Capitolo 14 : Non può esserci solo orrore
Il cielo si colorò di rosa, sfumando nell'arancione e nel rosso, quasi si trattasse di una tavolozza di un pittore. Quei colori tenui donavano un senso di pace, tranquillità. Eravamo fuggiti a quell'ammasso di vaganti gementi ed ora camminavamo spossati in direzione della baita. Il viaggio era stato faticoso e pericoloso, non avevamo avuto un minuto per riprendere fiato. Sembrava che quegli esseri si fossero moltiplicati all'infinito, erano ovunque. Adesso, fortunatamente, la radura era silenziosa e quieta, facendoci ben sperare di non incontrarne altri. Puzzavamo di morte, di putrefatti. Drake aveva al collo l'intestino marcio di un putrido, a mò di sciarpa, e ciò lo rendeva inquietante e divertente allo stesso tempo. Aveva rischiato di essere morso, eppure non se ne curava. Anzi, cercava di affrontare quella merda con positività. Aveva detto che quelle budella gli donavano, giusto per sdrammatizzare la situazione. Ed io, sciocca, ci avevo riso. Ma adoravo quella parte di lui, perché riusciva a trasmettermi un poco di leggerezza. Per quanto le cose potessero mettersi male, lui riusciva ad addolcirle con qualche battuta. Giungemmo ad un ruscello e Drake si liberò della sciarpa. Ci sciacquammo con quell'acqua gelida, un po' per rinfrescarci, ma soprattutto per pulirci da quello schifo. Colorammo di rosso quel liquido trasparente, sverginando quella purezza. Un venticello debole si alzò nell'aria, spostando delicatamente le fronde degli alberi.
-Ne ho abbastanza di conciarmi così. La prossima volta prendiamo delle corde. – borbottò.
Come dargli torto, eravamo stati stupidi a non pensarci.
-Forse dovremmo tenerci sempre due zombie al guinzaglio.
Si bagnò i capelli, scompigliandoli.
-Mh non saprei.. mi darebbe fastidio averli sempre intorno. – ammise.
-Questione d'abitudine! – esclamai.
Michonne era sopravvissuta così. Aveva vagato in compagnia di quei cosi per mesi. Una mossa astuta. Drake scosse la testa, inorridito. A quanto pare gli era bastata l'esperienza della farmacia. Non aveva nessuna intenzione di ripeterla. Rinfrescati, continuammo il viaggio. Mancavo poco. Come sempre, finimmo col parlare di scemenze, giusto per riempire quel silenzio. Ad un certo punto, però, fece una domanda che mi prese di contropiede.
-Ho notato che guardi spesso quella fascia.. un fidanzato capellone per caso? – domandò punzecchiandomi.
Lo guardai sorridendo, trattenendo qualsiasi velo di tristezza. Dovevo imparare a gestire quei dialoghi delicati, affrontare con qualcuno quella perdita. Solo Philip ne era stato a conoscenza, ma non avevamo mai parlato nel dettaglio della questione. In quel momento, il mio animo mi disse che Drake era la persona giusta con cui farlo, forse perché avrebbe saputo non farmi annegare in quei ricordi.
-Nah, nessun ragazzo capellone. Era di Cassie, mia sorella minore..
-Ops, tasto sbagliato. Scusami, non volevo.. – si scusò, rammaricato di aver aperto vecchie ferite.
Lo tranquillizzai.
-Non preoccuparti, non è un problema.. sai, Cassie aveva questa vaporosa chioma dorata, nonostante avesse capelli liscissimi come seta.. ma amava stringerli in una coda di cavallo alta ed utilizzava sempre questa fascia, era la sua preferita. Non ne conosco il motivo.. una stupidaggine penso.. ma era così. E le poche volte che li lasciava sciolti, se la teneva al polso. E Quando.. – un groppo alla gola mi disturbò – ..beh, hai capito.
Percepii affondare le scarpe in qualcosa di morbido e mi accorsi di essere giunti al campo fiorito. Non avevo staccato gli occhi dalla fascia, camminando senza curarmi del percorso. Drake mi prese per mano. Un sussulto nel petto. Mi invitò a sedermi, indicando un tronco disteso ed io acconsentii. Portò le braccia sulle gambe, incurvando la schiena.
-Si è trasformata? – chiese con flebile voce.
Aspettai un poco prima di rispondere, perdendomi in quella meraviglia. Il mondo aveva ancora degli scorci bellissimi. Forse, se un giorno fosse tornato tutto apposto, noi uomini avremmo imparato a vivere differentemente, ad apprezzare ciò che un tempo davamo per scontato, anche se avremmo dovuto imparare a convivere con l'orrore. Nessuno avrebbe dimenticato questi giorni.
