Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

VII

Merlino si ridestò alle prime luci dell'alba. Sentiva la guancia premere contro una superficie dura e fredda e non ricordò che il suo letto fosse così scomodo. Cercò di sollevarsi e trovò affianco a sé una chiave metallica. In un istante rammentò quello che era successo la notte precedente: Borden, la sala del tesoro, il Trischelion e la missione per trovare l'ultimo uovo di drago. 

Avvertì un dolore lancinante alla nuca e capì che Borden, mentre lui era distratto a chiudere la porta segreta, lo aveva colpito a tradimento ed era scappato, lasciandolo incosciente e nei pressi della mura di cinta del castello, affinché la colpa ricadesse su di lui. Il sole era appena sorto e non c'erano sentinelle di turno a quell'ora del mattino, perciò Merlino si affrettò a chiudere la porta segreta e a riportare la chiave al suo posto. 

Il principe era ancora dormiente nel letto e il servo ripose la cintura con la chiave rubata sopra il mobiletto. Distrattamente fece cadere il calice affianco e per evitare che finisse sul pavimento con un rumore sordo usò i suoi poteri per fermarlo. Lo afferrò e lo ripose sul mobiletto, ma i suoi movimenti sospetti svegliarono il principe.

<<Merlino! Che stai facendo?>> lo interrogò.

Il ragazzo sfruttò la scusa usata il mattino prima per giustificare la sua presenza. Posizionò il bicchiere sulla superficie di legno del letto e avvicinò l'orecchio, fingendo di ascoltare.

<<Sento se ci sono i tarli>> si giustificò, ma il principe lo fissava con gli occhi fuori dalle orbite.

Era la seconda volta che lo beccava nelle vicinanze del suo letto, mentre stava ancora dormendo. Non capiva perché si stava comportando in modo strano dal giorno precedente.

<<Sto cominciando a preoccuparmi per te>> commentò.

Le campane d'allarme risuonarono nell'aria, disturbando definitivamente il sonno di Artù.

<<Che sta succedendo?>> si lamentò, scostando le coperte per scendere dal letto.

Si vestì velocemente e raggiunse Agravaine e Gaius nella sala del tesoro.

<<La serratura è intatta, chiunque sia stato doveva avere una chiave>> suppose lo zio.

<<Strano...>> commentò Gaius.

<<Nonostante tutti i tesori, hanno aperto questo. Che conteneva?>> domandò il principe, riferendosi allo scrigno aperto e ormai vuoto.

<<Credo, Sire, un pezzo di un Trischelion. Una specie di chiave che, secondo la leggenda, aprirebbe l'antica tomba di Askhanar>> illustrò il medico, lanciando un'occhiata vacua al suo allievo.

Non poteva essere una semplice coincidenza l'arrivo di Borden e la scomparsa del pezzo mancante. Sapeva che Merlino era intenzionato ad aiutare il suo ex allievo e non gli ci volle nulla a collegare i fatti delle ultime ore.

<<Mio padre mi parlò di quella tomba. All'interno vi era un uovo di drago>> affermò il principe.

<<Così si racconta>> minimizzò l'anziano.

<<Non credi che sia vero?>> gli chiese Artù.

<<È possibile. La ricchezza e la sapienza di Askhanar erano senza eguali>> rispose lui.

<<E l'uovo è ancora lì?>> intervenne Agravaine.

<<Non sono sicuro, ma che io sappia nessuno ha violato la tomba per più di quattrocento anni>> spiegò Gaius.

<<Ma con questo Trischelion qualcuno può>> suppose Artù.

<<Un uovo di drago sopravvive migliaia di anni. Anche oggi potrebbe schiudersi, facendo nascere un drago sulla terra>> illustrò Agravaine.

Il principe rimase sorpreso che suo zio fosse così informato sulla storia dei draghi e rammentò l'operato del padre riguardo a quelle creature. Non aveva dimenticato la dura battaglia che aveva dovuto combattere, quando un drago li aveva attaccati e aveva quasi distrutto Camelot subito dopo la scomparsa di Morgana nelle braccia di Morgause.

<<E il lavoro di mio padre per liberarci da quei mostri verrebbe reso vano>> concluse.

<<È ciò che dobbiamo temere>> confermò suo zio, mentre Gaius lanciò l'ennesimo sguardo accusatorio nei confronti di Merlino.

