#di lieti fini e patti con il diavolo
#di lieti fini e patti con il diavolo.
Le segrete erano un luogo terribile.
Le torce fissate ai muri di pietra emanavano una luce fioca e intermittente. Un liquido nauseabondo gocciolava dal fossato che circondava il castello. Grossi ratti si inseguivano in cerca di cibo.
Non era certo unposto adatto a...*
-Kate quel libro non lo stavi leggendo anche ieri?- chiese Shanw, mentre dietro la ragazzina, le intrecciava i capelli.
-mh...oh, sì. È il primo della saga, ma sto aspettando di ricevere il secondo: quindi mi rileggo il primo nell'attesa.- disse Kate, senza guardare il maghetto.
Shanw dietro di lei annuì mentre continuava ad intrecciarle i capelli.
Non era male come passatempo, lo aveva fatto spesso con i capelli di sua madre o quelli di Asuka o delle sue zie in generale.
Mai con quelli di Viky, perché i suoi erano troppo corti.
Invece quelli di Kate erano morbidi e lisci, era rilassare passarci le dita in mezzo.
Sentiva l'odore delle ciliegie che Kate emanava (da quando l'aveva abbracciato per confortarlo, quel profumo era diventato rassicurante per Shanw),mentre poi lei iniziava a leggere l'ennesimo libro che era semplicemente stupendo.
In quei pomeriggi di primavera stare lì, ad ascoltarla parlare di personaggi e luoghi che esistevano tra le pagine dei suoi libri, diventava divertente.
Le parole scritte con l'inchiostro, dette da Kate, assumevano forme e mille colori mentre lei raccontava tutto quello che pensava e tutto quello che il libro in questione le aveva lasciato.
E non importava il fatto che Shanw non avrebbe mai letto quel determinato libro....se era raccontato da Kate la maggior parte delle storie sembrava quasi reale.
Quando Kate parlava di qualche storia, iniziando con le parole "c'era una volta", sorrideva sempre come se fossero solo quelle tre parole a farla sorridere.
E quando finiva la storia con "e vissero tutti felici e contenti", Shanw tendeva a sperare di avere anche lui un lieto fine.
Ma senza Aiden per lui non esisteva un lieto fine.
Una parte di lui era già morta assieme a lui, e non importava quanto Kate sembrasse tirarlo fuori dalla sua solitudine, non importava quanto affetto ricevesse.
Lui si sentiva egoista, si sentiva sbagliato perché c'era lui.
C'era Shanw Vastia.
Aiden Vastia non esisteva più, e non era giusto.
E se fosse stato Aiden a vivere? Se fosse stato lui a conoscere Kate?
Lei probabilmente sarebbe riuscita ad aiutarlo.
Lei lo avrebbe consolato e gli sarebbe rimasta accanto anche dopo tutti possibili insulti , che sarebbero stati detti a voce, e non solo nella sua testa.
Quasi si perse a pensare a quegli scenari irrealizzabili dove erano tutti e quattro.
Quell'idilliaca illusione che tutto potesse essere perfetto.
-e tutti vissero felici e contenti!- disse Kate, guardandolo sorridendo entusiasta.
Forse erano state quelle sei parole, forse era stata la sua presenza, ma Kate sorrideva felicissima.
Come se fosse stata lei ad avere quel finale.
Sarebbe stato bello se la storia fosse veramente finita con "tutti vissero per sempre felici e contenti"
su una cosa il libro di Kate non si sbagliava.
Le segrete erano davvero un luogo terribile.
E questo Caleb lo aveva imparato.
Dietro le sbarre sospirava esasperato.
Sarebbe stato mandato nell'ennesimo orfanotrofio da cui sarebbe scappato, sapeva come andavano certe cose.
Magari lo avrebbero mandato fuori città, lontano da Magnolia con l'illusione di poter ricominciare, con l'illusione che stesse per avere una vita diversa, per poi finire nella stessa merda di prima.
No, non avrebbe cambiato vita neanche volendo.
Lui aveva già un destino segnato, nonostante quella ragazzina impicciona cercasse di fargli credere il contrario.
Nonostante tutto, lui era feccia e feccia soltanto poteva rimanere.
Quasi si sentiva in dovere di studiare ogni minimo particolare di quella cella, conscio che gran parte del suo futuro sarebbe stato dietro a quelle sbarre di metallo, o per strada se fosse corso via dalle guardie abbastanza velocemente.
