Capitolo 41 _ Michele
Questa donna mi farà impazzire.
Ci amiamo e l'averlo ammesso entrambi ci ha reso meno fragili.
Un brivido mi percorre la schiena e mi fa sentire vivo. Non avrei mai pensato di poterlo dire a qualcuno ad alta voce, ma questa volta è reale.
Io la amo.
Non ho paura che queste parole, averle dette a lei, possano segnare l'inizio della nostra fine, bensì il nostro nuovo inizio.
Sento ancora il suo battito accelerato e forte nel petto; sotto la mano, ancora posata sul suo collo, sento vive le pulsazioni del suo cuore.
La sua espressione è esitante e preoccupata, come se avesse paura che io percepisca la sua emozione, ma vivrei questo momento miliardi di volte se ne avessi l'opportunità.
Con un movimento leggero avvicino le mie labbra e la bacio con passione, con trasporto. Ogni volta è come un centrifugato di emozioni diverse che mi confermano che voglio dedicarmi a lei, per tutta la vita.
«Dovresti aprire anche l'altra busta» le ricordo spostandole i capelli che le sono ricaduti sul viso, senza distogliere lo sguardo dal suo volto.
Annuisce con un movimento leggero della testa e con un sorriso prende il regalo. Lo apre piano, con delicatezza e per prima cosa legge il biglietto: Ho voglia di vivere con te i nostri sogni! Tuo, Mich
«Conciso, ma d'impatto!» Il suo sorriso è raggiante e contagioso, i suoi occhi luminosi e pieni d'amore.
Apre la busta emozionata e non riesco a staccarle gli occhi di dosso; analizzo ogni suo minimo movimento e rimango in attesa di una sua parola.
Spiega la prenotazione della Villa e corruga la fronte, ma poco dopo sgrana gli occhi e apre la bocca per lo stupore.
«Andiamo in Toscana?» Si gira per guardarmi, puntando gli occhi nei miei.
«Sì» mi limito a dirle.
«Questo fine settimana?» Annuisco due volte.
Ritorna a guardare i fogli e poi prende anche quello rimasto nella busta. Con un po' di agitazione nelle mani spiega la conferma del giro in mongolfiera. Legge e non commenta, ma riprende entrambi i fogli e li studia per un po'.
Inizio ad esser nervoso, non capisco la sua reazione. Ho sbagliato in qualcosa? Ho corso troppo? Non penso, se ha scelto di vivere con me, questo è niente in confronto.
Si strofina la fronte con la mano destra e non mi arrendo, la osservo di profilo in quella posizione naturale, anche fin troppo sensuale nella sua semplicità.
«Tu sei folle» la sua voce è dolce, mi sorprende.
«Sì, sono follemente innamorato di te» rispondo con un sorriso sincero e al contempo malizioso che mi si è disegnato sul viso.
«Sì, ma è troppo. Non ho mai ricevuto regali di questo genere. E tu come farai con la palestra e con i tuoi impegni di lavoro?»
«Ho già riorganizzato l'agenda, non devi farti queste domande. L'unica cosa su cui non ho sicurezza è la tua disponibilità nel tardare a prender le tue cose a casa» butto lì, per vedere come prende un possibile cambio di programma.
«Quello non è un problema, però mi dispiace che tu abbia dovuto spostare i tuoi impegni. Non pensare che non mi sia accorta che in questa settimana sei sempre tornato prima per poter star con me. Io e te facevamo lezione dalle otto di sera, a volte anche più tardi, ma in queste sere sei sempre rincasato prima delle otto. Ti ripeto: tu sei un folle se fai questo per me. Non devi cambiare le tue abitudini» ecco che torna il suo essere assertiva.
«L'amore fa commettere delle pazzie e sono disposto a farle, perché ti amo.»
«Sì, ma non...»
«Sì, ma è così. Non sono più solo innamorato, è passata la sola euforia per vederti, incontrarti. Voglio viverti, stimolarti, essere una persona sulla quale sai che puoi contare. Ho voglia di farti sorridere, ma anche di farti arrabbiare, perché voglio farti provare ogni emozione. Sono già un uomo che ti apprezza per i tuoi pregi e per i tuoi difetti, devi mettertelo ben in testa» la rassicuro e cerco di farla tacere nell'esprimere le sue ansie insensate.
«Sì, ma non sarò mai come le belle ragazze che ti circolano intorno in palestra...»
«Ti ho detto più volte che non conta l'aspetto fisico, a me piaci per come sei dentro» le dico posandole una mano sul cuore «se il mondo diventasse cieco ad un tratto, che tu sia bella o brutta fuori a nessuno importerebbe. E io ti ho scelta per questo» e faccio una lieve pressione sul suo cuore, per accentuare le mie parole.
Mi guarda per un momento con gli occhi lucidi, ma non ci muoviamo e al contatto sento ancora una volta il suo cuore battere, sempre più veloce.
«Mmm...prima mi hai detto sento lo scricchiolio dei tuoi pensieri...quindi ora ti chiedo: a cosa stai pensando?»
Ride emettendo un lieve suono, ma senza distogliere il suo sguardo dai miei occhi.
Con un movimento veloce si getta sulle mie gambe, tra le mie braccia, e per quanto era inaspettato per poco non rotoliamo giù dal letto.
«Non te lo dirò mai!» Mi provoca e con queste parole chiude ogni tipo di conversazione prendendo prepotentemente possesso della mia bocca.
Mi lascio sopraffare da lei e da questo suo modo impetuoso, ma allo stesso tempo dolce e delicato.
Sento le sue mani farsi spazio sul mio corpo non appena mi sfila il maglione e per un attimo la sento allontanarsi da me. La guardo curioso e vedo che si morde il labbro inferiore della bocca, e questo gesto, unito al suo sguardo innocente come a chiedermi il permesso, mi crea un'eccitazione mai provata prima. Abbassa il suo sguardo e con un tocco leggero del dito segue le linee dei miei addominali, dall'alto verso il basso.
Riporta i suoi occhi nei miei e non resisto più. L'afferro dalla nuca e la bacio, diventando nei minuti successivi una cosa sola.
***
Dopo aver fatto l'amore rimaniamo abbracciati per qualche momento, i nostri corpi che si alzano e si abbassano insieme. La sua mano sul mio fianco, la mia ad accarezzare i suoi capelli arruffati sul mio petto.
«Dovremmo alzarci per andare a sistemare in cucina» mi dice appoggiando il mento sulla mia spalla, continuando a coccolarmi con dolcezza.
«Due minuti ancora e ci alziamo» insisto per rimanere ancora un po' così, accoccolati.
«No, signore, andiamo subito...altrimenti finisce che non combiniamo nulla e ci addormentiamo come l'altra sera» veloce si siede sulla sponda del materasso per rivestirsi.
La lascio fare, ma appena oltrepassa la spalliera del letto e fa per uscire dalla stanza la sorprendo trattenendola per un polso. Con forza la faccio atterrare nuovamente al mio fianco e le faccio il solletico lungo i fianchi. Scalcia come una bambina e ride libera, godendosi l'attimo.
«Ti prego...ti prego smettila» ma insisto ridendo con lei, inebriandomi della sua risata e del suo profumo vanigliato.
«Promettimi di non lasciarmi mai» dico ad un tratto, tenendola bloccata sotto il mio peso.
«Non posso farti promesse che non sono certa potrò mantenere» lo dice con sicurezza, ma con affetto.
«Io non ti lascerò mai» affermo con convinzione.
«Non dovresti nemmeno tu fare promesse che non sai se potrai mantenere.»
«Invece sì. Te lo prometto. Non accadrà» poso un bacio veloce sulle sue labbra morbide.
«Mi farai impazzire, già lo so» mi dice sfiorandomi la punta del naso e accarezzandomi poi la guancia.
