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Capitolo 3 Vecchi amici, nuove conoscenze

Gli arcieri e Rafflesia si erano accordati per vedersi a pranzo al solito tavolo.

'L'appartamento è fantastico, mi piace tanto. Finalmente abbiamo una casa vera!' Kelly era entusiasta.

'Sì, non è male' aggiunse il Falco e detto da lui era un complimentone. Era pulito, già arredato, nemmeno troppo periferico. Avrebbe dato un'imbiancata alle pareti, comprato qualche stampa carina, casomai gli fossero avanzati dei soldi.

'Tu dove stai, Johnny?' gli chiese la ragazza.

'Dormo alla base, ho una stanza di quelle a disposizione delle reclute' mormorò.

'E i tuoi genitori? Non gli manchi?' continuò, era curiosa.

Barton capì che era una domanda spinosa. La Tyler aveva cambiato espressione nel viso e aveva smesso di mangiare.

'No, non credo...'.

'Davvero?'.

'Kelly, mia madre era una tossica e si prostituiva; quando è rimasta incinta e sono nato, non è riuscita a gestire la situazione. La droga l'aveva risucchiata completamente. Sono passato da una famiglia affidataria all'altra finché non ho conosciuto Rafflesia, che mi ha voluto qui a tutti i costi' fissò la donna, immensamente grato.

Clint trattenne il fiato. Maledizione, ecco chi gli ricordava: sé stesso!

Sua figlia, con gli occhi lucidi per la triste confidenza, poggiò la mano su quella del giovane 'Mi dispiace tanto; e tua mamma? L'hai più vista?'.

'Fatti gli affari tuoi' Barton la ammonì, inquieto.

'No, non importa. Non ho segreti. Non l'ho più incontrata e non mi ha cercato. Non so neanche se sia viva' Johnny lo disse in un soffio con la voce sempre più flebile.

'Ti capisco, pure mia madre mi ha abbandonato: deve essere il destino degli arcieri' sembrò una battuta, consolatoria.

'Giovani arcieri e meno giovani, vorrei mostrarvi una cosa prima che iniziate i vostri allenamenti pomeridiani' il Vice Direttore tentò di cambiare argomento e concentrarsi sul lavoro.

Li condusse all'hangar della base.

'Gli Avengers hanno un velivolo più grande e sofisticato del Quinjet che non usano più e che Stark vorrebbe rottamare. Mi sono opposta, penso sia necessario avere un jet di riserva, un'alternativa. Comunque, Falco, mi si dice tu sia un pilota eccellente. Vorrei ti esercitassi nel volo e mettessi a punto il vecchio aereo. E che insegnassi a pilotarlo ai tuoi due allievi. Sempre se a loro va e se tu li ritieni in grado. Che ne pensi?' provò a stuzzicarne l'autostima, mentre i due ragazzi si guardavano reciprocamente, emozionati.

Capirai, adorava volare su quell'apparecchio! Clint si controllò per non sembrarle troppo soddisfatto 'Sì può fare...'.

Entrando nell'aviorimessa, cercò il jet con gli occhi che, tuttavia, caddero, all'istante, sulle figure che gli erano apparse di fronte, a una ventina di metri, limitrofe al nuovo aereo. Steve, Nat, Thor e Bruce.

Il Capitano fu il primo ad accorgersi della sua presenza: fece una smorfia, addolorato. Si girò verso la Romanoff, bisbigliando e quella non resistette; si voltò in un incrocio ambiguo di sguardi con il caro amico di un tempo. L'asgardiano fece finta di non vederlo, imbarazzato.

Bruce no, non si trattenne, figuriamoci, sensibile come era! Gli andò incontro, fregandosene degli altri. Aveva gli occhi lucidi e lo abbracciò, stritolandolo. 'Ciao, Clint, bentornato!'.

'Banner, ti trovo bene!'. Tentò di darsi un contegno, commosso, e trovò nella Tyler un'inattesa spalla.

'Sono contenta siate qui, è l'occasione per rompere il ghiaccio e per le presentazioni. Lei è Kelly, la figlia del Falco e da ieri nostra nuova recluta!'.

'Professor Banner, è un piacere conoscerla' la ragazza lo salutò con un sorriso aperto.

'Non ci sono professori, solo Bruce'. Rotondetto e bassino, i capelli ricci arruffati con qualche filo bianco, gli occhiali da presbite che cadevano sul collo agganciati ad un cordoncino, era molto lontano dall'idea di Hulk che l'arciera si era fatta.

Rafflesia toccò il braccio di Barton, indicando con la testa gli altri Avengers 'Te la senti di salutarli? Non voglio forzarti'.

Lui pensò fosse meglio togliersi il pensiero e la seguì.

Rogers aveva compreso le intenzioni della donna e le andò incontro. Maleducato non era mai stato.

'Vice Direttore, buon pomeriggio. Ciao, Falco' nervoso, gli tese la mano come si faceva con un estraneo.

L'uomo la strinse: il Capitano era uno dei suoi mentori, dei suoi amici più intimi, uno dei pochi affetti della sua vita. E non riuscivano a dirsi una parola.

La Tyler ripeté la presentazione di Kelly e Steve fu molto gentile. Lo caratterizzavano i capelli castani con un ciuffo, la barba molto curata su un corpo muscoloso, dalle spalle larghe e dai fianchi stretti. Era garbato a dir poco.

'Cap, il Quinjet non va in pensione. Ho vinto io. Ho trovato un nuovo equipaggio' Rafflesia scherzò.

'Vinci sempre, sei talmente testarda che ci prendi per stanchezza. Fammi capire, da chi sarebbe composta la squadra di piloti?' Rogers si interessò.

'Ce li hai davanti: noi quattro, ovviamente!' Ridacchiò, lo sguardo serissimo.

Clint, esterrefatto, la fissava. Non  aveva detto che il quarto pilota fosse lei!

'Scherzi, vero? È una scatoletta di tonno!' Thor la prese in giro. Era altissimo e particolarmente piazzato, almeno una spanna più di Rogers, coi capelli biondi, corti, la mascella volitiva, gli occhi azzurri e un sorriso affascinante.

'Non sono tutti martellanti come te, principe! Dobbiamo metterlo a punto ed andrà che è una bellezza!'

Quella donna non mollava mai: l'arciere ancora doveva abituarsi alla sua testardaggine.

'D'altronde, nessuno vola come il Falco, questo è certo!' l'asgardiano gli dette una pacca e l'altro contraccambiò con un gesto del capo.

La Romanoff, triste e stizzita, fece per allontanarsi.

La moretta la convocò: in fondo la sovietica prendeva ordini da lei 'Vedova, hai un minuto?'.

Intanto che si avvicinava, Bruce mormorò a Clint 'Abbi pazienza, sai com'è fatta mia moglie!'.

'Che vuoi, Tyler?'. Spiccavano i capelli rossi, lunghi alle spalle, gli occhi verdi e il fisico curvilineo. Era piccolina ma proporzionata.

'Visto che sei qui, ti presento una tua nuova allieva, Kelly Barton. Da domani parteciperà alle tue lezioni di corpo a corpo e tattica!'.

Natasha sbiancò. Non poteva prendersela con la ragazzina dagli occhioni scuri che la scrutava, in attesa, per colpa di quello stupido di suo padre.

Le si rivolse gentilmente 'Ottimo, ti aspetto' girò sui tacchi, meditando che il Vice Direttore a volte era peggio del diavolo in persona, mentre quest'ultima si dirigeva al Quinjet con il suo team al seguito.

***

Rafflesia era avvilita. Le toccava discutere col Falco un'altra volta, l'ennesima. Ogni giorno c'era un motivo differente per battibeccare. A volte pensava avessero ragione i suoi amici, che sostenevano fosse una causa persa. Gli allenamenti e lo studio andavano piuttosto bene, i Barton si erano relativamente ambientati: quell'uomo, però, aveva sempre un rodimento di fondo.

Lo aveva fatto chiamare ma non lo avevano reperito.

Lo trovò lei, indosso pantaloni grigi della tuta e maglietta bianca che fumava al balcone del suo studio: d'altronde, gli aveva dato il permesso di farlo e lui, nevrotico com'era, lo sfruttava spesso. Lavorando o ricevendo qualcuno, si girava e lo vedeva lì, immerso in un modo per sfogarsi, il peggiore per la salute.

'Ciao...' uscì sulla terrazza.

'Ciao' biascicò, mogio e sconfortato, i capelli finalmente ben tagliati, rasati ai lati e con uno strano ciuffo sistemato col gel, come suggeritogli dal suo giovane allievo.

Rafflesia - che doveva affrontare una questione importante - soprassedette a commenti sulla pettinatura. 'Ne vuoi parlare?' chiese, cortese.

Lui rise. La femmina dagli occhi ametista intuiva le cose al primo sguardo, accidenti! 'Ho incontrato Tony, al bagno. Non mi ha neanche salutato e si è voltato dall'altra parte: era il mio amico più caro, lui, Steve e Natasha...'.

'Clint, è troppo presto, probabilmente. Ti ho conosciuto dai racconti degli Avengers. Avevano e hanno parole di stima nei tuoi confronti, unite al dolore per il tuo allontanamento. Se gli fossi indifferente, sarebbe tutto molto più facile' tentò di dargli il suo punto di vista.

'Non hanno la minima idea di cosa abbia provato quando ho scoperto di avere una figlia di dodici anni. Da un giorno all'altro...' si difese.

'Non lo sanno perché non glielo hai spiegato e perché non hai chiesto il loro aiuto'.

'Sono fatto così'.

'Non mi pare una giustificazione e sei fatto molto male' lo rimproverò.

'È facile giudicare. Cinque anni fa, ho ricevuto una telefonata dai gestori del circo dove sono diventato un arciere, che mi pregavano di raggiungerli. Quando sono andato lì, ho trovato Kelly e un biglietto di una ragazza, conosciuta moltissimo tempo fa che frequentai per meri rapporti occasionali.

In quell'ambiente, la promiscuità è la regola. Nel messaggio, mi diceva che la bambina era mia figlia, che lei aveva altri programmi e non poteva più tenerla. Aveva abbandonato la piccola e la vita circense.

Kelly tirava già con l'arco e adorava il circo; era così brava da esserne diventata l'attrazione principale. Per riuscire a sfuggire dalle grinfie dei gestori, ho dovuto riscattarla, cioè pagargli i mancati incassi che non avrebbero avuto, se l'avessi portata via, come volevo. Tutti i miei risparmi!

Sono rimasto sul lastrico; dopo aver trascorso lì un anno a esibirmi con lei per finire di saldare il nostro debito, abbiamo riacquistato la nostra libertà.

Ero talmente preso che non rispondevo al telefono. Mi stavo abituando a fare il genitore, e credimi, ancora non ci sono riuscito. Pensavo solo a Kelly ed anche che avere un padre Avenger sarebbe stato un bel problema. Sarei stato sempre impegnatissimo e in pericolo. Gli ero rimasto solo io.

I colleghi sono venuti a cercarmi per farmi tornare e per convincermi a ragionare, soprattutto Tony.

Abbiamo litigato, quando mi ha offerto dei soldi per aiutarmi. L'ho offeso a morte, ero nervoso e stanco. Passato quell'anno disastroso, ho mollato tutto, definitivamente, il circo e lo S.H.I.E.L.D., per rifarmi una vita mia, diversa. Solo che non ci sono riuscito, neanche a trovare un posto dove fermarmi, c'era sempre qualcosa che non andava. E ora sono al punto in cui diceva Stark. Qui. Per il bene di Kelly...' spiegò, come un fiume in piena.

'Ti sbagli. Sei tornato per te. Perché, in cuor tuo, sai che puoi essere solo un Avenger e un arciere, che questo è il tuo destino. In caso contrario avresti percorso una strada diversa. E perché ci sono i tuoi amici!'.

'Temo tu abbia ragione...' sconsolato, rifletté sulle sue parole. Riusciva a capirlo come nessuno al mondo. Con lei non servivano tante parole. Era stato così dall'inizio.

'Non scoraggiarti; succederà pian piano, come per il fisico: sei riuscito a riprendere peso e tono muscolare... ottimo!' lo sfiorò sull'addome sopra la t-shirt e lui si scansò con uno scatto. Rimaneva il solito maleducato, rifletté, lei tanto tanto dolce.

'Non sono più abituato a essere toccato' si riprese un po'.

Rafflesia lo carezzò di nuovo nello stesso punto, aveva compreso fosse in difficoltà; incredibilmente, lui la fece fare 'Meglio? Così ti riabitui e ti calmi'.

'Sì...' bisbigliò. Era un tocco delicato e sensuale, lei profumava di fiori e di femmina.

Lo sguardo gli andava sempre alla camicia in seta blu che la donna indossava, proprio sul collo, all'inizio della fila dei bottoni, la pelle candida. Si sentì ribollire il sangue nelle vene per il desiderio.

'Ci vorrà tempo, Clint, per ogni cosa, mettiti di impegno'.

'Proverò! Perché mi cercavi?'

'Devi ridurre un po' gli allenamenti dei ragazzi. Sono troppo stanchi fisicamente, tua figlia si è addormentata sul banco, ieri a lezione. Johnny è andato in infermeria, per il mal di schiena!'.

'Non se ne parla, sono delle mammolette! No!' si era impuntato, ancora.

'Solo un po', non dico di farli smettere ma nemmeno di schiavizzarli!'.

'Ho detto di no, Tyler!' le gridò in faccia, arrabbiatissimo.

Lei gli sfiorò gli addominali come in precedenza: in fondo era molto carino, quando si spazientiva; forse un qualche vantaggio lo aveva, aveva  notato le sue pupille dilatate e il respiro pesante e fu certa fosse per la loro vicinanza 'Dai, dammi retta, giusto un pochino di meno'. Lo bisbigliò con  la voce arrochita di brama.

Il Falco rabbrividì. Lo voleva corrompere con un gesto provocatorio? Non ci sarebbe cascato, avrebbe resistito 'Debbono seguire le mie direttive e i miei programmi. No!'.

Rafflesia lo lusingò, stavolta con entrambe le mani che lente, arrivarono fino al torace muscoloso 'Puoi farlo, per me, Falco, per piacere?'.

'Ma io, veramente...' era su una nuvoletta, non poteva fuggire.

'Clint, in caso contrario non ti toccherò mai più, in nessuna occasione... mai più' lo minacciò, particolarmente seria, i palmi caldi che lambivano le spalle fino ai bicipiti tornando indietro sul petto per poi smettere.

L'arciere si chiese, se in futuro, sarebbe davvero ricapitato; era stato breve ed intenso... bellissimo! Non poteva rischiare 'Hai vinto, Vice Direttore!' le sussurrò vedendola allontanarsi e rientrare in stanza per rispondere al telefono.

***

Barton correva come un pazzo, verso la base, da solo; Kelly avrebbe preso l'autobus.

Lui, invece, aveva un appuntamento con la Tyler, per una riunione cui l'aveva pregato di accompagnarla in un momento di incontro per i nuovi armamenti dell'aereo dei Vendicatori.

Rafflesia voleva fossero montati pure sul Quinjet e aveva insistito che andassero insieme.

Glielo aveva ricordato almeno cinque volte raccomandandogli la massima puntualità, visto che nell'ultimo periodo al mattino erano arrivati in ritardo per colpa del vecchio catorcio che si ritrovava come macchina. Non partiva, la batteria aveva problemi e oggi lo aveva abbandonato.

Senza soldi non poteva prendere un taxi e il bus era già passato, per cui, si mosse... via di corsa.

Lo sapeva già che se lo sarebbe mangiato per pranzo al posto del pasticcio di carne!

Arrivò nella saletta, dove gli astanti erano seduti intorno a un tavolo ovale, con Stark che mostrava delle slides.

La Tyler, un tailleur pantalone scuro e camicia bianca, era accanto, e vicino a un posto vuoto: il suo, chiaramente.

I colleghi si voltarono a guardarlo mentre entrava, senza bussare, rosso in volto, sudatissimo, coi capelli e il viso fradici, i vestiti impregnati.

Gli Avengers rimasero basiti e in silenzio; perfino Tony si interruppe nel parlare. Sempre alle solite, oramai erano abituati e non li aveva smentiti.

Nonostante l'interesse e l'impegno del Vice Direttore, era impossibile cavare sangue da una rapa. Questo pensò Nat, scorgendolo sedere accanto alla moretta immobile e arrabbiata da non degnarlo di un'occhiata.

La osservò solo chinarsi e prendere, dalla borsa ai suoi piedi, un pacchetto di fazzoletti di carta che gli porse per tamponare il copioso sudore, non una parola.

Esattamente due minuti dopo, l'incontro terminò.

I Vendicatori, muti, si allontanarono alla spicciolata tranne Rogers 'Che diamine ti è successo?'.

'Ho avuto un contrattempo'.

'Lo abbiamo visto! Era una riunione importante. La Tyler ti ragguaglierà; incontriamoci con calma per capire come installare le stesse armi sul Quinjet, quando hai un minuto' il Capitano volle essere solidale. Lo conosceva e aveva compreso che non fosse in ritardo di proposito. Probabilmente il motivo non glielo avrebbe confidato, e comunque, si trattava di lavoro. Per di più la donna, ancora alle loro spalle, sembrava prepararsi alla ramanzina del millennio. Si mosse, veloce, verso la porta per evitare di stare in mezzo alle loro beghe.

Lei stessa, in realtà, avvilita, non voleva affrontarlo e fece per andarsene.

'Non è stata colpa mia! Ho avuto un problema! Lasciami spiegare' la pregò di fermarsi con gli occhi bassi.

Era nera, tentò di calmarsi 'Non mi hai nemmeno avvisato. Ho fatto attendere gli altri per ben venti minuti prima di iniziare la riunione. È stata una pessima figura, per entrambi! Ti avevo pregato, scongiurato di essere puntuale! Quale giustificazione hai?'.

'Mi si è rotta la macchina. Non è in buone condizioni e stamane la batteria è deceduta!'.

'Non potevi prendere un taxi?'.

'Ho finito i soldi, questo mese, non ho potuto ricaricare il cellulare e non avevo credito per contattarti' confessò.

Era la cosa peggiore che potesse dirle. Si accasciò sulla seggiola, la testa fra le mani 'Clint, siamo a questo punto: quando hai acconsentito a tornare qui, ti ho detto che se avessi avuto bisogno di qualsiasi cosa, saresti dovuto venire da me. Non sono stata chiara o non hai compreso le mie parole?'.

'Non volevo chiedertelo, sai quanto sia orgoglioso'.

'Non mi importa del tuo orgoglio' gli gridò 'Quando metti a repentaglio la mia carriera e la mia reputazione. Stai mandando in malora gli sforzi per farti tornare fra gli Avengers, con i tuoi assurdi comportamenti. E oggi mi hai messo molto in imbarazzo e in difficoltà!'.

Aveva ragione. 'Scusa, mi dispiace tanto, sono mortificato...'. Pareva affranto, sul serio.

'Il Falco che si scusa! Diamine, oggi nevicherà. Vieni con me, vediamo che si può fare per questa macchina: sempre se non ti scoccia andare in giro su una vettura grigia con un'aquila nera!' con un sorriso rassicurante gli indicò la porta.

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