IX
L'esercito di Camelot fu pronto all'alba. Squadroni di cavalieri occupavano l'intero cortile centrale in attesa del loro comandante, mentre dalla finestra del palazzo Gwen e Gaius osservano tutti quegli uomini in sella ai cavalli e in direzione di Caerleon. Gaius rassicurò la ragazza sul ritorno di Artù, ma Gwen, ancora rattristita per la discussione avuta con Artù la sera prima a casa sua, si chiese se valesse ancora la pena crogiolarsi per un uomo che l'aveva lasciata solo qualche ora prima.
Ben presto Artù e i suoi uomini giunsero al confine del regno, oltre il quale si stagliava l'infinito e possente esercito nemico. La battaglia si sarebbe tenuta all'alba successiva e Artù volle che i suoi uomini fossero ben riposati se voleva evitare a tutti i costi una guerra a Camelot.
A notte inoltrata...
Nonostante il suo ordine di far riposare al massimo i suoi cavalieri, questi sembravano non voler rispettare il suo volere, talmente erano esuberanti in vista della battaglia. Come i suoi cavalieri e amici più fidati che in quel momento stavano ridendo e scherzando attorno al fuoco con un boccale in mano. Tra le risate Merlino si accorse che Artù li stava guardando da dietro una delle tante tende allestite sul confine.
Sembrava fissarli quasi con ammirazione e sinceramente dispiaciuto per averli condotti in quella spiacevole situazione per colpa del suo errore offuscato dalle parole di Agravaine. Tutti notarono lo sguardo di Merlino e si voltarono in direzione di Artù, il quale imbarazzato di essere stato scoperto, disse loro: <<Dovremmo andare a dormire>>.
<<Che gli prende?>> domandò Galvano a Merlino.
<<È il nostro re. Se dovesse succederci qualcosa, si sentirebbe responsabile>> rilevò loro, dimostrando di conoscere i sentimenti del loro reale meglio di chiunque altro.
Qualche minuto più tardi Merlino era impegnato a sistemare l'armatura del principe, mentre Artù era perso nei suoi pensieri, quando Elyan, Galvano, Percival e Leon fecero il loro ingresso nella tenda e si avvicinarono al principe. Elyan prese la parola da parte di tutti loro.
<<Volevamo soltanto dirvi che non c'è alcuno tra di noi che non morirebbe per voi. Abbiamo fatto un giuramento e portiamo lo stemma dei Pendragon con orgoglio. Domani combatteremo in vostro nome, Sire, per la libertà e la giustizia di questa terra>>.
Artù continuava a essere sorpreso dalla lealtà dei suoi amici più vicini a lui, eppure così distanti dal suo rango sociale.
<<Grazie Elyan, grazie a tutti>> rispose e i cavalieri si congedarono con un cenno di inchino del capo.
Era incredibile come le uniche persone su cui poteva veramente contare fossero al fuori della sua famiglia. Merlino, i suoi cavalieri, Gaius, il suo popolo e... Ginevra. Pensare a lei gli fece ricordare della loro discussione e su quanto avesse sbagliato negli ultimi giorni a prendere decisioni, a partire dall'uccisione del re di Caerleon. Merlino notò che il principe continuava a essere perso nei suoi dubbi interiori.
<<Era la verità, Sire, ogni parola>> intervenne, avvicinandosi a lui.
<<Non ho mai dubitato della loro lealtà, ma mi chiedo se io la meriti>> si confidò il biondo.
<<Nessuno ha a cuore i propri uomini più di voi. Mandargli in battaglia non è una decisione che prendereste alla leggera, questo lo sanno>> lo rassicurò il servo, prendendo una spada per affilarne la lama.
<<Ma è la decisione giusta?>> gli chiese Artù.
<<Se ci fosse un'altra via per uscire da questa situazione, la percorrereste, ma dovete difendere Camelot. Non avete scelta>> spiegò l'amico, anche se dentro di sé sapeva che la soluzione a tutto era non ascoltare Agravaine.
<<Avevo una scelta: salvare la vita a Caerleon. Ho fatto quella sbagliata. La colpa è mia, ho portato io la guerra su Camelot>> ammise Artù.
Merlino fu sereno che il suo migliore amico si fosse finalmente liberato dal plagio sinistro dello zio, ma era comunque troppo tardi. Tormentarsi sul passato non avrebbe cambiato la situazione fuori, al confine.
<<Artù, nessuno è pronto a sacrificarsi più di voi per il bene del regno. La vostra decisione è stata presa nell'interesse di Camelot>> cercò di rassicurarlo.
<<Forse, ma ora i miei uomini dovranno pagare con la vita>> rimuginò il biondo, logorato dai rimorsi.
Nel cuore della notte...
Merlino stava dormendo all'aperto, sotto il cielo scuro e tra l'aria fresca, quando un rumore sospetto di passi lo ridestò. Riconobbe la sagoma di un uomo incappucciato dalla testa ai piedi che si stava allontanando dalle tende e si destreggiava silenziosamente tra i corpi appisolati dei cavalieri.
Scostò le coperte e si alzò da terra. Si nascose dietro una tenda e poté scorgere il volto di Artù che si stava guardando indietro per essere sicuro di non essere seguito. Spiò il principe dirigersi nel confine nemico e scortato da due uomini di Annis verso la sua tenda e si affrettò a seguirli.
<<E questo che significa?!>> esclamò sconcertata la regina, quando si ritrovò davanti il suo nemico giurato.
Il rumore di uno schiaffo riecheggiò in tutta la tenda e Artù pensò di meritarsi di peggio per aver tolto la vita a Caerleon. Merlino li ascoltò fuori dalla tenda, nascosto tra le pieghe.
<<Annis, lo so che provi disprezzo per me. Hai subito un grave torto e hai ragione. Mi vergogno per ciò che ho fatto. È stato da codardi, è stato ingiusto e mi dispiace molto>> si scusò il principe.
<<Le scuse non riporteranno in vita mio marito, le scuse non ridaranno al mio popolo il suo re>> ribatté sprezzante la regina.
<<Lo capisco e non c'è niente che io possa fare per rimediare>> affermò lui.
<<Allora che cosa ci fai qui, Artù Pendragon?>> gli chiese Annis, non capendo il motivo della sua visita.
<<Voglio evitare la battaglia>> accennò il biondo.
<<È un po' troppo tardi per questo>> negò la donna, assottigliando lo sguardo glaciale.
<<Non propongo una tregua, ma un'alternativa. Invoco il diritto di un singolo duello, sistemare la questione con due campioni>> chiarì Artù.
<<E perché dovrei concederti questo favore?>> domandò lei.
<<È già stato versato abbastanza sangue. Centinaia di vite verrebbero salvate così>> le fece notare.
Con un rapido cenno del capo, Annis ordinò ai suoi uomini di liberare Artù dalla loro stretta poderosa.
<<Le condizioni sarebbero?>> volle sapere.
<<Se vince il mio uomo, ritiri le tue armate. Se vince il tuo uomo, allora metà del mio regno sarà tuo>> propose il principe.
Annis non ebbe modo di riflettere sulle sue parole che Merlino venne scortato all'interno della tenda da un uomo della regina. Lo trattenne per le spalle e lo fece inginocchiare a terra.
<<Vi chiedo perdono>> sussurrò ad Artù.
<<Conosci il ragazzo?>> si intromise Annis.
<<È il mio servitore. Deve avermi seguito, non ne sapevo niente>> si giustificò il nobile.
<<Uccidetelo!>> ordinò all'istante la regina.
<<No, ti prego! Lascialo andare, è solo un povero sempliciotto>> si oppose lui.
<<Questo è già il secondo favore che mi chiedi questa sera, Artù Pendragon>> gli fece notare la donna.
Si allontanò e si sedette sul suo trono, meditando sul da farsi. Dopo qualche minuto di silenzio decretò.
<<Molto bene, avrai il tuo duello. Annuncia il tuo campione per domani a mezzodì e porta via il tuo servo>>.
Artù affermò con un cenno di inchino del capo.
<<Ti ringrazio, Annis>>.
<<Un povero sempliciotto?>> iniziò Merlino, non appena i due amici uscirono dalla tenda e si incamminarono verso il loro confine.
<<Sono stato gentile, credimi. Mi hai quasi fatto uccidere>> gli rispose il principe.
<<Ve la stavate cavando bene anche da solo, mi pare>> gli urlò contro il moro.
<<Ma che cosa hai in testa?! Perché non riesci a lasciarmi in pace?!>> si sfogò Artù.
<<Sono vostro amico, volevo solo proteggervi>> si giustificò il mago.
<<E questo lo apprezzo. Nel tuo modo confusionario stavi solo cercando di aiutarmi, ma, ti prego, non farlo di nuovo>> lo mise in guardia Artù.
Tra i due calò il silenzio e assieme tornarono alle loro tende.
Appena il sole sorse, Artù convocò i suoi cavalieri per informarli del nuovo accordo fatto con la regina poche ore prima.
<<Possiamo vincere questa battaglia, lo so>> ribatté Leon.
<<Non ne dubito, ma a quale costo? Quanti uomini morirebbero?>> lo fece ragionare il principe.
<<E se dovessimo perdere il duello? Rinunceremmo alla nostra terra>> rammentò Elyan.
<<Questo è l'accordo che ho fatto. Credo che sia giusto e non mi tiro indietro>> si intestardì Artù.
Merlino guardò il suo migliore amico con un accenno di sorriso. Finalmente era tornato sui suoi passi, dimostrando di poter ancora cambiare le sorti della battaglia.
<<Beh, allora... non rimane altro che scegliere il tuo campione>> decretò Agravaine.
<<Sarebbe un privilegio, Sire>> avanzò Percival.
<<Sire...>> si fece avanti Elyan e Leon e Galvano lo imitarono, ma il principe li fermò.
<<Può esserci solo una scelta, una scelta giusta e onorabile. Sarò io a battermi>>.
I cavalieri si scambiarono sguardi di disapprovazione. Se Artù sarebbe morto, non avrebbero più avuto un sovrano né un regno da difendere e per cui battersi fino alla morte. Intanto, nella tenda di Annis, la regina si stava confidando con Morgana degli ultimi sviluppi. Aveva saputo il nome del suo rivale, ma si era insospettita parecchio, quando aveva scoperto che il campione non era altro che il re in persona, colui che le aveva proposto il duello la sera precedente.
<<Non mi convince, deve essere un trucco>> mormorò tra sé e sé.
<<Che cosa ti preoccupa?>> le domandò la strega con le braccia incrociate al petto.
<<Artù. Perché si sarebbe offerto come campione?>> le confidò Annis.
<<Artù è fatto così, rischierebbe la vita per salvare i suoi uomini. Fidati, non è un trucco. Artù combatterà>> la rassicurò Morgana con un ghigno malefico, sorriso che non scappò allo sguardo attento di Annis.
<<Tu sembri contenta, Morgana. Nonostante tutto, Artù è un valoroso guerriero, perderesti tanto quanto me se dovesse vincere. Tu desideri il trono di Camelot, non è vero?>>.
<<Non lo nego, è un mio diritto dopotutto>> affermò rancorosa la donna e la regina stava iniziando a conoscere la sua vera anima.
Le aveva confidato il desiderio di vendetta che bramava da anni nei confronti di Artù, ma non credeva che potesse essere più morboso della speranza di una possibile riconciliazione come stava facendo lei in quel momento, nonostante la morte del marito per mano del suo nemico.
Ma in fin dei conti non sapeva tutto ciò che Morgana aveva affrontato in passato: una madre mai ricordata, una sorella uccisa prima del tempo, un uomo tanto amato, un figlio mai nato e la speranza perduta di poter avere un futuro migliore, più luminoso e meno oscuro.
<<Artù non vincerà>> decretò la strega con tono sicuro.
<<E tu come puoi saperlo questo?>> le chiese Annis.
<<Perché ho il potere per fare in modo che non accada>> le ricordò lei.
<<Allora lo devi usare>> la incoraggiò la regina.
Morgana si mise subito all'opera con l'aiuto di Agravaine. Sfruttando la notte e il silenzio nelle tende, rubò la spada di Artù, mentre lui dormiva profondamente, e si addentrò nella foresta per incontrarsi con la strega.
<<L'hai presa?>> gli chiese.
<<Ma certo>> affermò l'uomo, porgendogliela.
Morgana estrasse la spada dal fodero e accese tre piccoli focolai che distribuì in un immaginario cerchio. Si sedette al centro e pronunciò un incantesimo, mentre Agravaine la osservava sbalordito. La lama prese magicamente fuoco per poi tornare a semplice acciaio.
<<Artù adesso è finito>> esclamò al termine del rituale.
Qualche ora più tardi...
L'alba era in procinto di sorgere, ma fuori regnava ancora il buio e il silenzio tombale. Solo Artù e Merlino erano già svegli e il servo stava sistemando l'armatura al principe per l'imminente combattimento.
<<Non stringere troppo, non vorrai uccidermi prima di cominciare>> ironizzò Artù e Merlino sorrise.
<<Scusate>>.
Dalle sue spalle Merlino vide l'amico togliersi il guanto per levarsi dall'indice l'anello che portava sempre con sé, un regalo avuto al compimento dei suoi diciotto anni. Si girò verso il servo e gli porse l'anello.
<<Se questo dovesse essere il mio ultimo giorno, dai questo a Ginevra. Dille che mi dispiace>> spiegò.
Non volle rivelargli della discussione avuta e Merlino intuì che non avrebbe aggiunto altro, anche se era curioso di sapere il motivo di tali parole.
<<Ma certo>> si limitò a rispondere.
<<Credete che ne valga la pena? Siete il re adesso, Camelot ha bisogno di voi da vivo>> gli fece notare il servo.
<<Non so che succederà, ma per la prima volta da quando sono re in cuor mio so che è giusto così>> ammise il nobile.
<<Qualunque cosa succeda lì fuori...>> farfugliò l'amico, non riuscendo a terminare la frase.
<<Non starai per cominciare a piangere?>> lo mise in guardia Artù, sapendo quanto era sensibile il suo migliore amico.
<<No, solo buona fortuna>> rimediò lui e i due si sorrisero, felici di aver risolto le controversie degli ultimi giorni e di aver recuperato il loro solito rapporto d'amicizia.
<<Grazie, vecchio mio>> concluse il principe.
<<È ora, Artù!>> li avvisò Agravaine, entrando nella loro tenda.
<<Molto bene. Per Camelot!>> rispose Artù, estraendo la spada stregata da Morgana dal fodero per controllarne rapidamente lo stato della lama prima di lasciare la tenda.
Anche Annis si stava preparando per lo scontro e stava dando le ultime raccomandazioni al suo campione, un guerriero alto e possente con la barba scura e i capelli marroni. Il suo sguardo duro e inespressivo non dimostrava alcun segno di paura, era lui a incutere timore su chiunque posasse gli occhi.
<<Derian, hai servito bene mio marito. So che farai lo stesso per me>>.
<<Derian, nessuna pietà, nessun indugio, non esitare per un secondo. Artù Pendragon deve morire>> intervenne Morgana e l'uomo sorrise onorato ad entrambe, impugnando la spada.
Il combattimento si tenne all'aperto nel bel mezzo della vallata. I due eserciti stagliavano ai rispettivi confini, mentre i due campioni si avvicinarono, trovandosi uno a qualche metro di distanza dall'altro. Artù sollevò lo sguardo sul suo avversario, il quale gli stava mostrando i denti come un cane minaccioso. Era un bestione e quasi si pentì di essersi proposto come duellante.
Morgana, con il cappuccio tirato sulla testa, assisteva all'imminente combattimento, celata tra gli uomini di Annis per non essere riconosciuta da Merlino, ancora del tutto ignaro della sua presenza. Incrociò lo sguardo di Agravaine che le lanciò un accenno di sorriso trionfante, ma lei non ricambiò, essendo concentrata su Artù e il suo sfidante.
I due impugnarono la spada e iniziarono il duello. Artù attaccò per primo, ma lo sfidante parò l'attacco per poi contraccambiare. Per quanto potesse essere alto e muscoloso, era lento nei movimenti e nei riflessi e Artù riuscì a muoversi abilmente attorno a lui.
Tuttavia quando lo colpiva, attaccava con il triplo della sua forza e per il principe era difficile parare i colpi. Artù cadde a terra e il nemico lo colpì, ma il nobile schivò il colpo e con una giravolta lo ferì allo zigomo.
L'attaccò lo mandò su tutte le furie, dosando ancora di più la forza nei suoi colpi per la rabbia. Morgana si fece silenziosamente largo tra gli uomini di Annis per avvicinarsi a quest'ultima.
<<Il duello è durato abbastanza, è ora di cambiarne le sorti. Ho stregato la spada di Artù, ora porta il peso di mille ere. Nessuno può brandirla a lungo>> le rivelò.
Annis non rispose, ma aveva udito perfettamente le parole della strega. Morgana abbassò le palpebre e pronunciò l'incantesimo nella sua mente, attivando la maledizione della spada. Artù sentì un infinito peso gravare sul polso e la spada lo trascinò con sé. Provò a sollevarla da terra, ma l'acciaio della lama sembrava essere diventata improvvisamente il materiale più pesante al mondo.