Correndo lontano probabilmente avrebbe potuto evitare quello sguardo.
Dopo essere stato arrestato, mentre veniva portato via dai soldati, la vide.
Era piene di borse, magari contenenti del cibo, e lo aveva guardato con un sorriso all'inizio, già pronta a salutarlo e magari a condividere quelle cibarie.
Caleb si sentì scosso dall'interno quando vide il sorriso di Cammy congelarsi, notando che non era di passaggio, ma trascinato da delle guardie.
I suoi occhi sul grigio scuro lo scrutavano con uno sguardo che non aveva mai visto su nessun altro da molti anni.
Erano spaventati per lui.
Erano preoccupati.
E la sua voce, la sua voce sempre sicura e canzonatoria, era tremante e angosciata mentre gli diceva tre parole di cui aveva quasi dimenticato il senso.
-Caleb vedrai, andrà tutto bene-
andrà tutto bene.
Quella ragazzina dai capelli lillà, preoccupata per lui, lo voleva rassicurare.
Lei che probabilmente credeva davvero che il mondo non fosse la schifezza con cui avevano a che fare.
Lei che sembrava spaventata dai soldati, lei lo rassicurava.
Lei cercava di proteggerlo.
Lei voleva fargli credere che sarebbe andato tutto bene.
Quella ragazza era strana, e molto anche.
Loro non erano amici, ma lei lo trattava come se lo fossero.
Lei si era sempre preoccupata per lui, aiutandolo in tutto.
Beh, forse era meglio così.
Una come Cammy doveva stargli alla larga.
Forse essere mandato lontano avrebbe permesso a Cammy di dimenticare il suo tentativo di fare la santarellina e le avrebbe permesso di vivere la sua vita coni suoi amichetti e la sua famigliola felice e perfetta.
E ora che era tutto finito, Caleb lo ammise a sé stesso: Cammy gli sarebbe mancata, perché nonostante non fossero amici, dopo mesi passati con lei un pochino si era affezionato.
Ma era un periodo ormai finito: ora lui era un criminale, e nessuna persona onesta poteva pensare di volere a che fare con lui (quindi di sicuro la sua famiglia non glielo avrebbe permesso).
Lei sarebbe stata un bel ricordo di un bel periodo, un oasi felice nella sua mente.
Niente più di questo.
Caleb si destò dai suoi pensieri quando sentì dei passi avvicinarsi.
Una cadenza regolare che ticchettavano leggermente, come se fossero scarpe costose in mezzo a tutto quel fango e terreno putrido.
Non erano di una donna ma di un uomo che aveva un peso ben maggiore.
Alla fine si avvicinò alla cella, nascosto dalla penombra delle fiaccole.
Erano solo tre le cose visibili dell'uomo che era venuto a trovarlo: il naso molto grande e sporgente, gli occhiali scuri che sembravano luccicare leggermente e il sorriso.
Non era un sorriso caldo, come quello di Cammy, era un sorriso gelido, quasi diabolico.
Caleb, sebbene "protetto" da quelle sbarre di ferro, si sentiva come se fosse stato davanti ad una belva feroce.
Una fiera orgogliosa pronta a morderlo a qualsiasi mossa sbagliata.
-Caleb Stonewall -disse l'uomo dii fronte a lui.
Il modo in cui pronunciava il suo nome gli faceva venire i brividi, come se semplicemente dirle quelle due parole lo rendessero già colpevole.
Ma non solo.
Per quanto spaventoso, aveva un modo quasi accattivante di chiamarlo.
-ho una proposta per te- continuò.
Quella frase non sembrava portare niente di buono, ma allo stesso tempo era intrigante.
Caleb si sentiva come se quell'uomo avesse potuto dargli le chiavi del mondo in mano, come se con quelle parole l'uomo gli stesse in realtà dicendo che poteva fare tutto quello che voleva, in cambio solo di un minuscolo favore.
In cambio probabilmente della sua libertà.
Libertà, che buffa parola, pensò Caleb.
Non l'aveva forse già persa la sua libertà?
Diventare il cane di quell'uomo e seguirlo oppure cercare una strada tutta sua?
La risposta l'aveva già scelta, e questo Caleb lo sapeva bene.
Quando l'uomo se ne andò, Caleb si rimise a ripensare a Cammy.
Probabilmente era a negare di conoscerlo, oppure a farsi mettere in castigo dai suoi genitori perché era stata in pessime compagnie.
