Capitolo 18 _ Gabriele
Dovrei esser concentrato per definire, insieme ai colleghi, il nuovo menù da proporre per la stagione estiva, ma sento solo le loro voci ovattate. I pensieri si rincorrono nella mia testa, e quello che è successo ieri con Gaia mi ha lasciato una strana sensazione addosso. È la prima volta che alziamo la voce in quel modo, ma forse era inevitabile. Oggi non ci siamo ancora sentiti, se non considero il biglietto che le ho lasciato sul piano della cucina.
Vengo distratto da un suono. Guardo il cellulare e vedo l'anteprima di un messaggio di Gaia. Lo apro subito: "Sto andando a Milano con Michele, ci vediamo a casa... spero."
Questo suo essere così diretta e senza filtri mi urta i nervi. Come può pensare che non ci vediamo a casa? Sbuffo tra me, e forse ha ragione: non sono felice. Non siamo felici.
Mi chiedo se Rachele o Roberto, come suoi più cari amici, hanno mai parlato con lei di questa nostra situazione. Potrei chiamare Roberto e chiederglielo, anche se tiene così tanto a Gaia che sono in dubbio su quanto possa essere onesto con me.
Ogni tanto ripenso a quello che hanno vissuto insieme. Non credo di esser mai riuscito a renderla felice come lo faceva lui, con quella naturalezza e scioltezza che ora non ha più. Ricordo quando li osservavo dalla finestra dell'aula al terzo piano, alle superiori, e li vedevo così appassionati e complici. L'ho sempre desiderata e quando sono riuscito ad averla per me, illudendomi di renderla felice dandole la sua indipendenza, non ho più prestato attenzione ai dettagli. Raggiunto il mio obiettivo non ho poi fatto nulla per tenere vivo il nostro interesse.
Come vorrei che Gaia mi guardasse con gli stessi occhi con i quali guarda ancora Roberto, anche solo un momento. Vorrei sentirla ridere con la stessa leggerezza con la quale ride con lui.
Invidio Roberto, non ne sono geloso. Alla fine sono io ad aver sbagliato e sono un codardo a tirarmi indietro quando si presenta l'occasione per confrontarci.
Rileggo velocemente il messaggio e d'impulso rispondo "Divertiti."
Aspetto qualche istante per vedere se visualizza la mia risposta, ma le spunte non diventano blu. Non ci penso due volte e scrivo a Sabine "Passo al Roxi, intorno le 23."
Dopo solo trenta secondi leggo la sua risposta "Ok, ti aspetto"
Non avevo dubbi, con lei è tutto molto più semplice.
Finito il turno salgo in macchina e mi avvio verso il bar. I pensieri non mi hanno ancora lasciato, quindi decido di fare un tentativo a chiamare Roberto, anche se è tardi.
Risponde al terzo squillo «Pronto?»
«Ciao, Roberto. Ti disturbo o puoi parlare?» tentenno, prima di iniziare con le mie domande.
«Sì, posso parlare. Tutto bene? Gaia? Le è successo qualcosa?» Eccolo con il suo tono premuroso e subito l'attenzione verso mia moglie. Ormai non mi stupisco più.
«Sì, tutto bene. Ho bisogno solo di chiederti una cosa... o forse più cose. Penso di aver bisogno del tuo aiuto.» Ammetto senza difficoltà, perchè è l'unico che può aiutarci.
«Chiedimi pure ciò che ti senti di chiedermi» Mi sprona nel continuare, con voce paziente e rassicurante.
«Credo di non riuscire a rendere felice Gaia. Anzi, credo di non averla mai fatta felice.» Mi fermo un attimo, forse sperando che lui aggiunga qualcosa. Ma non accade, lo sento solo emettere un sospiro leggero. Quindi proseguo «Forse l'ho sempre così tanto desiderata, dai tempi della scuola, che quando ci siamo incontrati ed innamorati per me era fatta. Non avevo più bisogno di nulla, tanto lei era con me. Forse non sono in grado di darle quello che vuole veramente, se non solo la sua indipendenza.»
«Ma tu la ami?» Mi chiede, così diretto che mi fa male il cuore.
Mi accorgo che è passato qualche secondo di troppo quando sento la sua voce ripetere «Gabriele, tu la ami?»
«Certo che la amo!» Rispondo di getto, perché non può pensare altrimenti. Ma mi domando se è veramente così.
«Ne sei sicuro?»
«Cazzo, Roberto, sì» Dico in tono aggressivo e poi aggiungo «Ti ho chiamato perché credo che Gaia non sia felice con me, ed ho bisogno di te per capire come poterlo fare. Tu la rendevi felice, e lo fai ancora. Mi accorgo dell'effetto che hai su di lei, come ti chiama ogni volta che c'è qualche novità o qualche problema. Vorrei che fosse così con me, oltre che con te. Quindi ti chiedo di darmi una mano per capire come posso fare.»
Non so come, ma divento un fiume in piena di sincerità e mi faccio un bagno di autoconsapevolezza.
«Gabriele, io penso che Gaia ti ami più di chiunque altro e non puoi paragonare quello che c'è tra voi con quello che c'è tra me e lei. Conosci già la nostra storia e sai che siamo ormai come fratello e sorella. Dovresti però apprezzarla di più, darle le giuste attenzioni. Ogni volta che parliamo di lei la paragoni ad un trofeo di calcetto che hai ormai posizionato su una mensola di casa, spolverandolo di quando in quando. Ma lei ha bisogno di presenza, non di una vetrina dalla quale essere ammirata. Poi continui a ripetere che con te ha la sua indipendenza e libertà, ma non pensi che forse non è libera di fare ciò che vuole, per rispetto nei tuoi confronti? Forse nemmeno tu sei felice, o mi sbaglio?» Inizia con il suo monologo e le sue domande, ma queste ultime parole mi accendono un fuoco di rabbia dentro che non riesco a spiegare.
«Cosa vuol dire che non è libera con me? Oggi non so cosa cavolo abbia fatto tutto il giorno! So solo che in questo momento è a Milano col suo personal trainer. E mi dici che non è libera di fare quello che vuole?» Chiedo, quasi urlando.
«No, non lo è! Lei esce quando tu sei al lavoro, ma quando sei a casa ti dedica tutto il suo tempo, ma tu non te ne accorgi!» Cerca di spiegarmi con toni accesi.
«Non dire stronzate.»
«Gabriele, pensa a quello che ti ho appena detto. Devi imparare a vedere anche gli effetti dei tuoi comportamenti sul suo stato d'animo. Ragiona.» Penso, ma non mi viene in mente nulla.
«Non mi viene in mente nessun episodio del genere. Anche l'altro giorno ha fatto quel cazzo che ha voluto, lasciandomi a casa da solo.»
«Questo è quello che vedi tu! Ma chi non è voluto andare con lei? Chi dei due non è stato responsabile rispetto agli impegni presi? Gabriele, ragiona cavolo! Ha dovuto chiedere a Rachele per avere compagnia, perché tu non sei voluto andar con lei! Non farmi dire cose di cui potrei pentirmi.» Mi intima, ma non rispondo perché mi ha fatto vedere la situazione per come l'ha vissuta Gaia e mi sento una merda.
«Va bene, dai. Grazie mille, ho capito.» Taglio corto, perché ho bisogno di rimanere per qualche minuto da solo.
«Stai tornando a casa?» Mi chiede, sereno.
«Sì, quindi ciao.»
«Gabriele, torna a casa. Non andare al Roxi. Se non lo fai per lei, fallo almeno per la nostra amicizia e per portare in salvo sia te che me.»
«Ciao, Roberto» Chiudo la chiamata.
Mi chiedo come possa aver capito che sto andando da Sabine. Sono così prevedibile?
Nel frattempo raggiungo il Roxi e parcheggio lungo la via, quasi davanti all'ingresso.
Entro e mi dirigo al bancone, dove Sabine mi guarda ed inizia a prepararmi un Gin Tonic, il mio cocktail preferito, ma cerco di fermarla subito con un cenno della mano.
Arrivo di fronte a lei e mi saluta porgendosi in avanti, dandomi un affettuoso bacio sulla guancia.
«Ho bisogno di parlarti.» Dico, senza troppi giri di parole.
Si guarda intorno e avvisa la sua collega che si assenta per qualche minuto. Ci avviamo verso il retro del locale, dove c'è la stanza adibita a spogliatoio, e non appena entrati mi trovo le sue braccia intorno al collo. Mi bacia in maniera passionale e non riesco a ritrarmi, perdendomi nelle sue effusioni e sentendo la sua lingua cercare desiderosa la mia.
«Sabine, ti devo parlare...» Cerco di ripeterle mentre trovo un modo per allontanarmi da lei e attirare la sua attenzione.
«Due minuti.» Sussurra lei sulle mie labbra.
«No, è importante. Dobbiamo chiudere qui questa cosa che c'è tra noi. Non posso più andare avanti in questo modo.»
Allontana il suo viso dal mio e mi guarda con attenzione, quasi incredula nell'udire le mie parole.
«Sabine, hai capito? Non posso più farlo.»
«Sì, ho capito. Sapevo che sarebbe arrivato il momento.» Risponde, abbassando lo sguardo.
Mi sento in colpa, ma non come nei confronti di Gaia per quello che le ho fatto fino ad oggi. Mi rattristo nel vedere quanto Sabine impiega a reagire al colpo che le ho inferto, ma era consapevole che prima o poi sarebbe successo.
Poso la mano destra sotto il suo mento e cerco di sollevarle il viso così che possa guardarmi, e quando i nostri occhi si incrociano c'è solo comprensione e amarezza.
Le accarezzo il mento con il pollice e mi chiede «Un ultimo bacio, ti prego.»
Dopo un momento di esitazione l'accontento, e accontento anche me. Ero già consapevole che sarebbe stato un errore, ma non potevo rinunciare a quest'ultima possibilità. E le nostre mani scivolano lungo i nostri corpi, in zone proibite.
Un'ora dopo sono di nuovo in macchina, diretto verso casa.
Appena varco la soglia di ingresso spero che Gaia sia già rientrata, perché ho bisogno di vederla.
Mi sposto verso la zona notte e la vedo mentre anche lei si incammina nella mia direzione, salutandomi «Ehi, ciao. Come stai?» Non le rispondo, ma mi avvicino e le dò un bacio per poterla sentire mia, e lei lo ricambia.
«Tutto bene?» Mi chiede con sguardo amorevole, ma preoccupato allo stesso tempo.
Tenendole il viso tra le mie mani la rassicuro. «Sì, amore, tutto bene. Scusa per ieri. Scusa per tutto.»
Riesco a dire solo queste parole, e l'abbraccio forte.
«Non ti preoccupare, ora siamo qui.» Mi risponde tenendo la testa appoggiata al mio petto e stringendomi più forte. Io mi sento risollevato dopo tutti gli errori commessi, ma la coscienza ha un peso che non immaginavo possibile.
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