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Capitolo 38 _ Gaia

Ci sono momenti nella vita in cui bisogna fermarsi per tempo, e questa volta mi sono fermata nel momento perfetto.

Mi sarei persa queste piccole cose che mi riempiono il cuore e mi stimolano a fare qualcosa per qualcun altro, rendere felice e soddisfatta un'altra persona. Torno a sognare e dentro di me so che con Michele potrò essere sempre me stessa, senza indossare nessuna maschera.

Solo il suo sorriso mi ha fatto passare la stanchezza accumulata durante il giorno, il suo sguardo mi ha fatto tornare la voglia di vivere e il tulipano in dono mi ha fatto sentire desiderata. Se penso che tutto questo l'ho vissuto in poco più di qualche secondo rimango sorpresa.

«Mi hai chiamato tesoro?» mi chiede con fare ironico e d'istinto stringo di più le sue mani nelle mie.

«Sì, ti ho chiamato così. Non ti piace?»

«Sì, bè...magari nel corso dei prossimi giorni troviamo un altro nomignolo!» e ridacchiando ci avviamo verso l'uscita.

«Il tulipano è fantastico, grazie! Com'è andata la tua giornata? La mia mi ha regalato la solita routine d'ufficio» gli chiedo per tornare a conversare come questa mattina, e perché vorrei  chiedergli di accompagnarmi a visitare qualche appartamento che ho trovato online e che potrebbe essermi utile come appoggio.

«Ora che sono con te la mia giornata sta prendendo una piega fantastica, mentre oggi anche per me solita routine» abbassa lo sguardo e sento che mi sta nascondendo qualcosa, più o meno importante possa essere.

«Sei sicuro che sia tutto ok? Mi sembri un po' distante, come se non volessi dirmi qualcosa. Magari sbaglio, ma preferisco che tu sia onesto con me» lo fermo trattenendolo per un braccio e cerco di mettermi di fronte a lui, così da guardarlo negli occhi.

«Avrei voluto dirtelo più tardi, ma visto che ne ho già l'occasione te lo dico: questa mattina Gabriele è passato a trovarmi in palestra. Mi ha fatto un discorso un po' particolare e mi ha lasciato una cosa da darti, credo sia una lettera» i suoi occhi sono agitati, li muove nel vuoto e gesticola anche lui come faccio io di solito.

Per un attimo sono stordita e non capisco il perché di una mossa del genere, ma poi un dubbio: «è passato alla palestra in cui lavori tu?»

«Sì, perché?» mi guarda innocente ed ora mi è tutto chiaro. Ridacchio tra me e scuoto la testa. Non imparerò mai e mi fido sempre troppo, anche delle persone sbagliate.

«Perché ridi?» mi chiede ancora inconsapevole dei miei pensieri.

«Non gli ho mai detto dove lavori, quindi ha trovato un modo per scoprirlo. Gabriele è fatto così: nel momento in cui perde qualcosa ne capisce l'importanza, si pente e si attiva per recuperare tutto quello che non ha fatto prima. Immagino che ti abbia dispensato di alcuni suoi consigli per gestire al meglio me o il nostro rapporto, e ti avrà anche detto che non si arrenderà. È così?» gli dico in un fiato e cerco di non far trasparire la rabbia nella mia espressione del viso, il tono della mia voce ne fa trasparire abbastanza.

«Ma come fai a saperlo?» i suoi occhi spalancati mi fanno sorridere ancora di più.

«Ha chiamato anche i miei genitori e Rachele. Ho unito le cose che mi hanno detto e a quanto pare ci ho azzeccato!» Mi tendo verso di lui e poso un delicato bacio sulla sua guancia ricoperta dalla barba.

Quando mi allontano, tenendo le mani alla base del suo viso, lo vedo allarmato e scuoto debole la testa in cerca di spiegazioni.

«Hai detto che ha chiamato i tuoi genitori? Questo significa che sanno di me?»

«Sì, mi ero già confrontata con loro prima e mi appoggiano. Erano consapevoli della situazione in cui vivevamo e la scoperta dei nostri tradimenti non li ha sorpresi.»

«Ah...» è impressionato.

«Dai... ti spiego meglio in macchina. Mangiamo da te o ci fermiamo da qualche parte?» cambio argomento e spero che possa tranquillizzarsi pensando ad altro.