Merlino capì subito che qualcosa non andava e avvertì una potente magia sprigionarsi dalla spada del principe. Il nemico approfittò della difficoltà di Artù di sorreggere l'arma per colpirlo nuovamente, ma il biondo lo evitò e gli scagliò un pugno sul naso, troppo debole per la sua corposità. Artù provò nuovamente a sollevare la spada, ma la magia si ribellò a lui e il suo sfidante gli stava dando il colpo di grazia. Merlino intervenne, utilizzando la magia per bloccare l'attacco e Artù ne approfittò per lanciarsi contro di lui.
Entrambi caddero a terra e Morgana aggrottò le sopracciglia. Qualcosa di anomalo aveva fermato l'attacco di Derian, o meglio qualcuno. Sollevò lo sguardo verso gli uomini di Artù e riconobbe la figura asciutta di Merlino. I loro sguardi si incrociarono, ma non ebbero modo di perdersi nelle iridi dell'altro dopo tanto tempo lontani, troppo concentrati sullo scontro.
Lo sfidante si rialzò e colpì con lo stivale lo stomaco del principe che ruzzolò a terra dal dolore lancinante. Il nemico recuperò la spada e si preparò a ucciderlo definitivamente con i sorrisi pieni di goduria da parte di Morgana, Annis e persino Agravaine.
Merlino usò nuovamente i suoi poteri per far scivolare la spada del nemico dalle sue mani e Artù lo aggirò abilmente alle spalle, recuperando l'arma conficcata e colpendolo alla schiena. Il nemico urlò dal dolore, inginocchiandosi e Artù lo spinse a terra con uno spintone dello stivale.
Fu sul punto di ucciderlo, ma si voltò indietro, ricordarsi di tutti i suoi uomini che osservano il duello. Incrociò lo sguardo preoccupato di Merlino e conficcò la spada affianco alla testa del nemico. Il suo esercitò lo acclamò con applausi e incitazioni e il duello si concluse.
<<Lunga vita al re!>> gridarono i cavalieri in coro.
Dall'altra parte del confine Annis fu costretta ad accettare la vittoria di Artù e raggiunse il vincitore. Agravaine fu costretto ad applaudire e Morgana se ne andò, facendosi spazio tra gli uomini. Merlino era sollevato per la vittoria di Artù, la battaglia era stata evitata e come concordato Annis doveva ritirare il suo esercito dal confine.
Tuttavia aveva riconosciuto la figura della sua amata che si stava allontanando e in quel momento avrebbe tanto desiderato corrergliele dietro per fermarla e parlarle come non avevano più avuto modo di fare da otto lunghi mesi.
<<Sei il vincitore, Artù Pendragon, e puoi stare certo che osserverò alla lettera tutti i termini del nostro patto. Il mio esercito partirà prima di notte>> dichiarò la regina.
<<Ti ringrazio, Annis>> rispose il principe e i due si strinsero una stretta di mano per suggellare definitivamente il loro accordo.
<<Dimmi una cosa. Hai risparmiato il mio campione, perché?>> gli domandò Annis.
<<Perché non è la vittoria che cerco, ma la pace. Spero che questo giorno segni un nuovo inizio per i nostri regni>> rivelò lui.
Nonostante Artù avesse ucciso suo marito, la donna dovette riconoscere che non era il mostro spietato che credeva che lui fosse. Le aveva appena dimostrato che c'era del buono in lui, una strana luce negli occhi che la portava ad auspicare in un futuro più glorioso e pacifico.
<<C'è qualcosa in te, Artù Pendragon, qualcosa che mi da speranza per tutti noi>> gli confidò per poi allontanarsi.
Annis ritornò nella sua tenda dove si preparò per partire e tornare a Caerleon e Morgana fece il suo ingresso.
<<Sembra tu non avessi molto potere, Morgana. Artù è fatto di una materia più robusta di quanto pensassi>> commentò la regina e la strega rise.
Annis non aveva idea di quanto potere lei possedesse e prima o poi sarebbe arrivato il suo momento di rivincita. Oggi aveva perso, ma il giorno dopo poteva ancora vincere.
<<Ci saranno altre opportunità e la prossima volta non sarà così fortunato>> la rassicurò.