-No.. – proclamai – .. ma era stata morsa. Ha perso molto sangue, non sono riuscita a bloccare l'emorragia.. prima di chiudere gli occhi, ripeteva di non volersi trasformare in uno di quei mostri. Mi ha supplicato di evitare ciò.. e poi, poi mi diceva di farmi forza.. capisci? Lei cercava di consolarmi, quando sarei dovuta essere io quella a calmarla, a dirle che sarebbe andato tutto bene. E invece ha dovuto vedere sua sorella disperata, in lacrime..
Nel mentre parlavo, Drake poggiò una mano sulla mia schiena, come per rassicurarmi. Come se quella mano dicesse 'ehi, ci sono '.
-..poi è morta fra le mie braccia.. ed ho fatto quello che mi aveva chiesto.. e con la stessa lama mi sono tagliata.
Sfilai la fascia, mostrando alla luce quella retta bianca. Fissai quella striscia, rivivendo quella scena. Il sangue, la disperazione.
-So cosa stai pensando.. – dissi – ..sono stata una cogliona, lo so. Ma in quel momento desideravo solo raggiungerla.
-Non è quello che stavo pensando.. – sentenziò.
-Ah no? – dissi curiosa.
-No, pensavo solo che mi ero fatto un'altra idea su di te, Kendra. Invece, sorpresa! Sei una persona normale e non un robot apatico costruito per sterminare zombie.
Gli tirai un scappellotto sulla nuca.
-Sei proprio una merda! – esclamai.
Ridemmo e mi fece bene. Era riuscito nuovamente a gettare un'atmosfera più tranquilla. Poi il suo volto si fece serio, bloccando il mio sorriso.
-Non devi vergognarti per aver provato ad uscirne. Io ci ho pensato più volte. Ciò che mi ha fermato è stata la voglia di mettermi in gioco. Volevo vedere fin dove sarei arrivato, se avrei salvato vite, se avrei fatto la differenza per qualcuno. Te hai perso una sorella minore.. e ti ha fatto sentire inadatta, in colpa.. avrai pensato che fosse stata tutta colpa tua.. io invece ho perso il mio esempio, la mia guida.. Walter, mio fratello maggiore. Lui non si è mai perso d'animo, ha continuato a lottare per tutti.. e sorrideva sempre. Figurati, mi dava quasi fastidio tutta la sua positività. Ero un coglioncello che non riusciva a trattare quei cosi come mostri. Ma quando è morto, lì ho capito. E mi son detto, ' beh Drake, adesso tocca a te. Vediamo un po' come te la cavi'.
Lo guardai con occhi lucidi. Parlare di questi argomenti mi stava liberando. Forse avevo sempre sbagliato a tenermi tutto dentro. Mi ero portata addosso questo fardello spinato, senza rendermi conto che avrei potuto elaborarlo con qualcuno. Ma forse, forse non avevo mai trovato la persona giusta.
-Beh, direi bene! – ridacchiai.
Si alzò in piedi con una molla, allargando le braccia per farsi contemplare.
-Cioè, guardami. Sono un cazzo di sopravvissuto! E se ora sono ancora vivo lo devo a te, poco fa me la sono vista davvero brutta. Ma l'importante Kendra, l'importante è che noi ci siamo ancora.. non ci siamo arresi, capito? E' questo che fa la differenza.. anche se abbiamo attraversato brutti momenti, noi ci siamo ancora. Non può esserci solo orrore, intendi? C'è anche dell'altro e sta a noi vederlo.
Osservavo quel matto sorridendo. Le sue parole mi invasero il cervello. Aveva ragione, su tutto. Ero così grata e felice di averlo incontrato. Non avrei mai dimenticato il suo discorso, quella specie di incitazione.
-Noi ci siamo ancora.. – ripetei.
-Sì, cazzo.. – affermò agguantando il mio braccio, obbligandomi così ad alzarmi - .. noi ci siamo ancora!