«Oh sì! Sarà il mio obiettivo per quest'anno» ammicco con gli occhi per stuzzicarla, e lei di tutta risposta mi allontana con forza facendomi roteare sul fianco.
«Dai, ora andiamo»
«E va bene, signora» rispondo con tono ironico, mentre mi metto a sedere ed inizio a vestirmi.
Rimango sorpreso quando vengo colpito da una calza. Alzo lo sguardo per cercare Gaia e presto ho la conferma che è stata lei a lanciarmi un suo calzettone, ed ora è in piedi a fissarmi mentre mi punta un dito contro con fare minaccioso «signorina. Sono signorina.»
«Oh oh, si scaldano gli animi qui!» Ridiamo per quello che ha detto e le rilancio l'indumento, per poi raggiungere la cucina.
Iniziamo a sistemare piatti e posate, e la sento canticchiare sottovoce.
«Vuoi che metta un po' di musica?» Le chiedo, sperando di non metterla in imbarazzo.
«Possiamo?»
«Certo che sì. Cosa vuoi sentire?»
«Posso farti una richiesta strana?» La sua voce ha quel tono interrogativo, in attesa di conferma, e mi lascia per un attimo interdetto.
«Ancora con questo posso? Dimmi pure, sentiti libera di chiedermi qualsiasi cosa.»
«Ok, se la metti così! Potremmo mettere i Cartoons oppure gli Aqua? Sono canzoni idiote, lo so, ma mi ricordano i momenti belli di quando ero bambina e oggi sono felice come a quei tempi. Mi piacerebbe riascoltarle...» abbassa lo sguardo e si volta per nascondere il rossore alle guance. Se questi brani le ricordano momenti felici, perché non riprodurli?
Cerco le canzoni e la prima che inizia a risuonare per la stanza è Dooodah dei Cartoons.
Mi lascio trasportare e inizio a cantare a squarciagola le parole, stupendola. Mi avvicino a lei e prendendola dai fianchi la faccio ballare sulla musica. Inizia a muoversi timidamente in un primo momento e mi imita nel cantare a tutta voce, ma poco dopo siamo due adolescenti che, saltando e ballando, ripetono senza sosta le parole della canzone:
Everybody sing this song, doodah, doodah
Well everybody sing this song all the doodah day
Everybody sing this song, doodah, doodah
Well everybody sing this song all the doodah day (hey)
Finito il momento di ilarità portiamo a termine il riassetto della cucina e ci mettiamo sul divano.
La guardo immersa nel seguire il film che ha scelto e sento che qualcosa dentro di me si è accesso. Voglio essere l'uomo per lei, un uomo vero, non come lo è stato Gabriele.
Non so per quale motivo, ma inizio a domandarmi come mai loro due non abbiano mai voluto creare una famiglia, avere un bambino e ritagliarsi un posto nel mondo. Ci avranno almeno pensato o no? La curiosità mi divora.
«Gaia?»
«Sì?»
«Posso farti una domanda particolare? Su te e Gabriele» citando l'ultimo nome ho la sua completa attenzione e i suoi occhi sono così grandi che quasi mi mettono in soggezione.
«Credo di non aver altra scelta che dirti di sì, non credi?»
«Mi stai facendo agitare...»
«Scusami, non volevo essere dura» si avvicina per darmi un bacio umido sulla guancia «chiedimi pure quello che vuoi.»
«Bè, mi chiedevo come mai tu e Gabriele non abbiate pensato ad avere un bambino...» abbasso lo sguardo perché ho paura di affrontare il suo.
«Chi ti dice che non ci abbiamo pensato?» mi alza il viso posandomi una mano sotto il mento.
«Non rispondermi con un'altra domanda. Volevo solo capire se c'era un motivo particolare. Tutto qui.»
«Bè, comunque ne abbiamo parlato qualche volta, ma avevamo altre priorità. Onestamente non ci ho mai riflettuto con attenzione... bè, ma per come è andata, credo sia stato meglio così» i suoi occhi si perdono per qualche secondo nel vuoto.
«E con me, ci penseresti? Intendo... ad avere un figlio» non si aspettava questa domanda e mi sento divorato dal suo sguardo.
Passa qualche secondo e continua nel suo silenzio, mantenendo gli occhi nei miei. L'unica cosa che fa rumore nella stanza sono i nostri respiri.
Se lei non vuole rispondermi, sarò io a dirle quel che penso.
«Devo confessarti che a me non dispiacerebbe l'idea di avere un bambino o una bambina con te» la stringo mentre le parlo e lei si lascia prendere, ancora non in grado di reagire, come in stato catatonico. Insisto, perché voglio sapere e voglio capire se anche lei lo vuole come lo vorrei io.
«Ho trentotto anni ed è da quando ti ho conosciuto che aspetto questo momento: averti qui tra le mie braccia, prendermi cura di te, eccitarmi per te e con te» la provoco e a queste parole ride, riprendendo possesso dei suoi movimenti e facendomi ancora pizzicotti.
«Smettila, o domani sarò pieno di lividi!»
«Va bene! E comunque non so, non sono sicura di poter affrontare ora l'argomento. Spero di non offenderti in alcun modo.»
«Oh, no. Non devi nemmeno pensarlo. Ma... potresti almeno dirmi che ci penserai?»
«Non lo so» è sicura e rimango sbalordito.
«Perché?»
«Perché non so quando ci penserò.»
«Ma quando lo farai, me lo dirai?»
«Forse.»
«Come forse? Stai scherzando vero?»
«Forse.»
«Gaiaaaa. Mi fai impazzire, cavolo» è tenace, lo sapevo, e sorrido mentre alzo le braccia in modalità di resa, affascinato ancora di più da questa donna.
«Come dicevi prima: sarà il mio obiettivo per l'anno? Bè, anche per me quest'anno farti impazzire sarà il mio obiettivo!»
«Va bene, va bene. Andiamo a letto che si fa tardi» le propongo ancora un po' imbarazzato e per stemperare la tensione accumulata negli ultimi minuti.
«Ti amo» mi ricorda portando il suo peso su di me e dandomi un buffetto sul naso, una dolce abitudine che si insinua nelle nostre vite.
«Ah sì?» rimango immobile, pronto a vendicarmi.
«Sì...tu mi ami?»
«Non lo so.»
«Allora mi vuoi più che bene?» ritenta.
«Non lo so» insisto.
«Ho capito: mi ami» sorride e scatta a sedere sul divano.
«Non l'ho detto» rispondo mentre la seguo.
«Invece sì» si volta veloce e dopo avermi fatto l'occhiolino si chiude in bagno, così da esser certa che io non possa replicare.
Mi cambio e furtivo decido di farle uno scherzo. Non sarò riuscito a vendicarmi a parole, quindi penso ad un metodo alternativo.
Mi acquatto vicino lo stipite della porta del bagno silenziosamente, in attesa che lei esca.
Vedo la maniglia muoversi leggermente e appena la vedo sull'uscio dico in un sussurro «Ti amo»
«AH!» urla come avevo previsto «Ma che cavolo, Michele! Mi vuoi far morire?»
«No, volevo solo rispondere alla domanda che mi avevi fatto!»
«Sei proprio una cattiva persona, ammettilo.»
«Mai! Ma se mi vuoi cattivo possiamo riparlarne tra le coperte!»
«Michele!» la sua voce è alta di qualche ottava e mi prende a pugni sul petto, sapendo di non potermi fare male e aggiunge «non ho nemmeno soddisfazione a battere addosso al tuo corpo di marmo, perché mi faccio male da sola.»
La prendo in braccio e lei incrocia le sue gambe intorno alla mia vita e le braccia dietro il collo. Cammino piano, mi dirigo in camera e ancora uniti ci sdraiamo nel letto.
L'esser in casa insieme ci sta donando una nuova intimità e ci stiamo allontanando dal passato. Siamo persone nuove che stanno costruendo il loro futuro.
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