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Capitolo 63 : Fuga



È un fottuto incubo. Sapevo che sarebbe finita così, sapevo che Daryl si sarebbe rotto. Continuava a tenere lo sguardo fisso su di me, ma quel cervello sbiadito gli stava proiettando non so quali film. Era perso. Quel silenzio mi stava letteralmente uccidendo, straziando dall'interno. Percepivo come delle lame allo stomaco farsi spazio fra le viscere, dilaniando ogni tipo di tessuto. Se prima eri arrabbiato, adesso cosa sei? So che ti serve del tempo, ne hai tutto il diritto, ma ti prego di coinvolgermi nei tuoi pensieri. Parla dannazione, dì qualcosa. Non possiamo restare in questo stato in eterno. Affrontiamolo assieme, dimostrami di tenere a me, a noi. Nulla, niente da fare. I minuti passavano ed io mi sentivo sempre più uno schifo. Non ce la faccio a resistere, ho come l'impulso di scappare, di lasciare le tue mani e correre da qualche parte, magari sul tetto, come al mio solito. Ma così facendo mi troveresti subito. Sono banale e scontata dopotutto, no? Cazzo, i tuoi occhi non sono mai stati così glaciali. Tutto questo, tutto questo ci allontanerà vero? Se mi trovo in questa situazione però è solo colpa mia. Non mi sarei mai dovuta abbandonare fra le tue braccia. Non avrei mai dovuto cedere ai tuoi baci, ai tuoi morsi. Se solo non avessi bevuto, no, non sarebbe cambiato niente. Lo avremmo fatto comunque. In qualche strano modo, mi hai sempre affascinato. Hai almeno una vaga idea di quanto tu sia dannatamente sexy? Scommetto tutto, ad occhi chiusi, che non ti piaci affatto. Ricordo la prima volta che ti ho visto. Hershel mi aveva medicata, mi ero appena svegliata. Ricordo che stavo facendo fatica a mettermi seduta e tu mi hai teso il braccio per aiutarmi. La prima cosa che notai fu il tuo abbigliamento stracciato da biker. A seguire, il tuo bicipite, i tuoi capelli cioccolata molto più corti e queste pupille invernali. Anche se avevi cercato di uccidermi, non provavo odio ma curiosità. Ti ho sempre trovato diverso, fuori dal comune. Facevi il distaccato, il pezzo di merda, l'arrogante, ma ho sempre capito che tutte queste tue partacce, imprecazioni ed incazzature comprese, non erano altro che richieste di aiuto. Sono dell'idea che anche il peggio stronzo su questa terra si comporta in un determinato modo sempre per un motivo preciso, una causa. C'è sempre qualcosa dietro ad un comportamento, dietro l'agire umano. Ed io volevo scorgere in te questo dettaglio, questa fiamma che ti faceva ardere di risentimento, questa fiamma che ti sta bruciando, consumando pian piano. Non avere paura di me, non sono qui per spengerla o privarti di essa. Sono qui solo per contenerla, per fare in modo che mantenga te stesso senza però subire ferite, soffrirne. Voglio solo aiutarti a controllarla, ad addomesticarla. Ehi, sia chiaro, non ho la minima intenzione di renderti docile. Parlo di tutt'altro. Non credo tu possa capire. Oramai che ho accettato i miei sentimenti, che ho messo l'anima in pace, che ho rivelato a me stessa di amarti, beh vorrei tanto sapere cosa provi nei miei confronti. Qualsiasi cosa sia. Non mi interessa se può ferirmi, merito ed esigo la verità. Tutto qui, mi basta saperti sincero. È solo attrazione fisica? Sto diventando una sottospecie di scopamica? È una cotta passeggera? Adesso che ti ho rivelato ogni avvenimento, ogni più crudo dettaglio, non puoi tirarti indietro. Merito di sapere. Si può amare ed odiare una persona al tempo stesso? Ti guardo e mi sento morire. Una tua carezza e mi tremano le ginocchia. Eppure, a volte basta una tua parola per mandarmi in frantumi. Basta un tuo sguardo per mandarmi in paranoia. Amo come mi fai sentire, ma odio come mi fai dannare. Non c'è un equilibrio in questa relazione? La nostra si basa su perenni scontri e tregue forzate. Ma dobbiamo porre un freno a tutto questo, dobbiamo chiarire i nostri ruoli. Porca puttana Daryl, saresti stato padre se quella cretina di Carol non mi avesse pugnalata a morte. Se la lama non mi avesse mai trafitto, a questo punto staremmo copulando come ragazzini in balia degli ormoni, ignorando palesemente la gravidanza. Cosa sarebbe successo? Avremmo procrastinato all'infinito i termini del nostro rapporto ed un giorno ci saremmo ritrovati con un enorme pancione in mezzo a noi due. E lì sarebbe stato troppo tardi per fuggire, per negare, per chiudere gli occhi e desiderare di svegliarsi nel proprio letto. Non avremmo potuto fare nulla, ma adesso che ne abbiamo la possibilità, adesso che siamo qui uno di fronte all'altra, potremmo finalmente chiarire ogni fibra di noi. Sono una stupida a sperarci, vero Daryl Dixon? Noi non affronteremo mai una discussione costruttiva. No, noi siamo troppo codardi. Noi fingiamo di voler sapere, ma in realtà abbiamo troppo paura delle risposte. I miei capelli sono già asciutti ormai e noi siamo ancora qui, muti a scrutarci, come se attendessimo una resa, un attimo di debolezza nell'altro. Dio solo sa come stia resistendo alle lacrime. Mi sento sopraffatta, ma i tuoi occhi mi stanno praticamente supplicando di non versare una singola goccia salata. Non ce la faccio più, ti prego parla.
Distolsi lo sguardo, quelle falci cristalline mi stavano facendo perdere la pazienza.

-Kendra Moore. - mormorò, quasi avesse atteso quel gesto - Volevi tenermelo nascosto? Me lo avresti mai detto? Se non avessi insistito, lo avrei mai saputo?

Fui felice di sentirlo aprir bocca, sebbene non mi avesse affatto soddisfatta.

-Te lo avrei detto. Sicuramente non oggi, non così.

Avevo sperato in tutt'altre parole, ma almeno aveva spezzato questo silenzio orticante. Piegò le labbra di lato in segno di disapprovazione. Probabilmente mi riteneva una stronza. Ritrasse le mani, scendendo dal letto per fare dei piccoli passi incerti sul posto, torturandosi i capelli di tanto in tanto.

-Porca puttana, Kendra. - ringhiò a denti stretti  - L'altra notte ti ho chiaramente chiesto se c'era altro da sapere, se c'era altro di cui dovessi venire a conoscenza. E te ne sei uscita con la morte di quel bastardo!

Rimasi seduta sul letto, voltandomi per seguire i suoi spostamenti.

-Credi davvero che quello fosse il giusto momento per parlarne? - chiesi seccata -Avevamo appena rischiato di perdere questo posto. I vaganti erano ammassati ogni dove. Tu eri appena tornato e..

-E cosa? Sentiamo. - interruppe - Non prendermi per il culo, mocciosa. Sono tutte stronzate. Sai bene che non ci sarebbe mai stato il momento adatto, perché guardati intorno! Non facciamo altro che spalare merda su merda. Me lo avresti tenuto nascosto, cazzo.

Serrai le labbra. Aveva ragione. Ogni giorno sarei riuscita a trovare un motivo per rimandare il chiarimento.

-Dammi un motivo. - sibilò graffiante - Spiegami perché non mi sarei meritato di saperlo.

Non c'era un motivo. O meglio, nella mia testa ce ne erano a miliardi, ma erano tutti frutto di mie paranoie insensate.

-Fanculo. - mormorò, coprendosi la faccia con una mano.

Si massaggiava le tempie con pollice ed indice, stringendo con forza gli occhi. La sua reazione era del tutto normale, affatto inaspettata, eppure mi stava innervosendo. Aveva puntato il discorso solo su questo frangente, tralasciando il fatto più importante.

-Fanculo tu. - replicai, alzandomi sulle ginocchia - Non comportarti come se l'unica stronza in questa stanza fossi io.

Allargò le braccia, abbaiandomi contro.

-Per quanto mi riguarda le cose stanno così.

-Perché cazzo sei così crudele? - mi innervosii - Come pensi che possa sentirmi, eh? Non sei il solo ad essere spaventato od agitato. Il mondo è crollato addosso pure a me. Non mi fotte un cazzo se adesso stai facendo la vittima. L'ho scoperto soltanto ieri mattina, che diamine. Ti ho detto che te l'avrei riferito. Lo avrei fatto, non so come e quando, ma l'avrei fatto.

-È questo il fottuto punto. - gesticolò, agitando il braccio - Nessun cazzo di come o quando, ma subito!

Sospirai, roteando gli occhi al soffitto. Quando si impuntava era davvero faticoso tenergli testa.

-E il tuo atteggiamento mi fa imbestialire. - borbottò, tirando un calcio ad un libro a terra.

Non ci vidi più.

-Il mio atteggiamento? Fammi capire, il mio atteggiamento ti fa imbestialire? - mi sfuggì una risatina - Io non ho parole, sul serio. Con te è impossibile affrontare qualsiasi argomento. Pensavo che almeno stavolta avresti agito diversamente, ma come al solito mi faccio troppe aspettative su di te.

Arruffò i capelli corvini, lanciandomi saette dagli occhi.

-E allora smettila di starmi attorno. Se infrango i tuoi patetici sogni, vattene ad importunare qualcun altro.

-Gesù, Daryl! - esclamai, aggrappandomi alla sua camicia nera - Perché non ti metti l'anima in pace e non ammetti di essere coinvolto sentimentalmente da me?

Non mi toccò, quasi provasse disgusto.

-Non dire stronzate, ragazzina. - sbraitò - Devi aver sbattuto la testa per credere alle minchiate che dici.

Lasciai i suoi indumenti, arretrando di qualche passo, altrimenti l'istinto di picchiarlo avrebbe prevalso.

-Già ti sei dimenticato cosa hai detto prima di buttarmi sul letto e spogliarmi? - domandai ironica - Vuoi dirmi che anche quelle erano balle?

Serrò la mascella, guardandomi in cagnesco. Aspettavo una sua risposta, pur sapendo che sicuramente mi avrebbe ferito. Si aggiustò il colletto della camicia, scrollando poi le spalle.

-Ti sei fatta strane illusioni. - affermò con disprezzo - Non c'è nessun noi, non c'è mai stato. Cosa ti ho detto di tanto sconvolgente, uh? Hai un bel corpo, tutto qui. Ed io sono un uomo. Non è difficile fare due più due.

Si formò un nodo in gola e gli occhi si inumidirono all'istante.

-Ancora con questa storia? - mugolai, cercando di tenere ferma la voce - Daryl, sto cercando di dirti che avremmo potuto avere un bambino.

Scosse la testa, costringendo il volto in una smorfia.

-No, Kendra. Non ci sarebbe stato nessun bambino. Io non l'avrei voluto e tu idem. - latrò - Dimentichi dove ci siamo incontrati la mattina dopo?

-In infermeria.. - sussurrai.

-Esatto! - strepitò, avvicinandosi come una furia - Volevi quelle pillole quanto le volevo io. E se in futuro avremmo scoperto la tua gravidanza, avresti fatto di tutto per abortire. Non sono stupido, non sei certo una tipa che sta dietro a queste frivolezze sul crearsi una famiglia in questo dannato posto. Non sei come Maggie ed io non sono come Glenn. E fra noi non c'è altro che attrazione fisica. Ficcatelo in quella testina marcia che ti ritrovi.

A quel punto mi fu impossibile trattenere le lacrime. Non appena sgorgarono, Daryl imprecò. Fortunatamente mi scivolavano addosso senza disturbarmi, non avendo portato con sè singhiozzi o quant'altro. Era un pianto di rabbia, di delusione.

-Come può una persona essere così insensibile? - mi guardò, trattenendosi dall'interrompermi - Ogni volta che credo di averti capito, che mi illudo dell'idea che anche Daryl Dixon abbia dei sentimenti, mi ritrovo in queste condizioni. Su una cosa hai ragione, non ho mai voluto crearmi una famiglia, nè tantomeno portare avanti una gravidanza. Ma il scoprire di aver avuto un bambino in me per due settimane, mi ha sconvolto. Questo il tuo cervello riesce a capirlo o è troppo complicato per i due neuroni che hai in testa? Non ho mai voluto avere figli, ma adesso che non posso averne, mi sento completamente vuota. Dopotutto, a te, che vuoi che differenza faccia. No? Adesso posso tranquillamente essere la tua puttanella. Zero rischi, zero marmocchi.

Si calmò, smise di muoversi, smise di gesticolare, ma soprattutto smise di fissarmi con odio. Scosse una braccio per far scivolare la manica della camicia a metà mano. Afferrò il lembo di questa e mi asciugò le guance.

-Vattene. - ordinai, puntando le sue iridi. - Subito.

Dischiuse le labbra, ma parve avere dei ripensamenti. Abbassò lo sguardo e si avvicinò alla porta. Lo seguii con gli occhi, assicurandomi che se ne andasse senza opporsi. Prima di varcare la soglia si voltò, osservandomi con volto disteso.

-Mi dispiace. - mormorò, alzando lo sguardo su di me.

Non risposi ed egli se ne andò. Udii la porta di casa sbattere ed il rumore si ripercosse per tutte le pareti, rimbombando fino in camera da letto.


*


Non sono il tipo di persona che tende ad arrendersi o a farsi esageratamente sopraffare dalle emozioni, ma in quel momento non riuscivo a smettere di piangere. Le lacrime agivano indisturbate ed io fissavo la finestra leggermente aperta, osservando i deboli fasci di luce proiettati sul muro. Non sarei tornata nella casa di Rick, questa sarebbe diventata la mia dimora fissa. Libri a volontà, zero persone a cui rendere conto, libertà assoluta insomma, ma soprattutto avrei evitato di scontrarmi con l'arciere più del necessario. Da una parte mi ero immaginata una litigata del genere, eppure avevo sperato in qualcosa di diverso. La scema che ci ricascava ero solo io, non gli avrei più permesso di sfiorarmi. Mi ero lasciata circondare dal dolore per un'ora circa, restando completamente immobile in quella posizione. Purtroppo con quello c'è poco da fare. Il dolore devi aspettare che se ne vada, che scompaia da solo, sperare che la ferita che l'ha causato guarisca. Non ci sono né soluzioni né risposte facili. Bisogna fare un respiro profondo ed aspettare che il dolore si nasconda da qualche parte. La maggior parte di questo può essere sopportato, ma a volte il dolore ti afferra. Quando meno te lo aspetti, ti colpisce allo stomaco e non ti lascia in pace. Devi solo conviverci, perché non puoi evitarlo e la vita te ne porta sempre altro. Soprattutto ai giorni nostri, che si tratta più di sopravvivenza costretta. Finalmente trovai la forza per abbandonare quel giaciglio e mi diressi fuori casa, intenzionata a fare due passi per il quartiere. Se qualcuno avesse avuto bisogno, almeno mi sarei distratta dando una mano. Notai Rick venirmi in contro, massaggiandosi il collo in preda ai nervi. Non mi aspettava niente di buono. Si bloccò non appena potette scorgere il mio abito e il nuovo taglio. Perciò, fui io a dovermi avvicinare.

-Qualcosa non va? - domandai.

Puntò finalmente lo sguardo sui i miei occhi.

-Ne hai parlato con Daryl, immagino. - disse, indicando istintivamente la mia pancia.

Vi posai una mano.

-Ah. Ha fatto qualche scenata?

Annuì, fingendo un sorriso.

-Più o meno. - tamburellò le dita sul calcio della pistola - Ha preso la moto ed è uscito.

-E glielo hai permesso?

Piegò la testa di lato, sospirando.

-Sai com'è fatto, è impossibile ragionarci. - parlò, facendomi intendere che ci aveva discusso.

Sì, lo sapevo eccome. Speravo solo che non facesse l'idiota e che tornasse presto. Dio, anche se era un figlio di puttana, continuavo a preoccuparmi per lui.

-C'è niente da fare per il momento? - cambiai discorso.

Non ero dell'umore adatto per parlare di quell'uomo.

-No, tutto tranquillo e sotto controllo. - informò, guardandosi intorno - Come stai piuttosto?

Sorrisi. Come sempre, anche se soffrivo.

-Tutto okay, giuro.

Non sembrò convinto, ma non indagò oltre. Lasciandomi dunque i miei spazi.

-Stai bene così. Sei bella. - farfugliò impacciato - Cioè, lo sei sempre stata.

Arrossii di colpo, cercando poi di mascherare l'imbarazzo con una risata.

-Grazie, sono contenta che ti piaccia il nuovo look. - dissi, indicando in basso - E per una volta non indosso gli anfibi. Strano eh?

Rise, guardando le bianche superga.

-Sì, devo ammettere che vederti in altri panni destabilizza per qualche secondo. - si schiarì la voce - Comunque, se vuoi parlare.. Te l'ho detto più volte e te lo ripeto, puoi contare su di me. Insomma, non ti ho trattata bene ultimamente. Mi piacerebbe rimediare.

Quando non aveva strane preoccupazioni per la testa, Rick sapeva essere un buon amico, oltre che un perfetto leader.

-Ehi, non devi farti sensi di colpa. Diciamo che ti ho messo parecchio alla prova. - sdrammatizzai - E comunque, ti ringrazio.

Abbozzò un sorriso, passandosi la mano fra i capelli mossi.

-Lo prendo per un no. - scherzò.

Mi venne spontaneo sorridere. Effettivamente ogni volta mi offriva il suo appoggio ed io puntualmente rifiutavo il suo aiuto. Ma, in fin dei conti, che male avrebbe mai fatto farsi dare una mano da un amico?

-Sto abbastanza bene, per il momento. - me ne uscii.

Eppure, non riuscivo ad ammetterlo.

-Le tue parole dicono questo, ma i tuoi occhi l'esatto contrario. - constatò serio.

Probabilmente assunsi un'espressione interrogativa, perché rispose ai miei dubbi taciuti.

-Sono ancora rossi. - spiegò, facendomi comprendere che mi aveva immaginata a piangere per ore.

Beh non era del tutto errato. Feci una smorfia imbarazzata, limitandomi a quel gesto senza aggiungere altro. Mi abbracciò, circondando la mia testa con una mano. Poggiai la fronte al suo petto, chiudendo gli occhi per dare agio al bruciore.

-Va tutto bene. - sussurrò, ricordandomi le sue prime parole al mio risveglio dal coma - Si sistemerà ogni cosa.

Avrei tanto voluto credergli. Sicuramente tutto si sarebbe aggiustato, ma molto probabilmente non nel modo che avrei voluto. Dopotutto, non possiamo niente di fronte al percorso degli eventi.

-Dai, vieni con me. - ci separammo - Ti va di vedere Carl?

Annuii e lo seguii, felice che avesse deciso di distrarmi dai miei pensieri. Non avevo più visto Carl dalla notte scorsa, sapevo soltanto che si era svegliato. Avevo apprezzato che anch'egli mi fosse stato vicino in quella settimana di sonno profondo, sebbene avesse soltanto obbedito al padre. Abbassai lo sguardo per osservare la camminata di Rick. Gambe leggermente piegate a cavallerizzo. Era un vero sceriffo a tutti gli effetti. Entrammo in quella casa che una volta era stata anche la mia e salimmo le scale di fretta, incrociando Michonne uscire dalla camera di Carl. Non appena mi vide, formò un sorriso a trentadue denti.

-O mio Dio. - scandì - Dove sono finiti i tuoi lunghissimi riccioli, gli anfibi e i pantaloni militari?

Risi.

-Torneranno presto, tranne i capelli.

Rick ci fece cenno che ci avrebbe concesso del tempo per parlare, quasi sperasse che mi aprissi a lei, ed entrò nella stanza del figlio.

-Sei un incanto, dico sul serio. - parlò, poggiando una mano sul fianco - Ancora non mi sono ripresa dall'accidente che mi hai fatto prendere, ma vederti così mi rilassa. Daryl che ha detto? Scommetto che ti è saltato addosso.

Era curiosa e completamente innocente nella domanda. Non sapeva che l'arciere fosse uscito, nè immaginava che ne avessi parlato, ma bastò il mio sguardo per farle comprendere ciò.

-Oh scusami Kendra. Ho toccato un tasto dolente. - portò le mani in avanti - Fingiamo che non ti abbia detto nulla, okay?

La tranquillizzai ed ella mi spinse in camera di Carl, prima di andarsene e lasciarmi sola con ciò che restava della famiglia Grimes. Rick teneva in braccio Judith, stampandole di tanto in tanto un bacio su quella testa color oro, e Carl mi accolse con un sorriso, sedendosi nel letto.

-Come ti senti? - domandai, accomodandomi ai piedi del materasso.

Dondolò la testa.

-Fa ancora parecchio male, ma sto bene. Denise mi ha già riempito di medicinali. - ironizzò, indicando il comodino colmo di contenitori arancioni.

Lo guardavo perdendomi nel suo giovane volto. Senza che me ne rendessi conto, era cresciuto sotto i miei occhi. Alla prigione era così piccolo. Pure il suo sguardo si era fatto differente. Era maturato, diventato uomo. Rick doveva essere fiero di come era cresciuto il proprio figlio. Se mai si fosse dovuto trovare in qualche brutta situazione, Carl avrebbe tranquillamente saputo uscirne illeso. Mi chiesi se anch'io un giorno, avessi mai potuto provare un senso di orgoglio. Insomma, mia madre mi aveva avuta molto giovane ed adesso io dovevo avere all'incirca ventisette anni. La stessa età di Maggie. Era l'età giusta, l'età adatta per crearsi un proprio nucleo familiare. O almeno era quello che credevo prima del virus.

-Immagino. - risposi, con un poco di ritardo - Ma ci vuole ben altro per stendere un Grimes.

Sorrisero entrambi, guardandosi negli occhi azzurri. Una prerogativa di famiglia. Judith ne era la conferma.

-Peccato che dovrò utilizzare una benda. - sospirò scocciato - Così sembrerò il Governatore.

-Ehi, mica è il solo ad aver avuto una benda. In tutti i film o fumetti quelli che ce l'hanno sono i protagonisti più cazzuti. - dissi, prima di sussurrare - E poi, alle ragazze piacciono le cicatrici di guerra.

Arrossì e Rick ridacchiò sotto i baffi, fingendo di non avere dubbi sulla possibile relazione nata fra il figlio ed Enid. Scorsi una sua maglietta poggiata sulla sedia della scrivania. Dovevano passare molto tempo assieme. Continuammo poi a parlare del più e del meno, scherzando e ridendo per scrollarci di dosso tutta l'ansia di questi giorni. Passai il resto della giornata in compagnia di Rick, sebbene non facessi altro che tenere le orecchie sull'attenti, in attesa di udire un rombo di una motocicletta. Suono che mai avvertii.

Angolo autrice
Aggiorno meno spesso, ma non vi ho abbandonati 💕
Allora, probabilmente adesso mi odierete per le dinamiche Kendryl, pensate però che almeno Daryl ha iniziato questo percorso, questa sottospecie di presa di coscienza, ma in quanto Daryl ha bisogno di un pochino di tempo per elaborare il tutto. Mettiamola così 😂
La prima parte di brain-storming della nostra povera Kendra, se ci avete fatto caso, coincide con alcune riflessioni dell'arciere.
E nada, aspetto di leggervi nei commenti *^*

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