Matteo colpisce ancora <81>
GIULIA
Durante la cena mi decido a dire ai miei genitori quello che ho deciso di fare.
"Mamma... papà... io volevo chiedervi una cosa" dico.
"Parla pure, tesoro mio" dice mio padre, "sai che in famiglia siamo aperti e ci diciamo tutto quello che c'è da dire."
"Ho bisogno di andarmene per un po'." rispondo.
Sono certa che mia madre abbia lanciato un'occhiata fulminante a mio fratello, perché lui lascia cadere la forchetta con un colpo secco. "Io... io sto avendo problemi con i miei compagni di scuola. Uno, in particolare, subisce continue vessazioni da parte di una banda di idioti, e sapete perché succede? Perché è l'unico che si è degnato di aprire un libro! Per difenderlo mi sono beccata questo." dico, evidenziando la parte "banda di idioti" e mostrando i polsi che mi fanno ancora male. "Ho bisogno di allontanarmi per un po'... anche perché Matias mi ha proposta alla preside di una scuola per uno stage all'estero..." Papà rimane in silenzio, come se avesse timore di sentirsi dire che il suo "campione" fa parte dei bulli.
Io lo capisco e come una stupida gli salvo la faccia.
"Papà, non ti preoccupare: lui non c'entra" dico puntando Matteo con la testa. "Lui non sta né di là né di qua." Gli sto mentendo e sento come se una mano serrata a pugno mi stesse stringendo lo stomaco.
"Se ti è stata offerta un'opportunità è un'ottima cosa, bambina mia" mi dice papà, "non ti preoccupare: a noi basta che tu stia bene... per fortuna ora va meglio anche a noi... tutto il resto." Mi fa capire che le condizioni economiche della famiglia stanno migliorando. Me lo fa capire perché ha protetto il suo campione non dicendogli nulla, proprio come io sto proteggendo lui.
Chissà come reagirebbe se venisse a sapere chi è veramente Matteo? Chissà cosa succederebbe tra loro due, se lo scoprisse?
"Posso parlarti un momento?" mi chiede Matteo.
"Non posso... devo andare da un'altra persona, adesso" dico alzandomi.
"E da chi devi andare? Da quel secchione(<" chiede a bassa voce, e giuro che ora come ora lo strangolerei per la parola che ha usato.
"Primo: lui un nome ce l'ha, e non è quello che hai usato tu... secondo: sì, vado da lui. Tu dovresti essere un gioiello di ragazzo: che problema hai se vado a parlargli di questa cosa che ho deciso di fare?" chiedo.
"Vai, cara. Matteo, per favore, vieni un momento con me" dice mia madre.
E mentre io mi dirigo verso la casa del mio amico, immagino cosa gli starà dicendo la mamma.
MATTEO
"Che cosa speri di ottenere facendo così, eh?" chiede mia madre. "Guarda che oggi il tuo compagno me l'ha mostrata la foto che hai scattato a tua sorella e che poi hai postato sul gruppo della scuola. Che cosa vuoi fare?"
"Io lo faccio piangere da qui all'anno prossimo, quell'impiastro" dico alzandomi.
"Azzardati a combinarne solo un'altra a Igino e tua sorella non ti rivolgerà più la parola... ah, e poi... se papà lo scoprisse non so cosa potrebbe succedere! Non hai un minimo di cuore? Che ti ha fatto quel ragazzo? Lui avrebbe tutti i motivi per avercela con te, eppure continua a starti vicino e... anzi: ad obbedirti, perché è questo il termine giusto, Matteo! Quanto mi dispiace per tuo padre, che non conosce affatto suo figlio e tutto quello che è diventato..."
"Perché te la prendi solo con me? Perché non te la prendi con lei, dopo tutto quello che mi ha detto?" chiedo.
"Non so cosa ti abbia detto, ma ricordo come se fosse ieri quello che le hai detto... ricordo le foto che le hai scattato nelle pose più assurde solo per ridicolizzarla e lei, pur facendo la dura, ti ha sempre perdonato. Ma quello scherzo a Igino non dovevi farlo, e quando lei ti ha parlato, tu che hai fatto? Le hai tirato uno schiaffo! Qualsiasi cosa lei ti abbia detto, per quanto io ti voglia bene perché sei mio figlio, mi sorprendo che te l'abbia detta soltanto adesso. Approfitta di questa distanza: rifletti, Matteo... io non so più come fare con te! Magari stare un po' lontano da lei ti aiuterà."
