Voglio solo che tu stia bene! <78>
GIULIA
Mi sveglio con il calore del Sole sul viso. Provo a tirarmi su a sedere, ma un braccio forte mi blocca.
"Ferma! Oggi no!" dice dolcemente Michele. Ma ieri non c'era Matias con me?
"Michele... ma che ci fai qui?"
"Ieri Igino ha avuto una crisi di nervi e Matias è venuto a chiamarmi per chiedermi di portarlo via..."
"E ora... ora lui come sta?" chiedo.
"È a letto. Oggi gli ho detto di lasciar perdere la scuola, e che alcuni compagni vadano pure a farsi friggere!"
"E lui?"
"A lui è andata bene così, perché ha pensato che almeno tu te ne saresti stata tranquilla, a casa, visto che hai ancora la febbre... piuttosto alta."
"Povero tesoro! Mi dispiace così tanto" dico con un sospiro.
"Nemmeno tu scherzavi, cara" dice Michele.
"Ma dacci un taglio con questa commedia" interviene Matteo.
"Tu che ci fai ancora qui?" gli dico. Ho un po' di forza in più rispetto a quando avevo la febbre alta. Ce l'ho ancora, ma un po' di meno.
Mi tiro su, perché voglio che mi guardi bene in faccia. "Non ti va più di andare a scuola, ora che la tua vittima è assente? Che c'è? Se non c'è Igino tu non ti sai gestire?"
"Maledetta oca! Ti distruggo!"
Matteo mi salta addosso, ma Michele lo tira indietro e lo spinge contro l'armadio. "Stammi a sentire: questa te la faccio passare, ma se provi di nuovo a toccarla, io ti faccio finire al carcere minorile per tutto quello che hai combinato!"
"Vattene via... va' a scuola a dare il tormento a qualcun altro, tanto solo quello sai fare!" gli dico.
"SMETTILA!" urla lui, ma io grido più forte.
"VATTENEEEEE!"
Lui si allontana silenziosamente.
"Lascialo perdere, tesoro! Ormai è inutile!" mi dice Michele.
"Non ce la faccio più! Non ce la faccio più, Michele!" dico in lacrime.
"Allora fermati! Igino non te ne vorrà, credimi!" dice.
"Lui no, ma Matteo gli darà il tormento più di prima, e io questo non posso sopportarlo..."
"Tesoro, ascolta: io so che mio fratello saprà tenergli testa, e lo sai anche tu. Gli serve solo trovare il suo momento e il suo metodo. Lui non è il tipo attaccabrighe, e tu lo sai, tesoro... deve solo trovare un modo alternativo per dire a tuo fratello il fatto suo! Tu hai trovato il metodo del ridicolo e delle risposte ad effetto! Lui, magari, lo sfiderà a suon di freestùle..."
"Oh, povero piccolo koala... se lui lo facesse sarei più fiera che mai di lui, devi credermi! Lui è come Superman perché... insomma, lo sai: anche Superman era un bravo ragazzo, assennato, lasciato solo... e poi s'infilava in una cabina telefonica e si trasformava in un supereroe! Non vedo l'ora che anche lui trovi la sua cabina del telefono... non fraintendermi: a me non dispiace difenderlo... è vederlo triste che mi fa male!"
Improvvisamente sento mia madre parlare con qualcuno: "Igino, tesoro, che ci fai qui? Sei ancora debilitato, dovresti tornare a letto!"
"Igino! Il mio koala è venuto qui!" esclamo commossa, cercando di alzarmi, ma Michele mi fa sdraiare di nuovo.
"Non fare la sventata anche tu, per favore!"
"Michele... c'è una poltrona in fondo alla stanza: potresti metterla vicino al letto? Se si mettesse seduto lì forse sarebbe meglio."
Michele sposta la poltrona ed è in quel momento che il mio migliore amico apre la porta ed entra nella mia stanza per poi mettersi a sedere accanto a me. Lo sento prendermi la mano per poi scoppiare in singhiozzi.
"Oh, no... non fare così, ti prego!" gli dico stringendo la sua mano, anche se faccio un po' di fatica. "Non fare così, ti prego! Riprenditi, fallo per me..."
"Perdonami... è vero! Ora sono io che dovrei sorreggerti... e invece..."
"Vuoi smetterla di buttarti a terra?" gli dico lentamente. "Cos'è, un complotto? Te l'ho detto mille volte che così mi fai soffrire, Igino!"
"Ma è la verità, non lo capisci? Non so neanche difendermi, e il risultato è che tu sei a letto, con la febbre!"
"Ma no, Igino! Non è perché tu ti difendi chiudendoti nel silenzio che io sto così. Il fatto è che Matteo... mi ha promesso mille cose... capisci? Mi ha promesso che non avrebbe fatto più nulla per ferirti, me l'ha giurato più e più volte, e guardati ora! Sei distrutto, non credi in te stesso, peggio di quando ci siamo conosciuti e ora sei vicino al mio letto, in un oceano di lacrime, e ti senti piccolo, così piccolo..."
Chiudo gli occhi, cercando di mostrarmi calma, ma faccio più fatica. Il mio cervello si muove a rallentatore ora che sono malata e anche le reazioni che mi tocca autoimpormi ora sono rallentate.
Sento che lui mi sta guardando e mi sforzo di rimanere tranquilla, ma quello sguardo mi fa più male che mai. Sono stanca, stanca di tutto, e Michele sembra accorgersene. "Vado a prepararti una camomilla" dice.
"Michele, aspetta!" gli dico sottovoce.
"Cosa c'è, Giulia?"
"Niente... volevo solo ringraziarti per tutto quello che stai facendo per me!" dico.
"Tu sei sempre stata accanto al mio fratellino. Per un periodo lui è persino riuscito a credere in se stesso, pensa un po'! E questo è merito tuo! Il minimo che io possa fare è curarti e starti vicino, fino a quando non ti riprenderai!" mi risponde lui dandomi un bacio sulla fronte per poi andarsene.
"È una dote di famiglia, quella di essere così gentili?" chiedo a bassa voce.
"Beh... ecco... credo..."
"Lo sai perché io ti difenderei ancora, se ne avessi le forze? Perché sei una persona stupenda... l'ho sentito nel tono della tua voce, quando, il primo giorno, mi hai detto che mi ero sbagliata e che la segreteria si trovava dalla parte opposta rispetto a dove ci trovavamo..."
"Te ne ricordi ancora?"
"Ma sì che me ne ricordo, Igino!" rispondo, e mi sento nuovamente forte. Certo, non tanto da alzarmi e mettermi a ballare, ma sto bene! "Siamo amici... e se dipendesse da me io... no, nulla, lasciamo perdere, okay? Quello che conta è che, qualunque cosa accada e ovunque io mi trovi, ti starò sempre vicino... e ti prego: non nascondermi quello che ti succede. Per quanto possa farmi male, preferisco saperlo da te, e non ritrovarti chiuso in un bagno, ricoperto di farina. Non voglio che succeda un'altra volta, Igino!"
"Ti prometto che lo farò! Ti dirò tutto quello che vuoi" mi risponde lui sistemandosi un po' meglio sulla poltrona. "Parlare con te mi fa sentire molto più forte, te l'assicuro!"
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