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Ven A Mí <11>

GIULIA
Inizio a correre, non sapendo più cosa fare, e gli dico: "Ti prego, perdonami.", da lontano. Improvvisamente, però, inciampo sul mio bastone e finisco a terra, strappandomi i leggins sulle ginocchia. Lui si avvicina di corsa e s'inginocchia al mio fianco.
"Non volevo che ti spaventassi" mi dice con un tono talmente dolce da farmi sciogliere in lacrime. "Ehi!"
"Perdonami! Sono una pessima amica... tu meriti di meglio." gli dico, piangendo.
"Che dici? Perché?"
"Perché la persona che ti ha fatto più male ha un legame con me... siamo parenti!"
"Tu e chi, scusa?"
In quel preciso istante mio fratello esce di casa ed esclama: "Ehi, sorellina! Che ci fai lì per terra?"
Poi si accorge del fatto che non sono sola e si avvicina a noi a grandi falcate. Credo che abbia preso per un braccio il mio amico e, a denti stretti, gli dice: "Non azzardarti a dire una parola su quello che hai sentito, è chiaro? Altrimenti diventerò il tuo peggior incubo piccolo Nerd!"
"Non puoi diventare qualcosa che già sei!" gli dico mettendomi in mezzo. "E lascialo stare!"
"Non dirò niente a nessuno, te lo prometto." gli dice lui, con un filo di voce. "Però non prendertela con lei, perché non se lo merita..."
Sento mio fratello allungare un braccio, mi metto nella sua traiettoria e lui si ritrova praticamente ad avere la mia guancia in mano.
"Questo non ti riguarda!"
"E invece lo riguarda eccome, perché tu te la stai prendendo anche con lui! A me fai quello che diavolo ti pare, ma lui non devi toccarlo!"
"Non preoccuparti. Ci vediamo a scuola, Giulia" mi dice lui, a denti serrati, come se stesse cercando di non dar di matto o scoppiare a piangere insieme a me.
"Che tenera che è la mia sorellina! Ma vedi, tesoro, fare la paladina della giustizia non ti porterà nulla di buono!"
"Non ti voglio ascoltare!" gli dico con rabbia.
"Beh, ti toccherà lo stesso, Giulia! Vedi di allontanarti da quell'impiastro, altrimenti ti giuro che sarà lui a pagarne le conseguenze..."
"Dovresti essere qualcuno per poterlo fare, o sbaglio? Ma per me non esisti, e a costo di trasformarlo in un mostro, farò in modo che tu non esista nemmeno per lui, perché è questo che ti meriti!"
Lui sospira.
Apro e chiudo gli occhi, anche se purtroppo non vedo niente.
Vado a cambiarmi i leggins, prendo lo zaino ed esco di casa correndo. Vado a scuola e trovo subito la mia classe. Lui è già là. Lo so perché lui, per girare una pagina, urta con il polso sul banco, (forse proprio il polso che mio fratello deve avergli stretto), e geme dal dolore. Io gli corro incontro e vado a sedermi al mio posto, accanto a lui. Lo sento voltarsi verso di me e, con il terrore nel cuore, chiedo: "Ce l'hai con me?"
"Perché dovrei avercela con te? Non mi hai fatto niente di male."
"Ti ho mentito" sussurro.
"No. Semplicemente non mi hai detto alcune cose, e poi delle mezze verità me le hai rivelate. Solo che tu il bullo ce l'hai sotto lo stesso tetto, il che è peggio che averlo qui. Almeno io, una volta a casa, sono tranquillo. Tu, invece, ce l'hai a scuola e anche a casa."
"Ti fa male il braccio?" chiedo con un filo di voce.
"Un po', ma passerà... come le altre volte."
"Dovresti dirlo ai tuoi. Non puoi continuare così." gli dico.
"Dicendolo a loro perderei anche quel poco di dignità che mi resta. Mi direbbero che sono un bambino che ha le spalle coperte dalla mamma... e poi c'è il fatto che mia madre ha già troppe cose a cui pensare... senza che mi ci metta anch'io!"
"Ma tu non sei un peso per lei. Quando le parlo, mi sembra preoccupata per te. Non le ho mai detto nulla, chiaramente, ma posso giurarti che per lei sei un tesoro prezioso. Non è giusto che ti senta inferiore a chiunque. Tu sei importante!"
"Se solo potessi crederci!" dice.
"Certo che puoi crederci! Certo che puoi! Ci vorrà un po', ma sono più che certa del fatto che ci riuscirai! Mi giuri che non ti arrenderai?"
Lo sento sorridere.
"Hai una bella parlantina quando devi consolare qualcuno." dice.
"Questa qualità l'ho presa da lui, purtroppo."
"Solo che tu l'hai sfruttata per difenderti o fare del bene e lui, per contro, l'ha fatto solo per ferire te e chiunque avesse un modo di pensare che non coincideva con il suo."
Improvvisamente qualcuno entra nell'aula. È la prof di musica.
"Ah, ciao ragazzi! Siete molto mattinieri a quanto vedo!"
"Beh, sì... io non avevo voglia di stare a casa e lui nemmeno!"
"Perfetto! Ragazzi, avete portato un brano per oggi?"
"Certo, prof." rispondiamo all'unisono. Lui estrae qualcosa dallo zaino, mi prende la mano e dice: "Se vorrai potrai aiutarmi in questa visto che la conosci."
Io annuisco semplicemente.
Sono felice che lui riponga tanta fiducia in me, perché mi è parso un ragazzo molto schivo, per ovvie ragioni, tra l'altro, e non credevo che mi aprisse il suo cuore in così poco tempo.
Dopo un po' entrano anche gli altri. La professoressa fa velocemente l'appello, poi mi chiama alla cattedra e mi chiede: "Cos'hai portato oggi, Giulia?"
"Ho scelto una canzone spagnola che ho tradotto e riadattato in italiano. Vorrei dedicarla ad una persona speciale, che mi ha dato tanto e ha bisogno che le si dia tanto" rispondo.
"È qualcuno dei tuoi compagni?"
"Sì."
"Puoi dirci chi è?"
"Sono certa che lo capirà da sé."
Inserisco la pennetta nel computer e aspetto che la prof faccia partire la base.
"Io ti ho visto piangere nascosto da chiunque. Nascondevi ogni lacrima che, lo so, ti sfuggiva. Io ti ho visto tanto triste e solo ed avrei dato la vita per curar le tue ferite. Vieni da me, ti curerò, ti bacerò su questi tuoi occhi dolci e calmerò il dolore che hai dentro il cuore. Vieni da me. Ti cercherò.. E ti vorrò  come nessuno al mondo ha fatto mai, vieni da me. Vieni da me. So che avrai ragione ad evitare l'amore, ma soltanto una parola porterà via il dolore. Provaci, non andare via, perché son piena di baci e voglio curarti il cuore. Vieni da me. Ti curerò. Poi bacerò questi tuoi occhi dolci e calmerò il dolore che hai dentro il cuore, vieni da me. Ti cercherò e ti vorrò bene come nessuno ha fatto mai, vieni da me. Vieni da me..."

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