«Mi piacerebbe cenare a casa se non hai nulla in contrario. Mi piace star da soli e mi sei mancata oggi, quindi preferisco vivere al meglio i nostri spazi» il mio cuore manca di un battito alle sue parole, non sono più abituata e rimango colpita.

«Certo che mi va!» e corro verso la portiera del passeggero per non perdere altro tempo.

In macchina tra chiacchiere e risate il tempo passa veloce. Non mi sento più sola, come purtroppo mi capitava spesso con Gabriele: mi sentivo sola in casa, nel matrimonio e persino quando ero in macchina con lui; ero più in compagnia nella mia solitudine lasciandomi trasportare dalle note musicali.

Appena entrati in casa iniziamo a preparare insieme la cena e riprendo il discorso che poco prima ho lasciato in sospeso su Gabriele: «Ti ha detto qualcosa che possa averti offeso in qualche modo?»

Alza per un attimo gli occhi al cielo e capisco che non è semplice per lui riprendere subito l'argomento, ma per me è importate e voglio fargli capire quanto tengo a lui e alla nostra nuova relazione.

«Non mi ha offeso, ma ho la sensazione che stia pianificando qualcosa alle nostre spalle. Mi sono sentito in soggezione tutto il tempo perché è come se mi stesse mettendo alla prova con te, e non so cosa diavolo c'è scritto in quella cavolo di lettera...e non credo nemmeno di volerlo sapere» non l'ho mai visto così agitato e ho paura che non mi ascolti per via del suo stato d'animo.

«Bè, a me quello che sta pianificando non interessa. Io ho già scelto quale strada percorrere per la mia vita e lui sa qual è» mi avvicino a lui e come ieri sera lo abbraccio forte appoggiandomi alla sua schiena.

«E se dovessi commettere qualche errore?» mi chiede in un mormorio mentre tira indietro la testa posandola sulla mia.

«Se sarai te stesso e non smetteremo di parlare e di confrontarci non ne commetterai, fidati di me» cerco di rassicurarlo e provo rabbia nei confronti di Gabriele. Non ha mai osato tanto e proprio oggi vuole abbattere tutti i muri? Non posso permetterglielo.

Sento Michele sospirare sotto le mie braccia e cerco di spostarmi davanti a lui per poterlo guardare negli occhi. Con qualche difficoltà riesco nel mio intento e il suo sguardo è pieno di ansie.

«Sai cosa c'è di peggio di una felicità negata?» sorrido mentre glielo chiedo e poso una serie di baci stampo fino quando non sento nascere un sorriso sulle sue labbra.

«Una felicità che si vuole donare quando ormai è troppo tardi» lo guardo dritto negli occhi.

Mi bacia con passione, con foga, ma anche con delicatezza. Le sue labbra sono così morbide e il sapore dei suoi baci è così buono.

Ci lasciamo trasportare dal desiderio per qualche minuto, ma torniamo a noi quando le sue parole diventano un eco nella stanza.

«Voglio dirtelo, dirti quello che provo veramente prima che sia troppo tardi.»

«Michele, non azzardare parole di cui non sei sicuro al cento per cento per poi pentirtene, o farmi soffrire o soffrire tu stesso nel caso in cui io non riesca a risponderti» il panico cresce nello stomaco e abbasso lo sguardo.

«Gaia è questo il fatto, che non sono solo parole per me, ma sentimenti reali» la sua voce si alza un poco, ma io sono decisa a non voler sapere. Scuoto la testa, veloce.

«Gaia io...»

«No, Michele. Ti prego, fallo per me» glielo chiedo come una cortesia mentre mi allontano da lui e inizio ad impiattare il pesce ormai pronto con le verdure.

«Va bene, ma solo per oggi non te lo dirò» è determinato e, prendendomi alla sprovvista, mi dà un buffetto sul sedere.

Mi giro di scatto e sorpresa per questo suo gesto, non riesco a parlare se non per pronunciare un acuto un «mah!»

Ride di gusto e finalmente il suo sguardo è tornato sereno, così aggiungo per sdrammatizzare «non osare mai più, uomo!»

«Perché? Ti eccita?» il suo sorriso è ampio e spensierato, non posso che imitarlo.

«Potrebbe essere!» rispondo e per provocarlo mi mordo il labbro.

Quando sono con lui non mi pento di niente e rifarei tutto, anche questi piccoli dispetti adolescenziali. Non voglio che si faccia abbattere dalle difficoltà che potremo incontrare, specie in questo primo periodo, e non voglio assolutamente che lui perda la convinzione di farcela.

«Andiamo a tavola, mia diavola tentatrice, prima che la cena si raffreddi» sorridendo ci sediamo al tavolo.

«Volevo dirti due cose. La prima è che dovrebbe tornare Roberto nelle prossime settimane e coglierò l'occasione per parlare con lui, soprattutto per chiedergli come mai mi ha nascosto la relazione tra Sabine e Gabriele per così tanto tempo. Nel frattempo ho anticipato di te!»

«Oh, wow. E cosa ti ha detto?» è curioso e un po' preoccupato. Non lo facevo un tipo così attento nell'esser accettato degli altri, ma capisco la sua posizione in questo momento con i miei amici. Anche io sarei così con i suoi.

«È felice per me e su di te non dirà niente finché non ti conoscerà. La seconda cosa, invece, è chiederti se mi accompagnerai a vedere degli appartamenti sabato, sempre che tu non debba lavorare.»

«Per sabato posso organizzarmi, ma non mi fa piacere» il suo tono è un misto tra severità e delusione. Perché non dovrebbe aver piacere ad accompagnarmi? Penso e ripenso, ma non trovo una risposta.

Sono rimasta senza parole e non riesco a scostare i miei occhi dal piatto mentre muovo la forchetta con un movimento circolatorio sul pesce davanti a me.

«Gaia, verrò, non è questo il problema. Vorrei però che prendessi in considerazione il fatto che potresti stare da me se non vuoi disturbare Rachele o tornare a casa dai tuoi.»

L'ha detto veramente? Ho capito bene? Alzo di scatto gli occhi verso di lui, ma non riesco a pronunciare alcuna parola. Mi sta chiedendo di andare a vivere insieme?

«Se in quella testolina ti stai chiedendo se hai capito bene quanto ti ho detto poco fa, la risposta è sì. Mi piacerebbe che tu venissi a vivere con me, qui.»

«Michele penso che sia...» mi interrompe alzando la mano e sovrastandomi con la sua voce.

«No, non mi dire che sto correndo. Non te lo permetto. Ho aspettato anni per averti ed ora non voglio perdere altro tempo. La chiacchierata con Gabriele mi ha fatto capire alcune cose e sono certo che questo renderà felice anche te, non solo me. Voglio essere presente nella tua vita e spero che tu me lo permetta.»

Riabbasso lo sguardo e nella testa ritorna un turbinio di domande e pensieri. Non ho paura, ma mi ha presa completamente contropiede.

Sento un rumore ma rimango ferma. D'un tratto sento le sue mani sulle mie spalle e il suo respiro sul collo. C'è sempre stato qualcosa del mio carattere, del mio modo di essere che non sono mai riuscita a far vedere a nessuno, qualcosa che in parte sfugge anche a me e che ho sempre capito poco. Però con lui, qui, ora e adesso, sono me stessa e se mi dovessero chiedere cos'è casa risponderei sicura che è lui la mia casa. Potrebbe essere un'idea quella di convivere?

«Verrò a vedere gli appartamenti, ma stai certa che troverò difetti ovunque» le sue labbra si schiudono in un sorriso e mi posa un bacio delicato sul collo. Non rispondo ancora, rapita dalle emozioni che mi sta facendo provare.

«Hai un odore buonissimo. Te l'ho mai detto?» lui continua e mi sciolgo alle sue parole.

«Sarà perché ho fatto la doccia da te questa mattina!» scherzo per tornare alla realtà.

«È un modo gentile ed educato per dirmi che ti è piaciuto utilizzare le mie cose?» mi chiede mentre mi solleva e mi fa sedere sulle sue gambe.

«Sì, da morire!» Gli strizzo un occhio e lui sorride ancora di più.

«Quindi questo potrebbe esser un per vivere con me?» tenta di nuovo, ma non gliela do vinta.

«No, questo ancora no.»

«Magari è un per rimanere anche questa notte?» sa esser insistente, questo non me lo aspettavo.

«Purtroppo no, devo tornare da Rachele questa sera. Le ho promesso di raccontarle un po' come vanno le cose tra noi» gli dico passandogli una mano tra i capelli e posando la mia fronte sulla sua.

«Cavolo se mi mancherai...» sussurra ad un palmo dalla mia bocca e stringo ancora di più la mia presa ai suoi capelli.

«Anche tu, devo ammetterlo. Ma ora non pensiamoci e sistemiamo, così possiamo goderci il resto della serata» lo invito per poi metterci comodi sul divano e lui acconsente.

Ci vogliono solo dieci minuti prima di tornare tra le sue braccia, la mia schiena appoggiata sul suo petto e la mia testa alla sua spalla sdraiati sul divano.

Senza accorgercene iniziamo a parlare di ciò che avremmo voluto fare da bambini, dei nostri sogni nel cassetto e di altri piccoli dettagli che ancora non conosciamo l'uno dell'altra.

«Io ho sempre voluto lavorare nel mondo del fitness, ma ero pessimo. Amavo mangiare, come ora, ma non facevo attività fisica! Era un obiettivo a lungo termine, vediamola così! Ma sono contento. Tu invece avresti voluto fare altro nella vita?»

«Sì, non avrei mai pensato di lavorare in una multinazionale. Da piccola sognavo di entrare a far parte del corpo del genio aeronautico militare.»

«Veramente?» è stupito e mi fa sorridere, perché come altre persone non si aspettava questo mio tratto particolare.

«Eh sì! Amo la strategia e tutto quello che ci gira intorno. Avevo pianificato tutto: avrei fatto il liceo scientifico e poi avrei frequentato la scuola militare di Modena, seguendo il corso di Laurea in Scienze Strategiche per gli Ufficiali» spiego meglio il mio sogno ormai illusorio e provo nostalgia nel ricordarlo. Prendo la sua mano ed inizio a giocherellare con le sue dita.

«E perché non hai seguito questo tuo piano?»

«Per puro egoismo personale e per far dispetto ai miei genitori. Non ero così calma e pacifica durante la mia adolescenza!» Gli butto lì questa informazione mai raccontata a nessuno, se non a Rachele perché ha vissuto con me quei periodi. Mi posa un bacio leggero sui capelli e mi stringo nelle sue braccia.

«Però sono contenta che sia andata così.»

«Ah sì?»

«Sì, perché così ho avuto l'occasione di conoscere te!» sorrido e mi volto a guardarlo. I nostri occhi si perdono tra loro mentre mi accarezza delicato la guancia e capisco che non vuole aggiungere altro.

«Sarà meglio che vada, altrimenti rischio di rimanere qui anche questa notte» dico alzandomi a sedere sul divano, ma tenendo stretta la sua mano.

«Bè, sai che mi renderesti felice!» le parole unite alla sua espressione mi trattengono per qualche secondo, ma non posso rimanere.

«Sì, lo sarei anche io, ma ne abbiamo già parlato, quindi... Piuttosto, mi piacerebbe organizzare qualcosa per sabato, ma non so quanti appuntamenti e lezioni hai per il lavoro.»

«Il pomeriggio sarò libero, quindi qualunque cosa tu voglia fare puoi contare su di me. Comunque ci vediamo in queste sere, no? È solo mercoledì.»

«Come vuoi, per me va bene! Nel frattempo penso a qualcosa per sabato...vediamo qualche appartamento nelle prime ore del pomeriggio e poi...» mi interrompe con un lamento aspro della gola e accorgendosene prende la parola.

«Il primo appuntamento per vedere delle case è alle 13.45, proprio qui. Sarò felice di farti da cicerone per raccontarti i dettagli di questo splendido luogo d'amore!» Rido per il suo tentativo e sto al gioco.

«Va bene mio agente immobiliare! Sarò puntuale!»

«Su questo aspetto ho qualche dubbio» dice scherzoso e sento le sue braccia farsi largo sulle mie spalle per abbracciarmi da dietro mentre raggiungo l'attaccapanni per prendere il mio piumino.

«13.50 andrà comunque bene» canzono in modo ironico.

Ci salutiamo e già sento un vuoto dentro di me allargarsi; spero di abituarmi presto a queste sensazioni.

Sto per varcare la soglia di casa quando richiama la mia attenzione: «Gaia, ti stai dimenticando questa. Anche se non mi piace l'idea, è giusto che la porti con te.»

Abbasso lo sguardo e nelle sue mani la busta che gli ha lasciato Gabriele.

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