<<Non abbiamo scelta: diamo la caccia a questo intruso e distruggiamo l'uovo>> ordinò Artù, congedandosi con Agravaine.

Merlino era deluso dalle parole del suo amico. Non poteva credere che volesse uccidere una creatura innocente solo perché per anni suo padre aveva fatto lo stesso, guidato dal suo odio per la magia. Non glielo avrebbe permesso! Era l'ultimo Signore dei Draghi e Kilgharrah contava su di lui per salvare l'uovo a tutti i costi. 

Il ragazzo rientrò nello studio assieme a Gaius che, non appenafurono soli, gli urlò contro: <<Come hai potuto essere così stolto?! Che avevi in testa?!>>.

<<Sono il Signore dei Draghi, è il mio sacro dovere proteggere l'ultimo della specie>> gli ricordò il moro.

<<La tomba poteva restare chiusa per altri quattrocento anni e l'uovo sarebbe rimasto al sicuro. Artù lo sta cercando con l'intento di distruggerlo>> gli fece notare l'anziano.

<<Dobbiamo sperare che Borden lo trovi prima>> lo rassicurò Merlino.

<<Ti fidi di Borden? Credi veramente che libererà quel drago? Tremo per ciò che farà a quella povera creatura. Perché ti sei voluto immischiare?>> sfogò il medico.

Merlino capì che aveva sbagliato a fidarsi di Borden. Gaius lo aveva avvertito, ma lui non gli aveva dato ascolto e ora l'uovo avrebbe pagato le conseguenze di tutte le sue azioni. Preparò la sacca da viaggio e raggiunse Artù e i suoi cavalieri, pronti a partire. 

Lasciarono Camelot e si inoltrarono nella foresta per seguire le tracce di Borden. Nessuno sapeva dove si trovava la tomba di Askhanar, ma sapevano che il ladro del Trischelion si stava dirigendo nel loro stesso posto, perciò bastava seguire lui e avrebbero trovato l'uovo.

<<Stesse tracce di zoccoli, ci avviciniamo a quanto pare>> constatò Artù.

<<Guardate, si è accampato>> intervenne Merlino, indicando loro con il dito la nube di fumo che si alzava in aria dal fitto della vegetazione.

Il gruppo proseguì senza mai fermarsi e in poco tempo raggiunse la zona dove proveniva la scia di fumo. Tuttavia il fuoco era ormai spento e non c'era più nessuno.

<<È ancora caldo>> disse il principe, avvicinando la mano verso le braci.

<<Non ha più di un paio ore di vantaggio>> suppose Elyan al suo fianco.

<<Dobbiamo muoverci>> incitò il reale.

I cavalieri proseguirono, infiltrandosi sempre di più nella foresta e continuando a seguire le tracce di Borden. A un tratto, però, si fermarono. La scia che stavano seguendo sembrava sparita e il sole stava tramontando.

<<Si sta facendo troppo buio. Dobbiamo accamparci per la notte>> dichiarò il principe.

<<Ma stiamo per prenderlo>> ribatté Merlino.

Non potevano fermarsi adesso che erano così vicini da Borden e dall'uovo.

<<A meno che tu non veda al buio, non possiamo fare altro>> gli fece notare il biondo.

Il gruppo si fermò per trascorrere la notte nel bosco. Merlino accese un fuoco e preparò la cena per i cavalieri, ma i suoi amici erano così affamati che non rimase neanche un cucchiaio per lui. A digiuno e con lo stomaco che gli brontolava, andò dai cavalli per nutrirli e assettarli. Era da solo con gli animali in quel momento, ma ebbe la sensazione di non esserlo affatto.

<<Emrys...>> udì un sussurro sinistro.

Si sentì osservato, ma in mezzo alla fitta vegetazione non vide nessuno. Pensò di esserselo immaginato e tornò dai suoi compagni, i quali avevano appena finito di mangiare. Lavò i piatti, la pentola e le posate e tutti andarono a dormire.

<<Emrys...>>.

Nel cuore della notte Merlino si risvegliò di soprassalto. Stavolta non era frutto della sua immaginazione, qualcuno stava sussurrando il suo nome. Si guardò attorno: il fuoco era morto e tutti i cavalieri stavano ronfando beatamente. Continuò a sentire quel sussurro profondo e cercò di seguirlo. 

Si incamminò tra gli alti alberi e la nebbiolina bianca, ma non riusciva a capire da dove provenisse quella voce. Proseguì fino ad allontanarsi dal sentiero principale e la vegetazione stava diventando sempre più fitta e incontaminata. Un gruppo di uomini incappucciati lo stavano aspettando e uno di loro si tolse il cappuccio dalla testa.

<<Non avere paura, so cosa cerchi>> lo rassicurò e Merlino lo riconobbe.

Era il capo dei druidi, lo aveva già incontrato in passato quando lui e Artù erano alla ricerca della Coppa della Vita.

<<Come?>> gli domandò il mago.

<<Quell'uomo è venuto a rubare anche a noi. È passato per questi boschi solo poche ore fa>> rispose il druido.

<<Da che parte è andato?>> chiese il moro.

<<A Est, però devi stare attento, Emrys. Le leggende dicono cose che solo noi druidi conosciamo. Askhanar era un uomo saggio, sapeva che qualcuno un giorno avrebbe disturbato il suo sonno. Il Trischelion non è soltanto una chiave, è anche una trappola>> lo mise in guardia l'uomo.

<<Che tipo di trappola?>> volle sapere Merlino.

<<Non lo so, ma le leggende sono molto chiare. Tu devi fare attenzione, Emrys>> ribadì il druido.

Il servo annuì e si voltò per tornare dai suoi amici. Ora più che mai dovevano sbrigarsi a raggiungere Borden e a trovare l'uovo. 

Il druido lo fermò: <<Emrys, c'è un'altra cosa che dice la leggenda>>.

<<Solo quando la via davanti a te sembrerà impossibile, l'avrai trovata>> recitò.

Il gruppo si rimise in viaggio. Con i raggi del sole che filtravano tra le chiome rigogliose fu più facile per i cavalieri ritrovare le impronte di Borden, tuttavia l'uomo si era mosso durante la notte e aveva fatto in modo che i cavalieri non potessero più trovarlo.

<<Se n'è andato durante la notte>> osservò Artù, quando trovarono un altro focolare spento.

<<Niente orme di cavallo>> aggiunse Galvano.

<<Le ha coperte>> constatò Leon.

<<Ce l'avevamo, eravamo così vicini>> sfogò Merlino.

Era stufo di seguire tracce e a girovagare a zonzo per la foresta. Sapeva dove Borden era diretto, non poteva perdere altro tempo prezioso.

<<Dove vai? Non sappiamo da che parte è andato>> intervenne Artù.

<<Verso Est>> gli confessò il servo, indicando con il braccio la direzione da prendere.

<<E tu che ne sai?>> lo interrogò il principe.

Me l'hanno detto un gruppo di druidi, pensò di rivelare.

<<Perché ho intuito>> mentì.

<<Intuito non è una parola che associo a te>> lo derise Artù.

<<Aspettate, ha ragione>> irruppe Elyan.

Il cavaliere aveva trovato una freccia fatta di sassi che indicava la direzione di Merlino.

<<Non può essere!>> esclamò incredulo il reale.

<<Ben fatto, Merlino>> si complimentò Leon.

<<Mai sentito la parola 'scusa'?>> sbeffeggiò Merlino ad Artù.

<<No, te lo sei appena inventata?>> scherzò quest'ultimo e il gruppo avanzò.

Uscirono dalla foresta e si ritrovarono alla riva di un piccolo ruscello. Davanti a loro si ergeva una grotta rocciosa, celata dal muschio e dalla folta vegetazione.

<<È un vicolo cieco>> osservò Leon.

<<Forza, torniamo indietro>> ordinò Artù.

Merlino non era affatto convinto che quella grotta fosse un vicolo cieco. Sentiva che erano sulla strada giusta, che dovevano proseguire dritti davanti a loro.

<<Può essere nella caverna>> ipotizzò, ma il principe lo ignorò. 

<<Perdiamo solo tempo>>.

<<Artù!>> lo chiamò Percival, indicandogli qualcosa tra i cocci rocciosi.

Nei pressi del ruscello c'era un impronta di stivale nel terreno fangoso. Merlino rammentò le parole del druido. Solo quando la via davanti a te sembrerà impossibile, l'avrai trovata. Non sapeva come, ma la leggenda lo stava aiutando. 

Il gruppo si avvicinò alla grotta e si addentrarono al suo interno, proseguendo senza alcun metodo di orientamento. Stavano camminando da qualche minuto, ma nessuno sapeva con esattezza dove si stavano dirigendo. Sembrava che quella grotta non avesse una fine. Giunsero all'uscita celata da una cascata.

