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Capitolo 13 _ Gaia

«Hai ragione!» Urlo nel vivavoce dell'auto, tra lacrime e singhiozzi.

Sono dovuta scappare da quella ridicola situazione. Chi è lui per dirmi certe cose? Come può pensare di paragonarsi a Roberto?

Sono ancora scossa dalla discussione con Michele e da ciò che pensa, e per calmarmi devo chiamare Roberto, l'unico che può calmarmi e farmi ragionare. Risponde al secondo squillo.

«Scusa?» Il suo tono pacato già dal primo istante mi irrita ancora di più.

«TU HAI RAGIONE! Hai maledettamente ragione! IO NON SONO FELICE!» Rispondo tutto d'un fiato, non riuscendo a calmare il mio pianto.

«Gaia, dove sei?»

«Sono in macchina, ho appena incontrato quello stronzo e mi ha ridotta così! Ma chi si crede di essere?» Continuo nel mio monologo mentre Roberto mi ascolta senza proferire parola. «Non posso tornare a casa in questo stato.» Aggiungo ad un certo punto, quasi in un bisbiglio.

«Vieni da me, ci penso io ad avvisare Gabriele. Tu però non chiamarlo, per cortesia. Almeno non finché non sarai con me.» Riaggancia, senza aspettare che io aggiunga altro. Come sempre mi salva da ogni situazione ed è proprio in questi momenti che sono grata della nostra amicizia.

Ho appena imboccato la via di casa sua quando lo vedo ad aspettarmi davanti al cancelletto di ingresso, e ripiombo in un pianto incontrollato. Parcheggio la macchina senza troppe attenzioni e mi fiondo fuori dove lui è pronto a consolarmi.

Mi abbraccia, senza dir nulla e accarezzandomi i capelli alla base della nuca.

Poco dopo sento la sua voce e l'aria calda del suo respiro che mi accarezza la testa «Ssshhh, basta ora... dammi le chiavi della macchina, andiamo da un'altra parte. A casa c'è Rachele e le ho detto che sarei uscito con Mattia, quindi ci conviene andare.»

Tenendomi il braccio sulle spalle ci incamminiamo verso la macchina e partiti mi chiede «Che ne dici se andiamo al lago? Ti va?»

«Ovunque, lontano da qui.» Rispondo con voce incolore e guardando fuori dal finestrino. Ora non voglio parlare e lui lo ha capito. Paziente come sempre, ci avviamo lungo la strada ascoltando la sua playlist preferita. La musica mi aiuta a calmarmi. Sentire altre persone che cantano del loro dolore mi ricorda che non sono la sola a soffrire.

"Dovresti imparare a lasciar andare ciò che vuole cadere, altrimenti rischi che ti trascinerà nell'abisso. Non credi?» Mi chiede ad un certo punto; sorpresa mi volto quasi di scatto per osservarlo.

«Già, hai ragione.» Rispondo dopo qualche secondo, mentre lui continua a guardare dritto, verso la strada.

«Lo so che ho ragione!» Gli sorrido, perché non posso far altro, e lui fa altrettanto.

«Ancora devi capire che c'è un mondo dentro tutti noi, dentro di te. Devi far sì che nessuno elimini il tuo essere, la tua magia. Credi più in te stessa e datti le giuste priorità.» Sospira e mi guarda velocemente per vedere la mia reazione. «Credo che per te sia arrivato il momento di essere la tua priorità. Se vuoi ti faccio un ripasso, dato che ci siamo ripromessi la nostra amicizia con queste parole!»

Lo guardo e mi sento a casa, capita. Non parla mai molto, ma le sue parole più belle sono i fatti, quello che fa per me, per noi, per gli altri.

Arrivati a destinazione facciamo una passeggiata sul lungo lago. Lo ascolto per parecchio tempo, ponendo attenzione ad ogni singolo dettaglio del suo onesto punto di vista. «Sono quasi certo che tu e Gabriele vi amiate, ma dovreste impegnarvi di più nell'ascoltare le esigenze dell'uno e dell'altra. Sarà pur vero che lui non ti presta le giuste attenzioni, che sia focalizzato su se stesso e il suo lavoro, ma tu Gaia forse pretendi troppo.» A queste parole lo guardo, senza capire, e comprensivo nel leggere i miei occhi aggiunge «Dovresti cercare di capire il modo in cui lui ti ama e imparare ad accettarlo, cercando di trovare il lato positivo rispetto a quello che lui può offrirti. L'ideale non è realtà. Non puoi vivere la vita cercando di raggiungere le tue chimere!»

