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Pietas

Capitolo dedicato a DIABOLIKUS che ringrazio per l'aiuto 😄









Mi rialzo a fatica mentre staffilate di dolore mi percorrono le mani.

Non riesco a trattenere un mugolio di pura sofferenza.

Devo bendarle...

Digrigno i denti per non lasciarmi andare alle bestemmie e afferro la maglietta, ormai lacera, che indosso.

Ne strappo due lunghe strisce con cui mi fascio le ferite fresche.

Ammiro il mio operato: sembrano le mani di una mummia, ma almeno non sanguinano più.

Questa è fatta...

Ora devo raggiungere Fagin!

Non voglio abbandonarlo al suo destino.

Sento che se riuscissi ad arrivare alla Torre tutto si chiarirebbe. Ed è per questo che desidero portare con me Fagin.

È stato il mio unico aiuto in questo mondo assurdo e terribile.

Spossato come non mai, mi metto in marcia e, un po' correndo in po' camminando, giungo al museo.

L'edificio basso e grigio è identico alla realtà.

Trovo la porta principale aperta e lo interpreto come un brutto segno.

Tutti questi anni in polizia mi hanno insegnato a diffidare dalle cose semplici.

Entro con circospezione, pregando di non imbattermi negli esseri d'argento: sono senza pistola e le mie forze...

Beh, stanno diminuendo a vista d'occhio.

Percorro velocemente l'atrio e sbuco nella sala dedicata alla Marina. Lì, fra riproduzioni di velieri e carte nautiche antiche, scorgo Fagin, accucciato in un angolo, tremante.

《Ehi...》Lo chiamo a voce bassa, anche se siamo soli.

《No... T-tu... via...》farfuglia in tono incerto, facendomi venire la pelle d'oca.

No...

Non lui...

Invece sì.

Fagin si gira repentinamente, sfodera gli artigli e si lancia verso di me, pronto ad uccidermi.

Rimango immobile.

Diviso fra ciò che devo fare e ciò che vorrei fare.

Il mio amico continua ad avanzare.

Non ha alcuna intenzione di fermarsi.

《Mi dispiace...》mormoro prima di conficcargli le dita negli occhi, uccidendolo.

Fagin si dissolve nel nulla mentre nel mio cuore si apre una ferita.

È ora di finirla!

A passo spedito, lascio il museo, ormai teatro di un omicidio, e mi incammino in direzione della Torre Eiffel.

Stranamente non vengo attaccato da nessuno mostro argentato.

Pare quasi che il loro padrone voglia essere raggiunto da me.

A me va bene così.

Non sono dell'umore adatto per intrattenere i suoi sgherri.

Quando giungo a destinazione, noto che il monumento è privo di guardie: un invito ad entrare.

Appena sfioro la superficie ruvida della Torre, questa emette una luminescenza dorata che mi acceca e...

Quando riapro gli occhi, mi trovo di fronte ad una torre nera e irta di aculei, un luogo malsano che sprizza malvagità da ogni dove.

Un ringhio mi fa voltare.

Alle mie spalle, Parigi è scomparsa nel nulla. Al suo posto trovo una landa desertica in cui si erge un essere immondo.

Il mostro cavalca la versione maxi del mastino infernale che mi ha azzannato il braccio durante la visione e stringe nel grande pugno una lunga lancia costituita da ossa.

《Tu chi sei? Il maggiordomo?》Lo derido, con un ghigno sardonico in volto.

In risposta ottengo solamente un ruggito.

Ringrazio mille volte mio fratello Travis per le lezioni di autodifesa che mi ha dato all'università.

Lui è un campione di arti marziali miste.

Mi metto in posizione di guardia e attendo che la prima mossa del mostro.

Nell'attimo in cui il mastino comincia a correre verso di me, io faccio lo stesso.

È una strategia azzardata e decisamente suicida, però ho voglia di mettere fine a questo sogno, o visione, o qualsiasi cosa sia.

Il mostro abbassa la lancia, pronto ad infilzarmi come se fossi carne da macello. Appena percepisco il suo fetido odore di morte, scarto di lato e afferro la sua arma con tutta la forza che mi rimane.

Trovandosi sbilanciato, l'essere cade a terra e inizia il corpo a corpo.

La lancia finisce lontano mentre io e lui combattiamo.

I suoi pugni sono molto più dolorosi e feroci dei miei e ben presto mi ritrovo ammaccato e dolorante.

Ma non mi arrendo.

Striscio lontano da quell'energumeno e riesco ad appropriarmi della sua lancia d'ossa.

Sono ancora sdraiato a terra quando lui decide di attaccare nuovamente, credendo che io non opponga più alcuna resistenza.

Illuso...

Attendo, immobile, il suo arrivo.

Quando penso che sia arrivato il momento giusto, agisco.

Alzo l'arma e, a causa dello slancio, il bestione non riesce a fermare la sua corsa.

La lama affonda nel suo petto con un rumore soffocato e umido.

Il suo corpo esanime cade sopra di me, togliendomi il respiro.

Mi servono tre tentativi per riuscire a liberarmi dal suo immane peso.

Recupero la lancia dal suo cadavere proprio mentre il mastino trotta verso di me.

《Sparisci》gli ordino, con sguardo duro.

L'animale si blocca, incerto, per poi abbandonare il campo.

Alzo la testa verso il monumento che domina il paesaggio arido e mi incammino.

A noi due!

È la prima volta che salgo quelle infinite rampe di scale.

Ogni volta che Erika voleva andare in cima alla Torre Eiffel, le dicevo che non avevo tempo perché dovevo lavorare.

Idiota...

Ho perso così tanto tempo.

《Finalmente sei giunto.》

La voce roca e profonda della mia visione mi accoglie.

Ho raggiunto la cima e nemmeno me ne sono accorto.

Davanti a me ci sono la bambina ammantata di luce e, accanto a lei, la figura avvolta dal mantello nero.

《Scusa il ritardo. Ho avuto da fare》commento, salutandolo con la lancia.

《Stolto! Non sai chi hai di fronte!》esclama il mio nemico in tono offeso.

《Non me ne frega niente》ringhio prima di lanciarmi all'attacco.

Lui rimane immobile e spalanca le braccia.

Non riesco a fermarmi e cado nelle tenebre.

Un istante prima ero in cima alla Torre Eiffel, un istante dopo galleggio in un mare di oscurità.

Non esiste sopra.

Né sotto.

Ci sono solamente io.

In compagnia del buio.

《Non sai nulla, vero? Non ricordi?》Mi deride la tenebra intorno a me.

Cosa?

Cosa ho dimenticato?

《Lascia che ti rinfreschi la memoria...》

Attorno a me, l'oscurità cambia e prende forma.

Una strada alberata si snoda di fronte ai miei occhi.

Una macchina bianca corre a tutta velocità inseguita da un'altra auto.

Auto che guidavo io.

Quel giorno...

Mentre i ricordi riempono la mia mente come un fiume impetuoso, il mio sguardo cade su una dolce bambina bionda che gioca a palla lì vicino.

La macchina bianca la evita, ma quella nera...

Quella nera investe la ragazzina in pieno.

《No... no...》annaspo, affogando in un oceano di dolore e senso di colpa.

Ho ucciso quella piccola innocente.

Io...

《È colpa tua. Lei si trova qui solo a causa tua.》

All'improvviso una luce bianca illumina le tenebre, riducendo al silenzio quella voce maligna.

《Non credergli, Luca. Il Divoratore di Anime mente sempre.》

Il tono melodioso, la cadenza, il modo di pronunciare le vocali.

《Erika...》sussurro senza forze.

《Non proprio...》mi risponde ridacchiando.《Guarda la verità, Luca, e scegli.》

Una mano fresca si poggia sulla mia fronte e vengo catapultato nuovamente in quell'inseguimento di una settimana fa.

E vedo la verità.

La macchina nera, quella che guidavo io, ha evitato la bambina, scartando sulla destra, mentre quella bianca...

Oddio...

Non lo sapevo.

Ero così preso dalla voglia di catturare quel rapinatore che non mi sono interessato delle vittime.

Sono un bastardo...

Quando riapro gli occhi, ci troviamo in cima alla Torre.

Sono in piedi e stringo la lancia in mano.

Il Divoratore di Anime è in ginocchio di fronte a me: il volto ributtante distorto in una smorfia di sofferenza.

Accanto a lui, vedo la bambina.

Non ne capisco i lineamenti perché quella che guardo, in realtà, è la sua anima.

《Devi farlo, Luca.》

La melodiosa voce di Erika raggiunge il mio orecchio anche se lei non è presente.

《Io...》

Mi avvicino lentamente alla sfera di luce che protegge la piccola.

《Lei è mia. Per l'eternità》afferma il Divoratore con possessività.

Stringo le dita sulla lancia, incerto.

Il mostro, intanto, mi arriva alle spalle e mi poggia una zampa sul braccio.

《Se mi uccidi, lei morirà. Se non lo fai, la torturerò e mi nutrirò della sua anima.》

《Mi dispiace...》bisbiglio, con le lacrime agli occhi.

Un rapido movimento di polso e la lama affonda nel ventre del Divoratore di Anime, che esplode in mille pezzi oscuri.

《L'hai liberata...》sussurra Erika.

《No. L'ho uccisa.》

Guardo la bambina svanire, inghiottita dalla luce, mentre quel sogno finalmente si dissolve.

******************************

《Mamma! Cos'ha quel signore?》

Una voce infantile mi riscuote dal torpore e scopro di trovarmi in cima alla Torre Eiffel.

Solo che ora è gremita di gente.

Persone che mi vedono.

Persone che mi stanno fissando spaventati.

Senza dire nulla, volto loro le spalle e scendo da quel luogo di sofferenza.

Voglio tornare a casa.

Voglio riabbracciare la mia Erika.

Voglio affogare nel suo calore.

Voglio dimenticare.

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