza, ogni parte di me lo stava praticamente urlando.
-Ho la testa che mi esplode, le orecchie che fischiano più di un treno a vapore, una mano che cola peggio di un rubinetto e l'addome completamente insensibile. - fiatai con un sorriso ironico - Quindi, l'unica cosa che puoi fare per aiutare è parlarmi finché ne ho la possibilità.
-Come vuoi.
Avevo la strana idea che stesse pregando per un mio svenimento anticipato. Ma non avevo esagerato, la mia testa era completamente andata. Confusa, spossata. Riuscivo a malapena a connettere. Il tutto somigliava vagamente ad una delle peggio sbronze prese. Tralasciando il dolore incessante.
-Daryl, potresti per una volta smetterla di torturarti? Non è colpa tua.
-Non sto nemmeno pensando.
E chi ci crede. Chi sta sempre zitto in realtà ha così tanto da dire. Soprattutto se parliamo di Dixon, Re del silenzio e dei grugniti. Uno sprovveduto tenderebbe a sottovalutarlo per la sua freddezza apparente, ma Daryl sa più di quello che dice, pensa più di quanto parla e, in particolar modo, osserva più di quanto tu possa comprendere.
-Oh lo fai eccome, riesco a sentire quei tuoi pochi neuroni girare a vuoto. - scherzai, prima di fargli il verso - Argh la mia splendida moto, questi bastardi la pagheranno. Se solo fossi riuscito ad alzarla, forse Kendra avrebbe ancora il dito. È colpa mia, se fossimo partiti la notte probabilmente non li avremmo incontrati. Sono un coglione, merito di morire solo fra atroci sofferenze.
Rimase muto, ignorandomi.
-Ci ho dato, vero?
-Spero che Aaron non sia incappato in questi stronzi. - affermò preoccupato.
-Daryl, per favore, non cominciare a straziarti coi sensi di colpa pure ipotetici. - sussurrai, chiudendo gli occhi - Aaron sta bene, noi staremo bene.
Fece un sospiro, schiarendosi la voce. Percepivo il suo petto contrarsi con irregolarità. Odiavo dovergli gravare sulla schiena e di conseguenza sulla ferita alla gamba, ma ero conscia del fatto che non sarei riuscita a fare un benché minimo passo in autosufficienza.
-Questo ancora non lo sappiamo.
-È soltanto uno stupido dito. - replicai.
-Potresti..
-No. - lo interruppi - Non preoccupiamoci prima del dovuto. Se mai dovesse comparire la febbre, ci concedo qualche minuto di panico. Per il momento, però, non pensiamoci.
Annuì, cercando di far scivolare una ciocca lontano dagli occhi.
-E quando saremo ad Alexandria, caro mio, ti spunterò i capelli.
Abbozzò un sorriso. O forse era semplicemente una smorfia. Cominciava ad essere tutto esageratamente annebbiato per i miei gusti.
-Preferisco tenerli così.
-Guarda che ci so fare, a Cassie ci pensavo sempre io.
In quel preciso istante avvertii una stretta allo stomaco. Era la prima volta che parlavo di mia sorella in un contesto normale. Avevo tenuto i suoi ricordi ben stretti sottochiave.
-E, comunque, ti sono solo di fastidio ultimamente. Hai sempre qualche ciocca spiaccicata sulla faccia. - Daryl avvertì il cambio di tono della mia voce. Comprese e non indagò più a fondo - Potrei tagliarteli come alla prigione, quando ti ho conosciuto.
-Evitiamo.
-Perché mai? Eri così sfacciato con una pettinatura corta. Eri anche più polemico e stronzo, effettivamente.
-Prima.. - fece una pausa - .. prima era tutto diverso.
-E sarà sempre più diverso, Dixon. - constatai - Ma questi capelli urlano al mondo : sono un emo piagnucolone.
-Moore, mi basta mollare la presa per farti cadere con le chiappe nel fango. - minacciò, pur facendo trasparire un filo di ironia.
Si stava sforzando di parlarmi con tranquillità, nonostante ogni briciola del suo corpo stesse bruciando dalla rabbia. Daryl odiava non avere il pieno controllo della situazione. Quest'intoppo lo aveva obbligato a ricadere su un piano b, sempre che ne avesse già in mente uno.
-Non lo faresti.
-Non sfidarmi.
Diventava sempre più difficile riuscire a tenere le palpebre alzate. Ormai non sapevo nemmeno in che direzione stessimo proseguendo. Vedevo più ombre che luce.
-Non che con un taglio più corto le cose possano cambiare. Un tempo, ciò che ti trascinava avanti, giorno per giorno, erano soltanto la rabbia, il desiderio di vendetta e le stronzate di tuo fratello. Adesso sei più prudente e sei passato all'autocommiserazione, all'insicurezza. O meglio, sei sempre stato insicuro. Lo si vede chiaramente dai tuoi modi di fare, ma lo nascondevi meglio. O forse ho soltanto imparato a leggerti con più chiarezza.
-Vuoi farmi da strizza cervelli adesso? - ribatté confuso.
Effettivamente stava chiacchierando troppo. Più che altro muovevo le labbra a fatica, ma volevo a tutti i costi restare vigile. Speravo che il tenermi occupata riuscisse a mantenere attivo il cervello.
-È il poco afflusso di sangue che mi fa parlare a ruota libera.
-Questo lo avevo notato. - schernì - Non sono diventato più prudente. Ho imparato a non pensare solo a me stesso. Non ero abituato a dover considerare altre persone, a dover difendere una mia famiglia. Sarà che da piccolo ho sempre dovuto far conto soltanto su me stesso..
-Lo so, Daryl Dixon ha avuto una infanzia difficile. Odia i genitori e semi venera un fratello che lo ha sempre messo nella merda.
-Kendra. - bofonchiò nervoso.
-Ma sai una cosa? Tutto sommato dovresti essere grato a loro. Perché, nonostante la montagna di complessi, ti hanno permesso di farcela, di sopravvivere. Altrimenti, a quest'ora non saresti stato in vita ed io non avrei mai potuto conoscerti. E so che sembra un discorso egoista, ma la penso così.
Farfugliai quel discorso fra il giramento di testa e la perdita di coscienza prossima, senza dar conto alle parole e pesarle come dovuto. Figuriamoci se Daryl avesse dovuto ringraziare un padre che gli aveva trasfigurato non soltanto la schiena, ma pure l'animo. Figuriamoci se Daryl avesse dovuto essere felice per tutta la merda subita da piccolo.
Ero io che, da avara egocentrica, pensavo soltanto al benessere che l'arciere aveva portato nella mia vita. Sono sicura di averlo sentito rispondere, ma non ricordo se stessi già sognando, così come non ricordo alcuna parola da quel momento in poi.
Angolo autrice
E siamo già a Novembre, il che significa che è quasi un mese che non aggiorno 😅 Spero non abbiate organizzato nessuna missione omicida.
Se posso però concedermi ancora qualche giorno di vita, vi preannuncio che il prossimo capitolo sarà un POV di Dixon. ( sempre che mi venga bene u.u )
E sì, lo so che i loro dialoghi a fine capitolo non hanno molto senso, ma cercate di capire che Kendra è mezza morta e che Daryl non ha la forza di ammazzarla per zittirla ahah Anyway, commentate! Un bacio 😅
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