Ricomincio da qui <126>
MARTA
Corro sotto una pioggia tremenda, che in questo momento rappresenta pienamente il mio stato d'animo. Giuro che stavolta non avevo la minima intenzione di farlo agitare, e non volevo fargli credere di essere lì per farlo soffrire.
Arrivo a casa completamente zuppa di pioggia e lacrime... insomma: in uno stato talmente pietoso da essere irriconoscibile.
"Marta! Tesoro mio, cosa ti succede?" chiede mia madre, vedendomi completamente sconvolta.
"Igino! Igino" continuo a ripetere.
"Cos'è successo ad Igino?" mi chiede la mamma.
"Si è svegliato" rispondo.
"E non è una bella notizia, tesoro?"
"Sì, però... lui... lui credeva che Matteo mi avesse mandata da lui per farlo soffrire e mi ha detto di andare via... si agitava così tanto da sembrarmi un pazzo, mamma..."
"Oh, tesoro!" Detto questo la mamma, incurante del fatto che la sto bagnando tutta, mi attira verso di sé e mi abbraccia, coccolandomi la testa come quando ero piccola e venivo a cercarla dopo aver avuto un incubo. Mi sento sicura tra le sue braccia.
GIULIA
Il dottore ci ha appena portato un vassoio di nuvolette al cioccolato. "In teoria non è molto ortodosso, ma dubito che a questa povera anima faccia piacere sorbirsi un brodino dopo aver mangiato soltanto tramite le flebo... però dividetele, che non vi si getti sopra come un disperato o si sentirà male, d'accordo?"
"Sì, d'accordo" gli ho risposto con tranquillità.
Peccato che io sia qui da mezz'ora e Igino non abbia toccato niente.
Una volta rimasta sola con lui, (su consiglio di Michele, che pensa che io sia l'unica a poterlo far ragionare). mi siedo sul letto, accanto a lui.
"Non ci provare nemmeno a dirmi qualcosa sull'incidente!"
Me lo dice ridendo, ma so che è una risata forzata, fatta più che altro per accontentarmi.
"Io non ho detto nulla, Igino" rispondo con lo stesso tono. "Ma posso farti una domanda?"
"Se non è su quello, sì" risponde Igino.
"Bene. Perché hai voluto che Marta uscisse?"
"Perché lei non è innamorata di me, Giulia: io per lei sono un secchione che non piace a nessuno... le piace un ragazzo della 5H: uno che indossa vestiti firmati, gira in scooter e si chiama Marco... uno alto, ben piantato, biondo, con gli occhi del colore del Mare..."
"Che io sappia gli occhi azzurri ce li hai anche tu. I capelli biondi, anche. I vestiti firmati, poi! Costano un occhio della testa e si rovinano in poco tempo! Per lo scooter... a cosa vuoi che serva uno scooter in un paesino come il nostro, in cui basta fare quattro passi per andare da un posto all'altro? Ma soprattutto: sei sicuro che questo Marco esista davvero?"
"Sì! A chi potrebbe piacere uno come me?" mi chiede lui, e quelle parole, come in passato, sono stilettate dritte al cuore.
"Non dire così, Igino! Sai che non è vero!"
"Sì che è vero, Giulia! Io... io una volta... s-stavo andando in palestra. Marta non sa che l'ho sentita parlare con Piera e Lara!"
"Quando, Igino?"
"Il giorno in cui ho rivelato a tutti che scrivo musica rap... Piera e Lara le hanno chiesto se per caso "le piaceva quel secchione di Igino", e lei ha risposto che erano delle pazze, che "Igino era un secchione che non piaceva a nessuno, e quindi nemmeno a lei..." Poi ha parlato di quel Marco e... insomma, dopo siamo rimasti soli. Io per un momento mi sono illuso che mi chiedesse altro, e invece voleva soltanto quello stupido compito di matematica!"
Ricordo che quel giorno Marta aveva parlato con me e mi aveva detto tutte quelle cose... mi sento così male a sentirlo parlare così... perché non gli ho detto che lei aveva parlato con me e mi aveva detto che quel Marco non esiste?
"Lei aveva paura, Igino... lo sai: Matteo prima si comportava male, molto male... e Piera e Lara erano spaventate all'idea di essere prese di mira da lui e spaventavano anche lei facendole il terzo grado di continuo."
"E se anche fosse? Nessuno di loro ha fatto niente quando Matteo mi ha obbligato a dire che sono un secchione... che servo soltanto a far copiare dei compiti... e mi ha attaccato le mani al pavimento con lo scotch. Ho dovuto cavarmela da solo, perché nessuno di loro è intervenuto!"
Lui non è arrabbiato: è dispiaciuto, stanco... rassegnato.
Gli poso una mano sulla spalla. "Igino, anch'io me ne sono andata, mi dispiace tanto!"
"Fisicamente, ma mi hai sempre difeso e ci hai anche rimediato uno schiaffo... io non dico che volevo un esercito pronto a difendermi, ma almeno una parola di conforto... o una parola e basta... e invece niente: tutti restavano a guardare mentre il Nerd si faceva tor..."
"Igino, non dirlo più, ti prego" gli dico.
Ogni parola è una tortura: una freccia piantata nel petto, un martello che batte sul cuore.
"Scusami... ma io non voglio continuare a fare quello che vogliono gli altri... non ne posso più, te lo giuro... io..."
Igino inizia a respirare male e capisco cosa sta per accadere. "Oh santo cielo... lascia stare, va bene così. Igino! Igino!"
"Non ci voglio più tornare, non ne posso più... aiutami, ti prego!"
"Sì, tesoro... sì che ti aiuto, ma ora calmati. È tutto a posto, tranquillo... tranquillo..." dico accarezzandogli il viso umido di lacrime. "Ehi! Nessuno ti farà del male, e questa volta te lo prometto..."
Ora posso farlo. È una promessa che posso mantenere.
Per fortuna Igino si tranquillizza a quelle parole ed io gli propongo di sdraiarsi. A breve dovrò tornare a casa, anche se mi dispiace davvero lasciarlo solo.
"Igino... comunque una persona ti ha fatto un regalo" gli dico, sperando che il nostro Harry possa distrarlo.
"So di chi è... ho letto il nome sulla lettera mentre tu parlavi con il dottore" dice lui. "Non lo butterò via, ma non voglio aprirlo. Non accettarlo sarebbe una cattiveria, però non me la sento di aprirlo..."
"Va bene, Igino. Non ti preoccupare... intanto devo dirti una cosa."
"Di che si tratta?" chiede.
"Anch'io ho imparato un brano rap. Si chiama: "Ricomincio da qui." In parte l'ho fatto cantato, però... questo è per te!" Gli passo il mio telefono, gli faccio infilare le mie cuffie e lo faccio partire. Quando il brano termina, lui mi dice: "Ti prego, mandamela... ne avrò bisogno! Anch'io ho bisogno di ricominciare..."
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