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Rivelazioni e secchi d'acqua <93>

GIULIA
"Tieni tanto a quel ragazzo, vero?" mi chiede Matt. Lui mi ha detto che non ha problemi ad essere chiamato così, perché non ha avuto problemi con dei ragazzi che gli davano questo soprannome... e devo farlo, per distinguerlo da mio fratello.
"Beh... diciamo che tengo a lui un po' più di quanto sia lecito per essere una semplice amica!"
Lui rimane in silenzio, ma so che mi sta guardando, come per avere la certezza di non aver frainteso quello che ho detto. "È vero! Me l'avevi detto!" mi dice.
"Sì, ma se anche non te l'avessi detto, tu avresti capito che sono cotta di lui..."
"E lui lo sa?"
"Sì... ma, sai, io in fondo non sto troppo male per questo. Il bene che voglio a lui mi ha salvata dal baratro, Matt."
"Il baratro in cui tuo fratello ti stava trascinando, non è vero?" chiede lui dolcemente.
"Sì." rispondo.
"So che ci conosciamo da poco, Giulia... ma se ti va puoi raccontarmi perché sei andata via di casa!"
"Non è che non mi fidi di te... il fatto è che è una ferita ancora fresca... non riesco ancora a parlarne... sono venuta qui per stare meglio e se me ne sono andata, se mi sono allontanata dal mio Igino, cioè... dal mio migliore amico, è solo colpa di mio fratello... credimi, io..."
Il fatto che la piega che sta prendendo la conversazione mi porti ad agitarmi, fa pensare al mio coinquilino che forse è meglio fermarci qui.
"Tranquilla, va tutto bene. Se e quando vorrai mi parlerai tu stessa di quello che è successo, Giulia. Forse hai ragione: la ferita è ancora troppo fresca!"
"Mi dispiace... perché tu a me hai parlato di Virginia, e..."
"Sì, ma ero un ragazzino, all'epoca, e non era una ferita. Tu, invece, stai soffrendo."
Poi si alza di scatto. "Sai che abitiamo nei pressi di una cattedrale bellissima?"
"Davvero? Quale?"
"La Giralda."
"Cosa? Quella che aveva quelle rampe senza scale perché il re ci doveva salire a cavallo?" chiedo sorpresa.
"Sì, esatto, quella! Lo sai che c'era anche un quadro di Sant'Antonio?"
"Quello che rubarono... però se non sbaglio i ladri si persero e furono trovati subito! Quella storia è fortissima!"
"Se vuoi ti ci porto. Sai, di notte è bellissima... il guardiano è mio amico e a volte quando Nico è triste ci fa entrare anche la notte! Non credo che con te sarà diverso... ti va?"
"Sì, ma Nico?"
"Gli chiederemo se vuole venire con noi! Ama guardare la città dall'alto, e di certo io non lo porto a visitare monumenti o musei a sette anni!"
"Com'è Siviglia dall'alto?"
"È un po' come qualsiasi città dall'alto. Si vede l'Arena... anche se io non amo guardare da quella parte... e quando guardi una città dall'alto è come se potessi tenerla nel palmo di una mano, come se i suoi abitanti fossero degli gnomi... e sta a te giocarci nel modo giusto..."
"Se io giocassi con degli gnomi farei di tutto per renderli felici" ammetto.
"Anch'io" mi dice lui. "Ehi, Nico! Ti va di andare nella chiesa magica?"
Nicolas si alza dal divano. Non è proprio notte, ma siamo fuori dall'orario di visita. Spero che il guardiano ci faccia comunque entrare.
Per fortuna Matt lo convince. Passiamo oltre una specie di cripta dell'ingresso, oltre il corridoio, il famoso quadro di Sant'Antonio.
Poi viene il momento delle rampe. "Ad ogni rampa ti basta fare un giro ad angolo retto, verso sinistra."
Matt mi dice solo questo, poi lascia che vada da sola e non so in quanti l'avrebbero fatto, ma io mi metto a correre.
Quando arriviamo in cima, però, sono stremata.
"Ehi, rallenta" mi dice infatti Matteo. "Stai attenta qui, mi raccomando!" E mi fa superare un dislivello. Siamo all'esterno, su un terrazzo. "Mettiti con la testa verso l'alto, come se stessi guardando il cielo! Vedrai, ti piacerà" mi dice lui. Faccio come dice e il suono del vento mi accarezza letteralmente le orecchie. Il vento, se resto in questa posizione, non mi lancia sferzate come mi succede quando sto male. Anche questa è una carezza: la carezza della Luna. Anche se non la vedo più posso sentirla.
"La chiesa magica fa bene a chi è triste." sussurra Nicolas.
"Hai ragione, tesoro" gli dico. "Ora sono più tranquilla, e dopo aver parlato con voi due, so che anche il mio amico lo è."
"Domani raccontaglielo!"
"Sì, Matt... e magari un giorno o l'altro lo porto qui e ve lo presento!"
"Per me sarà un piacere... e ti assicuro che lo tratterò con i guanti bianchi!"
"So che lo farai, Matt..."
So che lo farai, perché tu non sei come mio fratello: tu sei un angelo."
Torniamo a casa e, dopo aver parlato un po' del più e del meno, andiamo a metterci a letto. Io mi addormento praticamente subito...
"Forza, ragazzina! Che aspetti? Mandami gli esercizi d'inglese!" dice Matteo. Siamo chiusi nel bagno di casa e lui ha le chiavi strette tra le mani. So che le ha.
"Ti mando tutto quello che vuoi, ma smettila, ti prego!" gli dico crollando in ginocchio e scoppiando in lacrime. Poi una voce nella mia testa inizia a ripetere: "Giulia, non farlo! Non farlo, ti prego!"
"Igino..." sussurro, perché passato e presente si sono mescolati.
"Parli con la mia futura preda? Beh, ti farò parlare con il patrono dei secchioni, allora..."
"Il... cosa?" chiedo, ricordando uno spettacolo che ho visto da bambina con la scuola. Solo che in quel caso c'era una Sofia che veniva chiamata: "La Matrona dei Secchioni!"
Per un istante riesco a vedere.
Solo per un istante, ma mi basta per veder vorticare una scritta: "Ecco a voi il piccolo Igino: il santo patrono dei Secchioni!"
Mi sveglio gridando e sento qualcuno entrare velocemente nella stanza. "Giulia! Calmati,ti prego... è tutto finito, tranquilla..."
"Lui prima quelle cose le faceva con me... dovevo passargli tutti i maledetti compiti esistenti, persino quelli che non esistevano dovevo passargli! Una volta mi ha rinchiusa nel bagno di casa e mi ha fatta uscire solo quando gli ho giurato che gli avrei mandato tutto quello che voleva!" inizio a dire agitata.
"Parli di tuo fratello, vero?"
"Sì... e adesso tutto questo lo sta facendo al mio amico... non solo lo obbliga a passargli l'ira di Dio... lo mette anche in ridicolo! Lo costringe ad inginocchiarsi a terra... Anzi: no! Costringe un altro ragazzo a buttarlo a terra, gli ficca una stupida pallina in bocca per fargli venire la faccia da porcellino e gli scatta foto orribili... e per due volte l'ha chiuso nel bagno femminile! La prima gli ha tagliato in due la maglietta e l'ha bagnato con acqua bollente per poi lasciarlo lì... e la seconda... gli ha schiacciato gli occhiali, l'ha coperto di farina e... e in tutti e due i casi gli ha scattato delle foto. "Nerd bagnato, nerd fortunato", diceva la prima. "Ecco a voi il protagonista del film: "Il secchione bianco!", diceva la seconda. È orribile, Matt! È orribile..."
Lui resta in silenzio. In questo, come in tutto, è diverso da mio fratello che sta sempre a urlare e mettere a tacere gli altri... me compresa! Mi attira a sé e mi abbraccia forte. È dolcissimo e protettivo, come Matias e Michele... e in un certo senso, anche come Igino. A quest'ultimo trema la voce, è vero, ma mi sento ugualmente forte quando gli sono vicino.
"Ehi! È tutto finito, calmati" mi dice. "Tuo fratello non c'è e non può più farti del male!"
"A me no, ma al mio... a Igino sì! Ho paura!"
"Ti giuro che andrei a prendermelo e lo porterei qui, questo ragazzo!"
"Sì... lui... lui imparerebbe in fretta, se lo portassi qui... ma c'è un problema. Lui ama una ragazza. Non la lascerebbe mai!"
"Mi dispiace." mi dice lui. "Ti conosco da due giorni, ma non avrei mai immaginato di vederti così..."
"Tu... tu saresti un buon fratello, sai? Sei gentile, affettuoso, e il tuo fratello minore lo proteggi, non lo abbandoni né gli rendi la vita impossibile come fa il mio" gli dico.
"Non potrei non farlo. I nostri genitori non ci sono più" mi dice lui.
"Siete... orfani?"
"No, ma è come se lo fossimo... hanno aspettato che io fossi maggiorenne per poi andarsene insieme... nessuno dei due voleva figli! A loro piaceva spassarsela..."
"La sai una cosa? Se è vero che il dolore rende le persone speciali, tu e Nico Cuor Di Leone lo siete" gli dico.
"Anche tu e il tuo amico, allora... perché non avete permesso che il dolore vi facesse diventare cattivi!"
IGINO
Per una volta ho dato ascolto a mio fratello. Sono stato a letto per due giorni. Una volta ho visto Marta fare avanti e indietro, sotto la mia finestra, ma alla fine non è entrata. Come al solito, le ragazze l'hanno portata via prima che potesse farlo... ma io non ce l'ho con loro, perché avevano paura. Anzi: in realtà non ce l'ho nemmeno con Matteo, nonostante tutto.
