Lo sfogo con la mamma <29>
IGINO
È passata una settimana. Giulia ha ancora i polsi gonfi e rossi, cosa che mi porta a pensare che Matteo abbia continuato a legarla per più giorni. Lei non mi dice il motivo scatenante di questa storia, ma sono certo che abbia a che fare con me. Anche oggi siamo stati costretti ad andare via prima. La professoressa di storia ha notato che qualcosa non va, perché lei è sempre pallida e ha due grandi occhiaie... la parte che spicca di più, però, sono gli occhi, più irritati che mai. So che lei piange di nascosto... sta finendo per fare quello che non voleva che facessi io. In classe continua a difendere i più deboli, ma raramente difende se stessa... anche perché le fanno del male fuori dall'aula. Matteo ha smesso di usare le stampelle molto in fretta, e adesso è peggio che mai. Non perde occasione per farla inciampare. Io non l'ho vista, ma ho notato che anche le sue ginocchia sono gonfie e quando la urto in quel punto, lei contrae la mascella talmente forte da far provare dolore fisico anche a me. Non riesco a vederla così, ma lei dice sempre che va tutto bene, che non è successo niente.
Ora siamo nel boschetto dell'altra volta e lei, finalmente, sembra più rilassata di quando siamo a scuola. Lì ormai vive malissimo, e ne è la prova quella scintilla inquietante che le brilla negli occhi sempre più intensamente, ad ogni giorno che passa.
Lei si è addormentata come un angelo e io non riesco a smettere di accarezzarla. In questo momento mi sembra talmente fragile che ho paura di romperla solo toccandola con un po' di forza in più. Mi sistemo meglio e me la stringo al petto, facendola sdraiare sulle mie gambe. Continuo a toccarle il viso, dolcemente, ma improvvisamente la sento agitarsi come se qualcuno la stesse aggredendo e m'irrigidisco, sentendole dire delle cose piuttosto strane del tipo: "No! Non di nuovo!"
"Ehi! Ehi, Giulia!" la chiamo, ma lei dice: "No! Non fategli del male, vi prego!"
Non fategli del male? Ma che sta dicendo?
"Giulia! Per favore, svegliati! Dai, reagisci!" dico scuotendola dolcemente. "Sono io... il tuo amico sec..." Mi mordo la lingua: lei odia quando io mi autodefinisco in quel modo.
"No! No, no, vi prego, no!" ripete, e a questo punto la scuoto più forte per svegliarla.
"Ehi!" le dico quando finalmente si sveglia. "Cosa stavi sognando?"
"Igino... giurami che se mio fratello ti farà ancora del male me lo dirai subito!" dico. "Ti prego, giuramelo!"
"Posso anche farlo, ma perché?" chiedo.
"Ti prego!" mi dice, di nuovo sulla soglia delle lacrime. Mi maledico mille volte, perché purtroppo ogni volta che lei piange la colpa è mia e della mia totale incapacità di conciare suo fratello per le feste!
"No! Non pensare alla violenza verso Matteo, Igino. Non fa per te, e neanche per me. Non voglio che diventi come lui... capito?"
Quelle parole mi fanno sciogliere e quell'impeto di rabbia si dissolve così com'è apparso. Lei piange, perché si trova in mezzo, tra me e suo fratello.
"Sì, però adesso cerca di calmarti. Questi occhi, spenti o no, non devono essere velati di lacrime... sono troppo belli per rovinarsi così, e chi meglio di uno come me può dirtelo?" dico.
Lei abbozza un sorriso. La forza di questa ragazza è fuori dal comune. È il tipo di persona che per tirarti un ceffone deve non solo raggiungere il limite, ma anche superarlo. Suo fratello è praticamente la sua antitesi. Sono il bianco e il nero, il giorno e la notte, la luce e il buio, almeno per me. Mi passo una mano sulla fronte, ma con l'altro braccio stringo forte a me quell'angelo vendicatore, ma non sanguinario.
"Se vuoi ti porto a casa" le dico. Lei mi sorride di nuovo e mi sussurra un: "Grazie..."
