Capitolo 47 _ Michele
Vedo i fari della mia auto avvicinarsi veloci dal fondo della via, e senza motivo inizio a sorridere all'idea di rivedere Gaia.
Quando è abbastanza vicina le indico un posto libero accanto all'ingresso del palazzo, così da facilitare lo scarico degli scatoloni, e attendo con ansia che scenda dalla macchina per abbracciarla, farle sapere che ci sono, ma anche con la paura di non saper gestire le sue emozioni per aver saputo che Gabriele diventerà padre.
Mi sorride e si avvicina per darmi un veloce bacio, senza dire alcuna parola.
"Allora, com'è andata?" Provo a chiederle, cercando di intavolare un dialogo e farla sciogliere.
"Bah, da una parte bene, dall'altra non saprei...se all'incontro con Gabriele aggiungo quanto mi è stato proposto al lavoro, non so se la mia giornata è stata positiva o negativa...non saprei" risponde con astio, mentre si muove da una parte all'altra del veicolo per scaricare i cartoni.
"Vuoi raccontarmi meglio?"
"Magari quando siamo tranquilli, a tavola. Piuttosto, ti va se ordiniamo una pizza per questa sera?" Mi chiede continuando a passarmi gli scatoloni, senza guardare nella mia direzione.
"Sei sicura? È da tanto che non sgarri nell'alimentazione, potremmo prendere qualcosa di più leggero, come sushi o altro del genere."
"Forse ti ho proposto la pizza proprio perché non voglio mangiare salutare, non credi?" Ora i suoi occhi sono nei miei, duri, profondi e pieni di rabbia.
Sono sorpreso da questa sua reazione, e non le rispondo per evitare qualsiasi discussione. Per il modo veloce con il quale torna alle sue attività fa capire che non si aspetta alcun commento da me.
Solo dopo quindici minuti abbiamo portato in casa tutti i suoi cartoni e la trovo immobile davanti a loro, rapita dai suoi pensieri, e una lacrima le scende lungo il volto.
Alza il braccio destro e con la mano si asciuga la guancia, con una delicatezza disarmante.
Mi avvicino e la stringo dalla schiena, cercando di darle conforto.
"Non credo di riuscire a farcela."
"A fare cosa?"
"A sopportare l'idea che Gabriele diventi padre"
La stringo più forte e un fiume di lacrime inizia a scenderle lungo il viso, senza controllo. È un pianto liberatorio.
"Sono felice per lui, ma era una cosa che volevo io...a me ha sempre negato la possibilità di diventare madre, e mi chiedo: perché? Perché non ha voluto un figlio con me prima?"
"Gaia non devi pensarci."
"Sì, invece. Perché mi fa male!"
"Avrai altre opportunità, non devi pensare solo alle occasioni precedenti, a quello che avevi un tempo. Potremmo diventare noi una famiglia" provo a riprendere l'argomento lasciato in sospeso qualche sera fa, sperando di farla ragionare e avere le risposte che non ho avuto in quella occasione.
"No, non sarebbe la stessa cosa" i singhiozzi terminano, la sua voce è atona e non fa trasparire alcuna emozione, ma le sue parole mi sono arrivate dritte al cuore. Come un pugnale hanno ferito nel profondo.
"Pensi che un figlio non vi avrebbe fatto implodere comunque? Pensi che avrebbe sistemato tutto?" La mia voce è alta e mi stacco da lei.
"Io non intendevo questo..."
"Ma è quello che hai appena detto!" Mi allontano, perché non voglio sentire una parola di più.
