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Capitolo 36 _ Gaia

Mi sveglio di soprassalto in preda all'agitazione per l'incubo che ha invaso il mio sonno: Gabriele che ostacolava la nostra libertà negando il divorzio.

L'osservazione di Michele di ieri sera mi ha colpita e ha instillato anche in me il dubbio. Come non ho fatto a pensarci prima? Perché non ho posto le giuste domande a Gabriele su questo aspetto? Non credo farà una cosa del genere, ma ora ho paura che possa accadere. Non ci siamo mai trovati ai ferri corti e non conosco una sua possibile reazione a queste situazioni. Insieme da anni, eppure, sotto certi aspetti, siamo perfetti sconosciuti.

Mi strofino gli occhi e mi rendo conto di essere ancora da Michele. Allungo una mano in cerca del suo corpo e quando lo sento al mio fianco mi tranquillizzo.

Guardo l'ora: 02:54.

Dovrei tornare a casa, ma come faccio? Potrei uscire con facilità senza disturbarlo? Non mi sarei dovuta trattenere qui, ma mi sono addormentata tra le sue braccia.

Mi alzo piano cercando di non svegliarlo e illumino il percorso utilizzando la debole luce dello schermo del cellulare, ma appena mi avvicino alla porta della camera sento Michele muoversi sopra il letto «Gaia?»

«Ehi, sono qui.» Gli rispondo a bassa voce mentre mi avvicino per dargli un bacio sulla fronte, poi aggiungo «Scusami, non sarei dovuta rimanere, ma credo di essermi addormentata senza accorgermene.»

«Non preoccuparti, mi fa piacere averti qui. Mi sono addormentato anche io.» Allunga un braccio verso di me e mi afferra la mano «Vieni qui.»

Senza obiettare mi stendo nuovamente al suo fianco e mi stringo al suo petto in cerca di calore.

«Sei ghiacciata, dovremmo andare sotto le coperte.» Le sue premure mi fanno cadere ogni sicurezza per tornare a casa. 

«Se non ti scoccia che mi trattenga, io andrei volentieri al caldo!» Gli rispondo posando il peso sul mio gomito e accarezzandogli con la mano i capelli arruffati.

«Niente affatto, voglio che tu rimanga. Posso darti un mio pigiama? Così potrai stare più comoda.»

«Ne sarei felice, sì! Grazie per il pensiero.» Mi sposto per farlo passare e quando si alza accende l'abat-jour sul comodino.

«Figurati. Se vuoi tra qualche ora ti porto a casa io. Prometto di puntare le sveglie e non farti far tardi!» Mi propone mentre torna da me passandomi i vestiti, e d'istinto poso le mie labbra sulle sue.

«Non preoccuparti, prenderò la mia macchina così tu potrai continuare a dormire.» Non aspetto una sua risposta e mi dirigo in bagno, così da potermi cambiare senza provare alcun imbarazzo.

Mi spoglio e guardo il mio riflesso allo specchio: indosso solo la biancheria intima e provo una sensazione di inferiorità; nella mia testa mi domando se accetterà mai il mio corpo. Sono cambiata molto nel corso degli ultimi anni, e per lo stress e il nervoso il mio corpo ha sopportato e resistito all'effetto fisarmonica; Gabriele me l'ha sempre fatto notare e in alcune occasioni evitava di toccarmi. Per colpa di questi pensieri ansia e vergogna si impossessano di me e con un po' di sconforto nel cuore indosso i suoi vestiti.

Sento il suo profumo addosso e mi stringo nella maglietta; un sorriso si disegna sul mio volto facendomi riacquistare un po' di sicurezza. Perdo qualche minuto prima di ritornare in camera perché non voglio fargli notare il mio imbarazzo momentaneo, ma appena varco la soglia si accerta che io stia bene e voglia ancora rimanere.

«Sì, sto bene e non ho cambiato idea. Scusami se ho perso tempo.» Rispondo, rimanendo vaga e con un fil di voce.

«Perché ti scusi? Ho solo fatto una domanda.» Lo guardo sbalordita essendo abituata a giustificare comportamenti come questi e ragiono sulle sue parole.

«Forza dell'abitudine...» Dico infine e mi accorgo che i suoi occhi sono fissi sul mio corpo.

«L'immagine di te con indosso i miei vestiti mi fa uno strano effetto! Vieni qui per cortesia, prima che commetta una pazzia.» Con il solo sguardo mi fa muovere verso il letto e mi intrufolo nelle coperte che ha scostato per me.

Mi sistemo nuovamente sul suo petto e mi inebrio ancora di più del suo profumo, ma anche del suo calore. Posa la mano sul mio fianco, facilitato dalla posizione del braccio dietro la mia schiena a mo' di abbraccio, ed inizia a muoverla su e giù per coccolarmi. I miei pensieri corrono in zone proibite sotto il suo tocco.

Sposto il volto e con una serie di baci inizio a disegnare una linea immaginaria lungo il collo e sulla mandibola, arrivando fino all'orecchio. Sento il suo corpo irrigidirsi al mio contatto e il tocco della sua mano premere con maggior forza sulla mia pelle. Dopo un primo istante, con un gesto delicato e veloce, mi sposta sotto di lui e inizia a baciarmi con foga.

Sono piacevolmente sorpresa di quanto lui mi è così familiare e mi sento libera e diversa, così come anche lui.

Le nostre mani si cercano e appena si trovano le dita si intrecciano, e le nostre lingue studiano ogni centimetro dei nostri corpi, e gli occhi si chiudono per percepire al meglio le sensazioni.

Mi lascio trasportare dal momento, ma apro gli occhi quando lo sento fermarsi e mi fa tornare al presente. Nei suoi occhi verdi leggo desiderio e onestà in quello che prova per me.

«Gaia... se non vogliamo correre in questa nostra nuova relazione ti prego di fermarti. Non vorrei fartene pentire.» La sua voce è un sussulto e il suo fiato è corto.

«Non fermarti se lo vuoi anche tu, perché io non lo farò.» Non so dove trovo questa sicurezza, ma non sono mai stata meglio.

Il suo sguardo è intenso e sento il suo respiro sul mio volto. Mi rendo conto che non potrò più fare a meno di lui e questo mi spaventa, perché è troppo presto. Non si muove, rimane in attesa di una mia conferma, quindi faccio io un altro passo mordendogli il labbro inferiore e muovendo il bacino verso di lui.

Si incendia e percepisco tutta la sua passione, l'ultima cosa che riesco a fare con lucidità è spegnere la luce fioca.

«Non essere in imbarazzo per il tuo corpo, non è a quello a cui sono interessato.» La sua voce è carica d'amore tra un bacio e l'altro, e riaccende l'abat-jour.

Mi guarda e divento timida d'un colpo. Con gli occhi fissi nei miei mi sposta una ciocca di capelli e mi accarezza la guancia. D'un tratto la sua voce riempie la stanza «Credo di amarti, davvero.»

Non accenno alcuna reazione e mentre aspetta una mia risposta continua a muovere la sua mano sul mio viso; mi chiedo se posso lasciarmi andare e aprirmi, ma senza che me ne renda conto il mio cuore ha già deciso e la mente non mette un filtro alle mie parole «Forse anche io.»

Mi sento leggera, così anche lui, e consapevoli ci lasciamo trasportare dalla passione e diventiamo un tutt'uno, arrivando all'estasi.

Siamo come due farfalle in una bolla creata appositamente per noi, pronti ad amarci e rischiare per la nostra felicità. Stiamo respirando una nuova vita e, nonostante non siamo più bambini, ritroviamo la forza di sognare ancora una volta e lo faremo insieme. Lui mi fa sentire come se avessi un mio posto ben definito nel mondo.

Se tornassi indietro di qualche mese non avrei mai immaginato di vivere questo momento; mi convinco che questo dono mi è stato fatto solo perché ho smesso di volerlo ardentemente.

Tutto è naturale, come se fosse al mio fianco da sempre, e sono al sicuro quando mi abbandono al sonno dopo il nostro momento.

***

«Gaia, è ora di svegliarsi.» Il suo sussurro mi sveglia e sento il suo braccio intorno alla vita scuotermi debolmente. Mi volto verso di lui e lo guardo nella fioca luce della stanza, mi regala un sorriso e mi posa un delicato bacio sulla guancia.

«Di già? Ma che ore sono?» Non vorrei alzarmi e tanto meno allontanarmi da lui, ma il dovere chiama.

«Eh sì, devi alzarti se non vuoi far tardi. Manca un quarto d'ora alle sei. Ti ho preparato la colazione, spero ti piaccia.»

«Oh, grazie.» Mi alzo a sedermi sul letto e mi accorgo che l'ha portata in camera. Ha preparato tantissime cose, ma il caffè-latte non manca e il mio sorriso di allarga compiaciuta.

«Mi stai già viziando, non va bene. Non dovrei nemmeno essere qui. Mangi sempre così tanto al mattino?» Chiedo sorpresa e curiosa per l'abbondanza che ho di fronte.

«Sì, mangio sempre tanto. Nel preparare mi sono accorto di non sapere cosa mangi al mattino, quindi spero di non aver fatto la prima gaffe! Ho pensato di prepararti delle fette biscottate con marmellata alla fragola, perché hai la faccia di una da fette biscottate!» Ridacchia della sua stessa battuta e gli lancio uno sguardo intimidatorio.

«Hai ragione, sono una tipa da fette biscottate, ma punto in meno per te, perché di solito le mangio lisce! Domanda: a quante donne hai già preparato la colazione per la prima volta? Intendo donne che sono state nel tuo letto...» Dimostro sicurezza nel chiederglielo, ma muoio dentro. Per ammazzare l'imbarazzo mi allungo per prendere una fetta e l'addento; è deliziosa e noto che oltre alla marmellata ha aggiunto un velo di burro che rende la colazione perfetta.

«Primo: sono contento di aver indovinato, almeno in parte, ma questo vuol dire che ti ho imparato a conoscere e dovrei farmi i complimenti da solo! Secondo: non ho mai portato e servito la colazione a nessun'altra donna, né a letto né in cucina. Se proprio ci tieni a saperlo prima di te ero un tipo da poche ore.» È serio mentre mi risponde, ma non perde il sorriso.

Mi guarda con la coda dell'occhio e prima che possa accorgersene prendo un cuscino per lanciarglielo sulla schiena.

«Ma che fai?» Ridiamo insieme e mi afferra per farmi il solletico, attento a non urtare i piccoli vassoi.

«Gioco con la gelosia...» Rispondo alla sua domanda retorica e lo guardo per vedere la sua reazione.

«Ah sì? Sei già gelosa?» Il suo sorriso mi allontana dal presente.

«Non già, ma da un po'... se vuoi sapere la verità, la prima volta che ho provato questo sentimento è stato nel momento in cui ti consegnai la partecipazione del matrimonio. Se ricordi avevi un appuntamento quella sera e l'idea mi infastidiva parecchio, tanto da mangiarmi le mani per non aver accettato il tuo invito a cena nelle sere precedenti.»

«Ah sì? Allora dovrò esser onesto con te.» Lo fulmino con lo sguardo e per un attimo vivo nel panico, ma subito continua «Non avevo nessun appuntamento. Ero così stupido da voler rigiocare la tua stessa carta, ma tu sei riuscita a farmi ancora più male.»

Le sue parole sono un colpo al cuore e mi pento di aver rovinato questo momento. Abbasso lo sguardo e non riesco più a toccare la colazione.

«Che ti prende? Hai lo sguardo spento. Non volevo rinfacciarti niente, anche perché rifarei tutto ciò che ho fatto se questo è il risultato.»

La sua mano si posa sotto il mio mento e mi obbliga a guardarlo.

«Ti ricordi cosa ti ho detto poche ore fa?» I suoi occhi sono profondi e mi rapiscono, ma non rispondo.

«Ti ho detto e ti ripeto che credo di amarti veramente, e questo è nuovo per me. E come ti ho detto rivivrei ogni giorno, ora, minuto, secondo, degli ultimi anni se questo è ciò che otterrò.» Mi manca il respiro per i battiti accelerati del mio cuore, e lui accentua le sue parole accarezzandomi la guancia.

«Dai, ora sistemati che ti accompagno a casa e poi in stazione.»

«Ti ho già detto che non devi preoccuparti, prendo la mia auto.» Rispondo sicura.

«Ci ho pensato, ma voglio esser certo di vederti questa sera e ho voglia di stare ancora con te, anche ora. Quindi se non usi la macchina sarai costretta ad incontrarmi anche più tardi. Me lo permetti?» La sua voglia di stare insieme è contagiosa e non potrei desiderare altro.

«E va bene, te lo concedo.» Mi sorride soddisfatto e non posso non notare il suo sguardo così penetrante, ammaliante e sincero nello stesso istante.

«Non credo che nessuno mi abbia mai guardata come i tuoi occhi guardano me, sempre.» Lo dico in un mormorio, e siamo così vicini che posso sentire i nostri cuori battere all'unisono. Il desiderio si fa strada nuovamente in me.

«Perché nessuno forse ha mai provato quello che provo io per te.»

Si avvicina e non posso far altro che sciogliermi nei suoi baci, stretta nelle sue braccia.

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