Pensare a quella buffa ragazzina gli contorceva le budella, perché lo portava sempre dietro a quelle orribili parole "andrà tutto bene".
Si sentiva sporco in quella cella a pensare a lei che gli aveva mostrato un po' di gentilezza.
Ma il suo mondo non era fatto per la gentilezza.
Per la seconda volta sentì dei passi che si avvicinavano. Dei ticchettii che appartenevano a delle scarpe con tacco.
Stavolta era una donna a fargli visita.
-tra non molto verrà una donna per incontrarti e per farti una proposta, anche se sei qui da quasi un giorno e mi sembra strano che ancora non si sia presentata- gli aveva detto l'uomo.
-frena amico, tu intanto chi sei e come lo sai?- chiese Caleb.
Vide il freddo sorriso dell'uomo nascosto nella penombra diventare un ghigno che nascosto nella semioscurità faceva venire ancora di più i brividi.
-te lo dirò solo quando sentirai e accetterai la mia proposta.- disse l'uomo.
La donna si fermò di fronte alle sbarre.
Stavolta il suo viso era perfettamente visibile, a differenza del primo ospite.
-Ciao Caleb- disse la donna sorridendo, un sorriso gentile.
Aveva gli occhi azzurri e i capelli bianchi come la neve.
-sono venuta qui perché mi piacerebbe aiutarti.- continuò con voce gentile.
Non lo guardava con compassione o con pietà, lo guardava come se vedesse del buono in lui.
-vedi io sono Mirajane Dreyar, la nona master della gilda di Fairy Tail, una gilda abbastanza importante qui a Magnolia...e vorrei chiederti se vuoi farne parte. Ho saputo che c'è del buono in te e la possibilità che tu possa essere un buon mago, seguendo le persone giuste....e io le ho. Se vuoi puoi sempre rimanere qui e continuare a scappare: puoi continuare a nasconderti e a stare su questa strada che ti porterà sempre qui...oppure puoi venire con me e tentare di avere una vita migliore e fare del bene...puoi tentare di essere migliore. Che ne pensi?- chiese Mira, allungando la mano tra le sbarre.
Caleb la guardò negli occhi, mostrandosi titubante a quella proposta.
Era sincera, o comunque ci credeva davvero in quello che gli stava dicendo.
Lui sorrise e afferrò la mano.
-ci sto. Qualsiasi cosa per uscire da questa fogna.- disse, mentre relegava in un angolo una vocina che gli diceva di dire tutto a quella donna gentile, che doveva essere anche una maga potente...
-la donna che verrà qui sarà una maga a capo di una Gilda molto importante. Ti chiederà di unirti a loro....voglio che tu accetti. La mia offerta è questa: tu entrerai a far parte di Fairy Tail, ti conquisterai la loro fiducia, e una volta al mese verrai da me con qualche informazione. Niente di impossibile i primi tempi, giusto cose basilari e tenermeli un po' d'occhio, almeno i primi tempi. Desidero stringere un alleanza con te, diciamo, a lungo termine. Più tempo passerai con loro, più conquisterai la loro fiducia, e più informazioni ti daranno. Quelle fatine tanto sono dei veri allocchi e si fideranno subito del povero bambino salvato dalla strana dalla loro santa master.- le ultime parole le disse con una rabbia e un odio tali che sembrasse che questa "Fairy Tail" gli avesse fatto qualcosa di personale.
Poi si ricompose, prese un respiro profondo e drizzò ancora di più la schiena.
-dunque Caleb, che vuoi fare? Naturalmente se accetti ti pagherò, e anche bene ragazzo. È una buona offerta la mia- gli disse con un fare tra il viscido e il suadente.
Ed era davvero una buona offerta.
Sarebbe stato pagato per fingere di essere pappa e ciccia con una gilda di maghi.
Era vero che era da tempo che non usava la magia, forse molte cose non se le ricordava neanche, ma se quei tizi erano disposti ad istruirlo, perché no?
Pensò un secondo a Cammy, a quanto il suo comportamento l'avrebbe disgustata, ma in quel momento lei non c'era e questo non la rendeva importante.
Lui doveva sopravvivere.
Doveva farcela, il resto non contava.
Non importa il metodo o la strada per arrivare ad un obbiettivo.
-lo farò, qualsiasi cosa per uscire da questa topaia signor....-
la cosa buffa fu che qualche ora dopo per accettare di fare il doppio gioco.
