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Scherzi e commenti <59>

IGINO
Oggi in prima ora abbiamo educazione fisica... beh, precisamente nuoto... c'è una piscina nella nostra scuola, e dobbiamo allenarci là. Ho un cambio, ma ho deciso d'indossare il costume sotto i vestiti. A quanto pare Giulia ha fatto la stessa cosa.
"Non te la sei presa, vero?" mi chiede lei, mentre c'incamminiamo verso l'esterno.
"No, non preoccuparti. Ci sono abituato? Vedi? Non ho nemmeno pianto" le dico portando le sue mani sul mio viso.
"Ah... ma sei contratto, piccolo koala... ah, accidenti a me e alla fiducia che ho dato a Matteo!"
"Non importa... senti, sembra che sia tu a starci peggio... a me non importa nulla di lui, davvero... a me importa di come stai tu."
"Tu... tu non sai quanto mi dispiace, Igino! L'avrei strozzato, quell'idiota, te lo giuro!" dice lei.
Vedo il suo viso contorcersi in una smorfia.
"No! Non voglio che tu versi una sola lacrima, per me o per Matteo... mai più, promesso? Io odio vederti stare male e lui questa considerazione non se la merita, specialmente da parte tua!"
"Dimmi la verità, Igino... ti ha fatto qualcos'altro?" mi chiede lei. "Dimmelo, ti prego!"
"No, tranquilla. Questo è il solito trattamento che riserva a me e a te. Niente di più e niente di meno, davvero." le dico, e sono in difficoltà. Mi fa malissimo mentirle, ma non posso fare diversamente. Lei non è affatto convinta di questo, ma capisce che l'argomento mi provoca nervosismo e non fa più domande.
"Io vado con le ragazze... sai, gli spogliatoi sono praticamente ai poli opposti del cortile... ci vediamo dopo, va bene? Non sparire!"
"No, non preoccuparti. Non sparirò..."
Improvvisamente mi sento chiamare nel solito modo odioso che usano Matteo e Michele, allungando le vocali del mio nome fino all'inverosimile. Mi volto, ma non faccio in tempo a farlo che Matteo mi dà uno spintone.
"Come si sta in acqua, eh?" mi deride lui. Mi rendo conto di aver perso gli occhiali, quindi tendo le braccia e inizio a nuotare a tentoni verso il bordo. Matteo e Michele scappano, ne sono certa, e quando mi attacco al bordo sento una mano prendere la mia.
"Igino! Che ci fai lì?" chiede Giulia aiutandomi a salire. Mi tocca il viso e nota che manca qualcosa. "Che fine hanno fatto i tuoi occhiali? Cos'è successo, Igino?"
"Ero distratto, Giulia. Volevo andare verso lo spogliatoio, ma ho sbagliato direzione e sono cadut) in piscina" rispondo, mentre un senso di tristezza cresce dentro di me per l'ennesimo scherzo di Matteo. Lei si sveste al bordo della piscina e anche se in maniera offuscata vedo che s'immerge... cerco di fermarla, perché se perlustrasse tutta la piscina non riuscirebbe a trovare i miei occhiali, ma lei mi sorprende e quando riemerge reggendo un oggetto indistinto, io le sorrido. È sempre così premurosa con me!
"Sono pieni d'acqua, Igino. Dubito che ti servano a qualcosa, adesso" mi dice.
L'abbraccio, fregandomene del fatto che i vestiti mi si siano appiccicati praticamente addosso e le scarpe siano ormai ridotte a due pozzanghere.
"Vieni... vieni con me" mi dice prendendomi sottobraccio. "Andiamo dentro e portiamo tutta questa roba ad asciugare... non puoi certo andartene a casa ridotto così, amico mio... e se scopro che quel deficiente di mio fratello c'entra qualcosa me lo metto sulle spalle e lo porto in giro per il paese come un santo in processione..."
"No... davvero, non è..."