"No, tranquillo. Piuttosto: perché non proviamo ad organizzarci per vederci oggi con Marta e abbozzare qualche strofa?"
Questa volta sono io a sorridere.
"A proposito... quando sceglieremo il tema, perché non butti giù qualche verso rap?" mi chiede.
"Meglio di no."
"Se non vuoi io non ti obbligherò... ma sarebbe bello."
"Facciamo così: se mi viene l'ispirazione lo farò" rispondo.
Temo proprio che se Matteo spingesse Giulia ad andar via ne soffrirei molto.
Non gliene vorrei, questo è certo. Sta facendo così tanto per me! Anzi: sono disposto a credere che si sia immolata per scaricarmi del peso che mi rovescia addosso il "bullo della situazione' Ma quel che è certo è che ne soffrirei tanto.
GIULIA
Quando torno a casa, ci sono Matteo e i miei che mi aspettano.
"Tesoro, tutto a posto?" chiede mia madre. "Un tuo compagno ha detto che non ti sei sentita bene, oggi, e che ti ha tenuto compagnia."
"Non è niente."
"Mamma, non preoccuparti" aggiunge Matteo. "Igino è molto responsabile. Vero, Giulia?"
"Più di te, questo è certo!"
"Perché sei così dura con lui, Giulia?" chiede la mamma.
"Per niente, mamma. Abbiamo avuto una forte discussione, ma questa non è una novità... o sbaglio, Matteo?" chiedo a mia volta.
"Vieni con me."
"Assolutamente no, Matteo! Io non ho più voglia di parlare di nulla con te! Quello che dovevamo dirci ce lo siamo già detto, mi sembra, no?"
"Giulia, che è successo?" chiede mio padre.
"Che io non sarò una figlia perfetta, come è giusto che sia, però... nemmeno il signorino qui è un modello di figlio" dico esasperata. Legandomi le braccia come la sera di quella maledetta foto, Matteo ha sfiorato il fondo. Temo che se arrivasse a fare qualche sgarro a Igino dopo il patto che abbiamo stretto, potrei anche... provare un sentimento più grande di me nei suoi confronti. Non vorrei che accadesse, ma il fatto che io abbia perso le staffe davanti ai miei. Questo non è per nulla un buon segno e per evitare di creare altri problemi, mi allontano, avendo premura di nascondere per bene i polsi gonfi e ancora doloranti per la prolungata tensione a cui sono stati sottoposti oggi.
Mi chiudo in camera e mi getto sul letto.
Non voglio più avere niente a che fare con quel troglodita.
Non mi escono nemmeno più lacrime. Credo di averle finite oggi, quando ero in compagnia del povero Igino... povero perché con il mio dolore sto facendo soffrire anche lui, che non se lo merita neanche un po'.
Improvvisamente qualcuno batte dei leggeri colpi alla porta.
"Chi è?"
"Sono io, tesoro. Posso entrare?" chiede mia madre.
"Certo, vieni!"
Mia madre si avvicina ed è proprio quando è a poca distanza dal letto che mi accorgo di non aver coperto bene i polsi. Li stacco subito dal materasso e cerco di nasconderli, ma urto contro la mia stessa gamba e gemo dal dolore.
Questo porta mia madre ad insospettirsi, a ragion veduta.
"Che hai fatto alle braccia, cara? Ti fanno male?" chiede.
"Niente, non è successo niente" rispondo.
Lei, però, questa volta è più decisa che mai.
"Fammi vedere."
Prima che io possa protestare lei mi afferra il polso e dice: "Piccola, cosa ti è successo?"
"È stato... è stato..." balbetto.
Lei sembra capire e, con un filo di voce, dice: "No! Non è possibile..."
Credo che lei sia sul punto di svenire, ma non arriva a perdere i sensi.
"Raccontami tutto, amore mio... raccontami cosa succede con Matteo" dice. Io le racconto tutto, per filo e per segno... e lei mi ascolta.
"Vuoi che ne parli anche con papà, tesoro?" chiede, ma io scuoto la testa.
"No, mamma, per favore... io veramente non volevo dirlo neanche a te. Non volevo coinvolgervi, ma non ce la faccio più, non ne posso più..."
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