Mi strinse a sé in una morsa soffocante. I suoi abbracci erano tutt'altro che delicati. Colpa dei muscoli. Ma apprezzai quel gesto, le sue parole. Ed affondai in quella stretta. Posò una mano sulla mia guancia e avvicinò il suo volto al mio. D'istinto mi irrigidii, ma non cercai di scansarmi, e le nostre labbra si sfiorarono. Un rumore improvviso ed assordante mi fece tremare, esortandomi a chiudere gli occhi. Bang. Un colpo di pistola e del sangue schizzò sul mio volto. Bang. Un colpo di pistola e Drake si accasciò a terra. Bang. Un colpo di pistola e Drake era morto. Il tempo parve bloccarsi, l'area a me circostante si muoveva a rallentatore. Quel suono, quello sparo, continuava a rimbombare in testa. Due uomini uscirono dalla boscaglia, mirandomi rispettivamente con una pistola dal calcio rosso ed un arco. La determinazione, il coraggio, la pacatezza, tutto svanì in un battito d'ali. Impietrita, scioccata ed incredula, guardavo questi avvicinarsi, privata dell'idea di afferrare la glock e difendermi. Sarebbe stato inutile, mi avrebbero freddata non appena avessi mosso un dito. Ma anche se avessi voluto reagire, il mio corpo si era bloccato. Quello con l'arco tirò un'occhiata al suo amico, ridendo soddisfatto. L'altro, con una bandana nera sulla fronte, mi guardò sogghignando. Ciò mi bastò per comprendere quello che mi aspettava.
-Cazzo amico, guarda là che bocconcino. – disse con enfasi l'arciere.
-Finalmente una bella pollastra! – rispose l'altro.
Quando furono vicini, il tizio con la banda puntò la pistola alla mia testa e l'arciere iniziò a perquisirmi, privandomi delle armi.
-Non fare scherzi bambola, altrimenti finisci come il tuo amichetto qua, intesi? – ordinò lo stronzo.
Descrivere ciò che provavo in quegli istanti mi risulta impossibile. Forse avrei voluto muovermi, farmi sparare. Forse sarebbe stata la mossa giusta, forse mi avrebbe risparmiato ciò che mi sarebbe toccato dopo. Ma in quel momento non riuscivo a pensare, ero caduta in uno stato di catalessi mentale. Non riuscivo a credere che Drake fosse morto. Speravo di svegliarmi di soprassalto nella brandina nel rifugio. Una voce lontana sopraggiunse.
-Diamine ragazzi, mi allontano per pisciare e voi trucidate gente a caso. Non posso proprio mai perdervi di vista.. – brontolò un uomo dalla capigliatura grigio perla.
Quando però l'uomo bandana si spostò, permettendo al nuovo arrivato di vedermi, subito questo assunse un'altra espressione, facendosi serio. Era il capo.
-Joe, guarda un po' cosa abbiamo trovato. – disse l'arciere ridendo.
Il capo mi squadrò, passando poi ai suoi uomini. Il tizio indossava una camicia nera dai bordi bianchi, decorata da una piccola rosa rossa all'altezza del taschino. Uno smanicato di jeans poi copriva questa, facendo contrasto coi pantaloni sempre di jeans ma più scuri. Sembrava a suo agio, bello tranquillo. Mi guardava beato con uno strano sorrisino. La sua faccia mi urtava. Mi trasmettevano strane vibrazioni. Sapevo a cosa andavo in contro.
-Mi spiace che i miei ragazzi non abbiano avuto riguardo per il tuo amico, ma sai come funziona ultimamente.. non ci sono più regole a questo mondo, sbaglio?
Ovviamente non risposi, si trattava di una domanda retorica. Ma gli altri due sghignazzarono. Lo sguardo dell'arciere era quello che più mi preoccupava, sembrava una persona poco stabile. Era esile, magro, capelli medio lunghi mossi e barba scura. Indossava una felpa marrone aperta, la quale mostrava così la maglia grigia sporca che era al di sotto. L'altro, invece, era più robusto. La giacca di jeans azzurra delineava la pancia rotonda. Olivastro, moro con capelli cortissimi. Occhi a palla. Fra i tre quello che spiccava maggiormente era Joe, non a caso era il capo. Anch'egli aveva un po' di pancia. Di certo non avevano avuto problemi col cibo.
-Non odiarci, ti prego. Sei stata un po' sfortunata, mettiamola così. Figurati che avevamo deciso di tornare indietro dagli altri! – rise – Ma.. beh, adesso credo che faremo una sosta. Non sai da quanto tempo i miei ragazzi non si sfogano un po'.
Avrei voluto morire, chiudere gli occhi e non percepire più nulla. I due scagnozzi mi agguantarono, gettandomi a terra.
-Len, Tony! Tenetela ferma. – ordinò il capo – Inizio io.
Angolo autrice
Sorry per la situazione poco allegra ahah ma buona pasqua a tutti e grazie ancora per tutto 💕
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