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Capitolo 66 : Viviamo



Un cielo plumbeo, delle nuvole antracite, delle gocce pesanti e una schiera di abeti. Il paesaggio era sempre lo stesso da molto tempo ormai. L'intera giornata di ricerca non aveva portato assolutamente a niente. Daryl era stato bravo a nascondere le proprie tracce. Risultava praticamente impossibile pedinare un cacciatore esperto. Ci eravamo imbattuti in più catapecchie, in più vaganti, ma di quel pazzo nemmeno l'ombra. Come se non bastasse,  anche madre natura ci stava mettendo i bastoni fra le ruote, facendo incombere un fastidiosissimo temporale. Fissavo il tergicristalli compiere quel movimento ripetuto, quell'oscillazione ipnotica. Da ottimista che era Aaron alla partenza, adesso si era fatto scuro come lo sfondo. Dovevamo essere a pomeriggio inoltrato, mancava poco alla notte, all'oscurità suprema. Nessuno dei due pareva intenzionato a parlare. Non che lo avessimo fatto durante l'arco della giornata, anzi, ci eravamo scambiati il minimo indispensabile. Forse, semplicemente aveva capito che non ero dell'umore adatto, o forse anch'egli era terribilmente preoccupato. Dopotutto non serve parlare e neppure capire. La vita ha la stessa logica di un sogno, a volte di un incubo. Un sogno, o un incubo, che prima o poi finirà. Quelle gocce di pioggia si infrangevano sul vetro dell'auto, schiantandosi come lacrime al suolo. Il tergicristalli le investiva, le trascinava lontano, cancellando la loro breve esistenza. Ma appena queste sparivano, altre si gettavano nello stesso punto, trasformando il tutto in un ciclo senza fine. Mi ero incantata ad osservare questo spettacolo naturale, quasi fossi spettatrice ad un teatro. Cercavo di paragonare la messa in scena all'umanità, alla vita a cui era stata costretta. Per quanto potessi sforzarmi, per quanto potessi provare a salvare alcune di quelle figlie della pioggia, il tergicristallo avrebbe comunque continuato la propria azione, a svolgere il proprio ruolo, distruggendo chiunque si imbattesse nella propria superficie. Non avrei mai potuto salvare tutti, questo lo avevo capito da molto ormai. Eppure continuavo ad illudermi. Chissà quando sarebbe giunto il mio momento, chissà quando il destino mi avrebbe spazzata via. La vettura oscillò. Aaron riuscì a mantenerne il controllo. Mi sporsi per osservare la strada. Era allagata. Essendo oltretutto colma di buche e mezza dismessa, questo certo non ci aiutava.

-Dobbiamo fermarci. - constatai.

Annuì, spostandosi sul bordo della carreggiata.
Scrutando il terreno al lato, scartai l'ipotesi di nasconderci fra le fonde.

-È tutto fango. - informai - Rischieremmo di restare bloccati.

Sbuffò. Ci posizionammo sul ciglio della strada. Spense motori e fanali.

-Non mi piace restare fermi in mezzo a questa statale. - ammise, osservando i dintorni - Potremmo imbatterci in qualche gruppo malintenzionato. 

Ero completamente d'accordo. L'esperienza ci aveva praticamente insegnato di stare alla larga dalle vie principali. I sentieri erano sempre e comunque l'opzione migliore.

-Guardiamo il lato positivo. - borbottai - Anche Daryl sarà stato costretto a fermarsi.

Con la moto sarebbe stato troppo pericoloso scorrazzare per queste strade. Doveva aver sicuramente trovato un'abitazione od un capanno.

-O forse si sta semplicemente beccando l'acquazzone. - scherzò, immaginandoselo fradicio come un pulcino.

-Ci basterebbe abbassare i finestrini allora. - ressi il gioco - Lo sentiremmo sicuramente imprecare.

Ridemmo e il rumore della pioggia si fece più forte. Alla prima occhiata pareva uno di quegli acquazzoni brevi e precari, eppure qualcosa mi diceva che sarebbe durato così per tutta la notte. Poggiai i piedi sul cruscotto, facendo abbassare il sedile. Ero stanca morta. E lo stare seduta per ore aveva stuzzicato la zona operata.

