Una lezione movimentata <102>
IGINO
La professoressa di storia entra in classe in un clima di agitazione ed è costretta a ripetere più volte: "Buongiorno!", per attirare l'attenzione dei ragazzi. "Quante volte devo ripetere: "Buongiorno?" Forza, a posto!"
Tutti i ragazzi vanno a sedersi e la prof fa un rapido appello.Per sbaglio nomina Giulia. Comunque, però, finito l'appello, dice: "Anche se si fanno male o trovano traffico, i professori ci vengono sempre a scuola... che c'è, vi dispiace?", e Matteo e Michele, che si sono alzati, si mettono a ballare e cantare: "Come ci dispiace!" La prof, esasperata, alza gli occhi al cielo. "Avete finito?" chiede, e loro riprendono a fare i pagliacci. "Beh, a me non dispiace per niente. Forza, andate a posto!"
La prof si sistema meglio sulla sedia, poi dice: "Allora, come vi avevo già detto, oggi interrogo sulle cose che abbiamo studiato per il laboratorio sugli Imperi. Iniziamo a parlare dell'Antico Romano Impero." È sfiduciata, infatti rimane piuttosto sorpresa quando Matteo esclama: "Del grande Marc'Antonio!"
"Molto bene, Matteo!" gli dice infatti, ma le sue speranze crollano quando Michele dice: "Quello che TENEVA le corna! Eh, prof, lo sanno tutti!"
"Ma allora questa cosa di Cleopatra è sicura?" domanda Marta, e so che può sembrare esagerato, ma io credo di aver cambiato espressione. "Ma... ma come sicura?" le chiedo, e lei, con quella voce dolcissima, mi dice: "Scusami, il fatto è che le storie d'amore complicate mi appassionano tanto... le sento un po' mie..."
"E che c'entri tu con le storie d'amore complicate?" le chiede prontamente Lara.
"Nulla. Mi appassionano, tutto qui. Ma non si può dire niente in questa classe?" si difende Marta, arrossendo fino alla radice dei capelli.
Sono giorni che le ragazze le fanno il terzo grado. Praticamente da quando Giulia è andata a Siviglia.
"Prof... però poveretto, lui... povero Marc'Antonio!"
L'uscita di Piera mi riscuote dai miei pensieri e anche la professoressa sembra sorpresa.
"Perché poverino?"
"Perché Cleopatra lo tradiva..."
"Ehm, sì, prof! Noi... stavamo parlando della storia d'amore tra Marc'Antonio e Cleopatra! Che cosa romantica... no?" E le vengono gli occhi a cuoricino.
"Nei libri queste cose alla Beautiful non le raccontano, quindi non so se sia vero." Di nuovo quella voce. Non so come possa essere possibile, ma l'idea di sentirla mi calma, e anche parecchio. Stavolta, però, è la prof a riscuotermi, chiedendo a Marta se può dirle qualcosa sui Romani. Lei, però, chiede: "Ehm... della banana?"
"La banana? Ma che c'entra la frutta, adesso?"
"Prof, è colpa di Lara che durante la lezione mangia sempre!" salta su Michele, che non perde occasione per scagliarsi contro di lei. A volte vorrei che anche Matias fosse in classe con noi.
"È vero! E distrae noi, studenti modello, che abbiamo bisogno di tutta la concentrazione possibile per seguire la lezione!" aggiunge Matteo e a me viene da ridere. La voce che risuona nella mia mente conferma i miei pensieri.
"Studente modello? Seguire la lezione? Igino, prendimi: sto per svenire! Questo è un evento..." dico.
"Sei solo uno spione!" grida la povera ragazza, per poi rivolgersi alla professoressa. "Prof, no... era solo uno snack dietetico. Prima ho avuto un calo..."
"Uno snack? Tu ti sei portata dietro un minimarket!" grida Michele.
"Ah, Michelino Michelino, non andiamo bene... non andiamo bene per niente" prosegue Giulia. Questa volta non mi viene da ridere, perché purtroppo quella voce immaginaria dice il vero.
"Oh, insomma! Si può sapere oggi chi può conferire sull'Antico Romano Impero?" chiede la prof, sulla soglia dell'esasperazione.
Uno... due... tre...
"Ti prego, Igino, offriti" mi dice Marta, sottovoce, guardandomi con i suoi occhi dolci. "Fallo per me... lo faresti?" Non devo cedere! Non di nuovo...
"Per favore, Igino... sii coerente con il tuo status di secchione!" continua Lara, sempre sottovoce e con gli occhi dolci. Quella parola mi rende più facile resistere, anche se faccio comunque fatica.
"Ti prego, Igino... se prendo un altro due mia mamma mi ammazza!" continua Marta.
"Siamo tutti figli di mamme assassine!" aggiunge Piera.
"Io!" esclamo, scattando in piedi. "Posso... posso farlo io!"
"Non avevo dubbi! Siediti, tesoro! Io so che stai cercando di fare: vuoi salvare questi quattro asini... bene! Facciamo così: inizio a parlarvene io... facciamo un po' di ripetizione, d'accordo?"
Ripetizione che dura giusto il tempo di dire la data di nascita del comandante, perché Piera interviene dicendo: "Prof, anche mia madre è nata nell'83."
"La madre di Piera ha più di duemilacento anni? Si porta molto più giovane!" mi dice mentalmente la mia migliore amica e io intervengo: "Ma non può essere! È l'83 avanti Cristo. Sarebbe... prima della nascita di Cristo!"
La prof ci riprova, ma è costretta ad urlare più volte perché le venga prestata attenzione. Ad un certo punto si alzano tutti, corrono per la classe e iniziano a lanciarsi addosso le solite, stupide, palline di carta. "ACCIDENTI, BASTA! ANDATE IMMEDIATAMENTE A SEDERVI!" grida portandosi le mani alla fronte. "Aspetta... ho cambiato idea... tu, Matteo, visto che sei così in vena di forti emozioni... verrai qui a parlarmi dell'Impero Romano!"
"Prof, se vuole posso parlarle del mio Impero personale, che è in crisi perché mi servono delle nuove Nike! Mia madre si oppone a mio padre, che invece vorrebbe comprarmele, e io sto lì, con le mie vecchie Adidas che mi guardano e mi chiedono pietà!"
Sono sicuro che sua madre non voglia comprargli quelle maledette scarpe perché sa quello che ha fatto passare a me e a Giulia.
"Smetti di fare l'idiota! Non c'interessa nulla della tua vita privata, adesso!"
"Ma... prof..."
"Te lo dico per l'ultima volta: parlami della lezione del giorno o un bel 2 non te lo toglie nessuno!"
"Prof... io mi ricordo solo che era una cosa... una cosa antica. Talmente antica che... insomma, che ne parliamo a fare?" inizia a balbettare lui, ma vedendo lo sguardo di fuoco della prof capisce che non c'è modo di farla desistere.
Si gira verso di me e mi sussurra: "Suggerisci, secchione!" Io ci provo, ma lui confonde il nome di una battaglia con altro e dice che Marc'Antonio soffriva d'ansia, al mio: "Si rifugiò ad Alessandria", risponde che "scappò con Alessandra: una sua cugina", e per concludere confonde "oblio" con "zio" e dice che gli Antichi Egizi erano una banda che cantava rap.
"E dimmi un po', Matteo: chi ti ha raccontato tutte queste belle cose?" gli chiede la professoressa.
"Il poeta metropolitano!" le risponde lui.
"E chi è questo poeta metropolitano?"
"Ma come, prof? È Clementino" risponde Matteo.
"Un'altra volta con la frutta?"
"Ma no, prof... quello non è stato per colpa mia! È stata quella CHIATTONA di Lara che mi ha distratto!"
"E smettila di chiamarmi in questo modo! Mi fai dispiacere! Io... io prima ti ho già detto che... che sono una curvy" dice la poveretta, sulla soglia delle lacrime.
"Ma se tu ti porti dietro il prigo intero?" la deride Matteo, per poi ripetere quella parola odiosa. Per fortuna ci pensa Marta a tranquillizzarla. "Non ti preoccupare, che ora ci pensa la prof a far piangere lui..."
"Io ti assicuro che se potessi ti darei un voto più basso... ma per tua fortuna non esiste un voto minore di quello che sto per darti, perché io adesso ti metto un bel..." inizia la prof, ma in quel preciso momento ecco che il trillo della campanella ci perfora i timpani.
"Ho avuto la grazia!" esclama Matteo, tirando un sospiro di sollievo.
"La campanella ti ha salvato... ma ti giuro che se per la prossima volta non mi parli dettagliatamente di tutto il primo secolo avanti Cristo, che dovrai conoscere a memoria, un bel due non te lo toglierà neanche una schiera di santi in Paradiso!" dice la prof, esasperata.
"Mamma mia, prof... proprio tutto il primo secolo avanti Cristo a memoria? Posso portarvi solo il ritornello?"
"No! Ho detto: tutto il primo secolo Avanti Cristo, a memoria!"
"Dai, Mattè, che vuoi che sia? Basta che ti metti le cuffiette, te lo ascolti e te lo impari!" gli dice Michele.
"Prof..." chiede Marta, esitante, "ma anche noi?"
"Sì! Tutta la... la banda! Cioè: tutta la classe!" risponde la professoressa. Sta per uscire, ma il bidello irrompe in classe dicendo: "Fermi tutti! Ora da qua dentro non si muove nessuno!"
