Ritorno alle vecchie abitudini <56>
GIULIA
Sono tornata a scuola. Stamattina ho deciso di entrare prima di Igino... spero solo che questo cambio di programma non gli crei problemi, perché non me lo perdonerei. Che sia vero o meno quello che mi ha detto Matteo l'altro giorno, in ospedale, forse perché voleva farmi svenire un'altra volta, ma non me ne importa un fico secco. Lui è il mio migliore amico e questo non cambierà, a prescindere da quello che è stato. Mi siedo al mio banco e lo aspetto. Non devo attendere molto, però, perché dopo qualche minuto sento una porta aprirsi lentamente e qualcuno venirmi incontro e posarmi una mano sulla spalla.
"Oh Igino, ciao!" dico sorridendo. "Di cosa ti vergogni? Vieni qui, siediti... mi hai aiutato tanto, ieri, con la storia di quel romanzo..."
"Tu non ce l'hai con me, vero?" mi chiede Igino, e mi ricorda me quando gli ho rivelato che mio fratello è il suo persecutore.
"Ma no! Perché dovrei avercela con te?" chiedo prendendogli la mano. Lo sento tremare come un cucciolo spaventato. "Su, siediti... ma come? Hai paura di me? Ci conosciamo da tempo, mi sembra... perché reagisci così?"
"Perché quello che ti ha detto Matteo è vero."
"Capisco... ma adesso voglio dirti una cosa e spero che sti per farti stare più tranquillo."
Sto per aprire bocca, ma la campanella suona e tutti entrano in classe.
"Ma guarda, Michele! Giulia è ancora seduta vicino a quel secchione, nonostante quello che le ho detto più volte in ospedale, perché lei lo doveva sapere... anche se ci ha quasi rimesso la pelle, poverina" dice mio fratello.
"E accanto a chi dovrei stare? A te? Beh, ora ti dico quello che stavo per dire a Igino: almeno suo padre non mi ha abbandonata! Tu te ne sei altamente fregato, Matteo! Neanche ci sei venuto in ospedale, mentre ero in coma! Te ne sei fregato di quanto mi abbia fatto stare male il fatto di essere diventata cieca e di non poter mai più recuperare la vista! Tu non solo te ne sei fregato, ma hai infeerito! Il padre di Igino, invece, neanche mi conosceva, e mi è stato vicino finché ha potuto farlo! Sono stanca di te e delle cattiverie che gli fai in continuazione, è chiaro?"
Rimangono tutti in silenzio per un po' e per una volta la controfigura di Sybil Vane che ho inventato ieri sera, viene fuori, insieme a Jane Eyre, a Matilda, la bambina talmente intelligente da aver sviluppato dei superpoteri perché si trovava in una classe che non soddisfaceva il suo bisogno di conoscenze. Sono tutte le eroine che hanno rivelato la loro natura, ma non ho niente di eroico. Sento la mano di Igino stringere la mia, mi attira a sé e lo sento sussurrare un: "Grazie!", praticamente a fior di labbra. Mi volto verso di lui e gli dico: "Grazie a te, amico mio!"
"Ma guarda come si difendono, i due piccioncini..." ci deride Matteo, e io sono veramente stanca di rispondergli. Non ce la faccio più, ma per fortuna c'è lui ad aiutarmi.
La professoressa di storia entra subito in aula e oggi ci dice di doverci parlare di un argomento molto delicato.
"Ragazzi... di recente ho saputo che in un'altra scuola un ragazzo è stato investito da un treno... e ve lo dico perché anche la storia di oggi è importante. È successo perché i suoi compagni lo prendevano in giro, non si sa bene per quale motivo... sembra che lo credessero omosessuale. Io lo so perché conosco la sua famiglia... e il ragazzo ha detto che voleva andare a fare una passeggiata, ma si è recato alla stazione apposta per togliersi la vita."
Quando la professoressa ci racconta questa storia mi sento più male che mai. Perché, perché ogni maledetta volta devo piangere, perché? Anche Igino crolla, e tutti e due ci stringiamo l'uno all'altra. Lui è mio amico, mi vuole bene, e anch'io tengo a lui! In più, è un argomento che tocca entrambi.
Cerco di prestare attenzione a mio fratello... lui sta giocando con il telefono.
Se ne frega! Se ne frega e basta! Gl'importa solo di non essere a rischio interrogazione! Non gl'importa di un ragazzino che si è ammazzato perché un branco di idioti lo prendeva in giro per qualche stupida diceria!
"Professoressa" sussurro mentre sento un grosso peso sul petto.
"Dimmi, cara" mi dice lei.
"Questo ragazzo non si è rivolto a nessuno, vero?" chiedo.
