Per proteggerti <3>
GIULIA
Sento gli occhi di mio fratello concentrarsi su di me, come per incenerirmi.
"Smetti di guardarmi, Serpeverde!" lo fulmino. Da quando ho iniziato a leggere Harry Potter lo chiamo così.
"Che?" domanda l'altro.
"Non mi dire che non hai mai visto un film di Harry Potter"
"Io non me li vedo i film! Vedo i video delle modelle e ascolto la musica trap!"
Mi volto verso il ragazzo. Lui mi sorride e mi sussurra un: "Te lo spiego dopo.", come se avesse capito che non so neanche cosa sia la musica trap.
"Scusa, ma come ha fatto a capire che la stavi fissando?"
"E io che ne so?" salta su mio fratello, piuttosto seccato.
Non facciamo in tempo a dire altro, perché la professoressa di prima rientra in aula, va a sedersi alla cattedra e cerca di attirare la nostra attenzione per placare gli animi con due o tre: "Buongiorno!" Dopo un rapido appello e l'inserimento dei dati nel registro elettronico, non mi chiede di presentarmi, perché ha capito che ci ho già pensato da sola.
La tensione inizia ad aleggiare nell'aula... una tensione che si potrebbe tagliare non con un coltello, ma con una stecca da gelato. Respiri trattenuti, invocazioni sussurrate a qualsiasi santo faccia entrare qualcuno da quella porta... e poi, la frase fatidica: "Quindi, ragazzi? Qualcuno di voi può parlarmi della Rivoluzione Francese?", come se la prof già sapesse che la disponibilità di alunni disposti ad affrontare il tema in questione è molto scarsa.
Sento dei sussurri alle mie spalle, che però sono diretti al ragazzo... uno su tutti è mio fratello, che gli dice: "Vedi di andare tu, impiastro, o ti giuro che..."
"Io!" esclamo, bloccandolo prima che dica quale minaccia vuole proporre oggi al ragazzo.
"Sei sicura, Giulia? Sei appena arrivata" mi dice la professoressa.
"È una cosa che ho fatto nella vecchia scuola."
"Va bene. Se ti senti sicura, vieni pure qui davanti, tesoro" dice la professoressa ed io mi alzo, ma non prima di essermi girata verso mio fratello per dirgli: "Prova a farmi lo sgambetto e ti faccio saltare gli allenamenti di calcio da qui al prossimo anno, capito?" Lui sa che sono capace di farlo ed io so che è il solo modo che ho per tenerlo buono. Lui, infatti, non mi mette lo sgambetto. Temo che farà qualcosa la prossima volta, ma per ora sono riuscita a tenerlo tranquillo. Mi siedo alla cattedra, accanto alla prof, anche se la cosa mi provoca non poca agitazione, e inizio a parlare a raffica. Mi arrivano addosso palline di carta e penne, ma con tutta la calma del mondo le raccolgo e me le infilo in tasca.
"Giulia, tutto bene?" mi chiede la donna.
"Certo, prof... credo che i ragazzi mi stiano dando il benvenuto." dico sorridendo, per poi indicarli. "Grazie dei regali. Li conserverò come tesori preziosi, promesso."
"Regali? Quali..." dice la prof, poi guarda i ragazzi, (probabilmente), perché ordina loro di smetterla di lanciarmi carte.
"Credo che ci sorprenderai un bel po', tesoro" mi dice la professoressa. "Vai pure a sederti accanto al tuo compagno. E... fammi un favore" aggiunge avvicinandosi al mio orecchio, "non lasciarlo solo. È da tempo che non lo vedo felice di avere una possibile amica. Stagli vicino, ne ha bisogno."
"Anch'io" dico.
"Anche tu cosa, Giulia?"
"Anch'io ho bisogno che lui mi stia vicino."
"Che vuoi dire?" chiede proprio lui, con esitazione.
"Vuol dire... che sono sola." dico, rendendomi conto di quello che stavo per dire. "Nemmeno io ho molti amici, e averne uno come te mi farebbe piacere, te l'assicuro!"
Una delle ragazze mi si avvicina, con esitazione, e mi dice: "Mi dispiace tanto!"
"Non preoccuparti. Forse quest'anno le cose cambieranno per me ed anche per voi." dico.
"Ma guarda un po'! Come volevasi dimostrare, solo una cieca poteva legarsi a uno come te..."
"E se anche fosse? Qual è il tuo problema, Grande Capo?"
"Lui è il mio problema!"
"ma non farmi ridere che ho l'equilibrio scarso e rischio di cadere dalla sedia!Tu sei un problema per lui da tanto, ma non mi sembra che lui ti abbia mai messo lo sgambetto! Stai attento a non morderti la lingua, perché ce l'hai così avvelenata che, se ti va proprio bene, finirai in ospedale per intossicazione!"
La classe è ammutolita. Anche mio fratello lo è. Ormai la nostra è una battaglia senza esclusione di colpi, ma nessuno dei presenti, esclusi noi due, sa che in realtà ci conosciamo da parecchio tempo.
In quel momento suona la campanella, che riscuote tutti.
"Va bene, va bene, ho capito. Ragazzi, per oggi abbiamo finito. Alla prossima!" ci dice l'insegnante di storia mentre io torno al posto.
"Dopo faremo i conti!" sussurra mio fratello.
"Anche ora! Uno... due... tre..." gli dico, sempre prendendolo in giro.
L'altro ragazzo, il suo pappagallo, mi si avvicina.
"Avanti, prendila e falla inginocchiare!"
Lui prova ad afferrarmi, ma io lo spingo quel tanto che basta per fargli mollare la presa.
"Non sono tanto buona, sai? Se ti azzardi a toccarmi ti assicuro che ti faccio passare un brutto quarto d'ora, Cocorito... e questo vale anche per te, Serpeverde!" dico rivolgendomi a mio fratello.
"Perché Cocorito?" chiede l'altro ragazzo.
"Perché tu fai e dici solo quello che fa o dice lui!" rispondo secca.
Sento gli altri quattro ragazzi trattenere il respiro, come se temessero che la discussione potesse sfociare in una vera e propria rissa.
Poco dopo andiamo in palestra, dove, a quanto pare, l'insegnante ha richiesto degli esercizi con lo step.
Quando arriva il turno del mio compagno di banco, però, sento mio fratello alzarsi dalla trave su cui siamo seduti e dirigersi verso la parte opposta della palestra. Io lo rincorro e mi piazzo velocemente in traiettoria. Inciampo apposta sulla sua gamba, per attirare l'attenzione del mio amico, in modo che si fermi prima che tocchi a lui. Non lo vedo, ma lo conosco bene e questi stupidi scherzi li fa anche a me appena può.
Lui si ferma, tende il braccio e mi afferra al volo.
"Mi dispiace." mi dice con un filo di voce.
"Fanne un'altra" dice l'insegnante, rivolta a mio fratello, "e ti faccio sospendere!"
"Sospendere? Così gli fa il sollitico, professoressa!" m'intrometto. "Se ci aggiunge l'obbligo di frequenza, forse, otterrà qualcosa."
"E tu come lo sai?"
"Lo so perché... perché ho avuto spesso a che fare con tipi del genere, e quello che ha detto non ha mai funzionato!"
Non so perché, ma oggi mi sto cavando da un impiccio dietro l'altro al volo.
Per fortuna alle 10 suona la ricreazione e i ragazzi si allontanano.
"Stai bene?" mi chiede il mio compagno di banco.
"Certo, tranquillo."
"Io lo so."
"Cos'è che sai, scusa?"
"So che l'hai fatto apposta!"
"Non capisco... io non ho fatto niente!"
"Stai facendo carte false per difendermi e non è da tutti... e poi... scusami, ma non sai mentire."
"Che vuol dire, scusa?"
"Non ti spaventare! Puoi parlarmi di tutto, io non faccio la spia! Tu conosci il capobranco, come lo chiami tu, da molto più tempo di quanto vuoi far credere, vero?"
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