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"Questa voce nessuno la spegne "<69>

GIULIA
Ho passato una notte infernale.
Non ho potuto dire nulla a mio padre e nonostante abbia cercato di non coinvolgere mia madre, lei si è comunque accorta di quello che è successo, forse perché non ho toccato cibo o perché non ho potuto evitare un atteggiamento costantemente ostile nei confronti di mio fratello. O forse lui le ha detto tutto, non lo so. Sta di fatto che ho un gran mal di testa e una tremenda nausea.
"Piccola, buongiorno" dice mia madre. "Mio Dio, che faccino pallido! Forse dovresti mangiare qualcosa! Vieni con me, tesoro" dice dolcemente aiutandomi a tirarmi su e a scendere dal letto. Mi gira terribilmente la testa e ho paura di cadere.
"Vieni, reggiti a me, tesoro." dice mia madre. Rimango aggrappata a lei che mi aiuta ad andare in cucina. Sono sicura che ci siano anche mio padre e Matteo.
"Buongiorno" mi dice mio padre.
"Buongiorno, papà." rispondo.
"Buongiorno." mi dice Matteo.
"Ciao" gli dico secca per poi sedermi al mio posto. Mia madre mi dà un bicchiere di latte freddo ed io lo mando giù, ma faccio più fatica del solito. Rimango in silenzio per tutto il tempo, mentre lui parla a mio padre della partita che si terrà a breve, degli allenamenti, dei presunti ottimi voti che ha preso a scuola e tutto il resto.
"Scusate... non ce la faccio. Vado a prepararmi" dico alzandomi. Sono malferma sulle gambe, ma vado comunque a vestirmi per poi dirigermi a scuola. Spero che papà non chieda a Matteo perché non l'ho aspettato. Vado direttamente di fronte alla scuola, ma sono così stanca da essere costretta a sedermi sulla scalinata. Per fortuna non ci vuole molto prima che qualcuno venga a sedersi accanto a me. Sento quella persona posarmi una mano sulla spalla e mi rilasso riconoscendo il mio migliore amico. Lui sembra preoccupato e mi dispiace molto.
"Ho saputo.." dice semplicemente. "Mi dispiace tanto, Giulia!"
"Non preoccuparti, io sto bene" dico.
"Non è vero. Non stai bene."
Lui prende la mia mano e la stringe forte tra le sue. Io mi sento debole.
"Michele mi ha detto dove ti ha trovata. Mi dispiace, perché se sei arrivata al limite è solo colpa mia!"
"Non è colpa tua, Igino. Lui ti ha fatto del male, io gli ho detto cose non proprio belle, ma con calma, e lui mi ha picchiata. È questo il punto, capisci?"
"Mi dispiace veramente! Sei l'unica amica che ho qui dentro! Vanessa è buona, ma la conosco appena e quindi..."
"È a me che dispiace, Igino, e non immagini quanto" gli dico. "Tu come stai? Ti sei ripreso dopo quello che ti è successo ieri?"
"No... ma non importa. Tu sei stata accanto a me e io voglio fare lo stesso!"
"Lo stai già facendo. Mi stai sostenendo, anche se mi sono trasformata in un mostro... perché ho detto a mio fratello che lo odio... era questo il fuoco che mi bruciava dentro, Igino. È una parola che mi fa ribrezzo, ma... quando lui mi ha alzato le mani è come se dentro di me si fosse scatenato l'impossibile... ero come un Mare in tempesta, io..."
Lui non risponde. Mi fa solo appoggiare la testa sulla sua spalla e mi sfiora dolcemente la guancia che Matteo ha colpito. Rabbrividisco al ricordo. Non mi fa più male, ma temo ci sia ancora il segno.
"Sei un angelo" gli dico sottovoce. "Per stare vicino ad una come me non puoi che essere un angelo..."
"Ma come? Finisco di dirlo io e inizi tu?" mi chiede.
"Hai ragione, Igino... sai, avevo bisogno di un conforto. Sei stato davvero gentile" rispondo. "Che ne dici? Ti va di entrare in classe, tesoro?"
"Tu non sei un mostro! Quando ti arrabbi diventi una fiera, ma quando sei triste, se io sono un  koala tu sei un tenero orsetto!"
Ci alziamo dalle scale e in quell'istante suona quella dannata campanella. Io ed Igino iniziamo a correre e arriviamo dritti in classe. Ci sediamo vicini, l'uno accanto all'altra, ed io sono felice di aver fatto in tempo ad entrare in classe, perché almeno al mio amico sono state risparmiate delle ridicole frecciatine ispirate da quell'idiota del mio fratellino.
Anche gli altri entrano in classe e la tensione sale. M'irrigidisco e questa volta è lui a stringermi la mano per tranquillizzarmi. Sono tutti molto agitati, ma Matteo si fa subito notare. "Ragazzi, oggi ci faranno vedere uno dei soliti film... per quel ragazzino di cui ha parlato la professoressa di storia la settimana scorsa... ma domani ci saranno interrogazioni a tappeto! Allora? Che avete intenzione di fare domani? Farete sciopero?"
Si alza un coro di risposte affermative. Solo io ed Igino rimaniamo in silenzio, come al solito. Lui perché non è d'accordo, perché ha dei principi solidi, secondo i quali gli scioperi non devono essere fatti così, tanto per farli. Io, semplicemente, perché con lui non ci voglio nemmeno parlare.
"Tu, Giulia? Sei d'accordo?"
"Io ci vado in sciopero, ma per rovesciare te!"
"Che vuoi dire, scusa?"
"Voglio dire che io a scuola ci vengo, perché gli scioperi non si fanno così, tanto per farli!" esclamo.
"Tu, invece?" chiede Matteo.
"Io non voglio! Cioè, non voglio rovesciarti, ma non sono d'accordo!" dice timidamente. "Lo sciopero serve a far valere un diritto, non a schivare le..."
"Smettila! Sei irritante! Ti ho chiesto un sì o un no, ma per il resto tu..."
"Ma come ti permetti? Chi ti credi di essere, tu, per dire quando qualcuno deve parlare o quando deve tacere?" dico irritata, serrando i pugni. Non lo sopporto più, davvero!
"Se non la smetti ti segno anche l'altra guancia! Non ti sopporto dopo la storia di ieri, e non sopporto il modo in cui parli!"
"Davvero? Sono contenta, perché oggi ho una gran voglia di dirtene quattro... e ti avverto: da oggi non mi dirai più di tenere la bocca chiusa, mai più! Io sono stanca di te... e se c'è una persona infastidita, quella sono io!"
"E cosa ti dà fastidio?"
"Il tuo atteggiamento da capo! Tu non sei un capo, sei un fallito e nient'altro! E adesso dammi il secondo schiaffo, codardo che non sei altro! Su, forza! Sono qui! Che aspetti, che ti venga a prendere io?" gli chiedo con rabbia. "Ecco, come immaginavo! Sai che ti dico? Vedi di finirla con questa farsa, perché non sei più credibile, hai capito?"
Michele mi dice la solita frase: "Vienete a piglià 'o perdono!", una frase di Gomorra.
"Ma va' al diavolo, Michelino il Pappagallino... e portati dietro anche il mio fratellino!"
Poi mi alzo in piedi. "A proposito, quando avrete degli idoli decenti e dei pensieri vostri, avvisatemi! Vediamo se sono dei pensieri intelligenti..."
Anche se ho buttato fuori un po' di quello che avrei voluto dire a Matteo, sto comunque male. Ho un groppo in gola, perché non lo sopporto! Non ce la faccio più a sostenere il suo atteggiamento!
QUEST'ONDA ENORME È GIÀ SOPRA DI ME: È GRANDE, NON STO RESPIRANDO. PROVO A SENTIRE LA MIA VOCE CHE PIAN PIANO STA ORMAI CROLLANDO... MA IO SO GIÀ CHE SE VACILLO E TREMO, CHIUNQUE SAPRÀ ZITTIRMI E LEVARMI IL FIATO! IO VOGLIO URLARE FORTE COME IL MARE, TU NON MI PUOI FERMARE! QUESTA VOCE NESSUNO LA SPEGNE! LEVARMI IL FIATO E SOFFOCARMI NON TI BASTA PER FERMARMI! QUESTA VOCE NESSUNO LA SPEGNE! MI HANNO CRESCIUTA IN MODO CHE IO FOSSI LÌ AL MIO POSTO E ZITTA, ED È DA PRIMA CHE IO NASCESSI CHE QUESTA STORIA È SCRITTA. LO SAI, SE ACCETTI NON HAI SCAMPO, E TU NON POTRAI UMILIARMI COSÌ MAI PIÙ! IO VOGLIO URLARE FORTE COME IL MARE, TU NON MI PUOI FERMARE, QUESTA VOCE NESSUNO LA SPEGNE! PUOI RINCHIUDERMI, TANTO NON M'IMPORTA! NON TEMO QUELLA PORTA! QUESTA VOCE NESSUNO LA SPEGNE! TANTO NON MI PIEGHERAI, NESSUNA GABBIA FERMERÀ LE MIE ALI PRONTE PER CONDURMI E IL MONDO ASCOLTERÀ QUEL CHE L'ECO URLERÀ! NON PUOI STARE RINCHIUSA PER SEMPRE, IL TEMPO PER VOLARE, QUESTA VOCE NESSUNO LA SPEGNE... SPEGNE! LEVARMI IL FIATO E SOFFOCARMI NON TI BASTA PER FERMARMI, QUESTA VOCE NESSUNO LA SPEGNE... QUESTA VOCE NESSUNO LA SPEGNE. SPEGNE!

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