<<Non ci sarà una prossima volta, non per me comunque>> contestò lei.
Morgana le si avvicinò, non essendo sicura di quello che stava intuendo.
<<Di che stai parlando?>>.
<<Credo di aver mal giudicato il nostro giovane re>> ammise Annis.
<<Non lasciarti ingannare dalle sue belle parole>> la avvertì la strega.
<<Non è stato Artù a ingannarmi, sei stata tu. Sei consumata dall'amarezza, Morgana, si diffonde dentro di te come una malattia. Il mio dolore ti ha permesso di infettarmi con il tuo odio>> spiegò la regina.
<<No, questo non è vero! Dimentichi come Artù abbia ucciso tuo marito? Neghi di esserti voluta vendicare?>> le ricordò Morgana.
<<Sì, cercavo la vendetta, ma non vuol dire che fosse la cosa giusta da fare>> mise in chiaro la donna.
Morgana scoppiò a ridere. Sembrava udire le parole di Artù e Merlino, le stesse frasi che avevano continuato cercato di redimerla dall'abbandonare il suo lato oscuro.
<<Sei debole, Annis, come credevo che fossi. Fai pura la pace con Artù, ma io non avrò tregua fino a che Camelot non si inchinerà davanti a me>> sfogò Morgana, voltandole le spalle per andarsene.
Annis la fermò prima che potesse lasciare la sua tenda.
<<Morgana, temo che tu assomigli più a Uther di quanto non pensi>> le confessò e Morgana si adirò ancora di più nell'udire quelle parole.
Artù e il suo esercito tornò a Camelot. La notizia della sua vittoria si era espansa in tutto il regno e nella città bassa le strade brulicavano di popolani che sventolavano le bandiere in aria per accogliere con grande entusiasmo il loro salvatore.
<<Siete un eroe>> si congratulò Merlino, mentre attraversavano il cortile centrale.
<<Grazie Merlino>> rispose Artù.
<<Non per me, per il popolo>> chiarì subito l'amico, anche se dentro di sé intendeva sé stesso.
<<Giusto. Tu non lo pensi?>> resse il gioco il principe.
<<So qualcosa che gli altri non sanno>> accennò il moro.
<<E sarebbe?>> volle sapere il biondo.
<<Che siete una testa di fagiolo>> ammise Merlino.
Si aspettò che Artù lo denigrasse come al solito.
<<Forse avrei dovuto darti retta, stavolta avevi ragione. Anche se sei il peggior servitore di tutto il regno>> confessò quest'ultimo, scendendo da cavallo per entrare nel palazzo.
Ai gradini del castello il consiglio e la corte lo stavano acclamando con orgoglio, tranne Agravaine, l'unico infelice della vittoria di Camelot. Artù si lavò, si cambiò i vestiti e cercò di dormire un po', tuttavia il pensiero di Ginevra lo tenne sveglio. Era felice di essere riuscito a evitare una guerra, ma dentro si sentiva come se avesse appena perso.
Si era pentito delle parole che aveva detto a Ginevra prima della partenza e voleva rimediare, motivo per cui aveva raccolto un piccolo mazzetto di lavanda viola durante il viaggio di ritorno. La fortuna fu dalla sua parte perché Ginevra bussò alla porta della sua stanza per consegnargli una caraffa. Per una volta si trovava lì in veste di semplice serva e non da donna che accoglieva premurosamente il proprio amato dopo un lungo viaggio.
Artù le consegnò i fiori viola e Gwen lo ringraziò in tono freddo, non volendo tornare a sperare in un loro ritorno come una patetica illusa. Il principe si scusò per la discussione avuta, ma Ginevra capiva più di tutti che la loro relazione non era possibile per via della differenza sociale. Artù le ricordò che doveva rispettare le tradizioni del passato come aveva fatto il padre, ma allo stesso tempo doveva restare fedele a sé stesso e fare ciò che riteneva giusto.
<<Anche se queste non sono appropriate?>> gli rinfacciò Ginevra, usando il termine con cui Artù l'aveva definita la sera della loro discussione.
Artù si avvicinò a lui e senza risponderle, avvolse il braccio intorno alla sua vita e la spinse contro il suo petto. Si guardarono negli occhi e la baciò dolcemente sulle labbra. I due si sorrisero e si baciarono nuovamente, riallacciando il loro ritrovato amore in quella stanza reale.
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