"Michele, non intendo dire che non vorrei una famiglia con te un giorno, ma il modo in cui Gabriele ha cambiato idea, il modo in cui oggi ha anteposto il fatto di diventare padre prima di ogni altra cosa, mi fa infuriare. Ho capito che non saremo mai stati una vera famiglia, ma ho fatto sacrifici. Ho messo tutta la mia vita nella relazione con lui, ho fatto passi indietro quando andavano fatti, cercando sempre di riportare in linea le nostre aspettative. L'idea che lui non ha fatto quello che ho fatto io, e ora mi dice che sta realizzando un sogno che era mio, mi fa male. Tu non c'entri niente, e ti chiedo scusa per la mia reazione. Ho bisogno solo di tempo per metabolizzare questa faccenda, e ti prego di darmelo."
Mi volto per guardarla e dall'espressione dipinta sul suo viso capisco che è dispiaciuta. Non sono pronto a mollare subito.
"Va bene, ma oltre questo mi dicevi che hai una novità anche sul lavoro, se non ho capito male. Per come ne parlavi non credo sia positiva, quindi spara fuori, ora. Non ho voglia di calmarmi per agitarmi ancora tra poco."
Abbassa lo sguardo e si siede sul divano prima tornare a parlare.
"Mi hanno chiesto di gestire una nuova produzione, avviata lo scorso anno. Ne sono felice, anche perché ne parlai tempo fa con il mio responsabile e mi ero proposta come project manager. All'epoca mi era stato detto che era troppo presto assegnare un coordinatore specifico, oggi invece sembra necessaria questa figura, e hanno scelto me tra i vari candidati che si erano proposti."
"Beh, mi sembra un'ottima cosa, o sbaglio?"
"Sì, lo sarebbe se la posizione fosse a Milano, ma è a Roma" mi guarda e, ancora una volta questa sera, il mio cuore riceve un altro duro colpo.
"E tu cosa hai detto? Hai accettato oppure..." la mia voce trema, non riesco a nascondere l'agitazione.
"Ancora no, ho preso un po' di tempo. Vorrei parlarne con te e scegliere insieme, se vuoi."
"Ok, anche se da una parte credo che tu, inconsciamente, abbia già scelto" sorrido amaro, con un po' di falsità, ma è inutile negarlo. Conosco Gaia da tre anni ormai e so che se vuole una cosa, trova il modo di ottenerla.
"No, non ho scelto."
"Gaia, per cortesia, non prendiamoci in giro. Dimmi quali alternative hai e valutiamo insieme come tu possa concretizzare questa tua opportunità professionale."
"Loro mi hanno solo proposto un trasferimento definitivo sulla sede, agevolandomi con un appartamento in uso foresteria. Ho cercato di capire se ci fosse la possibilità di gestire il lavoro facendo un presidio in alcuni giorni della settimana, quindi con delle trasferte. Non lo avevano preso in considerazione, ma mi hanno detto che verificano la fattibilità di questa mia soluzione alternativa."
Sorrido tra me e nel frattempo mi siedo accanto a lei sul divano.
"Perché sorridi così?" Mi chiede innocente.
"Hai provato a chiedere cosa accadrebbe se non dovessi accettare?" Le domando guardandola dritta nelle sue iridi castane. Sgrana gli occhi, dimostrandomi che è una via che non ha considerato.
"Ancora no per dirti la verità. Insomma io..."
"Vuoi andare, lo capisco. È sicuramente una buona possibilità di crescita per te, e secondo me dovresti cogliere l'occasione."
"Sì, ma non voglio distruggere quello che abbiamo ottenuto e che stiamo provando a creare. Tu non potresti venire con me?"
"Ora non posso Gaia, magari un giorno... Quindi sei più propensa al trasferimento?"
"Non lo so, lo vedrei sicuramente meno stancante e sarei più concentrata sulle attività. Ma non voglio lasciarti."
"E perché dovremmo?"
"Come possiamo vivere in due città diverse e lontane se vogliamo veramente costruirci una famiglia?"
"Quindi lo vuoi?"
"Cosa?"
"Costruire una famiglia con me."
"Sì, lo voglio, ma non così."
"Ti sei già trovata davanti a questo bivio più volte. La scelta di rimanere o andare aspetta solo a te, a nessun altro. Sai che io sarò sempre qui, ad aspettare il tuo ritorno."
"Ma perché mai tu dovresti rimanere?"
"Gaia, ho anche io delle responsabilità, non sei l'unica, anche se a volte la tua presunzione te lo fa pensare."
Mi guarda senza rispondere, come se non riuscisse più a trovare giustificazioni a scelte che inconsciamente ha già fatto.
Ha sempre bisogno di un incoraggiamento da parte di qualcuno, ma è forte e coraggiosa, quindi è ora che lo capisca e si prenda le responsabilità delle sue decisioni.
"Finalmente ti ho lasciata senza parole!" Sorrido e lei fa lo stesso.
Le prendo una mano e, dopo averle posato un bacio delicato sul dorso, cerco le parole che possano aiutarla a indirizzarsi su una strada piuttosto che sull'altra.
"Da quando ti ho vista, da quando abbiamo iniziato a parlare e conoscerci, non contava più niente per me, se non starti accanto. Mi dispiace non partire con te, ma io sarò sempre qui, non posso andarmene, ma tutto quello che voglio è stare con te. Se andare a Roma è quello che ti farà felice, troveremo insieme il modo per affrontare anche questo. Non devi star male per me, perchè io non mi pento di tutto questo. Non mi arrabbierò per la decisione che prenderai, ma è una decisione che devi prendere tu, valutandone i pro e i contro."
Si appoggia allo schienale del divano e si porta le mani sul volto.
Comprendo che è abbattuta, ma è giusto che sia lei a valutare la strada che possa farla felice. Io sarò sempre qui, per lei.
"Ora vieni qui" le dico, ma lei non accenna alcun movimento.
"Ti prego."
Con le mani la porto vicina a me e appena si muove un po' la stringo tra le braccia.
"Ti amo, da impazzire" le sussurro all'orecchio.
"Ti amo anche io, tanto. Scusami."
"Scusa di che? Che devi prendere questa decisione? Non devi nemmeno chiederlo, ma fammi solo sapere cosa deciderai."
"Ok."
"Ordiniamo la pizza ora?"
"No, ordiniamo il sushi."
"No, ordiniamo la pizza. Mi hai lanciato parole così dure prima che ora non ho intenzione di cambiare idea." Insisto, perché voglio che realizzi quanto le sue decisioni possano influenzare e impattare anche sugli altri, e non solo su di lei.
"Ma avevi ragione, il sushi è più leggero e salutare. Mi pentirò se mangeremo la pizza, lo so già ora."
"È stata una tua decisione, quindi ora te ne assumi le responsabilità. E così sarà anche per Roma."
"Sei cattivo quando fai così."
"No, sono sincero e corretto nei nostri confronti!"
La bacio delicatamente e, ad un certo punto, la sento sorridere tra le mie labbra.
"Cos'hai adesso?"
"Per smaltire la pizza ti toccherà lavorare!"
"Toccherà a me?" Chiedo incredulo, non capendo dove vuole arrivare.
Sorride maliziosa e si lancia sulle mie gambe, arpionando le sue intorno alla mia vita e muovendo piano il bacino.
"Non finirai mai di farmi perdere la testa" rispondo al suo movimento, con voce bassa e passionale e stringendola ancora più forte, per sentirla più vicina.
Ci lasciamo andare a noi, al nostro desiderio, come mai prima d'ora.
La passione che ci unisce è diversa, come pronta a rubare attimi che ha paura non potrà più avere. C'è più trasporto, più forza.
Qualche ora più tardi, al caldo tra le lenzuola, osservo Gaia dormire pacifica e solo ora comprendo appieno un vecchio proverbio tedesco che mi ripetevano sempre in casa "la sera conosce cose che il mattino nemmeno s'immagina."
Le sfioro la guancia e per un attimo ho come la sensazione di non riuscire a farle realizzare tutti i suoi desideri. E io di non realizzare i miei.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro