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Un gelato? Perché no

Era una bella giornata sull'isola di Liocott, il sole splendeva e all'orizzonte non c'era nemmeno una nuvola. Stavo guardando l'Orfeo allenarsi, erano davvero bravi. Devo ammettere, che aspettavo con ansia il giorno in cui loro si sarebbero confrontati con l'Inazuma. Anche se, a pensarci bene, avrei avuto molti problemi a decidere per chi tifare e alla fine sarei finita ad esultare per entrambi. 

-Bene, prendiamoci una pausa.- A parlare era stato Paolo, che da più di un'ora non faceva altro che correre da una parte all'altra del campo per coordinare al meglio la squadra. Porsi ad ognuno di loro propria borraccia, poi dissi:

-Devo andare a comprare alcune cose, vi dispiace se vado ora?

-No tranquilla, ce la caveremo.

-Ottimo, grazie.- Rientrai nella casa per prendere la borsa, sperando però che i ragazzi non combinassero guai durante la mia assenza. Era facile che decidessero di farsi qualche scherzo, che spesso arrivava a degenerare. 

Il quartiere italiano era molto bello e il cibo che si trovava era davvero incredibile. C'era molta più scelta per una cucina varia come la loro. Quel giorno avevo intenzione di acquistare sia qualcosa per la cena, che, vista la poca distanza tra i due negozi, un vestito che pochi giorni prima avevo visto in una vetrina. Andare in giro con la divisa era comodo, ti faceva risparmiare molto tempo la mattina, eppure iniziava a stancarmi. Mi trovavo di fronte allo scaffale della pasta, quando vidi con la coda dell'occhio dei capelli rossi a me molto familiari. Mi girai di scatto. Sapevo di non sbagliarmi, era davvero chi pensavo che fosse.

-Xavier, che ci fai qui?

-Giulia! Ero qui a fare un giro dopo gli allenamenti e ti ho visto entrare, perciò ho pensato di venirti a salutare.

-Be' è stato un bel pensiero da parte tua.

-Stai facendo la spesa per la squadra?

-Sì, diciamo. La parte più corposa della spesa ce la portano alla sede, ma quando mancano piccole cose vado io e, ovviamente, la pasta è una di quelle cose che da noi non deve mai mancare.

-Ti va se quando hai finito ci andiamo a prendere un gelato? So che c'è una gelateria buonissima qui all'angolo, i proprietari sono venuti qui dal loro paese solo per l'occasione.

-Perché no? Prima però devo comprare un'altra cosa nel negozio qui accanto.

-Qualche abito interessante?

-Esatto.- Dissi ridacchiando. Alla fine impiegai pochi minuti per svolgere tutte le mie commissioni, cosicché in un men che non si dica, eravamo seduti in uno dei tavolini della gelateria. Lui con in mano un gelato tre gusti, mentre io con uno semplice al fior di latte. -Allora qualche novità interessante dai ragazzi?

-Una. Celia e Darren si sono baciati.

-Cosa? Finalmente lei si è decisa a fare il primo passo, oppure è stato lui?

-Lui dopo un allenamento.

-Immagino che Jude l'abbia presa benissimo.

-Ha rincorso il povero Darren per tutta la residenza minacciandolo di morte, mentre Mark, Axel e David cercavano di calmarlo senza successo.- Scoppiai in una risata cristallina. Nella mia testa si era appena ricreata la scena ed era davvero esilarante. Per quanto il rasta fosse il mio migliore amico, non mi sarei mai sognata di farlo arrabbiare. In più c'era una tacita regola nella Japan, ovvero mai toccare Celia Hills se non si voleva scatenare la furia omicida del regista. -A te come sta andando invece? Hai ritrovato qualche vecchio amico?

-Sì, molti. Confesso che mi mancavano un po'. Mi trovo bene con la loro nazionale, anche se avrei preferito essere con voi anche in questa fase del torneo.- Si passò la mano libera tra i capelli, per cercare di sistemarli. Sembrava stranamente nervoso.

-E dimmi c'è persino qualche vecchia o nuova fiamma?- Arrossii di botto. Da quando Xavier mi faceva domande tanto personali? Ma soprattutto perché me lo aveva chiesto?

-No, nessuno.- Al sentire la mia risposta parve molto sollevato, come se non aspettasse altro. Evitai per sicurezza di investigare, cercando di scacciare quella curiosità tipica della mia famiglia. 

Una volta finito il gelato, propose di riaccompagnarmi alla sede dell'Orfeo. Accettai di buon grado. Mi faceva piacere passare del tempo con lui. Ci fermammo però quando incontrammo tutti i giocatori nella piazza centrale del quartiere. Guardai l'orologio, forse avevamo fatto più tardi di quanto pensassi e l'allenamento pomeridiano era già terminato. Mi sbagliavo, erano le quattro in punto, perciò dovrebbero essere al campo.

-Paolo cosa ci fate qui?

-È difficile da spiegare. Dopo che te ne sei andata ci hanno informati che ci sarebbe stato un cambio di allenatore e lui ha deciso di sostituire tutta la rosa. Lo abbiamo sfidato allora ad una partita con la promessa, che in caso avessimo vinto noi avremmo riavuto il posto da titolari.- Xene ed io ci guardammo scioccati, possibile che potesse davvero accadere una cosa del genere? -E non è tutto. Stanno accadendo incidenti strani, sembrano mirati esclusivamente a noi. Si sono già infortunati tutte le riserve e cinque titolari, tra cui ambedue i portieri.

-Come farete a giocare ora?- Domandò il rosso.

-Be' ecco.- Si scostò di lato, dietro di lui comparvero Mark, Jude, Caleb e  David. Fino a quel momento non avevamo notato la loro presenza. -Li abbiamo incontrati per caso e si sono offerti di aiutarci.

-Ciao ragazzi.- Disse mio fratello con il suo solito sorriso a trentadue denti.

-Anche contando loro, però, sareste comunque in dieci.- Osservai amaramente.

-Questo non è un problema, posso giocare io se volete.- Rispose il ragazzo accanto a me.

-Davvero? Grazie mille, non so davvero come ringraziarti.

-Riprendendo il tuo posto da titolare sarebbe un ottimo modo.- Sarebbe stato strano vederli giocare tutti nella stessa squadra, ma allo stesso tempo sarebbe stata una sinfonia eccezionale.

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