Gli unici che si sono interessati direttamente a me sono stati Giulia, Matias e il bidello della mia scuola. Anzi: lui mi ha anche detto di mettere da parte qualcosa e che avrebbe aggiunto anche i suoi risparmi per procurarmi un biglietto aereo per Siviglia. Giulia mi ha chiesto più volte come procedeva e alla fine le ho detto che avevo sognato quello che era successo con la faccenda della favola. Matias è venuto a trovarmi e si è preso cura di mia sorella Evelina durante la mattinata. Poi, ovviamente, c'era la mia famiglia...
Oggi è venerdì.
Devo tornare a scuola, anche se il mio più grande desiderio è quello di avere ancora la febbre e restare qui, al sicuro.
Ho fatto l'impossibile per avere informazioni su quello che è stato fatto. Alcune cose me le passavano le prof... il resto me l'ha passato Marta... ma nonostante questo e i suoi andirivieni sotto la finestra non devo illudermi. Non posso permettermelo, non ora che sono più vulnerabile che mai!
Nonostante la febbre ho continuato a studiare febbrilmente e a inviare foto fatte "a regola d'arte", come dice Michele, sul gruppo della classe, in modo che anche gli altri siano tranquilli sotto l'aspetto del copiare. Le foto le scattava Ginevra, perché facevo fatica a vedere.
Stamattina, prima che uscissimo entrambi per andare a scuola, mi ha detto: "Fratellino, tu sei forte! Non farti abbattere da quel ragazzo che ha fatto stare tanto male Giulia!"
Anche a lei manca terribilmente Giulia. Le vuole bene tanto quanto me.
Arrivo a scuola e appena entro, con gli occhi ancora annebbiati dalla febbre che avevo fino a ieri, vedo una scritta a caratteri cubitali sul muro, sotto la quale c'è un disegno di un corpo umano sul quale c'è una testa quadrata. In una zona di quella testa dovrebbero esserci degli occhi, che sono stati coperti da degli enormi occhiali come quelli che ho io. Lo gnomo con la testa quadrata indossa un camice che non è bianco, ma credo sia sporco di farina... e la scritta al di sopra di quel corpo, dice: "SIGNORE E SIGNORI, VI PRESENTIAMO IL SANTO DELL'ANNO... IL PICCOLO GNOMO IGINO: IL PATRONO DELLA CITTÀ DEI NERD!"
E non faccio in tempo a realizzare quello che ho appena letto, perché qualcuno mi rovescia in testa un secchio d'acqua gelida.
"Ehi, Igino!" dice Matteo, mentre tutti gli altri ridono di gusto. "Bentornato! So che eri molto accaldato per la febbre, quindi avevo pensato di darti una rinfrescata al tuo ritorno! Ho fatto bene, vero? Ti ha fatto piacere?"
Rimango in silenzio, mentre gli altri se la ridono di gusto. Vedo una ragazza che mi guarda in modo diverso rispetto al resto del gruppo e capisco che è Marta.
"Ma sei impazzito? Così lo farai ammalare di nuovo" gli dice.
"Beh, la prossima volta a scuola ci verrà anche con la bombetta d'ossigeno!"
"La bombola, non la bombetta! E levati di mezzo, Michè!" dice Marta, spingendo leggermente Michele da un lato per venirmi vicino. "Hai un cambio?"
"N-no..." balbetto.
"Allora... vai negli spogliatoi. Dirò alla prof che sei inciampato in un secchio che qualcuno dei ragazzi aveva lasciato in giro per sbaglio..."
Vado nello spogliatoio, ringraziando il cielo che lo zaino sia impermeabile. Prendo uno degli asciugacapelli e me lo passo sulla maglietta.
Una volta finito tutto, ho ancora freddo, ma non solo fisicamente. Il freddo più intenso ce l'ho dentro e mi chiedo dove ho sbagliato per meritare questo.
È una cosa tanto negativa non omologarsi agli altri? È così brutto essere timidi, trovare rifugio nello studio, aver paura del giudizio altrui?
Io ho già un'autostima scarsa... poi ci si mette anche lui! Ma perché ce l'ha tanto con me? Perché, perché, perché?
Forse non sono capace... forse sono davvero un disastro vivente!
Ma, come se la mia migliore amica volesse darmi ad intendere il contrario, mi torna in mente una canzone che mi fece ascoltare lei... "Una Chiave", di Caparezza. Credo che lei l'abbia cercata disperatamente prima d'inviarmela, perché mi sta proprio a pennello. Viso rosso, spalle curve per il peso delle delusioni, desiderio d'approvazione quasi mai esaudito e poi quella frase: "No, non è vero che non sei capace, che non c'è una chiave!", ma dov'è la chiave?

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