Rifletto su tutto ciò che mi ha detto, e forse ha ragione. Passa qualche minuto e io non me ne rendo conto, ma lui è lì, sempre al mio fianco, paziente, comprensivo e pronto ad aiutarmi. Mi fa cenno e ci sediamo su una vecchia panchina di ferro battuto posizionata sotto un bellissimo salice; per com'è posizionata possiamo ammirare il lago nella sua magnificenza.

«E se sbagliassi a dare la priorità a me stessa, ancora una volta?» Gli chiedo d'un tratto.

«E perché pensi di aver sbagliato prima d'ora?» Stimola la mia riflessione.

«Perché ho perso te.»

Aspetto che aggiunga qualcosa, ma si limita solo a guardarmi intensamente.

«Penso di esser stata troppo egoista con me stessa all'epoca nel raggiungere ciò che volevo. Avrei potuto fare dei sacrifici, esser più indulgente su alcuni aspetti, avrei potuto fare altre scelte. Non ho dato retta al mio cuore, ma solo alla ragione. Riflettendo penso di non esser felice perché ho dato troppo peso alla facilità, alle cose materiali, alla mia indipendenza. E queste scelte mi hanno condotta al punto in cui sono ora. Sono indipendente, ho un lavoro che mi appassiona, ho una casa, ma poi? Dentro sono tremendamente vuota.»

«Non pensi di esser troppo dura con te stessa?» Mi chiede con un tono neutro.

«No, non lo penso. Gabriele per me ha rappresentato la strada più facile per raggiungere i miei obiettivi: potevo fare tutto ciò che volevo perché lui non c'era quasi mai. Potevo studiare a qualsiasi ora del giorno, dedicare il tempo ai miei genitori, alle feste, uscire con gli amici il sabato e la domenica senza problemi, e ora però? Cos'ho in cambio? Nulla, solo vuoto.»

Dire queste parole ad alta voce è come prendere piena consapevolezza di un qualcosa che fino ad oggi non volevo ammettere veramente a me stessa.

Dato che me lo consente, proseguo «Posso confessarti una cosa che ti farà sorridere?»

«Oh, sì, sono curioso!»

«Abbiamo dovuto organizzare una sorta di calendario per non litigare su cosa guardare in tv! È una cosa idiota, lo so, ma qualche mese fa abbiamo iniziato a litigare su che film o programma guardare, perché non abbiamo gli stessi gusti! Così, seguendo il calendario, una sera sceglie lui e la sera dopo scelgo io!» Scoppiamo a ridere entrambi e lui si passa una mano sulla fronte quasi incredulo e bisbigliando Non ci posso credere.

«Abbiamo sempre trovato la nostra complementarietà come un qualcosa che ci rendeva più forti. Ma ora sono certa che non sia così. Mi sono illusa che per qualche strano fenomeno, prima o poi, due linee parallele potessero incontrarsi! Sono sempre stata brava in matematica e geometria, ma volevo illudermi che questo potesse accadere prima o poi. Sono pazza vero?»

«Sì, lo sei! Non posso esser bugiardo con te e devo ammetterlo: questo mi spiazza!»

«Già, immaginavo! Ma come posso ritrovare la mia felicità?» Gli chiedo in tono quasi disperato.

«Parlaci. Digli come ti senti e provate a confrontarvi in maniera costruttiva. Se posso agevolare in qualche modo sai che puoi contare su di me.» Guarda l'orizzonte mentre mi consiglia, ma il tono della sua voce è freddo, un po' distante.

«Che ti prende?» Provo a capire cosa gli passa per la testa, girandomi verso di lui ed incrociando le mie gambe nelle sue.

«Niente, assolutamente niente! Mi spiace solo che non sei soddisfatta di quello che hai, ma soprattutto di quello che sei. Troveremo insieme il modo di risollevarti! E comunque ripensa a quello che ti ha detto Michele. Alla fine siete amici e anche se c'è attrazione non vuol dire che sia amore, ricordalo sempre. Hai ragione nel dire che non doveva paragonare la nostra amicizia alla vostra, ma allo stesso tempo non è impossibile che tu non possa trarne giovamento. Gabriele è una parte importante della tua vita, ma non è l'unica persona che ti è vicina, quindi pondera tutte le relazioni che hai e trova beneficio in ognuna.» Le sue parole mi toccano il cuore e gli stringo una mano per ringraziarlo silenziosamente.

Decidiamo di mangiare un boccone prima di rientrare, dato che si è fatto tardi.

Nel viaggio di ritorno cerco di immaginarmi un modo per seguire i suggerimenti del mio caro amico e mi trovo a pensare come tutto ciò che ci succede accade per un motivo, e sono curiosa di scoprire cosa ne deriverà da questa storia.

Lo guardo mentre guida e canta a squarciagola, e mi trovo a sorridere.

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