Ricordi da cancellare <68>
GIULIA
"Ehi! Dai, Giulia, svegliati... ho bisogno di parlare con te!"
Sussulto a quelle parole. Non riconosco subito la voce, quindi mi tiro semplicemente su a sedere. La guancia mi fa ancora molto male, ma niente in confronto al dolore che ho dentro da quando Matteo mi ha dato quello schiaffo. "Ti sei svegliata finalmente" dice una voce imbarazzata. Alla fine capisco che è la voce di mio fratello e lo spingo via.
"Vattene!" dico secca.
"Perdonami... non so cosa mi sia preso!" dice lui.
"Lo so io cosa ti è preso! Tu sei un mostro, e adesso esci!" dico con rabbia.
"Ti prego, ascolta! Io..."
"Non te ne vuoi andare? Va bene, allora me ne vado io!" dico alzandomi, ma lui mi ferma.
"Mi lasci parlare un attimo?"
"No che non ti lascio parlare e adesso lasciami e sparisci! Non voglio più avere niente a che fare con te, hai capito? Voglio che tu te ne vada, altrimenti me ne vado io e ti lascio qui a parlare da solo, hai capito?"
"Se incrocio quel ragazzino..."
"Non ti azzardare! Non ti azzardare a dare la colpa a lui! Non è mica stato lui a cospargersi di farina per poi picchiarmi quando ho chiesto spiegazioni! Io non rivelo a tutta la scuola cosa ti è successo solo perché non scenderò così in basso, ma se ti azzardi a fargli di nuovo del male dovrai vedertela con la tua coscienza!"
"Ti prego, fammi parlare!"
"Non ti ascolto, e anche se lo facessi non ti crederei, quindi vattene e facciamola finita!"
"No! Io non me ne vado e tu mi ascolterai!"
"Tu non fai il gradasso con me, capito? Non dopo quello che hai fatto ad Igino!" dico liberandomi dalla sua presa.
Prendo il mio bastone, due monete da un Euro ciascuna e vado su quella spiaggia che mi ha fatto conoscere il mio migliore amico.
Mi strappo di dosso tutti i vestiti, quasi con violenza, e li lego ad un palo per essere certa che non si sporchino, poi, sfidando il freddo, mi butto in acqua. Comincio a nuotare. Il Mare è calmo, anche se l'acqua è freddissima, e spero che allontanarmi dalla riva mi permetta di lanciare tra le onde la rabbia e la sofferenza. Il solo fatto di sentire la voce di mio fratello mi fa male. Non mi dà fastidio, mi fa sentire dolore, il che è peggio del fastidio. Continuo a nuotare, allontanandomi sempre di più, e lascio che le mie lacrime si mescolino all'acqua di Mare. Vado avanti fino a superare quello che credo sia un enorme scoglio.
Improvvisamente, però, inizio a provare un senso di stanchezza e capisco di dover invertire subito la rotta.
Mi volto lentamente, cerco di fare movimenti lenti e ampi, che mi permettano di tornare alla riva nel minor tempo possibile.
Quando finalmente sono a poca distanza, sento che la stanchezza sta per prendere il sopravvento, ma devo resistere ancora un po'! Devo farcela... posso farcela! Arranco. Sento il respiro che mi si spezza nel petto, ma continuo ad insistere fino a quando non sento la sabbia toccarmi le ginocchia. Mi alzo a fatica e mi pulisco per poi correre sulla sabbia. Quando arrivo allo scalino che divide la spiaggia dalla strada, vi crollo sopra e perdo conoscenza.
MATTEO
Mia madre ha scoperto tutto e ora che Giulia è scappata è nel panico più assoluto. Io le chiedo di continuo cosa possiamo fare, ma ogni volta lei risponde con tono glaciale: "Devi andare a chiederlo ad Igino, che sembra conoscerla meglio di te.", e questa risposta mi fa rabbia. Non chiederò mai aiuto al secchione, neanche per tutto l'oro del mondo! È colpa sua se lei non mi può soffrire!
MICHELE
Sono sopraffatto da diverse emozioni. Per fortuna mio fratello si è calmato e ora dorme. Almeno, da addormentato, soffrirà di meno. Io ho bisogno di andare su quella spiaggia che a lui piace tanto.
Mi ci reco, ma rimango esterrefatto nel vedere una ragazza priva di sensi, distesa sullo scalino che conduce alla spiaggia. Mi avvicino per guardarla meglio e vedendo che è Giulia mi spavento. Mi tolgo di dosso la giacca e gliela metto sotto la testa per non farla giacere su una superficie dura.
GIULIA
Quando apro gli occhi, percepisco una presenza accanto a me ed inizio ad agitarmi. "Se sei Matteo sei pregato di andartene" dico.
"Visto che sono Michele, il fratello di Igino, mi permetti di restare con te?"
"Perdonami..." dico con un filo di voce. "Ahi! Accidenti, che mal di testa!"
"È normale! Hai fatto una lunga nuotata senza aver mangiato o bevuto nulla che ti sostenesse."
"Lo so... sono un'irresponsabile, ma io... ne avevo bisogno, Michele!" dico.
Lui mi accarezza la guancia, ma io a quel contatto sussulto. Lui toglie la mano e sento che mi fissa. "Chi è stato, Giulia?"
"Chi è stato a fare che cosa?" chiedo.
"Chi ti ha dato uno schiaffo?" chiede Michele.
"Lascia stare!"
"È stato Matteo?" chiede ancora lui. Io non rispondo. Non posso.
"Michele, non chiedermelo, ti prego" gli dico.
Lui non insiste più. Mi aiuta a sedermi e mi dice: "Dovresti tornare a casa. Sei fradicia e se continui così ti ammalerai!"
"Voglio ammalarmi, Michele! Forse se mi beccassi un bel raffreddore soffrirei un po' di meno di quanto sto soffrendo ora!"
"Non dire così, piccola! Non è giusto!" mi dice Michele. "Ti prego, vieni! Non dovrai prendere il treno! Ti porto a casa io! Sono venuto in auto, Giulia!"
Io provo a replicare, ma lui insiste e mi sembra ingiusto respingerlo. È così gentile... si vede che lui ed Igino sono fratelli, a differenza mia e di Matteo.
Durante tutto il tragitto, io resto in silenzio. Dentro di me si è spezzato qualcosa, e sono sicura che quel qualcosa non si chiami amore... perché l'amore si trasforma, non diventa così, e se fosse amore sarebbe unilaterale... io ho fatto di tutto per lui, ma è stato perfettamente inutile, proprio come parlare al muro. La prova è lo schiaffo che mi ha dato. Ora devo solo mettere via i ricordi... anche se non è affatto facile. Sono troppi, molti sono belli e poi lui non è un estraneo. È mio fratello. Di solito nelle fiction sono gli innamorati a far soffrire... forse è per questo che, se qualcuno mi avesse detto che sarei stata una di quelle ragazze che non soffrono per colpa di un estraneo, ma del suo stesso fratello, non ci avrei creduto. Invece è così ed è un inferno!
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