-Dark. Mi chiamo Ray Dark- gli disse l'uomo, poco prima di andarsene, dicendo che lo avrebbe contattato nuovamente per i dettagli.
Poco dopo la sparizione del signor Dark, come predetto, arrivò Mira, con quel dolce sorriso sulle labbra.
Ignara della trappola che lui e Dark le stavano tendendo.
Poco dopo la visita di Mira, a Caleb fu dato il permesso di andare via.
Come scoprì inseguito da una guardia, qualcuno aveva pagato tutti i suoi furti e avevano riturato le denunce a suo carico.
In un primo momento pensò che fosse stato il signor Dark come debito da ripagare con la sua lealtà, dopotutto l'aria da uno che aveva troppi soldi da spendere l'aveva, ma poi sentì che era stata una ragazzina a pagare i debiti.
Caleb sentì dei brividi lungo la sua schiena, sentendo l'orrido presentimento di sapere chi fosse la ragazzina che aveva pagato.
Ma non poteva essere lei.
Perché non era logico.
Comprare la sua lealtà era una reazione razionale al piano di Dark, tenendo il debito come conto in sospeso.
Invece lei non gli aveva chiesto nessun favore, si era sempre "occupata" di lui senza mai chiedergli nulla in cambio, e non poteva averlo fatto anche quella volta.
Non poteva e basta.
Mira era lì davanti a lui, guardando le guardie con un sorriso di scherno, indicando con la mano le catene sui polsi di Caleb.
-accidenti, che pericoloso criminale è un ragazzino che a dodici anni ruba per mangiare...non vi sembra di esagerare? Due guardie grandi e grosse come voi non dovrebbero aver paura di un bambino.- le prese in giro la donna.
Vedendo i due arrossire, però, Mira decise di cambiare tattica e di chiedere gentilmente di liberare il suo nuovo compagno.
Sentendo finalmente i polsi liberi, Caleb prese subito a massaggiarseli, avviandosi all'uscita assieme a Mira.
Nemmeno il tempo dimettere un piede fuori, che un oggetto non meglio identificato si buttò tra le sue braccia, stritolandolo.
Purtroppo quel profumo leggero non gli era nuovo, e neppure quei capelli violetti.
-Ca...Cammy?- chiese Caleb, guardando poi di sfuggita la master, o il suo nuovo capo in teoria.
-te lo avevo detto che sarebbe andato tutto bene- disse la violetta, sollevando gli occhi verso di lui.
Erano rossi e gonfi, e ancora lucidi, come se avesse pianto parecchio e parecchio a lungo, ma aveva un sorriso luminoso che esprimeva la gioia di averlo aiutato.
-scusami se non sono intervenuta subito, ma io e i miei cugini dovevamo fare da Babysittere ho potuto chiamare la zia Mira solo stamattina quando è tornata a riprendersi i suoi figli. Mi dispiace tanto averti dovuto lasciare una notte in cella, davvero, ma la casa di zia Lu si era allagata, Jude era svenuto, Natan si era sentito male e Nelly aveva cucinato quindi...- disse Cammy, parlando velocemente e senza sosta, con ilviso rosso.
Sembrava imbarazzata e sembrava sentirsi veramente in colpa.
Come se fosse stata lei ad aver sbagliato.
-tesoro, penso abbia capito- disse poi Mira, scompigliandole dolcemente i capelli.
-Cammy....ma allora...anche tu sei una maga di Fairy Tail?- chiese Caleb, con voce rotta dall'emozione.
-mh...si, ti avevo detto di appartenere ad una gilda no?- disse la violetta, mostrando il marchio blu scuro sul suo fianco, subito prima di abbracciarlo di nuovo, contenta di essere riuscito ad aiutarlo.
Caleb invece non poteva sentirsi peggio: aveva appena accettato un patto con un diavolo per tradire l'unica persona che fosse stata genuinamente gentile in vita sua.
In che merda si era infilato?
Angolo Autrice
ebbene, eccomi qui! ieri sera mi sono messa d'impegno e ho scritto tutto questo., prendendo d'ispirazione un libro che amo tantissimo per l'inizio.
bene, dunque Fairy Tail ha un nuovo membro, per quanto doppiogiochista ma ha comunque un nuovo membro.
e come andrà d'ora in poi?
beh, lo scoprirete!
un bacio, Matilda.
*dal prologo de "la terra delle storie: l'incantesimo del desiderio"
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