La verità <31>
GIULIA
"Stai male, vero?" mi chiede Igino mentre camminiamo insieme per il prato. Mi sento come se un treno merci mi fosse passato addosso, ma evito di dirgli proprio questo. In fondo, non è mica colpa sua!
"Non è nulla, Igino, davvero! Ormai ci sono abituata... come tu sei abituato a farti gettare il pranzo nel cestino dei rifiuti, io sono abituata a lasciar buttare la mia felicità e il mio orgoglio in una buca." rispondo.
"Però... non è giusto. Io non sono suo fratello, ma tu sei sua sorella. Dovresti reagire... tu che con lui ci devi vivere... e non preoccuparti per uno come me..."
"È proprio "uno come te", come dici tu, che merita qualcuno che si preoccupi per lui!" dico.
"Non vedo l'ora di scrivere la canzone... e magari potremmo parlare di questo, se anche Marta è d'accordo, sia chiaro. Anzi: possiamo inventare anche una coreografia, volendo." dice.
"Sembri proprio uno scrittore!"
"In che senso?"
"Quello che intendo... è che quando pensi a qualcosa che ti piacerebbe fare, ne parli con... con un tono... tanto sognante!"
Lui prende le mie mani e mi chiede: "Dimmi: hai ancora male ai polsi? I lividi sono un po' sbiaditi..."
"Oh... ahi! Sono un po' contratta, Igino, ma mi sento meglio..."
"Non è vero. Non stai affatto meglio."
"Ma tu come lo sai?"
"È semplice: lo so perché le tue parole dicono una cosa, ma il tuo tono di voce ne dice un'altra completamente diversa." risponde Igino.
"Allora non sono tanto... aliena... per il fatto che me ne accorgo!" dico.
"Ah... e dove ce le hai le antennine? Qui, forse?" mi dice toccandomi un orecchio. "O forse qui..." E mi stringe leggermente le dita. "O qui?" E conclude passandomi le mani tra i capelli. "Io... io non le vedo, veramente! Saranno antenne sottopelle..."
"Hai capito il mio amico cavaliere? Fai lo spiritoso, adesso?" chiedo.
"Guarda che sei tu che hai cominciato, quando mi hai detto quella cosa sulla vista! Chi ha voglia di giocare, adesso, eh?" mi dice, e io sorrido. Amo quando fa così. Ha un modo di scherzare tutto particolare: va sempre poco oltre il suo limite massimo di confidenza, ma il suo modo di scherzare porta l'autostima ad elevarsi, e una come me ne ha un bisogno pressocché costante. In più, il fatto che lui a volte giochi con me sta ad indicare che si sente abbastanza rilassato da poter fare una battuta senza che questa gli si rivolti contro come fosse una serpe.
"Prova a prendermi, Speedy Gonzales!" dico scherzando a mia volta. Lo spazio qui è libero, quindi sono tranquilla.
Lui mi rincorre e all'improvviso mi dice: "Va bene, fermati... mi arrendo!" Io mi fermo, ma in quel momento lui riprende a correre e mi afferra per la vita per poi girarmi verso di sé e stringermi in un abbraccio di quelli che sa dare soltanto lui. Io mi lascio coccolare e sento le sue labbra posarsi dolcemente sulla mia fronte, in un gesto d'affetto... ma nel momento stesso in cui fa questo, lo sento irrigidirsi.
"Ti senti bene, Giulia? Sei un po' calda..."
"Oh, questo! Non ti preoccupare, Igino... mi capita spesso... sai, a volte quando m'innervosisco particolarmente, ecco... a volte anch'io divento rossa... e... e poi... mi si copre la pelle di macchie o mi sale la febbre."
"La febbre? Come? Perché?"
"Ecco... quando è successo quel che è successo con quella foto, io... ero svenuta. Non so se ricordi che te lo dissi, eh? Ecco... quando Matias mi ha rivestita decentemente e io mi sono svegliata... lui si è accorto del fatto che mi era salita la febbre. Mi hanno visitata parecchi medici, ma non hanno riscontrato anomalie nel mio corpo... allora il mio amico ha parlato con il mio medico curante e lui ha detto che poteva trattarsi di un disturbo post-traumatico. Infatti, ogni volta che capitano cose come questa... io... fisicamente faccio fatica a reggerle, anche perché davanti ai miei... cioè, davanti a mio padre, che crede ancora che Matteo sia il figlio perfetto, io non esterno. Ecco, guarda!"
Mi scopro le braccia, perché le sento già parecchio calde.
"Sicura di non volerti far vedere?" mi chiede lui, agitato.
"Ma no, tranquillo. Ci vuole solo un po' di tempo. Basta lasciarle sbiadire, tutto qui. Come vedi, non sono così forte come sembro... quello forte sei tu, anche se non lo sembri a quelli come Matteo. Beh, quelli in realtà non guardano in faccia nessuno!"
Lui è così premuroso con me! Insomma, è ovvio che non potrà mai ricambiare i miei sentimenti, non in quel modo, almeno, ma so con certezza che mi vuole bene... come un amico, è chiaro!
"Spero che lei te lo dica, perché non ce la faccio più a vederti star male" mi lascio sfuggire, senza alcun controllo.
"Chi dovrebbe dirmi cosa?" mi chiede lui.
"No... no, scusami, era una sciocchezza. Un pensiero ad alta voce, tutto qui... tu sei un... un ragazzo speciale e io non capisco come una ragazza non possa correrti incontro e... e farti star bene. Soprattutto la ragazza di cui sei innamorato."
"Parli come una ragazza innamorata" dice lui timidamente.
A questo punto mi decido. "Perché lo sono" dico in un soffio. Lui mi stringe di più a sé e, ora come ora, sento che lui non mi lascerà andare quando gli dirò la verità. "Lo sono. Davvero!"
Lui mi fa una domanda che non solo mi spiazza, ma mi fa provare una tremenda fitta al petto. Lui non si vuole per niente bene. "Come potrebbe, un anonimo come me, piacere ad una ragazza così speciale come te?" mi domanda.
"Non sono speciale, e tu non sei uno qualunque... certo, non mi aspettavo di certo d'innamorarmi di te... pensavo che mi ci volesse accanto il classico ragazzo che sa quello che vuole, ma che ha anche il tuo lato romantico."
"Però...?"
"Però noi siamo molto più simili di quello che pensi... io sono solo la... la corazza, diciamo. Voglio che tu lo sappia... perché ormai è inutile che io tenga la cosa per me, ma ti prego: non allontanarmi ora che lo sai! Me ne starò buona, te lo giuro, ma non mi lasciare da sola. Non lo sopporterei!"
"Anch'io ti voglio bene... non è proprio lo stesso, però... cioè, non per quantità. È il modo che è diverso. Non so spiegartelo, ma adesso capisco perché non potevi sopportare che tuo fratello mi ferisse in un modo qualsiasi."
"Sì... insomma, quando siamo insieme... io mi sento come se potessi toccare il Cielo. Credo che a te accada lo stesso con Marta, no? Beh... ecco... mi sembra che tu sia tra i pochi che mi capiscono davvero... so di potermi fidare di te, di poter mettere un mio segreto nelle tue mani, perché lo custodirai a so che non ho speranze, che il tuo cuore è già occupato da un'altra ragazza e che dovrò farmi da parte."
"Anche per questo non credevi che io..."
"Sì. Non avrei mai creduto di poter amare così un mio amico... oltretutto già innamorato di un'altra persona, però... è così, e non posso farci nulla... amo la tua dolcezza, i tuoi modi da cavaliere dei libri romantici, ma senza spada, la tua fermezza nell'essere te stesso... perché i Boss non durano una vita. O finiscono in galera a tempo indeterminato, o finiscono a marcire sotto il terreno prima del tempo... non per forza fisicamente. Come mio fratello, che ha chiuso in una gabbia la sua anima. Io penso che i Boss siano d:i completi idioti, e non dei capi! Quelli come lui... come... mio fratello..."
Lui non mi dice una parola. Io ho paura... perché non gli ho semplicemente detto che le migliori amiche si preoccupano sempre così? Perché non me ne sono stata zitta, accidenti a me? PERCHÉ?
"E sempre per questo, al nostro contatto fisico, reagivi diventando rigida?" chiede.
"Sì... insomma, quando mi hai rivolto la parola il primo giorno... ehm... quel tuo tono introverso, quel tuo essere così assorto nella lettura di un romanzo come Oliver Twist e anche... la voce suadente con cui leggevi, e poi quella tua... trasformazione... quando fai rap, voglio dire... perché, sì, quando entri nel tuo universo fatto di musica, cambi totalmente... ti trasformi in un guerriero che come arma ha la parola, ma con quella può stendere più persone di mille cecchini con i fucili puntati."
Respiro profondamente e, quando mi sento pronta, gli dico: "Però, ti prego: se puoi farlo... non trattarmi diversamente, o almeno non respingermi... perché io..."
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro