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Se provi a volare <92>

IGINO
Sono alla scrivania e sto cercando di concentrarmi su questi benedetti esercizi di matematica, ma ho un mal di testa così forte che non riesco a concentrarmi su nient'altro. Da una parte è positivo,ma dall'altra se non concludo niente, Matteo domani mi concerà per le feste, questo è poco, ma sicuro.
"Sei ancora lì, fratellino?" chiede Michele.
"Non riesco a combinare niente" rispondo a bassa voce.
"Non riesci a combinare niente perché non stai bene, Igino... fermati, lascia perdere, e che Matteo vada a farsi friggere!"
"Non posso. Lo faccio per Giulia, non per lui!"
"Lei non te lo chiederebbe mai. Anzi: se Matteo si trovasse in una situazione non proprio semplice lei ne sarebbe anche contenta!"
"E come faccio a sapere cosa è stato fatto oggi?"
"A questo penso io. Su, fermati!"
"No... no, Michele, non... non importa..."
Urto il portapenne con un braccio e si rovescia tutto a terra. "Oh, accidenti! Mi mancava soltanto questa!"
"Te l'ho detto di lasciar perdere, Igino! Fermati, ci penso io a raccogliere tutta questa roba! Tu vai a sdraiarti un po' o finirai per dover indossare delle flebo."
"Sei così buono con me, Michele! Vorrei che fossi tu il mio compagno di classe, il capobanda, il..."
"Questo purtroppo non lo posso fare, ma posso starti accanto e consolarti se ne hai bisogno..."
"Grazie, Michele!" gli dico. "Senti... posso farti una domanda?"
"Certo!"
"Tu ci stavi male come me quando ti davano del secchione?"
"Sì... ci stavo molto male. Ma credo sia una cosa di famiglia. Anche Ginevra ha una spiccata attitudine per la scuola... ma se la passa decisamente meglio di noi, fortunatamente!"
"Spero che alle superiori non finisca come me! Se così fosse, vorrebbe dire che è proprio ya cosa di famiglia!"
"Non succederà, ne sono certo!"
Mi svesto e mi butto sul letto.
Gli occhi mi bruciano tantissimo. Credo che mi stia salendo la febbre, perché non riesco neanche a parlare! Vorrei tanto che Giulia fosse qui! Lei, tempo fa, si è già presa cura di me. Mi manca tanto, ma non le chiederei mai di tornare, neanche per scherzo! Lei mi prenderebbe in parola, prenderebbe il primo aereo e tornerebbe qui a dirne quattro a suo fratello... non devo farlo!
Mi ricordo che una volta mi disse di aver cercato degli spettacoli a tema su Internet e di averne trovato uno che raccontava un po' la mia storia al femminile: la ragazza si chiamava Sofia.Era esattamente come me. Aveva dei principi solidi, dei problemi a difendersi ed era la prima della classe... sì, un classico!
Improvvisamente, però, una voce mi riscuote dai miei pensieri. Michele sta discutendo animatamente con Matteo, che per qualche strano motivo è venuto a perseguitarmi anche a casa, come faceva con sua sorella. Ottimo! Ora che lei non c'è, lo fa con me! Perfetto! Ora sono un ripiego!
"Matteo, vedi di andartene, grazie!" gli dice Michele. "Mio fratello è malato, quindi tu e i tuoi amici mettetevi sotto a studiare invece di dipendere da lui per ogni cosa!"
"Se tuo fratello domani non si presenta, giuro che lo rovino... tanto non c'è più la sua Giulia a difenderlo e gli altri hanno paura di me..." Matteo non finisce di parlare, perché evidentemente Michele l'ha afferrato. "Senti un po', grande capo. Se vengo a sapere che hai torto un solo capello a mio fratello, parola mia, vengo a cercarti e ti faccio diventare calvo, mi hai capito?"
"Vuoi finire in galera?" chiede Matteo.
"Tu ci saresti dovuto finire da un bel pezzo, in prigione!" ribatte Michele. "E adesso vattene!"
Sento la porta sbattere. Mio fratello entra e raggiunge il mio letto. Io rimango immobile per un po', poi Michele mi posa dolcemente una mano sulla fronte. "Volevi andare a scuola con questo febbrone, fratellino?" mi chiede. "Giulia non te l'avrebbe mai permesso, ma visto che lei non c'è, io farò le sue veci..."
"Mi sento così in colpa, Michele! Perché non posso essere un ragazzo comune?"
"Tu sei comune, ma sei anche speciale, e questo ai tipi come Matteo non sta bene. Non sei l'unico ragazzo sensibile che evita di rispondere male a chi lo fa soffrire, ma per loro, il fatto che tu stia sempre a studiare, che ti comporti bene e la tua gentilezza anche verso chi ti fa stare male, per loro è strano."
"Mi sto odiando con tutto me stesso, Michele!"
"Non dire così, Igino! Lo sai che non è giusto! L'hai detto stamattina che avresti cercato di farti meno male possibile! Non farti sopraffare da quell'idiota, ti prego! Non buttarti a terra per colpa sua!"