Vedo due sagome indistinte e riconosco le voci di Michele e Matteo. "Ma che cosa ti è successo, Igino? Hai i vestiti bagnati, e gli occhiali sembrano due vaschette di pesciolini attaccate! Sei caduto in acqua, vero?"
"Sì... sì, sono caduto in acqua" rispondo.
"Dovresti farti fare un paio di occhiali nuovi, Igino. Non hai visto il bordo della piscina e sei finito in acqua, non è vero?" mi dice Michele.
"Hai ragione... ah, Michele... non è che ti serve una mano con gli esercizi di matematica?"
Lo faccio apposta, perché voglio irritarli un po'. Me la faranno pagare cara, lo so, ma almeno davanti a lei devo fingere di farlo perché ne ho voglia.
"Sì... non è che potresti darmi una mano?"
"Chiedi di uscire dieci minuti prima perché non ti senti bene e poi corri in classe a copiarli. È il massimo che posso fare per te e per Matteo in poco tempo."
"Piccolo Matt" interviene Giulia, allungando l'ultima vocale.
Non lo vedo bene, ma penso che Matteo sia diventato un po' pallido. Se ben ricordo, lei mi ha detto che i suoi compagni di calcio lo chiamavano così.
"Piccolo Matt, ricorda cosa ci siamo detti. Se scopro che tu c'entri qualcosa con la caduta... accidentale di Igino, ti giuro che ti farai espellere da scuola per non doverti nascondere... tanto non ho nulla da perdere dato che, dopo la bella trovata della tua dolce fidanzatina, tutta la scuola guarda me e Igino come se fossimo extraterrestri!"
Vorrei avere il suo coraggio... a me tremava la voce mentre mi rivolgevo a Michele, perché non posso fare come lei?
"Tranquilla. Io non c'entro niente... non è vero, Igino? Qualche parola sui due fidanzatini la dico, ma non potrei mai spingerti in piscina, vero?" dice Matteo con un tono dolce che mi fa venire i brividi. Annuisco in risposta e, voltandomi verso Giulia, dico: "Te l'ho detto, è stata colpa mia... ora andiamo o si farà tardi."
Portiamo le mie cose all'unico amico maschio che ho a scuola: il bidello, che mi assicu!a che li metterà ad asciugare e mi procurerà un paio di scarpe al volo, perché quelle che ho devono essere inservibili, adesso.
Torniamo in piscina e durante l'allenamento, a volte, Matteo mi si avvicina e mi tira sotto. Per fortuna so nuotare, altrimenti mi troverei in una brutta situazione. La prof se ne accorge e lo rimprovera, ma lui dice: "Stavo solo scherzando... in fondo, lui sa nuotare... non ci sono rischi!"
"Il fatto che lui sappia nuotare, non ti dà il diritto di trascinarlo verso il fondo!"
"Dopo facciamo i conti, secchione" mi sussurra all'orecchio Matteo.
Ad allenamento finito, andiamo tutti a lavarci.
Dopo esserci asciugati, però, io scopro di non poter uscire dallo spogliatoio perché per colpa dello stupido scherzo di Matteo mi tocca aspettare che me li porti don Peppino. Per fortuna lui non tarda molto. La mia fortuna è che lui mi abbia raggiunto molto in fretta.
"Ecco qua, tieni. Come nuovi, hai visto? E qua ti ho messo le scarpe" mi dice.
"Grazie" rispondo con esitazione.
"Per gli occhiali, dovrai aspettare ancora un po', ma se vuoi ti accompagno" dice lui con gentilezza. "Mi dispiace vedere quello che ti fanno, Igino... e mi dispiace per Giulia, che ha un fratello tremendo. Non ti devi preoccupare per gli occhiali: te li porto all'uscita da scuola."
"No, non si preoccupi. Grazie mille, davvero! È stato molto gentile con me!"
"Tu e quella povera figlia siete gli unici che mi fanno venire voglia di continuare a lavorare, figlio mio!"
"E lei e Giulia siete i soli che m'incoraggiano a non abbandonare questa scuola!"
"Tu hai una missione, secondo me, sennò che ci stavi a fare qua con questi quattro asini che ti tormentano?"
"Io non sono un codardo! Non reagisco, ma nemmeno scappo!"
Lui mi sorride.
Usciamo dallo spogliatoio e io mi dirigo verso i miei compagni di classe.
"Igino..." dice in un sussurro Giulia. "Tutto a posto?"
"Sì, Giulia... ti ringrazio di tutto! Sei tanto buona con me..."
"Appoggiati a me, Igino. Non hai gli occhiali e magari eviterai qualche sgambetto... cioè, volevo dire: qualche ragazzo che, accidentalmente, ti finisce addosso e ti fa cadere" mi dice.
"Ma se ti vedono con me ti copriranno di ridicolo!"
"Non m'importa di loro, Igino! Tanto comunque con quel maledetto articolo siamo già diventati le nuove star della scuola. Io me ne accorgo del fatto che ci fissano come fossimo due extraterrestri!"
"Comunque, stai tranquilla." le dico. "Farò da solo, davvero!"
"D'accordo, come preferisci" risponde lei, e iniziamo a camminare. Noto che i ragazzi ci fissano, ridono e commentano. "Ma l'avete visto? Che ci avrà visto quella in uno come lui?" "Che vuoi che ci abbia visto... è più cieca di un pipistrello!" "Ah, ecco... ma Virginia? Che ci avrà trovato di bello in uno così?" "Si vede che lui le ha passato il compito di matematica in cambio del bacio che si sono dati dopo... povera Virginia! Baciare un nerd come quello..."
"No... non voglio assolutamente che tu soffra per le carognate che ti vengono dette da questo branco di pappagallini..."
Io ci provo, ma non è semplice.
Riesco a trattenere le lacrime, ma non vedo Matteo che mi viene incontro e inciampo sulla sua gamba allungata.
"No! No, Igino!" esclama Giulia correndomi incontro. "Come va? Come stai? Ti seifatto molto male?" È agitatissima, e temo che si senta persino in colpa, poverina, ma lei non c'entra non c'entra niente.
"Oh, scusami Igino... non l'ho fatto apposta" dice Matteo prendendo la mia mano e aiutandomi ad alzarmi da terra. "Fa' vedere il ginocchio... oh, sanguina! Vediamo: ti fa molto male?" Mi dà una botta sul ginocchio. "Oh, povero Igino! Ti fa molto male, vedo... dimmi una cosa, Giulia... saresti disposta a fargli da infermiera?"
"Matteo, ti prego, smettila" gli dice Giulia e vedo che stringe gli occhi. Respinge con successo le lacrime. "Cosa ti ha fatto di male?"
"Niente! Non l'ho visto, e a quanto pare nemmeno lui mi ha visto passare, vero?"
"È vero" rispondo. Mi trema la voce, ma ormai ci sono abituato. Devo soltanto evitare di scoppiare a piangere davanti a lui. Sarebbe davvero troppo!
"Mi fai vedere il ginocchio?" mi chiede Giulia. Anche la sua voce trema e so che sta rischiando di scoppiare in lacrime, ma anche lei resiste strenuamente alla tentazione.
"Va bene, ma ti giuro che non è niente" le dico.
Lei s'inginocchia a terra e mi tocca con delicatezza il ginocchio. "È coperto di sangue!" esclama afferrando un fazzoletto e versandovi sopra un po' d'acqua.
Mi mette il fazzoletto sul ginocchio e dopo un po' provo un po' di ristoro.
Lei è dolcissima... se solo iotessi evitare di mentirle in continuazione mi sentirei un po' meno in colpa. Rientriamo in classe, tra risate e commenti. Fa male, ma devo solo riabituarmi a questa realtà e andare avanti così, perché io non mi lascerò andare, né per Matteo, né per un altro bullo da un centesimo.

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