-Tieni. - disse Aaron, aprendo il proprio zaino.

Mi mostrò il palmo della mano. Due bianche pasticche tonde.

-Droga sintetica?

Spalancò la bocca, guardandomi sbigottito.

-Ti sembro il tipo? Sono antidolorifici. - me le lanciò.

Le buttai giù, sorridendo a causa della sua espressione confusa. Non era affatto il tipo che faceva uso di sostanze, ma per un attimo provai ad immaginarmelo. Lui, tutto sempre composto ed educato. Chissà.

-Posso farti una domanda? - chiese, osservando il cielo.

-L'hai appena fatto.

Sorrise, gettando la testa all'indietro sul sedile.

-Dai, spara pure.

Incrociai le braccia al petto, fissando quella sua faccina simpatica. Concedergli un po' di dialogo era il minimo che potessi fare. Se Rick mi aveva concesso di uscire era merito suo.

-Lo ami? Voglio dire, non è una cotta o un'infatuazione passeggera?

Mi sdraiai su un fianco, portando le mani al petto.

-Perché vuoi saperlo? - chiesi sorpresa.

Abbassò anch'egli il sedile, ritrovandoci faccia a faccia.

-Curiosità forse. - gesticolò, prima di incrociare le dita fra loro - È che da quando vi ho incontrati, mi siete saltati subito all'occhio. C'era qualcosa fra voi, qualcosa di invisibile, ma allo stesso tempo qualcosa di percettibile. Mi è difficile spiegarlo.

Ripercorsi con la mente quel giorno. Non era successo ancora nulla fra noi. Niente di diverso dai soliti bisticci. Soltanto un innocente abbraccio sul sottotetto del capanno. Che già fosse chiaro a tutti il principio di un sentimento più profondo?

-Provaci.

Piegò le labbra di lato, quasi stesse pensando alle parole da usare per farsi intendere alla perfezione.

-Non so se fosse per gli sguardi, per la tensione che avvertivo. - rise sotto i baffi - All'inizio, in realtà, non avevo ben capito di chi fossi la ragazza.

Parlava di Rick. Sospirai, facendogli spallucce.

-Sinceramente, non saprei ricollegare il mio sentimento ad un unico giorno. Non so quando ho cominciato a capire di amarlo. All'improvviso mi sono resa conto che era semplicemente così. - mi spiegai - Con Rick, invece, boh. È complicato.

Mi guardava come se desiderasse che continuassi.

-Ehi, se ti apri.. Posso provare a consigliarti. - disse sincero - Insomma, quando ti ricapita un gay? Lo sanno tutti che siamo i migliori in questo campo.

Lo colpii sulla spalla, ridendo. Dopotutto non mi avrebbe fatto male parlare, soprattutto con una persona neutra come lui.

-Quello che sto per dirti non deve uscire da questo catorcio. Intesi? - ribattei.

-Hai la mia parola.

Feci un grosso respiro, cercando di capire da dove partire. Erano successe troppe cose. Avrei potuto farci un film.

-È una storia contorta e complicata, ma proverò a riassumerla. Okay? - annuì - Prima di incontrarti, Rick mi ha baciata.

Si portò le mani alla bocca, facendosi sfuggire un "Cosa?".

-I commenti a fine. - ironizzai - Lì per lì sono rimasta completamente scioccata. Non c'era mai stato nulla fra noi. Sguardi o quant'altro che mi facesse pensare ad una sottospecie di attrazione. Capisci? Ero confusa.

-E te, come hai reagito? - domandò.

Gli mancava soltanto un scatola di cartone colma di popcorn.

-L'ho gentilmente rifiutato.

Mi guardò dubbioso.

-Il 'gentilmente' mi destabilizza.

Imbronciai le labbra.

-Diciamo che ho dato di matto. - ammisi.

Rise, facendomi segno di continuare.

-Fra me e Daryl c'erano soltanto litigi, niente di più e niente di meno. O meglio, rare gentilezze di intermezzo. Poi siamo arrivati ad Alexandria. C'è stata la festa. Io ho bevuto. Tu lo hai fatto ubriacare a vino.

-Non era mia intenzione. - interruppe col sorriso, quasi ricordasse la cena a base di spaghetti - Soltanto che a fine pasto se n'è andato con due bottiglie.

Se solo avesse rifiutato il suo invito.

-Fatto sta che.. Puoi immaginare cosa sia successo. - inarcò le sopracciglia, annuendo leggermente con labbra costrette in un sorriso malizioso - Bene. Il giorno dopo ci siamo beccati a derubare Denise della pillola del giorno dopo.

Posò una mano sulla mia spalla, girandosi anch'egli sul fianco.

-Aspetta. Cosa? - pronunciò - Come derubare?

Sbuffai.

-Siamo tipi indiscreti, okay?

Scosse la testa, senza nascondere minimamente di essere divertito da ciò.

-Ma non hanno funzionato. - si fece serio - Ed hai scoperto di essere rimasta incinta al tuo risveglio.

Guardai in basso, distogliendo gli occhi dalle sue limpide iridi.

-Daryl mi ha chiaramente detto più volte che fra noi non potrebbe funzionare, ma ho sempre creduto che mentisse a se stesso, invece che alla sottoscritta. - farfugliai - Ho erroneamente pensato che il fatto di questa gravidanza interrotta lo potesse far rinsavire, ricredere insomma, su di me, su di noi.

Mi accarezzò una mano, stringendola fra le sue sottili dita.

-È scappato per questo? La sua reazione è stata la fuga?

Annuii. Il temporale continuava ad abbattersi su quella scatola di latta.

-Beh, senza prima sottolineare che si tratta solo di attrazione fisica. - riferii a malincuore - Dopo quelle parole, gli ho chiesto di andarsene. E così ha fatto, prendendo il tutto alla lettera come suo solito.

Il ticchettio della pioggia cominciava ad essere irritante, più che rilassante. Solitamente gli acquazzoni mi mettevano sempre in pace con me stessa, riuscivano a donarmi un senso di calma, invece stavolta era l'esatto opposto. Probabilmente, perché la mia testa era affollata da tutti i dibattiti avuti con l'arciere.

-Non posso capire, solo provare ad immaginare come ti senta in questo momento. Ma visto dall'esterno, Kendra, si direbbe tutto.. tranne che Daryl non ti ami.

Scossi la testa, facendo una smorfia.

-Sono solo stanca di perdere tempo dietro al suo fantasma. Non importa se mi ama, se finge di non farlo, se è soltanto confuso ecc. Non posso permettermi di stare così per una persona. Soprattutto in un mondo del genere. Non c'è spazio per queste stronzate romantiche. Se ha detto no, è no. Me lo farò andare bene. Le delusioni d'amore devono affrontarle tutti prima o poi, giusto? Adesso, voglio solo che torni a casa e che non si metta nei guai. E lo sto dicendo come amica.

-Fai molto di più. Sei ben distante dall'essere considerata solo un'amica. - sostenne - E non lo fai solo con lui, ma con tutti. Ti preoccupi per ogni singolo individuo del tuo gruppo. Anche se una situazione può metterti in pericolo di vita, non ci pensi un attimo. Ti butti, se questo significa aiutare un tuo compagno. È una qualità rara oggigiorno, non trovi?

Lo fissavo, chiedendomi se non lo stesse dicendo soltanto per farmi sentire leggermente meglio. Speravo in cuor mio che fosse sincero, che mi apprezzasse davvero.

-Ho fatto tanti errori, ma spero che se ne dimentichino.

-Lo hanno già fatto. - replicò.

Avevo i miei dubbi.

-Non puoi saperlo.

-Fidati e basta. - esclamò.

Sospirai, raggomitolandomi maggiormente. Si sedette, giusto per estrarre dallo zaino un pacchetto dì cracker. Me ne porse uno ed iniziai a sgranocchiarlo. Carboidrati e sale.

-Invece, con Rick come la mettiamo adesso? - domandò, addentando quella sottile striscia croccante.

Arrossii.

-Lasciamo perdere.

Non distolse lo sguardo, continuando a fissarmi e a mordicchiare il cracker senza ritegno.

-Stanotte mi sono addormentata abbracciata a lui. - rivelai sconfitta.

Mi passò un'altra galletta, quasi fosse il contentino, un premio come si fa con i cani ubbidienti. La afferrai comunque.

-E cosa hai provato?

-Imbarazzo. Un gigantesco ed enorme senso di disagio. - confessai.

Stappò la borraccia.

-Perché? - disse fra un sorso e un altro.

-Come perché? - sbottai - Perché era sbagliato.

Non parve capire.

-Sbagliato per chi?

-Aaron, con me non funziona. - dichiarai infastidita - Ho capito dove vuoi arrivare. Io ti avrei risposto che sarebbe stato sbagliato nei confronti di Daryl. Tu avresti replicato dicendo che io stessa ho affermato di volerlo dimenticare.

Deglutì, giocherellando con quel contenitore di plastica.

-Esatto. - precisò - Quindi?

-Quindi niente.

Mi lanciò un'occhiata di sfida, facendomi capire che non avrebbe demorso.

-Dio quanto sei insistente. - sbuffai, girandomi dall'altra parte per sfuggire ai suoi occhi analitici - Se lo avessi saputo non avrei aperto il dialogo.

Rise, scusandosi. Il silenzio piombò finalmente fra noi, cullandomi. Le gocce d'acqua parevano essersi fatte sempre più pesanti. Una luce azzurra violacea implose nel cielo, illuminando tutto il circondario. Un fulmine magnifico.

-In realtà, il problema è che non voglio far diventare Rick un ripiego.

Il tuono fece il suo ingresso proprio alla fine della frase, facendo tremare suolo e radici. Un rumore pieno ed assordante. Chissà se Daryl si stava godendo lo spettacolo.

-Per quanto possa valere la mia opinione, Kendra. - disse, stiracchiandosi - Non si prova imbarazzo se già di fondo non c'è qualcosa. È ovvio che adesso il tuo pensiero non accetta altro che Daryl, ma dovresti provare a lasciarti andare. Se quello che vuoi, ovviamente, è stare bene.

Un altro lampo fece trasparire il luogo quasi fosse mattina.

-E se non volessi star bene? - confidai - Se fossi una stupida masochista?

Non rispose subito, quasi ci stesse riflettendo su.

-Si tratta soltanto di compiere una scelta, qualsiasi essa sia. - espose - Non ce n'è una sbagliata ed una giusta.

Cosa avrei mai dovuto scegliere?
Seguire il cuore o la mente?
Abbandonai i dubbi e le incertezze, lasciando che la pioggia mi facesse compagnia all'animo.
Forse un giorno, forse un giorno avrei capito cosa fosse stato giusto per Kendra. Ma per il momento, avrei osservato passivamente lo scorrere degli eventi.



*



La notte era sopraggiunta silenziosa fra noi, mentre il diluvio universale non dava tregua o segno di voler diminuire la propria portata, sebbene sembrasse afflitto da tosse. Alternava momenti di aggressione totale a sbuffetti leggeri. Non c'era una stella. La luna pareva essersi dimenticata del turno. Che fosse coperta dalle fronde? Non mi ero mai imbattuta in una così profonda oscurità. Soltanto i fulmini riuscivano a convincermi di essere ancora presente al mondo. Faceva freddo, un orribile freddo perfino nelle ossa. Mi strinsi nella felpa in cerca di calore. Quasi battevo i denti. Il respiro di Aaron era regolare. Anch'egli non riusciva a prendere sonno. Mi girai, sedendomi ad indiana con le braccia poggiate sulle gambe.

-Non riesci a dormire? - domandai, osservando la strada solleticata da quelle pesanti gocce.

Sospirò, tirando su il sedile.

-Almeno non sono il solo.

Sbuffai.

-Sai che consolazione. - scherzai, sorridendogli.

Si stropicciò la faccia. Eravamo entrambi visibilmente distrutti, eppure sembrava impossibile illuderci di prendere sonno. Ci sarebbe spettata una lunga notte completamente insonne.

-Quando ero un bambino, amavo la pioggia. - parlò, scrutando le pozzanghere.

Seguii il suo sguardo. Lo capivo benissimo.

-E quando hai smesso? - scrollò le spalle - La pioggia è sempre la stessa.

Almeno lei, pensai.

-Io non lo sono più. - replicò.

Tamburellai con le dita sulla caviglia, alternando occhiate all'uomo e alla pioggia. D'un tratto, gli afferrai la mano. Mi guardò confuso, notando l'improvvisa eccitazione nei miei occhi. Spalancai la portiera ed uscii, allargando le braccia per non perdere nemmeno una lacrima del cielo. Quegli spilli ghiacciati mi trafissero con velocità, inzuppando gli abiti in pochissimo tempo. Aaron mi fissava con espressione attonita. Passai le dita sulle guance, privandomi di tutta quell'acqua sulla pelle, ma era una sensazione bellissima. Ricordai la gioia provata alla vista della tempesta che si era abbattuta poco prima di incontrare l'uomo che ora era in auto, e ricordai le sensazioni di quando ero una innocente ragazzina, una bambina che guardava il mondo con occhi spauriti e sognanti. I pomeriggi in giardino con mio padre. Gli stivali di gomma. I salti nelle pozzanghere. Il correre fradicia per casa, con mia madre che mi seguiva preoccupata, temendo che potessi ammalarmi. Flash che si susseguirono uno dietro l'altro. Costeggiai la macchina, aprendo lo sportello ad Aaron. Stavolta non aggrappai le sue sottili dita, ma lasciai sospesa la mano, offrendogliela.

-Torniamo quelli di una volta. - esclamai.

Si torturò le labbra, ma poi sorrise. Accolse l'invito, aggrappandosi alla mia mano. Chiuse le palpebre, gustandosi quella pioggia come se fosse la cosa più bella al mondo. Feci una piroetta. Controllavo la carreggiata, pregando di non veder sbucare alcun vagante, e fortunatamente fu così.

-Cosa stiamo facendo? - rise, ponendo questo interrogativo.

Risposi di getto, senza pensarci.

-Viviamo.

Lo tirai a me, già ridendo, e posai una mano sulla sua spalla, mentre tenni penzolante l'altro braccio, facendo intrecciare le nostre dita. Il diluvio aumentò, rendendoci quasi impossibile la vista. Feci un passo indietro ed egli mi seguì. Iniziamo a ballare, sebbene facessimo davvero pena entrambi. Un po' per la pioggia, un po' perché non l'avevo mai fatto. Ma danzavamo immersi in quel caos, ridendo e scherzando.

-Questa è una follia. - urlò, per sovrastare il rumore dell'infrangersi del mare empireo al suolo, sull'asfalto.

-La vita stessa è una follia. - replicai.

Per qualche istante, per quella manciata di minuti, dimenticai ogni cosa. C'eravamo soltanto io e lui, noi e la natura. Il momento magico si concluse non appena un fulmine si schiantò poco distante dai sottoscritti. Ci guardammo nel panico e corremmo verso la vettura.

-Andiamo sui sedili dietro, altrimenti inzuppiamo quelli davanti e domattina saranno fradici.

Annuii e ci infilammo in auto. I vestiti erano completamente appicciati ai nostri corpi. Sembravamo coperti in latex. Continuavo a sorridere, a ripetermi che avrei dovuto vivere ogni giorno come questa fugace occasione, pur sapendo che sarebbe stato impossibile. Non c'era più spazio per la spensieratezza. Aaron ridacchiò, scuotendo le braccia. Arruffò nel bagagliaio, estraendo una coperta gialla. Ci rinvolgemmo in quella.

-Forse non è stata una buona idea. - disse, battendo i denti.

-Invece lo è stata. - sussurrai, poggiando la testa alla sua spalla.

Non ci volle molto, prima che potessimo rendercene conto, all'improvviso ci eravamo addormentati. Sarà stata la stanchezza, sarà stato il freddo, sarà stato il ballo purificante, ma ci sentivamo semplicemente più leggeri, più sereni.

Angolo autrice
Avrei potuto descrivere la caccia del Dixon selvatico in molti modi, ma alla fine ho optato per la psicologia dei personaggi. Insomma, vi siete beccati il momento di pausa. Che ne dite di questa accoppiata? 😬
Spero non sia stato un capitolo noioso!
E Daryl is coming, nel prossimo sarà presente. Felici? 💕

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