"Che è successo?" chiede la professoressa, agitando una mano davanti al viso in un moto d'esasperazione.
"Prof, qui stanno accadendo fatti gravissimi! Qualcuno sta prendendo i rubinetti, li svita e se li porta a casa... lui li svita e se li porta a casa... io ne prendo altri e li avvito... lui li svita e se li porta a casa. Ma io lo so chi è stato... dillo che sei stato tu, Mattè! Dillo!"
"Ma non sono stato io!"
"Confessa, Mattè, tanto lo so che sei stato tu! Da quando ti ho dovuto avere intorno per le pulizie, ho capito come sei fatto!"
"Ma non sono stato io!"
"Beh, se ha detto di non essere stato lui forse stavolta è vero" cerca di difenderlo la professoressa.
"È vero, prof!"
Ovviamente, Michele è sempre lì a difenderlo... ma stamattina prima che lo sospendessero l'ho visto io stesso lì ad armeggiare con i rubinetti... ma naturalmente non posso dirlo.
"Non è stato lui... ho fatto pure il video con il telefonino che non è stato lui, e..." Ecco, si è fregato con... anzi, ha fregato Matteo!
"Santo cielo, Matteo! Ma che gusto ci provi a prenderti i rubinetti? Non credo che a casa tua ci siano tante fontane, e visto che la posizione che occupate è abbastanza soddisfacente, potreste benissimo acquistarli!" lo rimprovera l'insegnante.
"Prof, se fosse solo questo, io potrei passarci sopra... ma di una colpa molto più grave si è macchiata la loro coscienza... una colpa che, se esiste una giustizia divina, non potrà mai perdonargli!"
"Ma cosa? Cos'altro è successo?"
"Sono stato derubato del mio bene più grande! Il mio panino con la mortadella... me l'hanno strappato dal petto! Anzi: l'hanno rubato dal mio armadietto!"
Si alza più volte un coro di: "No" ai quali lui risponde con un sì, fino a quando, esasperato, non si lascia sfuggire un: "Vi dico di sì, e sono sicuro che c'entri tu!"
Punta il dito verso Matteo, che però risfonde: "Giuro che stavolta non c'entro niente!"
"E allora chi è stato?" chiede nuovamente un coro di voci, e tutti gli sguardi si fissano su Lara.
"Ah no, eh! Non ci provate! Io sono di buon appetito, ma non è opera mia! Non sono una ladra, io!"
"Di buon appetito? Tu tra poco inizierai a mangiarti pure i bambini dell'asilo con tutte le scarpette, che danno quel retrogusto di..."
"Michele, adesso basta!" lo ferma prontamente la prof, sbattendo il registro sulla cattedra.
"È vero, vostro Onore! So io chi è stato!" salta su Piera.
"Davvero? Prof, è affidabile?"
"Affidabile? Affidabilissima! Lei vuole fare la cantante, quindi si canta tutti" dice Matteo, e finalmente quella voce si ripresenta: "Se non amassi la vita, dopo questa battuta mi butterei giù da una finestra, giuro!"
"Il colpevole è il maggiordomo" dice Piera. Si alza un coro di: "Ma che c'entra?", e lei risponde: "Non lo so, ma in ogni serie crime che si rispetti il colpevole è il maggiordomo!"
"Posso dirle una cosa?" chiedo con esitazione al bidello. Lui fa un cenno d'assenso con la testa e mi posa una mano sulla spalla, come se avesse capito di cosa voglio parlare. Raccolgo tutto il mio coraggio e dico: "Io non la sto portando neanche più, la mehenda! A me la rubano tutti i giorni... e il peggio è che la gettano nel cestino dei rifiuti, davanti ai miei occhi!"
"E perché non reagisci?" chiede Marta. Con amarezza le risfondo: "Lo sai anche tu. Per cosa? In fin dei conti è solo un panino."
"Allora lo farò per te e per la mia merenda, che aveva un aspetto magnifico! Continuerò ad indagare, e giuro che scoprirò chi è quel mangiapanini a tradimente!" E detto questo si volta verso di me. "Stai tranquillo, figlio mio bello, che ci penso io a te!" Poi esce dalla classe.
"Oh mio Dio, ragazzi! Meno male che ora dovete andare in palestra.. almeno vi sfogate un pochino! Fatemi il favore: state tranquilli e smettetela con questi stupidi scherzi! Mi raccomando" dice la prof, alzandosi. Si avvicina a me e mi posa una mano sulla spalla. "Non vuoi che ci parli io, con il preside, caro?" mi chiede gentilmente.
"No, prof, non importa, davvero" rispondo.
"Bene. Se dovesse servirti qualcosa, vieni pure a dirmelo" dice la prof, poi, rivolta a tutti, dice: "Arrivederci!"
Esce dalla classe, lasciandomi un filo di speranza nel cuore.
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