<<Ecco perché nessuno l'aveva mai trovata>> constatò Galvano, una volta attraversati la massa d'acqua.

Lasciarono la riva rocciosa e si ritrovarono all'aperto, circondati da infinite valle e montagne. Davanti a loro, in lontananza, si ergeva il maestoso e antico castello che ospitava la tomba di Askhanar, anteceduto da un'altra rigogliosa foresta. Mentre camminavano tra la vegetazione, Percival gridò dal dolore. Una freccia l'aveva appena colpito alla gamba.

<<Al riparo!>> urlò Artù e tutti si addossarono contro le pareti rocciose della foresta per difendersi dai dardi, tranne Percival che non poteva muoversi a causa del dolore alla gamba.

<<Tutto bene?>> gli chiese il principe.

<<Sì...>> asserì il cavaliere, ma era facilmente esposto lì alle frecce di Borden.

<<Ma da dove sta tirando?>> domandò Artù e i cavalieri si guardarono attorno per individuare la direzione dei dardi.

<<Attraggo la sua attenzione, tu portalo al sicuro>> si rivolse a Leon, indicandogli Percival.

Il principe si spostò rapidamente verso il lato opposto, mentre il suo amico riuscì a mettere in salvo Percival. Merlino scorse Borden correre tra gli alberi e rannicchiarsi in un angolo pronto ad attaccare nuovamente.

<<Artù!>> sussurrò, indicandogli con un cenno del capo il nascondiglio di Borden.

Artù decise di fare da esca nuovamente per poterlo aggirare e prenderlo alle spalle e Merlino usò la sua magia per lanciare la balestra di Borden contro un albero. L'arma si ruppe e lui si diede alla fuga, poco prima che il principe raggiungesse il suo nascondiglio. I ragazzi avanzarono nella foresta.

<<Attento!>> esclamò Artù al servo, il quale riuscì a fermarsi appena in tempo.

Stava per finire nella trappola costruita da Borden per rallentare loro il cammino.

<<Chissà quante trappole avrà piazzato>> commentò il principe.

<<Lo possiamo aggirare quello>> ribatté Merlino.

<<No, sa che stiamo arrivando>> negò l'amico, trattenendolo per il braccio.

<<È un rischio che dobbiamo correre>> si intestardì il mago.

<<Ora ci accamperemo e continueremo all'alba>> propose il biondo.

Merlino non aveva intenzione di perdere altro tempo, non ora che era così vicino alla tomba di Askhanar. Borden avrebbe potuto proseguire tranquillamente durante la notte e rubare indisturbato l'uovo di drago. Tuttavia non aveva altra scelta e, mentre i cavalieri parlottavano tra loro, preparò la cena. 

Per la seconda sera di fila i cavalieri mangiarono tutto e Merlino rimase a digiuno. Quando tornò dai suoi compagni, dopo aver raccolto la legna, li trovò tutti addormentati a russare profondamente. Decise di lavare i piatti, ma si accorse che nel fondo della pentola c'era qualcosa. Lo annusò e dall'odore pungente capì che era un veleno. 

I cavalieri stavano morendo avvelenati nel sonno e il mago usò i suoi poteri per curarli. Approfittò del momento per proseguire da solo e riuscì a uscire dalla foresta. Sollevò lo sguardo in direzione del cielo, la tomba si stagliava proprio di fronte a lui. Vide Borden e si affrettò a seguirlo all'interno della tomba.

<<No!>> esclamò, quando lo vide inserire il Trischelion nella porta d'ingresso che antecedeva la tomba.

Avanzò, ma fu colpito da dei fumi tossici che lo fecero svenire a terra. La nube di fumo si espanse rapidamente e Merlino, coprendosi le vie respiratorie con la giaccia, usò la magia per far disperdere il gas nocivo nell'aria. Borden era svenuto e prese la sua torcia per proseguire. Trovò una scalinata che lo condusse alla tomba di Askhanar. 

La sala era immensa con antiche colonne ai lati e al centro un altare con sopra l'uovo. Rimase meravigliato, non ne aveva mai visto uno. Era bianco, con riflessi azzurri e leggermente appuntito sulla punta. Depositò la torcia a terra e allungò le mani per prenderlo.

<<Dammelo!>> gli ordinò Borden e lui si voltò indietro.

<<Quest'uovo non è tuo>> digrignò.

<<Tu, però, dammelo e avrai metà del ricavato, Merlino>> gli propose Borden.

<<No, devo tenerlo al sicuro>> si oppose lui.

<<Non essere sciocco! Pensa al potere che ci porterebbe, alle terre che potremmo governare, le ricchezze...>> ipotizzò l'uomo.

<<Quelle cose non mi interessano>> chiarì il mago.

<<Con questo drago al nostro comando vivremo come dei re. Avremo la libertà e il potere di fare ciò che vogliamo...>> proseguì lui, ma Merlino lo interruppe bruscamente. 

<<I draghi non possono essere usati in quel modo, devono essere lasciati liberi di errare sulla terra>>.

<<Questa è la tua occasione, Merlino. L'occasione per scappare dalla tua miserabile vita, dalla tua esistenza senza valore>> lo derise Gorden.

<<Non è la mia a essere miserabile, ma la tua. L'hai sprecata per niente>> contraccambiò il ragazzo.

Gorden afferrò la torcia e la puntò contro Merlino, il quale rimase fermo sull'altare per proteggere l'uovo con il proprio corpo, qualora fosse stato necessario.

<<Ho rimesso io i tre pezzi insieme, ho trovato io il passaggio che ci ha condotti qui, quindi il drago appartiene a me. Adesso dammi l'uovo>> gli sbraitò contro Borden, allungandogli la mano.

<<No!>> negò Merlino e lui lo attaccò con la torcia.

Il servo chinò la schiena, evitando l'assalto.

<<Non riuscirai a fermarmi, ragazzino!>> esclamò Borden, continuando ad attaccarlo con la torcia e rischiando di colpire l'uovo.

<<I draghi sono creature magiche, non appartengono a nessuno. Sono per il beneficio di tutti>> spiegò il mago, indietreggiando, ma cadde a terra.

Borden scoppiò in una risata beffarda. 

<<E tu che ne sai, eh? Sei solo un servo, Merlino>>.

Il moro perse definitivamente la pazienza. 

<<Sono l'ultimo Signore dei Draghi e ti avverto: lascia stare quell'uovo>>.

Il sorriso di Borden sparì all'istante e attaccò Merlino con la torcia, ma quest'ultimo usò la mia per scagliarlo all'indietro, facendolo svenire. Il mago si rialzò e prese l'uovo. Non appena l'uovo si staccò dalla superficie dell'altare, la tomba iniziò a tremare. I muri si disintegrarono e il soffitto cominciò a crollare. 

Merlino nascose l'uovo sotto la giaccia e si affrettò a lasciare la tomba, prima che le macerie potessero seppellirlo. Uscì dalla fortezza e nascose l'uovo dentro la sua borsa da viaggio prima dell'arrivo dei cavalieri.

<<Che è successo?>> gli chiese Artù.

<<La tomba era una trappola e lui l'ha innescata. Non ce l'ha fatta a uscire>> spiegò lui, mentre osservavano l'edificio crollare in una massa di rocce e polvere.

<<Che ne è dell'uovo?>> volle sapere il principe.

Merlino scrollò le spalle. <<Sarà andato distrutto>>.

<<Sei sicuro? Dobbiamo esserne certi>>.

<<Non può sopravvivere sotto le macerie>> intervenne Leon.

Il sole era appena tramontato e il cielo si era colorato di nuvole rosa, quando Merlino e i cavalieri rientrarono a Camelot. Il mago si fece una rapida doccia, si cambiò gli abiti e cenò con Gaius in silenzio. Non era sicuro se potesse confessare al medico dell'uovo.

<<Che peccato per l'uovo>> commentò l'anziano non appena finirono di cenare.

<<Già...>> resse il gioco lui.

<<Non sei riuscito a salvarlo?>> gli chiese Gaius, avendo notato che il suo allievo era rimasto in completo silenzio da quando era rientrato dalla missione.

Merlino scosse la testa. <<No...>>.

Alzò lo sguardo sul medico, il quale lo stava fissando a lungo. Intuì subito che non gli credette e i due si sorrisero. Si alzò da tavola e si avvicinò allo zaino dove ancora conservava l'uovo.

<<Tutti i gioielli, tutti i tesori, Gaius, non sono niente in confronto>> gli disse, porgendoglielo con la massima delicatezza.

Il medico lo poso sul tavolo, osservandolo meravigliato. In tutta la sua lunga vita non aveva mai visto un uovo di drago.

<<Ed è quasi andato perduto a causa tua>> commentò.

<<Mi dispiace, Gaius. Ho agito d'impulso>> si scusò il ragazzo, riconoscendo i suoi errori.

<<Devi sempre riflettere sulle cose, esattamente come ha fatto Askhanar. Ha avuto l'accortezza di nasconderlo per quattrocento anni e ora tocca a te, Merlino. Sta' a te decidere che cosa hai intenzione di farne>> gli consigliò, riconsegnandolo tra le sue mani.

<<Ho pensato a questo, lo porterò dove dovrebbe stare>> lo rassicurò.

Prese l'uovo e si diresse nella foresta. Chiamò Kilgharrah e lo posò a terra. Il drago era felice di vedere l'uovo integro ed era orgoglioso di Merlino. Aveva mantenuto la promessa e ora avrebbero potuto far nascere un nuovo drago.

<<È ancora vivo?>> gli chiese il mago.

<<Può vivere per più di mille anni>> lo tranquillizzò e Merlino lasciò andare un enorme sospiro di sollievo.

<<Quindi adesso non sei più tu l'ultimo della tua specie>> ironizzò.

Il drago rise. <<Sembrerebbe di no>>.

<<Quando si schiuderà?>> domandò Merlino.

<<I giovani draghi venivano chiamati al mondo dai Signori dei Draghi, solo loro avevano il potere di evocarli dall'uovo. Come ultimo Signore dei Draghi questo solenne compito spetta a te, Merlino>> spiegò Kilgharrah.

Il ragazzo non si aspettava una rivelazione del genere. Come faccio?, si chiese in preda alla confusione. Suo padre non aveva avuto modo di insegnarglielo. Lanciò un'occhiata all'uovo, timoroso di fare danni, come suo solito. Diede voce ai suoi dubbi. 

<<Come posso evocarlo?>>.

<<Devi dare al drago un nome>> rispose la creatura.

Tutto qui? Nulla di più facile. Si prese il suo tempo e chiuse gli occhi. Aveva una miriade di nomi in testa in quel momento, ma doveva sceglierne uno. Oltretutto non sapeva neppure se fosse un drago femmina o maschio. In quel momento ebbe un flashback potente.

Merlino, sono incinta.

Il giorno in cui Morgana gli aveva rivelato di aspettare un figlio da lui fu il momento più bello e incredibile di tutta la sua vita, nonostante la loro relazione era fortemente in crisi e altalenante.

Un figlio non era nei nostri piani e non sono in estasi neanche io, considerando il momento e la tua reazione, ma ora dobbiamo fare qualcosa.

Non aveva mai avuto occasione di sperare nel sesso del bambino, ma avrebbe tanto voluto che fosse una femmina. In grado di mettere fuori gioco una dozzina di cavalieri, una persona di buon cuore e che avesse gli occhi di sua madre, quelle iridi grigio-verdi che continuavano ad apparire nei suoi sogni e nei suoi ricordi più profondi.

<<Siamo una famiglia>> le aveva confidato.

Ogni giorno desiderava poter stare con lei alla luce del sole e costruire una famiglia felice.

Luce, sole, speranza, felicità, amore...

Aveva il nome.

<<Aithusa...>> pronunciò.

Udì lo scricchiolio dell'uovo e un debole gemito animale si liberò nell'aria serale. Merlino aprì gli occhi e vide il muso bianco di un cucciolo sbucare dall'uovo.

<<Un drago bianco, è una cosa molto rara. Il nome è appropriato perché nella lingua dei draghi Aithusa significa 'la luce del sole'>> illustrò Kilgharrah.

Il cucciolo gemette ancora e con il muso cercò di rompere il guscio per uscire. Il mago sentì gli occhi pizzicare dalle imminenti lacrime, mentre osservava quella minuscola creatura.

<<Ogni nome di drago ha un senso. A volte il significato è difficile da vedere, ma stavolta credo che sia chiaro. Il drago bianco è un buon presagio per Albione, per te, per Artù e per la terra che voi costruirete insieme>> concluse l'animale.

Il moro si portò la mano davanti alla bocca spalancata dalla gioia e si lasciò andare a una risata liberatoria. Aveva ancora speranza, Albione poteva ancora nascere! Il cucciolo grugnì e aprì le piccole ali, osservando con adorazione il padrone che l'aveva fatto nascere.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro