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Capitolo 5 _ Gaia

Sono passati due mesi da quando ho consegnato a Michele l'invito, e ancora non so se verrà al matrimonio.

Dopo quella sera le nostre lezioni si sono un po' diradate nel tempo, ma non ci ho prestato molta attenzione. Manca solo un mese al fatidico giorno e ci sono ancora mille piccolezze da portare a termine, e lo stress inizia a farsi sentire.

È mercoledì sera e sono sul treno al rientro dall'ufficio, occupando il tempo destreggiandomi nel gestire telefonate private e di lavoro.
Per il matrimonio finalmente posso considerare un capitolo chiuso addobbi e decorazioni floreali, il vestito è ormai un bel ricordo, manca solo qualche rifinitura ai fianchi e al seno per rimodellarlo sulle mie nuove forme, e direi che ormai il grosso è fatto!

Manca poco alla mia fermata e mi concedo qualche momento per pensare agli ultimi anni.

Ancora una volta mi ritrovo nel tentativo di cercare una risposta alla domanda che ormai mi accompagna da mesi: sto facendo veramente la cosa giusta?

Sono sicura di provare dei forti sentimenti per Gabriele, ma a volte mi sento vuota, incompleta, e inizio a provare una forte sensazione di tristezza. Credo che lui non se ne accorga, forse scambia la mia tristezza per stanchezza. È anche così? Forse sì, perché inizio ad essere stanca della vita che conduco e nel sentirmi spenta, nel non avere più voglia di sognare.

È vero che quando non riusciamo ad ottenere ciò che vogliamo finiamo con l'amare quello che abbiamo? Se fosse così credo di poter comprendere la sensazione che provo giorno dopo giorno di consumare la mia vita nell'attesa di qualcosa che non potrò mai avere, anche se lo vorrei ardentemente.

Forse mi basterebbe amare con più intensità, perché non amo abbastanza. Ma ho l'energia per compiere questo ulteriore sforzo? Il mio problema potrebbe essere non avere speranza per il futuro, probabilmente è per questo che metto anima e corpo nel lavoro.

Gabriele potrebbe capire e aiutarmi a rispondere a queste domande? Non ne sono così convinta.

Se non lui, chi altro? Per come mi sono confidata Michele potrebbe farlo, ma non è la persona giusta da coinvolgere. Con lui è sempre stato facile parlare, anche delle cose più difficili, e non mi sono mai dovuta preoccupare di ricevere un giudizio, perché mi ha sempre ascoltato come io ho ascoltato lui: con apertura.

Eccolo ancora una volta farsi spazio tra i miei pensieri, e sento la necessità di parlare con lui anche se non dovrei.

Non ci vediamo da venerdì scorso e ancora non ci siamo accordati per le lezioni di questa settimana. Essendo già mercoledì non credo abbia del tempo da dedicarmi, ma provo comunque a scrivergli: "Ehi, buonasera! Come stai? Non ci siamo più sentiti per la prossima lezione."
Digito sul mio cellulare, mentre mi appresto a scendere dal treno.

Arrivata a casa mi accorgo che ancora non ha risposto. Sarà sicuramente impegnato con qualche cliente in palestra.

Sistemo due cose e mi coccolo sotto una doccia calda, utile per rilassarmi da questa giornata e dallo stress. Penso a cosa potrei prepararmi per cena anche se non amo cucinare, ma non ho molta voglia di mangiare qualcosa di freddo "a portata" di frigo.

Esco e mi asciugo veloce per non raffreddarmi. Ancora nell'accappatoio morbido attivo lo schermo del cellulare e noto con dispiacere che ancora non ha visualizzato il mio messaggio; mi faccio forza e azzardo nel far qualcosa che non avrei mai fatto prima per altri.
Afferro il telefono e digito di nuovo: "Forse sarai in palestra e non avrai ancora cenato. Visto che sono le 20.40, vorrei proporti una cena veloce al bar lì vicino, così da farci compagnia a vicenda e recuperare quella chiacchierata di qualche mese fa, in cui avevo fretta."

Invio prima di ripensarci.

Ti prego dimmi di sì continuo a ripetere tra me e come un'adolescente mi ritrovo a dondolare sui miei piedi a fissare quella scatola nera in attesa che si illumini.

Non passano più di due minuti e leggo la sua risposta: "Va bene, ci vediamo tra mezz'ora davanti al bar."

La sua freddezza a volte mi paralizza, ma ha acconsentito e solo l'idea mi fa nascere un sorriso. Non gli rispondo, sono sicura che mi aspetterà.

Mi vesto velocemente con un jeans e una felpa, senza troppe pretese perché non posso rischiare di far tardi.

Prima di raggiungere la macchina avviso Gabriele della mia uscita improvvisa, dicendogli una parte di verità, ossia che sarei andata a cena con Michele così da metterci d'accordo per le prossime lezioni e con l'occasione capire se verrà al matrimonio. Sarei comunque tornata prima del suo rientro dal lavoro, quindi non avrà nulla da ridire.

Salgo in auto e mi avvio lungo la strada. Il percorso sembra durare più del previsto, forse per l'agitazione e per il cuore in gola.

Ripeto tra me una sorta di punti e domande che vorrei fargli, e nel frattempo mi riprometto di star calma, ma è più facile a dirsi che a farsi.

Non posso far altro che immaginare come saranno le ore che seguiranno. È la prima volta che io e Michele ci vediamo fuori dalla palestra e mi chiedo se riuscirò a non fargli notare il mio interesse nei suoi confronti, a non reagire male o a trovare le parole nel raccontargli qualcosa. In sala fitness è più semplice, perché posso distogliere lo sguardo da lui quando mi imbarazzo fissandomi sullo strumento su cui sono, piuttosto che nei movimenti che devo compiere, e così facendo non devo spiegare alcuni miei silenzi. Ma in un bar, senza distrazioni, come posso evitare imbarazzo o altro?

Ho anche paura che le nostre parole sconfinino dai soliti temi, che possano esserci domande inopportune sul nostro rapporto ambiguo.

Perché non ho pensato due volte prima di mandargli il messaggio? Mi maledico tra me, e mi accorgo di esser già arrivata.

Trovo un parcheggio vicino alla struttura e mi affretto a scendere, perché non voglio farlo aspettare.

Mentre chiudo l'auto mi giro per incamminarmi e alzando lo sguardo lo vedo appoggiato al muro, al caldo nel suo piumino e con la sua solita tuta nera.

Il suo sguardo è già fisso sulla mia figura e mi sento arrossire. Ho paura di compiere movimenti ancora più impacciati del solito, ma mi rassereno quando mi accorgo che i suoi occhi verdi sono sorridenti e appena mi si avvicina si allenta la sciarpa rivelando uno dei suoi sorrisi chimerici, tanto da bloccarmi il respiro e non riuscire a pensare più a nulla, se non a come potrebbe esser tra noi.

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