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ROSEMARY

Incredula, lo guardai allontanarsi verso un signore dal viso paffuto e l'aria simpatica. Non potevo credere ai miei occhi, lo stava facendo davvero! Lo vidi firmare qualche foglio, probabilmente l'iscrizione allo show. Io non avrei avuto il coraggio, ero timida e neanche troppo intonata, nonostante studiassi musica da anni. L'ultima volta che avevo provato a cantare davanti a un vero pubblico era stato quando avevo quattordici anni. Un disastro! Ero talmente terrorizzata che avevo dimenticato le parole e poi ero scappata in bagno a vomitare.

Robert salì sul palco. Sembrava tranquillo e a proprio agio. «Questa canzone la dedico a una ragazza speciale che stasera è qui con me». Mi indicò, un fascio di luce bianca illuminò il mio posto e tutti si girarono verso di me. No, Robert! Non farlo. Avrei dovuto dirgli che non amavo stare al centro dell'attenzione. Sentivo il volto andare a fuoco. Mi limitai a sorridere, ma dentro di me avrei voluto scappare.

Partirono le note di Start of something good di Doughtry, potrebbe essere l'inizio di qualcosa di buono. Ma come fa a essere così sicuro? E se si dimentica il testo? E se stona?

Robert aveva agito con impulsività grazie al mio incoraggiamento. Mi sentivo lusingata, ma anche un po' in colpa. Cavolo, dopo quattro anni doveva essere fuori allenamento...

Invece era raggiante e disinvolto, come se quel palco fosse il suo posto da sempre. E così, quando iniziò a cantare il mondo si fermò, insieme al mio cuore.

You never know when you're gonna meet someone

And your whole wide world, in a moment, comes undone

You're just walking around then suddenly

Everything that you thought that you knew about love is gone

You find out it's all been wrong

And all my scars don't seem to matter anymore

'Cause they led me here to you/*

Stava succedendo troppo in fretta. Mi fissava, incosciente del mio imbarazzo, cantava con dolcezza, sorrideva. Io, invece, lo guardavo intimorita. Avrei voluto farlo smettere, dirgli Rallenta, Robert, ci possiamo fare male. Mi posso fare male. Non è ancora arrivato il momento...

Lui però continuava a cantare senza dubbio o timore. Il nostro tavolo si trovava proprio in prima fila, vicino al palco. Ero calamitata dai suoi occhi. Nonostante le luci soffuse, quell'azzurro spiccava come un faro sull'oceano. Indossava un paio di jeans e una camicia bianca che gli aderiva alla perfezione sul petto... Era tutto perfetto, lui era perfetto. La sua voce mi incantava. Sembrava che ci fossimo solo noi due nel locale. Il resto era sparito come per magia. Il cuore mi batteva forte, ma non per l'ansia. Sentii un'onda di speranza e fiducia crescermi dentro, gli occhi un po' umidi per l'emozione. Il suo era un gesto d'amore. Avevo dimenticato cosa significava sentirsi importanti. Era la prima volta che ricevevo una dichiarazione simile.

And I'm gonna say what I need to say

And hope to God that it don't scare you away

Don't want to be misunderstood

But I'm starting to believe that

This could be the start of something good*

L'inizio di qualcosa di buono. Come fa a esserne certo? E se finisse male? E se si stancasse di me?

Il forte applauso che seguì la sua esibizione mi fece sussultare e mi riportò alla realtà. Lo spettacolo era terminato e quasi senza rendermene conto mi ritrovai ad applaudire anche io.

Robert scese dal palco e mi venne incontro con un sorriso luminoso. Si sedette. «Come sono andato?»

Nella dichiarazione d'amore o nella performance canora?

«Sei stato bravissimo», balbettai ancora sbalordita.

Mi prese le mani, i suoi occhi erano dolci e un po' emozionati. Io sorrisi intimidita, poi abbassai lo sguardo.

Si sporse e mi accarezzò una guancia. «Hai ascoltato bene le parole?», sussurrò.

Deglutii. «Sì, a una a una», dissi ritrovando il suo sguardo. Il mio respiro divenne pesante e i battiti accelerarono. Mi sta venendo un infarto.

Mi fissò le mani e accarezzò le dita con i pollici. «È la prima volta che faccio una cosa simile, devi credermi», mi confidò. «Ed è la prima volta che il mio cuore batte così forte per qualcuno. Potrò sembrarti anche un folle, ma devo dirti una cosa...» Mi baciò una mano, come un galantuomo, con gli occhi fissi nei miei.

Oh mio dio! Ma cosa vuole dirmi?

«Mi sto innamorando di te, Mary».

Di già? Okay, sto per svenire. Non ero ancora pronta a sentire quelle parole. Prima la canzone, poi la dichiarazione... Mancava solo che mi chiedesse di sposarlo... Non volevo però ferire i suoi sentimenti, non sapevo cosa dire. Lo fissai smarrita. «Robert, io...»

«Sia chiaro», mi interruppe «non mi aspetto che tu provi lo stesso. Spero solo che queste parole non ti abbiano turbata». Era svanita la disinvoltura che poco fa avevo notato sul palco. Mi stringeva le mani nervoso. Sembrava spaventato. Beh, lo sarei stata anche io al suo posto.

Schiarii la voce. «Robert, grazie per questo gesto inaspettato. Non ho mai ricevuto niente di simile», dissi e senza accorgermene gli lasciai le mani.

«Ma...?», mi incalzò.

«Ma... stai correndo un po' troppo per me».

Socchiuse gli occhi. Probabilmente, stava cercando di decifrare le mie parole.

«Questo non significa che tu non mi piaccia, però ho bisogno di tempo».

Annuì. «Certo, ti darò tutto il tempo che vuoi».

«Grazie». Tirai un sospiro di sollievo, sorrisi grata e nei suoi occhi scorsi una luce di speranza. Mi dispiaceva aver risposto in quel modo, ma non volevo essere ancora la ragazza ingenua che casca alle prime parole dolci che riceve. Ci ero già passata e non volevo ricevere un'altra delusione. E poi, il mio cuore non sapeva ancora cosa provava. Mi sto innamorando anche io? Una risposta che in quel momento non sarei riuscita a dare.

«Non devi ringraziarmi. Se ne vale la pena, sono disposto ad aspettare». Sembrava che le mie parole lo avessero reso più determinato. Poi si sedette al mio fianco, mi prese una mano e sussurrò all'orecchio: «L'attesa aumenta il desiderio, lo sai?» Sussultai, sorpresa da quelle parole inaspettate. Il modo in cui l'aveva detto, lento e sensuale, mi aveva fatto avvampare.

Sentii sul collo il suo respiro e le labbra umide. Chiusi gli occhi e rabbrividii. Poi, una mano calda sulla guancia, la sua bocca smaniosa a pochi centimetri dalla mia...

Sbarrai gli occhi. «No, fermati per favore».

Ritirò la mano, l'altra ancora intrecciata alla mia, e mi chiese confuso: «C'è qualche problema?»

Sospirai. Mi sentivo inquieta, non riuscivo a godermi quel momento intimo. La mente cercava risposte che il cuore non era in grado di dare. C'era troppa gente intorno a noi, dettaglio per niente indifferente. Incrociai il suo sguardo. «Scusami, ma ora devo tornare a casa».

Mi lasciò la mano e annuì. «Okay, vado a pagare», disse con tono pacato, come se quel rifiuto non lo avesse infastidito. Però la contrazione del suo volto l'avevo vista: era deluso, anche se aveva cercato di nasconderlo. I suoi occhi si erano spenti con la stessa facilità con cui avevano brillato per me.

Dopo, in macchina, nessuno dei due parlava. Quel tragitto, così breve all'andata, sembrava ora non finire mai. Una volta davanti alla Moz-Art, Robert mi diede un bacio sulla guancia e mi mormorò all'orecchio: «Buona notte».

«Buona notte a te». Scesi dalla macchina e raggiunsi la mia. Restai un po' nell'abitacolo a pensare a quella serata, così bella all'inizio e pessima nel finale, e senza accorgermene iniziai a piangere. Non capivo il motivo dello sfogo, in fondo avevo fatto tutto io. Probabilmente quello che provavo era senso di colpa.

*Vi consiglio di ascoltare il video qui in alto e leggere la traduzione. Questa canzone non l'ho scelta a caso. Buona lettura, spero vi stia piacendo questa storia. Fatemelo sapere nei commenti, è importante il vostro parere. :)

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