"Non ha voluto. I suoi l'hanno scoperto perché hanno ritrovato il suo diario e prima di compiere il gesto lui ha voluto lasciare loro un biglietto in cui li esortava a leggerlo. Ragazzi, ricordate queste parole: anche chi fa branco è responsabile delle conseguenze di un comportamento come quello..."
Tutti, eccetto Matteo, sussultano a quelle parole, ma è questione di un attimo. È doloroso per me e lascio che il mio migliore amico mi abbracci. Mi asciugo le lacrime, ma lui non ci riesce.. piange sul mio petto, silenziosamente.
Gli accarezzo i capelli e lo stringo forte al mio petto. In genere gli insegnanti non approvano queste effusioni, ma stavolta la prof non dice nulla.
"Ragazzi, dopo potrei parlarvi un momento?" ci chiede la professoressa.
"Certo, professoressa!" rispondiamo all'unisono io e Igino.
A fine lezione, la professoressa ci fa uscire dalla classe e ci fa accomodare in sala professori.
"Ragazzi... io volevo chiedervi una cosa perché ho visto la vostra reazione all'argomento di oggi e ho visto che siete stati gli unici ad interessarvi veramente... per Giulia, so che ha avuto dei trascorsi nella scuola che frequentava prima di venire qui... ma tu, Igino? Perché hai avuto quella reazione? È una questione di sensibilità o stai vivendo un momento difficile qui a scuola?"
"Prof, io... io non posso..." balbetta, e io d'istinto gli tocco il volto e sento che è imperlato di sudore freddo.
"No! No, Igino, no! Resta con me... resta con me, ti prego!" dico.
"Loro sono qui! Stanno ridendo di me! Sono un nerd: un nerd!"
"Non dire così, per favore! Va tutto bene! Ci siamo solo io e la professoressa qui. Stai tranquillo, tranquillo... va tutto bene... ecco! Respira!"
"Vuoi andare in infermeria, tesoro?" domanda la professoressa.
"No... voglio solo sparire..."
"No! Non parlare così, ti scongiuro!" gli dico, e i miei occhi si riempiono di lacrime. "Tu sei il mio migliore amico e io ti voglio un gran bene... ti prego! Come faccio se mi lasci sola? Come la sopporto, quella persona, senza averti accanto?"
Lui riprende a respirare regolarmente e stringe forte le mie mani. "Non vado da nessuna parte, Giulia! Non ti lascio sola, lo giuro!"
"Capisco... meno male che vi volete così bene, ragazzi... tornate pure in classe... oh, no, scusate... avete ginnastica in quest'ora... su, andate!"
IGINO
"Ho dimenticato lo zaino" dico, "beata te che hai deciso di portartelo dietro! Io devo correre in classe... devo andare subito a riprendermelo!"
"Se vuoi vado a prenderlo io, oppure ti accompagno, Igino." mi dice tranquilla.
"No, non preoccuparti. Non mi dispiace starti accanto, davvero, ma non sopporterei l'idea di limitarti nelle tue cose in base alla mia vita."
Appena entro in classe, però, percepisco una presenza dall'altra parte della stanza. Cerco di non farci caso, ma quella presenza si fa notare, ed è Matteo.
"Ah, il mio caro Igino! Da quanto tempo non stavamo un po' soli, noi due?" mi chiede.
"Matteo, che... che cosa... che cosa vuoi che faccia? Ti scongiuro, non farmi del male!"
"No, tranquillo. Il tuo Matt non ti farà nulla, eh? Però tu dovrai fare il bravo e darci i compiti altrimenti ti odieranno tutti, anche Marta... perché con mia sorella non voglio più insistere... ci penserà il tempo... o vuoi un'altra foto con il faccino a porcellino su tutti i social?"
"Tieni! Qui c'è tutto quello che vuoi, ma ti prego, smettila di fare così.. ti prego!" dico sulla soglia delle lacrime.
"Ah, dimenticavo... non dire niente a mia sorella, o lei ne subirà le conseguenze!"
"Perché? Lasciala stare, Matteo! Lei non ha fatto niente, Matteo! Lasciala in pace, ti prego!"
"Vedi, quella stupida ha fatto un patto con me e ha detto che sarebbe stata lei a farmi da diversivo, a patto che non giocassi più con il mio piccolo nerd preferito!"
"No... non può essere, non può essere!" dico, e finalmente mi è tutto più chiaro.
""Igino, ti prego... se Matteo dovesse farti ancora del male, dimmelo!"
"Va bene."
"Mi prometti che lo farai, vero?"
"Posso prometterti quello che vuoi, ma perché?"
"Ti prego, promettimelo..."
"Va bene... Se ti fa stare più tranquilla, te lo prometto'"
"Ma perché... perché?" chiedo.
"Perché io qui sono il capo e posso fare quello che voglio!"
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