Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Riconciliazioni <32>

GIULIA
"Ragazzi!" dice improvvisamente una voce, che poi è quella della nostra amica. "Ho preparato tutto. Se volete... possiamo sederci sulla coperta e magari buttiamo giù qualcosa."
"Oh... sì, certo!" balbetto imbarazzata. Ci sediamo tutti e tre ed entrambe ci posizioniamo ai lati del nostro beniamino, diciamo così. Lui non è teso: sembra felice. Forse quello che gli ho detto è servito a farlo sentire importante, o meglio: a ricordargli che lo è.
"Ragazze, dovremmo scegliere il tema" dice proprio lui, con quella voce dolce e quel tono timido che mi fanno martellare il cuore come se non ci fosse un domani. "Avete qualche idea?"
"Io una ce l'ho." rispondo.
Sollevo di poco la testa e mi lascio accarezzare dal vento, cercando di scacciare dalla memoria i colpi inferti a mio fratello e le cattiverie che lui mi ha fatto. "L'autostima, che è molto scarsa in chi subisce costantemente atti di violenza fisica o psicologica..."
"Mi piace! Autostima contro bullismo, per esempio?" mi chiede Marta.
"Esatto, proprio questo!"
Cominciamo a scambiarci idee e ognuno dei tre scrive quelle che gli sembrano più interessanti: a partire dagli strumenti, proseguendo con la tonalità, il Timing e il testo. Mi piace molto lavorare con loro, perché tra di noi ci ascoltiamo parecchio, abbiamo molti interessi in comune e tutto il resto. Peccato che per me il lavoro non finisca qui!
Dovrò aiutare anche mio fratello, poiché l'insegnante di letteratura italiana vuole interrogarlo su Torquato Tasso... non so cos'aspettarmi!
Dopo un paio d'ore di lavoro, dico ai ragazzi che devo rientrare. Matias si è occupato di riaccompagnare mio fratello e ora che è a casa sono più tranquilla. Non dovrebbe fare brutti incontri.
Quando torno, lui è seduto sul mio letto, credo abbia il cellulare in mano e soprattutto credo stia smanettando con un videogioco di quelli ambientati in un contesto militaresco. Sento il suo sguardo posarsi su di me, improvvisamente.
"Oh, guarda un po' chi si vede! La maestrina!"
"Matteo, io non sono tanto gentile come Igino, e tu lo sai... se ti faccio fare i tuoi comodi è per la sua tranquillità, ma se mi chiami di nuovo maestrina le botte che non ti hanno dato i tuoi amichetti, te le do io: chiaro?"
"Tranquilla, stavo solo scherzando!" mi dice Matteo. "Avanti, mettiamoci all'opera, tanto so che non mi suggerirai neanche a pagare!"
"E a che serve? Tanto comunque non mi ascolti" gli rispondo, "quindi adesso tu ti accomoderai alla scrivania e ti metterai a studiare come Dio comanda..."
"Agli ordini!" dice lui, e so che si è messo sull'attenti, quindi gli do una leggera spinta verso la scrivania. Io mi siedo sul letto e apro il File del libro, ma non prima di aver attivato la funzione "tenda-schermo": che permette di oscurare il telefono per impedire a chiunque di provare a farsi gli affari miei.
Gli indico la pagina del libro, (ho dovuto mettere i libri sotto chiave, perché lui all'improvviso li vende per acquistare magliette da calcio, posters di giocatori o di musicisti trapper. Li tiro fuori io, di volta in volta.)
"Dai, ora leggi ad alta voce, così ti sarà più facile memorizzarla" gli suggerisco, e lui inizia a leggere: ""Torquato Tasso nasce a Salerno nel..." Ma Tasso viene dalla famiglia dei Tassi?" chiede.
"No, da quella dei Calabroni!"
Mi lascio cadere sul letto e gemo di dolore. I polsi mi fanno ancora male, perché la cosa si è ripetuta, poi dico: "Povero Igino! Ma come ha fatto a sopportarti per un anno intero?"
"Lui doveva sopportarmi!" mi risponde secco.
"Certo, come no? Lui doveva starci e basta!"
"Sì, doveva farlo, quel..."
"Ti tiro un libro dritto in testa se non la finisci di chiamarlo in quel modo, mi hai sentito?" lo fulmino. "Ora rimettiamoci all'opera, che è già tardi e non ho nessuna intenzione di starti dietro fino a notte inoltrata! Vai avanti, Matteo! Vai avanti..."
Lui riprende a leggere e alla fine, in un paio d'ore, riusciamo ad arrivare almeno alle conoscenze essenziali... ma lui, sorprendendomi, mi fa una domanda.
"Perché ha dato di matto al matrimonio di quel duca?" chiede, e quando dice "duca" capisco che parla di Tasso.
"Te lo faccio capire con un esempio. Tu ami il calcio, no?"
"Sì, e allora?"
"Mettiamo il caso che tu venga scelto come portiere per una squadra importante... molto importante! Ti ci trovi molto bene, l'allenatore è fiero di te, delle tue abilità e tutto. All'improvviso iniziano a circolare delle voci su di te... dicono che sei un pazzo furioso che dev'essere internato in tempi brevi. Tu hai sempre il terrore di sbagliare... una nevrosi, si può dire... ci sei? Ti rinchiudono per davvero e tu dopo un po' ritorni e scopri che ti hanno sostituito senza dire nulla. Se dovesse accadere una cosa del genere, tu che faresti? Non daresti in escandescenze?"
"Saresti una brava insegnante, lo sai?" mi dice Matteo. "Sono sicura che spiegheresti così una cosa del genere... prendendo spunto dagli interessi degli allievi!"
"Hai visto che studiare non è poi così male?" gli dico, e per un attimo ritrovo il mio fratello maggiore, quello che mi proteggeva dai mostri dei miei incubi... quello che mi abbracciava quando c'era un temporale, per rassicurarmi... quello che m'insegnava ad arrampicarmi sugli alberi... quello con il quale mi piaceva correre... quello che un branco di idioti mi ha strappato con la forza, trasformandolo in una maschera d'odio... quella parola, solo a pensarci, mi fa rabbrividire per l'ennesima volta. Cerco di allontanare i pensieri, corro verso di lui e, reagendo in modo completamente spontaneo, lo abbraccio forte.
"Mi sei mancato tanto, Matteo! Mi sei mancato tanto" gli dico in un sussurro.
"Non voglio più farti soffrire. Ti giuro che Igino non dovrà più aver paura di me, e nemmeno tu..." mi dice.
Scoppio a piangere tra le sue braccia, e lui fa la stessa cosa. Era da un sacco di tempo che non ci stringevamo in un abbraccio. I miei occhi iniziano a stringersi mentre piango, ma non m'importa. Stringo più forte mio fratello, alzo la testa dal suo petto e gli lascio dei baci sulle ferite che ha sul viso. È logorato anche lui da tutto questo, ed è una cosa che mi fa stare malissimo.
"Perché non cambi scuola calcio?" chiedo.
"Non voglio che mi prendano per un vigliacco... non voglio!" mi dice, e singhiozza più forte. In questo momento non è più "il bullo della 4G"": è solo un tenerissimo cucciolo sperduto. "Non lasciarmi, ti prego!" sussurra tra le lacrime.
Ora sembro io la sorella maggiore, anche se non lo sono. "Va tutto bene, Matteo. Va tutto bene" dico con la massima delicatezza che mi è possibile, e in questo momento lui me ne ispira tanta.
"Mi farò onore, te lo prometto" mi dice con gentilezza. Non voglio che questo suo lato tenero scompaia.
MATTEO
Oggi ho deciso di fare una sorpresa a Giulia. Vorrei uscire con lei, andare a scuola insieme a lei. Non mi vergogno affatto di lei.
Voglio che lo sappia, che non sia costretta a vergognarsi ancora di me. È andata avanti così per troppo tempo... voglio cambiare, voglio farlo davvero! Forse non sarà semplice, ma so già a chi potrò ispirarmi: anche se faccio finta di detestarlo, anche se lo derido continuamente, io vorrei essere buono anche solo la metà di quanto lo è Igino! Osserverò lui: non gli chiederò esplicitamente aiuto... sarebbe troppo, persino per lui, ma non smetterò di "studiare" fino a quando non sarò in grado di comportarmi come lui... non per imitazione: voglio diventare una persona migliore e so che solo lui potrà ispirarmi.
Mi sono svegliato prima di lei, perché voglio cominciare subito. Non è giusto che debba indossare una corazza anche in casa, e me ne rendo conto soltanto adesso.
"Come mai sei già in piedi?" chiede la mamma.
Giulia, caratterialmente, le assomiglia: lo noto perché, nonostante quello che ha saputo, la mamma si comporta con gentilezza, mi sorride, come faceva lei fino a quando io non ho spento anche l'ultima scintilla di coraggio che lei aveva.
"Volevo preparare io la colazione per la mia piccola" rispondo. Prima era così che chiamavo mia sorella.
"Ti aiuto, allora!" mi dice lei, e poiché ha lavorato in una pasticceria, sa perfettamente come preparare un cornetto alla crema. Io faccio quello che mi dice, dato che so quanto mia madre conosca bene i gusti di mia sorella. Mentre io aspetto che il cornetto si riscaldi abbastanza, mamma mette su il caffè. Spero solo che Giulia non si svegli ancora... voglio farle una sorpresa come si deve. Quando finalmente tutto è pronto, vado a chiamarla. Appoggio il vassoio sulla scrivania per non rischiare di rovesciare tutto, poi mi avvicino a lei e le sfioro piano una guancia. È leggermente umida, quindi credo abbia pianto, e so con una certezza quasi matematica che è colpa mia.
"Oh... Matteo" sussurra aprendo gli occhi. Su di essi ora c'è una sorta di striscia nera, dovuta alla bruciatura dell'olio di quella macchina, che però si confonde quasi del tutto con il marrone scuro tipico dei suoi occhi.
"Come lo sai?" le chiedo.
"Questo è il tocco di un ragazzo... non credo che Igino sia entrato in camera mia nel cuore della notte e lo stesso vale per Matias... e poi ricordo il modo in cui mi toccavi quando... insomma, prima!"
"Capisco... ecco, tieni!" le dico mettendole tra le mani il vassoio.
"Ma a che ora ti sei svegliato per preparare tutta questa roba?" chiede.
"Un'ora fa." le rispondo
"Prendi." mi dice, dividendo in due parti il cornetto e passandomene una. "Ora, per completare questo quadretto stupendo, dovresti sederti accanto a me e dovremmo condividere questo ben di Dio, non ti pare?" mi dice, ed io le do ascolto. È così bello vederla sorridere!
"Posso venire a scuola con te?"
La vedo piuttosto frastornata dalla mia richiesta, ma mi sorride. "Però ad una condizione" dice di colpo. "Che tu non mi crei problemi se ci sarà anche un'altra persona con noi."
"Ti riferisci a Igino, vero?"
"Sì, a... come, scusa?" chiede.
"Hai sentito... ho detto Igino, non ho detto secchione" le dico. "Non stai avendo allucinazioni uditive, non preoccuparti..."
"Ora sì che sono felice! Allora? Farai il bravo, vero?"
"Certo! Te lo giuro." le dico.
Andiamo a prepararci, a turno. Lei va per prima, esce di casa e va probabilmente ad avvisare Igino che oggi ci sarò anch'io, ma che non ho intenzione di fare battute ridicole o dire cattiverie sul suo conto.
Quando la raggiungo, lei è già insieme a lui, che è piuttosto teso, e non posso neanche dire che ha torto perché gli ho fatto passare di tutto e di più in quest'anno che ho trascorso qua.
"Ehi! Tranquillo" gli dico. "Non ti preoccupare, Igino, non voglio farti del male... l'ho promesso a Giulia! Sai... ci stiamo riprovando. A ri... ehm..."
L'italiano non è proprio il mio forte. Mia madre lo dice sempre.
"Riconciliarci" mi viene in soccorso mia sorella.
"Mi fa piacere" dice lui timidamente. "Io... io ci speravo, lo sai. È giusto così. Siete fratelli ed è brutto vedervi distanti chilometri anche quando siete vicini..."
Abbassa la testa dopo aver pronunciato questa frase, e mi fa tenerezza.
"Potremmo provare a diventare amici" dice Giulia, posandogli una mano sulla spalla, perché lui è ancora piuttosto teso. "In fondo, tra fratelli si è anche amici, non credete?"
"Ehm... certo!"
"In fondo, amici e fratelli come si deve... sono indivisibili..."

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro