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Ricordi <34>

IGINO
Il nome Michele in questo paesino è molto comune... ma noi non lo sapevamo. Io non sono nato qui. Vivevo in città, prima che ci toccasse vendere casa per i debiti che i miei avevano contratto per curare una malattia che avevo avuto agli occhi e che per poco non mi ha tolto l'uso della vista come è successo alla mia migliore amica. Senza contare la chiusura della clinica presso la quale mio padre lavorava all'epoca e il licenziamento di mia madre dall'ufficio presso il quale svolgeva un lavoro di segretaria. Ho sempre detestato il suo capo: non m'ispirava affatto fiducia.
Io ho altri due fratelli: Michele, il più grande, (non sapevamo che Michele fosse un nome tanto comune da queste parti), e Ginevra, la terza. Ginevra, da piccola, aveva avuto problemi con la timidezza e ci era stato consigliato di non sottoporla a un repentino cambio di scuola. Poi lei aveva iniziato a studiare recitazione, sempre su consiglio della sua psicologa, e in quel modo il problema era stato quasi completamente risolto, come se non ci fosse mai stato. Proprio per evitarle uno stress eccessivo, mio fratello Michele era rimasto  insieme a lei, in casa dei nostri zii, e continuò la scuola lì. Ammiravo tantissimo mio fratello, perché accompagnava a scuola Ginevra, lavorava part-time in un bar, frequentava a sua volta la scuola e riusciva addirittura ad avere un'ottima media... ma ovviamente tutto questo aveva un prezzo. Arrivava a fine settimana stremato, ma trovava anche il tempo per me, durante il periodo della mia malattia. Anche i professori lo giudicavano incredibile, ed è proprio per lui che io sono uno stacanovista, o, se preferite il termine più comune, un secchione. A me non piace, ma fa lo stesso. Anche mio fratello veniva preso di mira, ma era talmente stanco per i continui andirivieni che faceva da riuscire semplicemente ad infischiarsene.
Ogni volta che rientrava con lo zaino svuotato del pranzo, che lui stesso provvedeva a prepararsi, diceva: "Va beh... non ho tempo di badare a quattro ragazzini annoiati.", ed era il mio eroe.
I bulli, a quel punto, non ci provavano più gusto nel prenderlo in giro, perché lui non mostrava alcuna reazione.
Non nel senso che abbassava la testa e subiva passivamente: nel senso che andava avanti con la sua vita, in maniera tranquilla, come se la cosa non riguardasse lui.
Io e Michele ci sentiamo spesso, ma non gli ho mai detto cosa mi fanno, (o mi facevano), a scuola. Gli ho sempre detto che va tutto bene e lui, che la scuola ormai l'ha finita passando l'esame a pieni voti, è molto contento.
Non gliel'ho mai detto perché lui ha promesso che se avesse scoperto che a scuola qualcuno di noi veniva maltrattato, avrebbe mosso mari e monti per mettere in difficoltà chi ci maltrattava e so con certezza che quando mio fratello dice una cosa, poi la fa senza farsi troppi problemi.
Ovviamente, però, gli ho parlato di Giulia e lui mi ha detto che spera di conoscerla, perché ha capito che è una ragazza che riesce a rendermi felice.
Vorrei tanto parlargli di quello che mi è accaduto con Matteo stamattina, ma facendolo dovrei anche dirgli che fino a non più di una settimana fa, Matteo mi bullizzava, e non voglio farlo per nessun motivo al mondo.
Anche Ginevra sta bene. Dice che sente la nostra mancanza, visto che, come non sarà difficile immaginare, non possono spostarsi troppo spesso. Solo a Natale, a Pasqua e in estate possiamo rivederci tutti.
A lei, però, ho raccontato tutto, perché so che, anche se non è d'accordo, non dirà niente a nessuno. La mia piccola è la miglior confidente del mondo e io le voglio un mondo di bene. Lei è contenta che ora con me ci sia Giulia, perché ora c'è qualcuno che mi aiuterà a difendermi dai "mostri che mi fanno del male".
"Ehi, Igino! Come va? Tutto bene?" mi chiede Giulia con dolcezza, riscuotendomi dai miei pensieri, ma senza spaventarmi minimamente.
"Sì, Giulia... sai, pensavo a tuo fratello e anche al mio..."
"Non sapevo avessi un fratello." dice.
"Ne ho due, oltre ad Evy... una si chiama Ginevra, mentre il più grande si chiama Michele." dico.
"E sono simpatici come te, vero?" chiede lei, elettrizzata.
"Hai un concetto molto ristretto di simpatia, lo sai?" le dico. "Sono molto meglio di me..."
"Perché tendi a lusingare tutti eccetto te stesso, Igino?"
"Perché è vero, Giulia" rispondo. "Sai, oggi sono stato ugualmente sull'attenti con tuo fratello... ho paura che sia un'illusione..."
"Anch'io ho paura che sia qualcosa di temporaneo, però credo che lui ci stia provando sinceramente... in ogni caso tu non sei costretto a frequentarlo, se non ti va" dice lei, accomodante.
"No, io... io vorrei... ma..."
Respiro profondamente e mi passo le mani sulla fronte prima di continuare: "Non vorrei dargli fastidio. Sai... lui a volte diceva che solo il suono della mia voce lo infastidiva!"
"Beh, a me questa sembra una frottola bella e buona... uno: perché non hai la voce gracchiante che proviene dagli altoparlanti della stazione e due: perché hai un timbro dolcissimo che non darebbe fastidio nemmeno a chi ha un eccesso di udito."
"Come te?" chiedo.
"Proprio così."
"Beh, io... io credo che... che oggi dovrò andare ad allenarmi. Sai, per i campionati di educazione fisica. Abbiamo anche una piscina, per queste circostanze... spero di farcela e mi piacerebbe che ci fossi anche tu." dico.
"Capisco. Ci tieni tanto, vero?"
"Sì, Giulia... loro sono bravi in palestra ed io voglio batterli sul loro territorio" risponde. "Non per vantarmene. Vorrei solo sentirmi orgoglioso di me stesso per una volta nella mia vita... anche se in silenzio..."
"In silenzio direi proprio di no, perché sarò io a gridare al paese intero e oltre quanto sei bravo! Lo griderei al mondo, ma so che tu non vuoi" mi dice lei. "Io sono orgogliosa di te e sono più che sicura che lo sarò sempre!"
"Sai, ho parlato di te al mio fratello maggiore e dice che vorrebbe tanto conoscerti. Magari, durante le vacanze di Natale, potresti fare un salto da noi, se ne hai voglia" le dico.
"Io... io ho sempre voglia di stare con te, e lo sai." dice lei timidamente.
Ripenso alla rivelazione che mi ha fatto ieri, mentre ci dirigevamo sul luogo dell'appuntamento con Marta, ma non ho il tempo di focalizzarmi a dovere su quelle parole, perché Piera fa irruzione in classe, elettrizzata come non mai. Marta e Lara la seguono a ruota e lei grida: "Ragazzi, ragazzi! Il ballo di Natale è alle porte! Possiamo anche portare esterni alla scuola come cavalieri, e io verrò con il mio ragazzo! Tu con chi verrai, Lara?"
"Io ci verrò con Matias, se lui è d'accordo" dice Lara, e la vedo sorridere mentre il viso morbido le si tinge di un bellissimo rosso acceso che suscita un senso di tenerezza.
"Tu, Marta?" continua Piera.
"Ehm... io... io... non lo so" balbetta lei.
"Chiediglielo."
La voce dolce di Giulia mi giunge alle orecchie come il canto di una sirena, ma non quelle di Ulisse, che possono ucciderti attirandoti verso di loro... quello di Ariel, ad esempio. O delle Sirene della fiction che piace tanto a mia sorella, tanto che ha voluto farla vedere anche a me... in più somiglia in maniera impressionante a una delle bambine della Fiction: la migliore amica della sirena più piccola... è il suo stampo, praticamente.
"Dai, Igino... non ha un cavaliere. Va' a chiederglielo, per favore" dice Giulia. So quanto le costi fare questo, ma solo perché lei me l'ha detto... altrimenti non avrei mai creduto di poter suscitare alcun tipo di interesse in qualcuno che non sia della mia famiglia, figuriamoci quel tipo d'interesse! Lei, però, mi ha sorpreso fin dal primo giorno per il suo continuo difendermi a spada tratta.
"Tu con chi ci andrai?" chiedo.
"Io non ci andrò, Igino... le feste non fanno per me..."
"Veramente neanch'io vorrei andarci. Sono certo che mi faranno uno dei soliti scherzi!"
"Vieni qui, piccolo Koala!"
Sorrido a quelle parole e l'abbraccio. In realtà lei è un po' più piccola di me, d'età e di statura, ma a me non dispiace che mi chiami così.
"Facciamo così: se te la senti, ci puoi venire con me alla festa... magari, se abbiamo fortuna, Marta sarà da sola e tu potrai andare a proporti come cavaliere" dice usando il labiale e mettendosi in una posizione che permetta soltanto a me di guardare le sue labbra. Quando c'è lei mi sento più sicuro, quindi, anche se con un po' d'esitazione nella voce, le rispondo affermativamente.
MARTA
Mi sono accorta di tutto. Sono riuscita a sentire Giulia che sussurrava a Igino di chiedermi qualcosa, e immagino si trattasse della faccenda del ballo di Natale. Vorrei tanto andare a chiedergli se ha voglia di venirci con me, ma non ci riesco. Mi vergogno moltissimo, e ho paura delle conseguenze. Da bambina sono stata isolata e non voglio che accada di nuovo.
Non dopo la fatica che ho fatto per inserirmi in un contesto sociale.
"Allora, Marta? Con chi andrai al ballo?" chiedono le ragazze.
"Non lo so, ragazze... forse ci andrò da sola... e magari incontrerò uno studente, anche lui tutto solo... e scatterà la scintilla... Romantico, no?"
"Sembra più una favola, Marta" mi dice Piera.
"Oh... sì, sì, certo." le dico.
È più forte di me... non riesco a manifestarmi completamente, neanche con le mie amiche. L'unica con cui ci riesco è Giulia... forse perché anche lei è innamorata persa di Igino ed è l'unica che può capirmi.
"Giulia... posso parlare un attimo con te?"
"Oh... certo, Marta" risponde lei. "Vuoi che andiamo fuori?"
"Ehm... sì... sì... ai bagni!"
"D'accordo" risponde lei, precedendomi. C'infiliamo in un bagno a caso ed io, presa dall'ansia, inizio a parlare: "Non so più che fare, Giulia. Lo so che sarà brutto che io ne parli proprio con te, ma so che solo tu puoi capirmi. Ogni giorno che passa sono sempre più... ehm..."
"Innamorata." dice Giulia. "Di Igino, nollo specifico... non è vero?"
"Sì. Che devo fare?" chiedo.
"Tu che sei ricambiata fatti guidare dal cuore e fregatene di tutto e di tutti, Marta. Fallo per me, ti prego!" risponde lei, e noto che il suo viso è deformato da una smorfia, probabilmente provocata dal dolore che prova nel trattenere qualche lacrima.
"Lo so, io... io non dovrei dire tutte queste cose a te. So che non è giusto, ma..."
"Siamo amiche e tra amiche ci si aiuta, a prescindere dall'amore verso i ragazzi" dice Giulia, calma.
Mi sorprende ancora di più. Sembra quella suora di un film che s'innamorava di un ragazzo e si lasciava andare lentamente alla "follia", si lasciava talvolta accarezzare, talvolta travolgere da quella follia d'amore. Una suora... e ai tempi in cui il film è ambientato, era impossibile cambiare strada.
GIULIA
A fine giornata Matteo va alla scuola calcio e io vado con Igino.
"Dai, raccontami un po' dei tuoi fratelli, Igino" gli dico elettrizzata. "Sono curiosa!"
"Ho notato, Giulia" risponde. "Per una volta il secchione suscita interesse in qualcuno!" Contraggo la mascella. Vorrei essere un'aliena, e che il "secchione" fosse una creatura, come nella fiction Sirene. Lì il ragazzo bullizzato veniva definito "Scorfanello!", ma la ragazza, che era per l'appunto una sirena, credeva che lo scorfano fosse un pesce bellissimo. Per me il secchione non è che un oggetto per pulire pavimenti e odio il fatto che lui insista ancora nell'autodefinirsi così nonostante tutte le volte che gli ho detto di non dirlo. Lui se ne rende subito conto e si scusa come al solito, cosa che, se possibile, mi fa sentire peggio.
Lui mi racconta di Michele e Ginevra, ed io devo appoggiarmi al suo braccio, perché non riesco a concentrarmi sulla strada per quanto sono concentrata sulla sua voce e sul suo racconto, bello proprio perché è molto semplice.
Quando entriamo in casa sua, però, sento due voci nuove e resto sorpresa, perché lui esclama: "No... non ci credo! Michele! Ginevra!"

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