Rimango in silenzio, perché su questo ha perfettamente ragione, e ancora una volta mi viene in mente tutto quello che la "sorella del bullo" ha fatto per me. Come se stessi guardando un film, ricordo la prima volta in cui mi ha difeso. ""Vedi, tesoro, anch'io sono una Nerd, come dici tu... fiera di esserlo, tra parentesi! E comunque, meglio Nerd che stupida e montata"!" Ricordo che lei quel giorno aveva chiamato Matteo "Serpeverde", e si era accorta del fatto che lui la guardava.
""Smettila di fissarmi, Serpeverde"..."
Aveva sorpreso tutti fin dal primo giorno. Era lei la più "figa" della scuola, perché aveva un modo tutto suo di cercare l'approccio con i compagni. Era una tosta, ma sapeva anche essere dolce... e sono certo che anche nella nuova scuola sia riuscita a farsi rispettare... ammesso che sia stato necessario!
Lei una volta mi fece ascoltare un brano che s'intitola: "Se provi a volare" che in sostanza spiega quello che succede a me tutti i giorni.
Quando i sognatori provano a spingersi un po' più in là, per realizzare i loro sogni, ecco che qualcuno finisce per tarpare loro le ali... questo è il caso che è toccato a me, e l'uomo pronto a tagliarmi le ali è il mio bullo.
L'ho promesso a lei: non finirà così. Non gli permetterò di portarmi via l'ultimo sogno che mi è rimasto: quello di conservare l'amicizia con lei, anche a distanza. Mi ha portato via i suoi abbracci, ma non il loro ricordo né la sua voce dolce. Mi ha tolto il semplice rispetto dei miei compagni, non come capo, ma come persona, e per questo io continuerò a rispettare me stesso come essere umano, visto che lì dentro nessuno lo farà per me. Lui ha già provato a distruggermi e gli è mancato un soffio per riuscirci. Non gli permetterò di arrivare così vicino al suo obiettivo... non un'altra volta!
Poi sento lo squillo del cellulare e quando leggo il nome del contatto, i miei occhi s'illuminano.
"Pronto?"
"Igino, tesoro! Come stai?" mi chiede Giulia.
"Beh... come mi senti... stavolta è per forza, "come mi senti", siamo al telefono!" dico ridendo.
"Non proprio... conosco quella voce, e non è solo per la febbre che stai così, vero? Su, raccontami: che ha combinato quella testa matta?"
"Si è presentato a casa mia e mi ha detto che se domani non mi fossi presentato a scuola mi avrebbe fatto concludere l'anno in modo infernale..."
"Ho capito... e come ti senti?"
"Come può sentirsi un povero sec..."
"Alt, alt, alt! Non ci provare neanche, altrimenti mi costringi a venire lì, prendere il mio fratellino sulle spalle e portarlo in giro per tutto il paese! Ricordi che ti avevo detto che l'avrei fatto, tesoro? Aspetta: mi è venuta un'idea!"
La sento chiamare due persone: Nicolas e... Matteo? Possibile? "Tranquillo, lui si chiama come mio fratello, ma è il ragazzo più buono di Siviglia!" dice Giulia, sentendomi trattenere il respiro. "Nico, lo sai con chi sto parlando? Con il tuo eroe!" dice Giulia. "Vuoi parlare con lui? Ti va?"
Sento la risata di un bambino e capisco che è quello a cui Giulia ha raccontato quella storia.
"Ciao!" esclama il bambino e io ricambio il saluto, sorridendo. "Lo sai che Giulia mi ha detto un sacco di cose di te?" mi chiede.
"Certo che lo so, Nico! La mia amica mi vuole tanto bene e non voleva che tu ti sentissi solo!"
"Lo sai che grazie a te gli altri bambini non mi prendono più in giro? Ho fatto quello che ha detto lei: sono stato paziente e poi ho colto di sorpresa Martin, il più cattivo dei cattivi, e l'ho abbracciato forte... lui all'inizio si è messo a piangere, ma poi siamo andati a giocare insieme e stavolta ci siamo divertiti tanto!"
"Sono contento, Nico" gli dico e lo sono davvero! Questa è una conferma: pur essendo andata via, la mia amica ci sarà sempre per me. Ha capito che stavo male e attraverso l'entusiasmo di questo bambino meraviglioso, ha trasmesso forza anche a me.
"Lei non mi ha detto il tuo nome, perché dice che tu all'inizio non volevi dirglielo... però io lo so che ti chiami Igino, perché a volte mi mettevo all'angolo vicino alla porta e la sentivo parlare con te. Io lo so che non puoi spostare gli oggetti con la forza del pensiero, ma puoi stendere i cattivi a colpi di freestyle!" E a questo punto emette una specie di grido del ninja. "Non vedo l'ora di venire in Italia, così ci conosciamo!"
"Con piacere! Grazie, ometto" gli dico prima che lui stacchi.
Sono felice che, nonostante la distanza, lei non abbia cancellato il ragazzo con due fondi di bottiglia per occhiali, i capelli in disordine e lo sguardo sempre rivolto a terra.
Lei, forse, era l'unica della mia classe a vedermi carino, anche se dice che non è vero e che c'è qualcuno oltre a lei che mi vuole bene tanto quanto lei... in ogni caso, parlare con qualcuno che mi considera come una sorta di eroe mi ha fatto bene. In fondo anche Superman portava gli occhiali ed era un soggettone, proprio come me, quindi, se lui può trasformarsi e volare, anch'io posso fare qualcosa di grande!

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