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Capitolo 31 _ Michele

Penso a Gaia in ogni momento, nonostante le mille ragazze che potrei avere; in testa sempre e solo lei.

La reazione che ha avuto ieri Gabriele mi ha fatto preoccupare per lei e la sua assenza per tutte quelle ore mi ha lasciato con il fiato sospeso. Con gli ultimi eventi ho capito che lei ha rubato gran parte del mio cuore, senza troppe pretese e senza troppe fatiche. Ormai è parte di me.

Questa notte il sonno non è stato dei migliori ed ora non riesco a rimanere concentrato sul lavoro, così ho deciso di uscire prima dalla palestra e annullare gli appuntamenti della giornata.

Salito in macchina mi convinco a scrivere nuovamente a Gaia per sapere se sta meglio e cosa sta facendo. Dovrebbe esser al lavoro essendo lunedì e spero di non disturbarla, ma sono certo che risponderà quando potrà farlo.

Appoggio la testa al sedile in attesa del nulla e ripenso a ieri. Se non fosse arrivato Gabriele avrei provato a baciarla ancora una volta, anche se dentro il locale alle nostre spalle c'era Marta, ma era ciò che il mio cuore sentiva, e anche il suo sguardo, una volta toccata la sua guancia, reclamava un nostro ulteriore contatto.

Con Marta sono stato onesto perché non si merita di esser presa in giro e si era già fin troppo affezionata a me. Non sono pronto per qualcosa di serio fin tanto vivrò in questo limbo.

Ricordo le labbra di Gaia, il suo sapore e l'elettricità che ho provato quando era mia, anche se solo per pochi minuti. Se solo potessi tornare indietro lo rifarei, ma in un altro contesto. Perso nelle mie riflessioni sento il suono del cellulare, mi ha risposto: "Si, sto bene, grazie, e spero anche tu. Sono al lavoro, tu anche? Io sono da poco rientrata dalla pausa pranzo."

Sono felice che mi abbia risposto quasi subito e provo a continuare il nostro dialogo virtuale: "Sto bene anche io, soprattutto ora che ti sento tranquilla (anche se solo per messaggio). Onestamente sono già uscito dalla palestra, oggi la testa non è sul collo. Spero la tua sì!"

Premo invio e subito un'idea insensata si fa strada nella mia testa: potrei raggiungerla a Milano, sotto l'ufficio, così da riaccompagnarla a casa e con l'occasione parlare di ieri e capire se Gabriele le ha detto qualcosa che possa averla ferita. Per fortuna so dove lavora e potrei fare questa follia, perché alla fine è di questo che si tratta. Senza ripensarci mi organizzo per far sì di arrivare per tempo. A che ora uscirà? Mi domando tra me.

Un altro suono segnala un nuovo messaggio: "Ora che parlo con te anche la mia testa è altrove, sei una distrazione. Se vuoi ci sentiamo quando esco, dopo le sei."

Sorrido come un bambino e non me ne sorprendo più. Ho avuto la risposta alla mia domanda e provo a stuzzicarla: "Non sono una distrazione qualunque, sono la TUA distrazione. Mi sbaglio?"

Conto i secondi sperando che reagisca... uno...due...tre...quattro...cin... "BASTA MIA DISTRAZIONE. A dopo."

Colpita e affondata.

Ingrano la marcia e mi preparo per arrivare in tempo.


Dopo sole tre ore ho già parcheggiato l'auto vicino al suo ufficio, posizionato in zona Cordusio, e mi dirigo verso l'edificio.

Lungo la strada sono posizionate delle bancarelle di venditori ambulanti e una di questa attira la mia attenzione: manufatti artigianali in legno. Mi soffermo qualche istante per dare un'occhiata all'oggettistica sparsa sul tavolo e noto dei portachiavi a forma di stella con varie scritte eleganti incise a laser. Curioso ne guardo qualcuno per leggere le frasi e penso subito a Gaia quando tra le mani me ne capita una con scritto "Basta alzare gli occhi, e ti vedo". La compro e se lo accetterà sarà un pensiero che vorrei donarle, per farle capire che è sempre con me e io ci sarò sempre per lei.

Torno sulla via e appena mi volto vedo un gruppetto di persone uscire dal palazzo alto e vetrato, e per un momento ho paura di non essermi accorto della sua presenza, di essermela perso per un istante di distrazione.

Ma che ore sono? Guardo l'orologio e mi calmo; sono le sei meno un quarto, quindi potrebbe non essere ancora uscita. Mentre penso a questa eventualità mi accomodo su una panchina vicina all'ingresso del suo ufficio.

Passano poco più di venti minuti quando sento la sua risata e volto lo sguardo in quella direzione. Rimango per un attimo sbalordito nel vederla: è slanciata con i tacchi dello stivale lungo fino alle ginocchia, e intravedo le sue gambe adesso snelle attraverso le calze nere; indossa un piumino lungo e uno sciarpone di lana così grande tanto da notare il doppio giro intorno al collo. La osservo ancora per un veloce momento prima di raggiungerla e noto che si prepara ad indossare un cappellino di lana per proteggersi dal freddo di gennaio. È la prima volta che la vedo vestita così elegante e mi rendo conto di non averci mai pensato prima. Mi farà perdere la testa, perché se inizia a coinvolgermi anche fisicamente sarà la fine.

Non si accorge della mia presenza tra il vai e vieni delle persone che popolano la via, quindi mi avvicino ancora un po' e la chiamo «Ehi, Gaia!»

Si volta con uno sguardo un po' confuso e preoccupato, ma quando incrocia il mio sguardo la vedo sorpresa.

«Ciao, Michele!» Risponde al mio saluto e poi si gira verso la collega, confusa anche lei per quello che sta succedendo, e le dice «Scusa Ele, se vuoi andare vai tranquillamente, ci vediamo domani.» La donna con lei la saluta e si incammina.

«Ciao!» Ripeto appena siamo soli. La mia voce è un leggero tremolio. Sono emozionato, come mai successo prima.

«Ciao! Ma che bella sorpresa! Cosa ci fai qui? Non mi sarei mai aspettata di vederti fuori dal mio ufficio.»

«È per questo che si chiamano sorprese! Spero non sia un problema.» Chiedo in maniera indiretta.

«No, non è un problema, ma mi aspettavo che mi concedessi del tempo per riflettere. Non pensare che da ieri io sia pronta a riaffrontare l'argomento. È stata una serata alquanto lunga e non immaginavo che potesse aggiungersi altra carne al fuoco.» La sua risposta, calma ma incisiva come a volte solo lei sa essere, mi ricorda quello che mi aveva scritto ieri sera, ossia che mi avrebbe dato l'opportunità di spiegarmi appena non ne fosse stata pronta.

«Sì, scusami, ma credo sia più opportuno chiarire subito. Te lo devo.»

«Tu non mi devi niente, ma se vuoi fare qualcosa per me allora non fare soffrire Marta. Ci sono troppe persone che soffrono per amore e lei non può essere una di queste.» Mette ancora gli altri prima di lei, e mi chiedo se cambierà mai.

«Gaia ho già parlato con lei, ieri sera stessa. Non se lo aspettava, ma è stata comprensiva. Non potevo andare avanti con lei, almeno fin quando non chiariremo io e te una volta per tutte. Non so come è andata ieri sera con Gabriele, ma io non rinuncerò a te tanto facilmente. Ora che sono sicuro di ciò che voglio lotterò per ottenerlo, sempre che anche tu abbia voglia di lottare per quel qualcosa che potremmo essere.» Le dico con un'onestà che lascia spiazzato anche me. La vedo riflettere alle mie parole e se questa fosse la mia unica occasione che avrò per spiegarle devo sfruttarla pienamente.

«Sei bravo con le parole...» Risponde accennando un sorriso e ancora sicura di sé, ma nel suo sguardo si intravedono alcuni pensieri, purtroppo illeggibili.

«Non sono solo parole e lo sai, perché ieri sera anche tu volevi quello che avr..."»

Inaspettatamente sento le sue morbide labbra sulle mie e d'istinto rispondo al bacio stringendola forte a me. Le sue mani si fanno strada nei miei capelli e mi creano un brivido lungo la schiena; il desiderio aumenta, secondo dopo secondo, minuto dopo minuto. Ricerco la sua lingua famelico e lei si lascia trasportare seguendo i miei movimenti. Il suo sapore alla vaniglia mi è mancato e voglio che lei lo sappia.

Quando si stacca da me mi crea un vuoto dentro e per un attimo ho paura, tanto che non allento la presa delle mie braccia dalla sua vita e aspetto che mi dica qualcosa.

«Hai risposto al bacio, o sbaglio?» È maliziosa nel chiederlo e si lecca le labbra come per ritrovare qualcosa di me; un risolino mi sfugge.

«Sì, ho risposto al tuo bacio.» Non aggiungo altro perché sono curioso di capire dove vuole arrivare.

«Ah, sì... hai risposto perché era solo un mio bacio, capisco.»

«Sì, non ho resistito. Non ti è piaciuto per caso?» La punzecchio e allo stesso tempo non voglio cedere alle sue provocazioni.

«Non lo so...» Sta giocando e starò al suo gioco, osando anche più di lei se necessiterà.

Si dondola sui piedi e per la vicinanza fa muovere anche me; il suo sguardo è ancora indecifrabile, un po' come lo scopo del suo gioco. Ad un certo punto si morde il labbro inferiore e la mia testa va altrove, ma devo resistere ancora un po', devo avere le risposte.

«A cosa pensi, mia diavola tentatrice?»

«Vuoi la verità o una bugia?» La sua voce è quasi un sussurro e vedo che la sicurezza che aveva fino a qualche istante fa sta svanendo.

«Verità.»

«Okay, vada per la verità: mi sei mancato, tremendamente. Penso a come sono stata male appena ti ho visto con Marta, ma sapevo che non avrei potuto pretendere niente da te e che sarebbe stato giusto lasciarti vivere la tua vita. Ma ieri sera, ad un certo punto, speravo che tu mi baciassi di nuovo. Mi chiedo cosa sarebbe potuto succedere se solo Gabriele non avesse fatto quella improvvisata. E penso a come vorrei ancora un tuo bacio, ma allo stesso tempo ho paura... perché potremmo farci del male.» L'ascolto attentamente e sono pronto a trovare una soluzione se anche lei vuole quello che voglio io.

«Ma Gabriele? Ne avete parlato?» Provo a chiederle e lei si apre con me.

«Se per parlare intendi insulti e offese sì, allora ne abbiamo parlato. Ma ho scoperto anche cose molto interessanti: lui ha scheletri nell'armadio e io sono stata troppo ingenua per rendermene conto. Quindi fin tanto non farò chiarezza su tutta la storia non ho modo di prendere alcuna decisione.»

«Ma tu cosa vorresti, così su due piedi?» I suoi occhi si fanno più piccoli e un autentico sorriso le incurva le labbra sottili.

«Te.»

A questo semplice monosillabo rimango pietrifico. Non me lo sarei aspettato, come non mi sarei aspettato questa determinazione da parte sua. Non può esser così facile, o forse sì? Penso tra me, ma vorrei capire anche cosa ne pensa lei.

«È così semplice?»

«Semplice no, ma se mi chiedi cosa voglio ti rispondo con sincerità.» La sua genuinità è disarmante.

«Okay... sono quasi senza parole, lo ammetto.»

«Be', ti converrà ritrovarle visto che sei venuto fino qui per me!»

Ancora una volta si morde il labbro, ma come mi ero ripromesso continuo a giocare con lei.

«Ti dona questo cappellino, e anche tutta questa mise elegante!»

Riesco nel mio intento: sorride imbarazzata e abbassa il suo sguardo mentre arrossisce vistosamente sulle guance. Non la vedevo così spensierata da mesi e mi piacerebbe che fosse così sempre.

Non le farò altre domande e mantengo un comportamento spiritoso, come si aspetta per questa serata, quindi le sfilo il cappello così da farle alzare il volto e sentirla brontolare. Tutto accade come previsto e con l'occasione stringo ancora di più il mio braccio intorno alla sua vita e la bacio con passione.

La consapevolezza che anche lei vuole ciò che voglio io mi permette di godermi al meglio questi momenti, senza più paura che possano essere dei momenti rubati.

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