Mia madre scoppia in lacrime e si lascia cadere su una sedia. Non l'ho mai vista fare così, tranne quando ha scoperto che Giulia era diventata cieca.
"Mamma..." balbetto. Lei mi sorprende: perché, pur essendo arrabbiata, mi dice: "Vai, tesoro! Vai, ti prego!"
"M-ma..." balbetto, sentendomi confuso e più in colpa che mai verso mia madre e mia sorella.
"Vai, ti prego! Vai." mi supplica mia madre. Odia che qualcuno la veda così fragile, questo me lo ricordo, e la lascio sola.
GIULIA
Rimango per un tempo infinito fuori dalla porta. Il cancelletto del giardino era aperto, quindi lì ci sono entrata tranquillamente.
Riconosco le voci di Michele e Ginevra, che a quanto pare stanno preparando le valigie. E adesso io come faccio? Come posso andarmene, sapendo che lui rimarrà solo in quell'inferno? Come posso andarmene e lasciarlo alla mercé di Matteo e dei suoi "amichetti"?
"Giulia!" esclama Michele avvicinandosi a me. "Che ci fai qui?"
"Michele... Michele, io..."
"Cosa?" mi chiede Michele.
"Non posso farlo! Non posso! Se te ne vai anche tu io non posso lasciarlo solo!"
Michele sembra capire.
"Non riesci più a resistere" afferma. "Io lo capisco, tesoro... il fatto è che non so come fare con Ginevra... qui l'unica scuola media esistente è una struttura pericolosa, infatti nessun ragazzo delle medie studia in paese. Io il mio lavoro ce l'ho in città... ma forse questo si può risolvere. Posso lavorare qui... sperando di trovare un posto."
"Come faccio a dirglielo, Michele? Come faccio?" chiedo.
"Piccola, io... io starò via solo per un po'. Giusto il tempo di cercare un lavoro da un'altra parte."
"E se fosse più del dovuto, Michele? Povero il mio Igino, come gli dico che non... non ce la faccio, non posso!"
"Ehi, ciao Giulia!" mi saluta proprio lui, e per un istante il mio cuore sembra fermarsi.
"Sei... sei venuta per la foto che ho mostrato a tua madre, vero? Lo so: tu non vuoi l'aiuto di nessuno... ma io non sopportavo che lui continuasse a fare i suoi comodi."
"La foto di stamattina, intendi? Ma no, non è quello... io..."
"Non mi metterò più in mezzo, te lo giuro, ma non arrabbiarti" mi dice lui. "Non sopporterei che anche tu ti arrabbiassi con me, io..."
"Tesoro, non è così, credimi!" gli dico... certo, gli dico questo, ma non riesco a dirgli quello che dovrebbe sapere.
"Continuerai ad essere mia amica, vero?"
"Sì... certo che continuerò ad esserti amica, tesoro... non si trova un amico come te!"
"Non si trova facilmente, forse."
"No, Igino. Non si trova e basta!" replico.
Non ho il coraggio di dirgli niente... che faccio, adesso? Come ne vengo fuori?
"Vieni, fatti dare un abbraccio" dico.
Voglio sentirlo vicino, e spero che lui mi chieda se c'è qualcosa che non va. Forse, in questo modo, riuscirò a dirgli che devo andarmene, che se passassi solo un altro minuto con mio fratello sapendo di non potermi allontanare da lui, crollerei.
"Stai bene?" mi chiede. Cerco di farmi forza, ma l'unica risposta che mi viene fuori è: "Sì... va tutto bene."
Sono un disastro! Sono un completo disastro, perché non sono riuscita a dirgli la verità!
IGINO
Ieri la mia amica era strana, e lo era anche stamattina, mentre andavamo a scuola. Lei insiste nel ripetere che non è niente, che va tutto bene, ma... insomma, non è che io non le creda, ma ho un orribile presentimento. Entriamo in classe in anticipo, come sempre, e lei mi fa una domanda che mi lascia di stucco: "Tu mi vorrai sempre bene, vero, Igino?"
"Ti vorrò sempre bene! Tu sei stata l'unica a cercare di proteggermi!" le rispondo circondandole le spalle con un braccio. "Sei una brava ragazza e un'ottima amica! Ti voglio bene perché non mi hai lasciato solo e perché sei speciale..."
"Grazie!" gli dico. "Sei... sei il migliore amico che potessi sperare di avere, te lo giuro!"
"Ma che cos'hai? Perché sei così agitata?" chiedo prendendole una mano. Gliela stringo e sento che lei trema come una foglia.
"Non è nulla... è che mio fratello distrugge chiunque mi stia vicino, e non voglio che a te accada la stessa cosa, capisci?"
Il trillo della campanella ci riscuote. Entrano tutti in classe e Matteo inizia subito a lanciare frecciatine. "Ti fa male stare solo, lo sai, Igino?" mi dice Matteo. "Dovresti sceglierti delle amiche un po' più... sincere!"
"Taglia, idiota!" gli risponde secca Giulia.
"Che faccia scura, hai fatto! Non ti ha detto niente, vero?"
"Di cosa parli, sei impazzito?"
"Ah, non te l'ha detto! Partirà all'inizio di marzo per uno stage all'estero" dice Matteo, e in quel momento mi crolla il mondo addosso.
"Sei un mostro! Io ti strangolo!" dice Giulia scattando in piedi e lanciandosi contro suo fratello. "E tu levati di mezzo, Michele, hai capito?" Ma prima che lei riesca a raggiungerlo, Marta la ferma.
"Fermati! Non ne vale la pena, Giulia!" dice.
"Marta, ti prego, lasciami" dice lei, continuando ad agitarsi. Serra la mascella e stringe gli occhi, come per respingere le lacrime. Io la guardo e non so che pensare. Non ce l'ho con lei, ma non so come reagire. È la prima volta che mi trovo in questa situazione. Solo... non capisco perché ieri non mi abbia detto niente!
"Giulia... perché non me l'hai detto?" le chiedo.
"Perché è una bugiarda!" risponde Matteo, e stavolta sono io a scattare, perché vedo Marta che se la stringe al petto e cerca di tenerla ferma.
"Mai quanto te, quindi non t'intromettere!"
Come sempre lo dico piano e mi trema la voce, ma lui se l'è meritata tutta, la mia frase.
"Dopo facciamo i conti, Igino" mi minaccia Matteo.
"Non azzardarti a toccarlo" gli dice lei, respirando profondamente nel tentativo di calmarmi.
"Stai tranquilla" dice Marta, lasciandola andare lentamente. "Igino... forse dovreste parlare da soli. Sono certa che non sia quello il motivo per cui non ti ha detto niente. Lei non è una bugiarda. Forse è successo qualcosa prima che lei potesse dirti che aveva bisogno di andare via... di separarsi da lui..." Le parole di Marta mi fanno pensare ad una cosa. Anche i miei fratelli ieri si stavano preparando a partire. Forse lei se n'è accorta, o magari ha visto Michele, e dopo non è riuscita a dirmi la verità. Se per un istante mi sono sentito tradito, adesso la capisco. La guardo: è sempre lei: la mia amica, la ragazza che mi difendeva a spada tratta ancor prima di conoscermi a fondo, e mi ha fatto credere in me. È stata sua l'idea del ritornello della nostra canzone.
Solo che lei, invece di dire: "Il migliore per noi", prima diceva: "Il migliore per me."
"Igino, credimi: io non volevo farti del male né tenerti all'oscuro di questo... ma ho visto tuo fratello partire e ti giuro: non sapevo che cosa fare. Io di solito preferisco stare sola, ma da quando ti conosco preferisco stare con te, io... insomma: hai presente quasta frase? "Un bacio è come il vento, quando arriva piano, però muove tutto quanto e un'anima forte che sa stare sola, quando ti cerca è soltanto perché lei ti vuole ancora..." Tu mi dici sempre che sono forte... quindi se continuo a starti vicino è perché ci tengo, io..."
"Lo capisco." dico dirigendomi verso di lei. "Marta, lasciala! Ci penso io a lei!"
La riporto al banco e la faccio accomodare. Lei è pallida e triste. All'inizio volevo allontanarla, perché non soffrisse il distacco, ma ora non so se ne sarò in grado.
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