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Capitolo 11 _ Gaia

Sono esausta dalla giornata di ieri, ma felice.

Ho ancora i piedi indolenziti e la schiena a pezzi per il peso del vestito, ma la vicinanza di tutti i nostri amici e parenti mi ha riempito il cuore.

Con Gabriele abbiamo organizzato una fitta giornata di appuntamenti con tutti i fornitori, che ci hanno permesso di rendere il nostro giorno perfetto, così da ringraziarli e lasciare a loro un nostro pensiero come riconoscimento.

Sono in cucina a bere il mio caffè-latte mattutino quando lo sento svegliarsi e raggiugermi per la colazione.

«Buongiorno.» Mi dice con voce ancora assonnata.

«Ciao, come stai?» Rispondo allegra, cercando di intavolare una conversazione con lui.

«Bene.»

Immagino che non sia dell'umore per parlare. Buon primo giorno ufficiale da moglie!

Fa colazione, si veste e senza ancora dire nulla si mette sul divano.

Rimango attonita dal suo comportamento e provo a chiedergli con calma «Non dovremmo andare dai vari fornitori? Non te la senti?»

«No, sono stanco. Puoi pensarci tu?»

Non posso credere che si stia comportando in questo modo, ma non cambierà mai e mi chiedo come ancora possa stupirmi.

«Va bene, mi arrangio da sola, come sempre.»

«Non dire così, puoi provare a sentire Rachele, magari lei ha il giorno libero» Mi risponde atono, convinto a non alzarsi.

«Sì, potrei provare a chiamarla. Mi vesto e quando sono in macchina la chiamo.»

Indosso i miei jeans neri e maglione preferiti, prendo borsa e chiavi dell'auto, ed esco senza salutare; lui non se ne preoccupa.

Mi dirigo verso il garage e penso a come divento fredda, insensibile e quasi apatica quando si comporta così. Avrebbe potuto dirmi qualsiasi cosa, ma non me ne sarebbe importato più nulla.

Una volta comoda nell'abitacolo chiamo Rachele, che risponde quasi subito: «Ciao sposina! Come va? Siete già in moto per il tour?»

«Ehi, tesoro, sì, ma sono sola! Puoi farmi compagnia o sei occupata?» Rispondo sinceramente, sperando che possa veramente unirsi a me per questa folle giornata.

«Come da sola? E Gabriele? È già tornato al lavoro?» Percepisco il suo stupore dalla voce.

«No, ma lasciamo perdere, ti racconterò. Quindi, puoi o non puoi?»

«Mi libero e vengo con te, certo! Mi dai trenta minuti?»

«Certo! Giusto il tempo di arrivare da te!»

«Mmm... no, dovresti passare da Rob; mi sono fermata a casa sua questa notte dato che è la più vicina al ristorante.» Risponde un po' in imbarazzo.

«Ok, perfetto! E non preoccuparti, ormai siete una coppia ufficiale, non scandalizzarti nel dirmi certe cose!» Sdrammatizzo. «Ti aspetto giù, fai pure con calma.»

Attacchiamo e mi dirigo verso casa di Roberto, mettendo la musica a tutto volume.

Una volta arrivata sotto il palazzo aspetto Rachele e inganno il tempo lasciandomi trascinare dalle note musicali, che mi fanno compagnia, canticchiando.

«Buongiorno, tesoro!» Mi saluta appena apre la porteria e salendo in auto.

«Ciao! Pronta per questo poco attraente tour?»le chiedo, sapendo che avrebbe sicuramente fatto qualcosa di meglio.

«Per te questo e anche di peggio!» Mi rassicura, ma aggiunge «Ma come mai è saltata tutta la vostra organizzazione? Gabriele si è alzato con il piede sbagliato?»

«Bah, diciamo che la stanchezza si sente e lo capisco se penso che domani lui sarà di nuovo al lavoro, mentre io potrò riposarmi.» Cerco di trovare una giustificazione al suo comportamento.

«Secondo me avresti dovuto insistere. Non è corretto che la parte noiosa di tutto il divertimento te la prenda tu. Lo hai già fatto in tutta la fase prematrimoniale, questo sforzo poteva farlo.»

Cerco di non ribattere ulteriormente, ho capito che non la vincerò in questo confronto con lei, perché so che ha ragione.

Arrivano le tredici ed iniziamo ad avere fame, quindi prima di terminare il nostro tour decidiamo di mangiare un maxi panino da Jokers, felici di fare questo sgarro.

Jokers è un pub appena fuori dalla città che regala dei peccati culinari a cui nessuno può dir di no, e noi non ci andiamo da almeno un anno.

Appena arrivate ci fiondiamo nel locale e ordiniamo i nostri panini preferiti, senza che ci portino la lista. Sembriamo due bambine di cinque anni consapevoli che verrà presto consegnato loro un sacchetto di marshmallow.

«Allora, ora che siamo vis à vis possiamo parlare di alcuni temi a te scomodi.» Inizia lei non appena fatta l'ordinazione.

«Rachele, mi fai paura quando dici queste cose» Rispondo subito, e dalla voce si capisce quanto io sia spaventata per le domande che mi farà.

«Dovresti! Quando mi hai raccontato di Michele hai omesso un particolare importante: immaginavo l'aspetto fisico, dato il lavoro che fa, ma avresti dovuto dirmi che era un ragazzo così profondo e attento a tutti i dettagli! Sono perle rare queste caratteristiche negli uomini e anche Roberto è rimasto affascinato da lui! Si rispecchia molto.»

«Si, be', pensavo l'avessi capito da come ti ho raccontato le attenzioni che mi presta.» Cerco di farle ricordare alcuni dettagli che le raccontai il mese scorso.

Non aggiunge molto altro, ma mi fa riflettere dicendomi «Comunque credo che le tue percezioni siano realtà. Il modo in cui ti guardava e come ti stringeva quando ballavate insieme... insomma, entravate in un altro mondo... » Allarga le braccia in un movimento lineare che poi si divide per formare due cerchi distinti. Poi continua «Non so come spiegarti, ma è come se voi due parlaste solo con lo sguardo e gli altri non possano entrare nei vostri discorsi.»

La suoneria del mio cellulare ci interrompe. Guardo lo schermo e leggo il nome di Michele. Perché mi chiama? Non è mai successo prima d'ora.

«Pronto?»

«Ciao Gaia, come stai? Spero tutto bene e che tu non sia troppo stanca dalla giornata di ieri.»

«Ehi! Ciao, Michele» Dico chiaramente, così che Rachele possa capire. «Sto bene, grazie! Un po' stanca, lo ammetto, ma sono in giro per fornitori così da chiudere con oggi definitivamente il capitolo matrimonio. Tu come stai? A cosa devo questa sorpresa?»

«Io bene, ma vorrei parlarti, per questo ti chiamavo. Vorrei però farlo di persona, e se riuscissimo ad incontrarci verso le sei di questa sera mi organizzo spostando degli appuntamenti. Ti chiamo per far prima, diciamo così...» Mi spiega, un po' imbarazzato e agitato.

«Sì, va bene, dovrei terminare per tempo. Dimmi dove ti posso raggiungere.»

«Ci vediamo al bar vicino alla palestra, comodo per entrambi, che ne pensi?» Si affretta a chiedermi.

«Certo, va bene, ci vediamo dopo.» Ci salutiamo e chiudiamo la chiamata.

Rachele mi guarda con gli occhi spalancati e la bocca aperta, incredula ancora dalle parole che mi ha sentito pronunciare.

«Lo incontro più tardi.» Ripeto a voce alta, forse per convincermi che sia vero.

«Questo l'ho capito... ma cosa ti ha detto?» Mi chiede curiosa.

«Niente, solo che ha bisogno di parlarmi di persona.»
La mia mente inizia ad aggrovigliarsi in pensieri e domande.

«Be', muoviamoci a chiudere questo tour così che non farai tardi. Promettimi che per qualsiasi cosa mi chiami, e se ti dovesse servire un supporto corro da te.» Mi incalza.

«Rachele, cosa vuoi che accada?!? Sai che odio le cose complicate.» Rispondo frettolosamente, perché nemmeno io sono così sicura.

Mi guarda attonita dal distacco che mostro alla situazione, e io non posso far altro che abbassare gli occhi.

Finiamo di mangiare e nelle ore seguenti portiamo a termine le nostre commissioni.

La riaccompagno a casa di Roberto e prima di scendere dalla macchina mi guarda con fare comprensivo, e accarezzandomi la mano mi dice «Sai che io per te ci sarò sempre, qualunque cosa tu faccia.»

Mi trasmette un po' di serenità e con queste parole scende dall'auto.

Riparto per raggiungere Michele, e ripiombo subito nei miei pensieri.

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